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Salute

Pasquale Palamaro, la stella in più che fa brillare “Indaco”

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È la stella in più dell’Albergo della Regina Isabella: lo chef Pasquale Palamaro nel lussuoso hotel che si affaccia sulla baia di Lacco Ameno ci è cresciuto. Ed è cresciuto. La sua cucina – soprattutto marinara- è una continua ricerca di tecniche nuove per sapori antichi, quelli con i quali Palamaro, ischitano doc è stato allevato. Le melanzane dell’orto, i fagioli zampognari, il pesce fresco di giornata, le erbette e tutte le verdure coltivate ad hoc come pure i pomodori di ogni tipo: rivisitati, sezionati, cotti nelle modalità più disparate ma con lo stesso antico sapore.

È il 2004 quando la famiglia Carriero proprietaria dell’affascinante albergo di lusso decide di festeggiare i 50 anni di attività con una serie di cene con chef del calibro di Aimo e Nadia, Alfonso Iaccarino, Emanuele Scarello, Ugo Alciati. Pasquale Palamaro è già sous-chef nel ristorante del Regina Isabella e rimane affascinato dalla cucina espressa dai talentuosi e celebri colleghi così decide di affinare le tecniche,di sperimentare senza mai perdere di vista la territorialità eccellente degli ingredienti dei suoi piatti.

Il suo percorso formativo lo ha visto “allenarsi” al fianco di Antonino Cannavacciuolo, al Villa Crespi, e di Anthony Genovese al Pagliaccio. Ovvero l’eccellenza nella ristorazione italiana ma accanto a loro Pasquale Palamaro non ha mai perso di vista la sua identità , l’impronta e i sapori, i colori , i profumi della sua terra, della sua Ischia.  Nel 2013 arriva la Stella Michelin per l’Indaco, il ristorante gourmet del Regina Isabella, un angolo di paradiso sospeso sul mare di Lacco Ameno, inaugurato nel 2009, una stella confermata negli anni grazie al talento dello chef e a chi, come Giancarlo Carriero, ha creduto in lui. Una felice intuizione della famiglia Carriero,  proprietaria dell’albergo che decise di offrire un secondo ristorante , Indaco appunto, agli ospiti per offrire una cucina più moderna, più internazionale e  di affidarne la conduzione proprio a  Pasquale Palamaro .

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‘Assunzioni utilizzando i soldi per i medici gettonisti’

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Assumere nuovi medici utilizzando i fondi attualmente impiegati per ‘assoldare’ i camici bianchi a gettone. In vista della scadenza del 30 luglio, data a partire dalla quale non potranno più essere rinnovati i contratti dei medici gettonisti, il ministro della Salute Orazio Schillaci – da Napoli, dove si concludono oggi gli Stati generali della prevenzione – apre ad una ipotetica soluzione per ovviare ai ‘buchi’ di personale che il venir meno di questi professionisti rischia di determinare nei reparti e Pronto soccorso di numerosi ospedali dove, in alcuni casi, arrivano a coprire fino all’80% dei turni. Proposta subito accolta dai sindacati, ma per realizzarla, rimarcano, “vanno superate alcune criticità”. “Ciò che viene speso per i medici gettonisti può essere utilizzato per fare assunzioni: le professionalità ci sono, perchè se tanti giovani scelgono di fare i gettonisti, se non possono più farlo sono convinto che rientrerebbero dalla porta principale del Ssn”, ha affermato Schillaci.

Quanto alla clausola del contratto dei medici a gettoni, che prevede che questi ultimi non possano essere assunti dalle aziende sanitarie prima di due anni dalla scadenza del contratto stesso, il ministro ha commentato: “Andremo a vedere nel dettaglio le clausole”. Ovviamente, ha spiegato, “non possiamo lasciare i servizi sguarniti. Faremo una ricognizione con le Regioni, dobbiamo continuare ad assicurare servizi importanti come il Pronto soccorso, ma bisogna dare un messaggio chiaro, che i gettonisti non possono più continuare ad essere l’unica risposta che il Servizio sanitario da, soprattutto in reparti come l’emergenza”. Ed ancora: “Vogliamo che i medici entrino dalla porta principale del Ssn, e questo vuol dire fare un concorso, essere assunti e lavorare a tempo pieno per il Ssn. Adesso dobbiamo capire quale è la situazione Regione per Regione e quanti gettonisti operano nei vari servizi. Verificheremo che percentuale di turni ricoprono, ma bisogna dare un segnale chiaro, come già abbiamo fatto due anni fa – insiste il ministro – e cioè che non è questo il modo per andare avanti con il Ssn”.

“Magari arrivassero più assunzioni”, è il commento del segretario del maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed, Pierino Di Silverio, “ma c’è prima un problema tecnico da risolvere” precisa. Infatti, “i gettonisti vengono pagati con una quota del bilancio delle aziende definita ‘per beni e servizi’ nella quale non rientra il personale e che non ha un tetto. Per assumere il personale c’è invece un tetto di spesa, ora solo parzialmente superato. Per prendere i soldi dal primo capitolo, e trasferirli sulle assunzioni – precisa – è necessario un decreto ministeriale ad hoc sui fabbisogni di personale per superare tale vincolo legislativo. Sarebbe questo un decreto emergenziale vero”. Ciò a fronte di una situazione che, avverte Di Silverio, “si prospetta a breve gravissima, perchè le ferie estive porteranno già ad una riduzione ulteriore del personale, ma quando potranno essere prese; infatti molti medici, soprattutto nei Pronto soccorso, in ferie non potranno andare perchè verranno precettati proprio per la carenza di personale”.

