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Pedofilia, i Legionari di Cristo mostrano il loro dramma

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Coinvolta da decenni nello scandalo degli abusi sessuali su minori da parte di membri del clero, la Congregazione di origine messicana dei Legionari di Cristo ha pubblicato ora un rapporto-shock da cui emerge che nei quasi 80 anni dalla sua costituzione 33 sacerdoti, a cominciare dal fondatore padre Marcial Maciel, si sono resi responsabili di ben 175 casi accertati di violenza su bambini e adolescenti. Frutto del lavoro di sei mesi di una commissione interna che ha esaminato tutta la documentazione esistente dal 1941 ad oggi, e che ha interrogato vittime e responsabili degli abusi, il rapporto e’ stato pubblicato nel portale ceroabusos.org, ma sara’ presentato ufficialmente e discusso il 20 gennaio a Roma in occasione del Capitolo generale della Congregazione. In un ampio preambolo al documento, i vertici dei Legionari di Cristo osservano che “abbiamo sperimentato che qualunque atto di avvicinamento ad una vittima e’ un passo essenziale verso la giustizia e la verita’”. E che “fare luce sul passato, per quanto possa essere doloroso, e’ un gesto liberatorio e di fondamentale importanza per costruire il futuro”. Anche per questo il rapporto “condanna e deplora” gli abusi commessi, cosi’ come “quelle pratiche istituzionali o personali che possano aver favorito o propiziato qualsiasi forma di abuso o rivittimizzazione”. L’allusione qui e’ nei riguardi di padre Maciel, morto negli Usa a gennaio 2008, che “e’ stato responsabile di almeno 60 casi di abusi di minori”. Fu condannato dall’ex Sant’Uffizio alla rinuncia del ministero pubblico e a una vita riservata il 19 maggio 2006, tenendo conto anche di denunce sulla sua doppia e tripla vita, con abusi anche sui figli naturali, che risalivano al 1956. Operando al riparo di forti protezioni che si era procurato in Vaticano, Maciel ha mantenuto la carica di superiore generale dei Legionari di Cristo durante quasi tutto il periodo di sviluppo della Congregazione, partecipando fra il 1968 e il 2005 a vari Capitoli generali. Quando ancora la parte oscura della sua vita non era emersa (lo fu a partire dal 1997), fu considerato molto vicino a Giovanni Paolo II, pontefice che accompagno’ durante le visite che realizzo’ in Messico nel 1979 e 1990. In conclusione il rapporto sottolinea che i 33 sacerdoti autori degli abusi rappresentano il 2,44% dei 1.353 legionari ordinati nella storia dell’associazione. Di quei responsabili, “sei sono morti, otto hanno abbandonato il sacerdozio, uno ha lasciato la Congregazione e 18 vi sono invece rimasti”. Il 100% di essi “e’ pero’ escluso da rapporti pastorali con minori, quattro hanno restrizioni nell’esercizio del ministero e si attengono ad un piano di sicurezza, mentre 14 non esercitano il ministero sacerdotale pubblico”.

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Esteri

‘Chora è una moschea’, scintille Erdogan-Mitsotakis

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La moschea di Kariye a Istanbul, un tempo chiesa ortodossa di San Salvatore in Chora e tesoro del patrimonio bizantino, diventa tempio della discordia tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier greco Kyriakos Mitsotakis, nel giorno della visita del leader ellenico ad Ankara proprio per confermare la stagione di buon vicinato tra i due Paesi dopo decenni di tensioni. Le divergenze sulla moschea si sono riaccese nei giorni scorsi, dopo che il 6 maggio scorso San Salvatore in Chora, chiesa risalente al V secolo e tra i più importanti esempi dell’architettura bizantina di Istanbul, è stata riaperta dopo lavori di restauro durati quattro anni.

Convertita in moschea mezzo secolo dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi ottomani del 1453, Chora è stata trasformata in un museo dopo la Seconda guerra mondiale, quando la Turchia cercò di creare una repubblica laica dalle ceneri dell’Impero Ottomano. Ma nel 2020 è nuovamente diventata una moschea su impulso di Erdogan, poco dopo la decisione del presidente di riconvertire in moschea anche Santa Sofia, che come Chora era stata trasformata in un museo. La riapertura aveva suscitato malcontento ad Atene, con Mitsotakis che aveva definito la conversione della chiesa come “un messaggio negativo” e promesso alla vigilia del suo viaggio ad Ankara di chiedere a Erdogan di tornare sui suoi passi in merito. Una richiesta respinta al mittente: “La moschea Kariye nella sua nuova identità resta aperta a tutti”, ha confermato Erdogan in conferenza stampa accanto a Mitsotakis.

