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Cronache

Ponte Genova: dopo un giorno di preparativi, lo smontaggio

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Dopo una giornata intera di lavori preparatori, la scorsa notte poco prima delle 24 l’impalcato del moncone ovest tra le pile 7 e 8 del viadotto Morandi e’ stato sollevato. Per i tecnici era il momento piu’ delicato. E’ stato questo il segnale tangibile che la demolizione del ponte stava compiendosi, avviando la fase che portera’ alla ricostruzione del ponte e alla rinascita della citta’, spezzata in due dal 14 agosto scorso, quando il crollo di parte del ponte fece 43 vittime, feriti, sfollati e danni all’economia di una regione. Una volta sollevata quella che una volta era parte della carreggiata del viadotto sono cominciati i lavori per ‘liberarla’ dal resto della struttura: e’ stato tagliato tutto cio’ che la univa al ponte e poi e’ cominciata la discesa a terra. La demolizione. Lo smontaggio della trave era iniziato ieri alla presenza del premier Giuseppe Conte, del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, del viceministro Edoardo Rixi, del sindaco commissario Marco Bucci e del governatore Giovanni Toti. Questa mattina, erano le 8:15 quando martinetti giganteschi, gli stessi che aveva raddrizzato nave Concordia naufragata all’isola del Giglio, hanno cominciato a calare quel manufatto immenso per un’operazione mai compiuta prima, proprio come fu per la Concordia. Sotto gli occhi attenti dei tecnici delle ditte Omini e Fagioli, responsabili della demolizione del Morandi, e sotto gli sguardi di curiosi che si sono avvicinati alla zona ‘armati’ di binocoli e macchine fotografiche per scrutare e immortalare come mutava lo skyline della Valpolcevera, l’impalcato e’ stato calato. Un’operazione lenta e monitorata momento per momento, per ricercare la massima sicurezza, che ha conosciuto anche momenti di stop e di ripartenze. “Ma non ho mai avuto dubbi che qualcosa potesse andare storto, anche se questa operazione e’ stata piu’ complessa di quella compiuta sulla Concordia”, ha detto Emilio Omini. Alla fine, dopo oltre 10 ore di discesa, quel manufatto da circa 900 tonnellate, lungo 36 metri e largo 18, ha percorso 48 metri per arrivare a quota zero, dove si e’ appoggiato a dei sostegni. Erano le 18,20. Ha ‘viaggiato’ a una velocita’ media di 5 metri all’ora, accompagnato dalla bandiera di Genova, la croce di San Giorgio, una croce rossa in campo bianco.

“La bandiera di Genova sul primo pezzo di ponte Morandi che e’ stato smontato rappresenta il nostro orgoglio e la nostra voglia di ripartire piu’ forti di prima”, ha detto il governatore Giovanni Toti. Sul fronte dell’inchiesta, la relazione dei tecnici svizzeri che hanno analizzato i reperti del viadotto parla di “corrosione di diversi gradi” e di “un processo di degrado in atto da molto tempo”. Intanto il secondo incidente probatorio, quello sulle vere e proprie cause del crollo del ponte Morandi, potrebbe essere chiesto a breve. E’ quanto trapela da palazzo di giustizia. L’accelerata e’ legata all’allungarsi dei tempi del primo accertamento che rischia di chiudersi a giugno inoltrato in base alle esigenze dei periti del gip e i consulenti di procura, indagati e parti civili. A questa seconda richiesta e’ legato anche il numero di indagati destinato ad allungarsi inevitabilmente per consentire loro di partecipare alle operazioni peritali. “Non e’ un lavoro semplice – sottolinea il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi – ma il cerchio sta per stringersi. Bisogna capire con esattezza fino a che periodo spingersi indietro e individuare chi faceva cosa in quel periodo e chi fosse a conoscenza dell’ammaloramento del viadotto. Ma questo tipo di lavoro e’ gia’ a buon punto”.

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Marigliano, donna perde controllo della moto e si schianta contro un palo perdendo la vita

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Un tragico incidente si è verificato questo pomeriggio in via Ponte dei Cani, nel comune di  Marigliano, dove una donna di 46 anni, residente a Scisciano, ha perso la vita.

Secondo le prime ricostruzioni fornite dai Carabinieri della sezione radiomobile di Castello di Cisterna e della stazione di Marigliano, intervenuti prontamente sul luogo dell’incidente, la vittima avrebbe perso il controllo della sua motocicletta per cause ancora da accertare. La moto è finita la sua corsa contro un palo della luce, provocando il decesso immediato della conducente.

Il tratto di strada su cui si è verificato l’incidente è stato temporaneamente chiuso al traffico per permettere i rilievi del caso. La salma della donna è stata trasferita all’istituto di medicina legale per l’esame autoptico, mentre la motocicletta è stata sequestrata per gli ulteriori accertamenti tecnici che saranno fondamentali per chiarire la dinamica e le cause esatte del sinistro.