“Come ho detto al premier greco, abbiamo aperto al culto e alle visite la nostra moschea dopo un attento lavoro di restauro in conformità con la decisione che abbiamo preso nel 2020”, ha sottolineato. “Ho discusso con Erdogan della conversione della chiesa di San Salvatore in Chora e gli ho espresso la mia insoddisfazione”, ha indicato in risposta il leader greco, aggiungendo che questo “tesoro culturale” deve “rimanere accessibile a tutti i visitatori”. Nulla di fatto dunque sul tentativo di Atene di riscrivere il destino del luogo di culto. Ma nonostante le divergenze in merito, la visita di Mitsotakis ad Ankara segna un nuovo passo nel cammino di normalizzazione intrapreso dai due Paesi, contrapposti sulla questione cipriota e rivali nel Mediterraneo orientale. A dicembre i due leader hanno firmato una dichiarazione di “buon vicinato” per sancire una fase di calma nei rapporti iniziata dopo il terremoto che ha ucciso più di 50.000 persone nel sud-est della Turchia, all’inizio del 2023. “Oggi abbiamo dimostrato che accanto ai nostri disaccordi possiamo scrivere una pagina parallela su ciò che ci trova d’accordo”, ha sottolineato Mitsotakis accanto a Erdogan, confermando la volontà di “intensificare i contatti bilaterali”. Perché “l’oggi non deve rimanere prigioniero del passato”.

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Un video per raccontare la lotta al tumore ovarico

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Le donne colpite dal tumore ovarico raccontano, condividono le loro paure, le loro speranza e allo stesso tempo chiedono maggiore attenzione verso questa grave patologia. L’iniziativa è realizzata dalle donne dell’associazione ALTo attraverso un video che da oggi, in occasione della Giornata mondiale contro il tumore ovarico, è disponibile su You Tube.

Il tumore ovarico è il settimo tumore più comune tra le donne a livello mondiale e costituisce l’ottava causa di morte per cancro femminile. Solo in Italia sono circa 6mila le donne che ogni anno ricevono una diagnosi di tumore ovarico. “Ogni donna che combatte contro il cancro ovarico ha una storia unica da raccontare e attraverso questo video vogliamo dare loro voce – spiega Maria Teresa Cafasso, presidente dell’Associazione ALTo – vogliamo mostrare al mondo intero la loro forza e determinazione e allo stesso tempo sensibilizzare sull’importanza della conoscenza precoce, dell’accesso ai trattamenti e della necessità di approvare nuovi farmaci per la cura delle frequenti recidive che spesso colpiscono le donne affette da questa malattia”.

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Nell’inchiesta su Toti l’ombra di una talpa

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Nell’inchiesta sul presunto comitato d’affari e corruzione che ha portato all’arresto (ai domiciliari) del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti spunta l’ombra di una talpa. E’ un aspetto su cui lavorano gli investigatori della guardia di finanza, coordinati dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde, alla luce di quanto emerso dalle intercettazioni ambientali.

E’ il 30 settembre 2020. I fratelli Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, iscritti a Forza Italia in Lombardia e da ieri sospesi dal partito, vengono a Genova per incontrarsi con alcune persone della comunità riesina. A quell’incontro si avvicina un uomo con la felpa e il cappellino.

“Viene riconosciuto in Umberto Lo Grasso (consigliere comunale totiano). Che dice a Italo Testa: “Vedi che stanno indagando, non fate nomi e non parlate al telefono …. Stanno indagando”. In tutta risposta Italo Maurizio Testa afferma: “si lo so, non ti preoccupare …. L’ho stutato (“spento” in dialetto siciliano, ndr)”. Questa condotta, scrive il giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni, “appare in tal modo integrare il delitto di favoreggiamento personale, avendo il predetto – avvisando i fratelli Testa a non parlare al telefono essendo in corso indagini (“stanno indagando”) – fornito un aiuto in favore dei predetti ad eludere le investigazioni a loro carico”.

Ma chi ha avvisato Lo Grasso? Una ipotesi è che vi sia appunto una talpa visto che Stefano Anzalone, totiano anche lui e indagato nell’inchiesta, è un ex poliziotto che ha dunque agganci tra le forze dell’ordine. L’altra ipotesi è che si possa trattare di una sorta di millanteria dello stesso Anzalone che dopo le elezioni voleva togliersi di torno i fratelli Testa e non onorare le promesse fatte in cambio dei voti.

Tutti gli indagati citati in questo articolo sono da considerare presunti innocenti.

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