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Gip su ultrà Milan arrestati: gruppo aggressivo e violento

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Si tratta di persone che “frequentano abitualmente lo stadio” e “che sfruttano proprio la peculiare carica intimidatoria derivante dall’appartenenza ad un gruppo organizzato” per agire con una condotta “aggressiva, che rappresenta la cifra distintiva del loro modo di seguire il calcio e la squadra di cui sono supporter”. Così la gip di Milano Teresa De Pascale descrive i tre ultrà, che fanno parte della curva sud milanista, arrestati due giorni fa per aver aggredito, a colpi di sedie e tavolini ma anche a coltellate, un 25enne romeno dopo la partita Milan-Cagliari di sabato sera.

La giudice ha convalidato gli arresti e disposto come misura cautelare i domiciliari per tutti e tre, tra cui Alessandro Sticco, 42 anni, che è nel direttivo della curva milanista così come Luca Lucci, noto capo ultrà, e Christian Rosiello, il cosiddetto “bodyguard” di Fedez, coinvolto come il rapper nel caso del pestaggio al personal trainer Cristiano Iovino dello scorso aprile. Ai domiciliari anche Islam Hagag, 35 anni, e Luigi Magrini, 43 anni, che avrebbe sferrato le coltellato (la Procura chiedeva per lui il carcere). Tutti e tre difesi dal legale Jacopo Cappetta. I tre, spiega la gip nell’ordinanza, hanno fatto “leva sulla peculiare forza intimidatoria derivante dall’appartenenza ad un gruppo numeroso di tifosi” e “non hanno esitato ad aggredire congiuntamente un ragazzo da solo, anche con l’uso di bottiglie e di un coltello, sino a lasciarlo sanguinante riverso in terra, proprio dopo una partita di calcio, quale luogo ed occasione in cui manifestare e sprigionare la propria indole aggressiva e violenta”.

Il 25enne ha messo a verbale che dopo aver visto la partita, “mentre si stava recando al bar” vicino “al punto di ritrovo degli ultras per consumare delle bevande, veniva aggredito senza motivo, inizialmente da due tifosi, che lo spogliavano della maglietta che indossava”, una maglia della curva sud rossonera. E ha aggiunto: “non so dare spiegazioni dell’aggressione. Senza nessun motivo mi hanno tolto la maglietta e mi hanno colpito”. Gli ultrà interrogati oggi dalla gip, invece, hanno raccontato di aver reagito, ammettendo in sostanza i fatti, perché un loro amico della curva era stato colpito in precedenza dal 25enne ed “era a terra sanguinante”.

Per il gip ad aggredire il romeno è stato un “gruppo di 8-9” ultrà, alcuni già identificati e indagati, oltre ai tre arrestati. Il “dettaglio della maglietta del Milan strappata – scrive la giudice – ovvero mai indossata e tolta autonomamente dalla vittima (come riferito dagli indagati), allo stato, non è riscontrato dalla visione delle telecamere, in quanto esse riprendono il soggetto già a torso nudo all’esterno del locale”. Allo stesso modo, “la asserita precedente aggressione posta in essere” dal 25enne, chiarisce la giudice, “allo stato, non risulta riscontrata, non emergendo neppure alcun certificato medico”. Fatti questi che andranno verificati ancora nelle indagini.

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Inchiesta clinica Messina, ai 9 indagati sequestrati 11 milioni

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Nell’inchiesta sulla clinica NeMo Sud e il Policlinico di Messina sono indagati, a vario titolo per peculato e corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, Alberto Fontana, 52 anni, ex presidente della fondazione Aurora onlus (che gestiva il centro clinico Nemo Sud a Messina), Giuseppe Laganga Senzio, 47 anni, ex direttore amministrativo del Policlinico messinese, Mario Giovanni Melazzini, 65 anni, anche lui ex presidente della fondazione Aurora onlus, Giuseppe Pecoraro, 75 anni, commissario straordinario del Policlinico, Paolina Reitano, 64 anni, ex direttrice sanitaria del Policlinico, Marco Restuccia, 60 anni, direttore generale del Policlinico, Giuseppe Vita, 72 anni, medico dirigente dell’unità operativa di Neurologia del Policlinico, l’attuale assessore regionale alla Sanità Giovanna Volo, 68 anni, ex direttore sanitario dell’ospedale universitario, Michele Vullo, 68 anni, ex direttore amministrativo del Policlinico. Giuseppe Vita, Mario Giovanni Melazzini, Alberto Fontana, Giuseppe Laganga Senzio hanno la misura cautelare del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare impresa in ambito sanitario.

Per tutti e nove gli indagati ciascuno pro quota, è stato disposto il sequestro preventivo di denaro, beni mobili e immobili, per l’importo complessivo di 11 milioni di euro, pari ai fondi pubblici distratti. L’ordinanza delle misure cautelari è stata firmata dal gip Claudia Misale.

Tutti gli indagati sono da considerare innocenti fino al terzo grado di giudizio.

 

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