Ma il punto, sottolinea, “è anche velocizzare i tempi per effettuare i concorsi e, soprattutto, aumentare gli stipendi dei medici, altrimenti i concorsi per lavorare nel Ssn andranno comunque deserti”. Sulla stessa linea anche il sindacato Cimo-Fesmed: “Se non si migliorano le condizioni di lavoro e non si adeguano gli stipendi, sarà molto difficile trovare medici disponibili ad andare a lavorare in Pronto soccorso per colmare i vuoti lasciati dai gettonisti”, rileva il presidente Guido Quici. Infatti i gettonisti, “non vogliono essere assunti: oltre a guadagnare molto di più di un dipendente, non rischiano denunce. I medici dipendenti in Pronto soccorso, invece, sono malpagati e non hanno prospettive di carriera. Se non si risolvono a monte queste condizioni – conclude – non ci saranno più medici disponibili a lavorarci”. Insomma, bene procedere a nuove assunzioni ma l’iter non è semplice. Il fenomeno va però affrontato: 1 miliardo di euro il costo per i gettonisti nel 2023, altrettanto nel 2024.

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Salute

Ad Andrea Ballabio premio internazionale per ricerca su lisosomi

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Andrea Ballabio (foto Imagoeconomica in evidenza), fondatore ed ex direttore del Telethon Institute of Genetics and Medicine (Tigem) di Pozzuoli ha ricevuto il ‘Beth Levine, M.D. Prize in Autophagy Research’ dell’University of Texas Southwestern di Dallas, premio internazionale conferito ogni due anni a scienziati che si sono distinti nelle ricerche nel campo dell’autofagia, il processo attraverso cui le cellule rimuovono e riciclano le sostanze di scarto e il cui malfunzionamento è alla base di numerose patologie. “Sono davvero onorato di ricevere questo premio dedicato a Beth, una straordinaria scienziata e una meravigliosa collega”, ha dichiarato Ballabio in una nota.

“La ricerca del dottor Ballabio ha fatto progredire la nostra comprensione del ruolo dei lisosomi, che sono organelli che fungono da sistema di smaltimento dei rifiuti per le cellule e regolatore del metabolismo cellulare”, ha spiegato Joan Conaway, vice-rettore e decano per la Ricerca di base all’University of Texas Southwestern. Ballabio, professore di Genetica medica all’Università diNapoli “Federico II”, studia da anni i lisosomi e ha contribuito a far luce sul ruolo di questi organelli trasformandone la visione, da entità statiche, impegnate solo nella degradazione dei rifiuti cellulari, ad attore importante nel controllo del metabolismo cellulare in risposta agli stimoli ambientali. In questo ambito si situano, in particolare, le ricerche su una proteina chiave denominata Tfeb. “Ora stiamo lavorando allo sviluppo di approcci farmacologici per promuovere lo smaltimento dei rifiuti cellulari attraverso la modulazione dell’attività Tfeb. Ciò può portare a terapie per diverse condizioni, come le malattie neurodegenerative e il cancro”, ha concluso Ballabio.

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Olio d’oliva e tumore al seno: nuova ricerca Neuromed su effetti protettivi contro le forme più aggressive

Uno studio Neuromed pubblicato sull’European Journal of Cancer mostra come il consumo di olio d’oliva possa ridurre il rischio di tumori al seno più aggressivi.

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L’olio d’oliva potrebbe diventare un prezioso alleato nella lotta contro alcune tra le forme più aggressive di tumore al seno. È quanto emerge da uno studio condotto dall’IRCCS Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con l’Università dell’Insubria e l’Università LUM di Casamassima, pubblicato sull’European Journal of Cancer.

Una protezione contro i tumori ormono-indipendenti

L’indagine si è concentrata sul consumo di olio d’oliva e il rischio di sviluppare specifici sottotipi di tumore mammario. Coinvolgendo oltre 11.000 donne residenti in Molise, seguite per circa 13 anni, i ricercatori hanno scoperto che un consumo quotidiano elevato – oltre tre cucchiai al giorno – è associato a un minor rischio di sviluppare tumori al seno privi di recettori ormonali (estrogeni e progesterone) e HER2-negativi, due categorie note per la loro maggiore aggressività e per la minore risposta alle terapie farmacologiche tradizionali.

Ogni cucchiaio in più al giorno è associato a una riduzione del rischio di sviluppare queste forme tumorali”, ha spiegato Emilia Ruggiero, prima autrice dello studio e ricercatrice presso l’Unità di Epidemiologia e Prevenzione del Neuromed, nonché borsista della Fondazione Umberto Veronesi. Il merito sarebbe da attribuire a componenti specifici dell’olio d’oliva, come polifenoli e acidi grassi monoinsaturi, già noti per le loro proprietà antiossidanti e antinfiammatorie.

Marialaura Bonaccio ed Emilia Ruggiero

Una revisione internazionale conferma: servono nuovi studi

Accanto all’analisi dei dati del progetto Moli-sani, i ricercatori hanno condotto anche una revisione sistematica della letteratura scientifica internazionale fino al 2024. Il risultato mostra un panorama ancora sfaccettato: gli studi caso-controllo indicano un potenziale effetto protettivo dell’olio d’oliva, mentre quelli prospettici non evidenziano ancora correlazioni significative.

“La revisione – sottolinea Marialaura Bonaccio, ricercatrice del team Neuromed – conferma il bisogno di ulteriori approfondimenti, in particolare di studi clinici ben disegnati. Ma il contesto mediterraneo offre un’occasione unica per indagare con rigore l’impatto dell’alimentazione sulla prevenzione oncologica”.

L’impegno della Fondazione Veronesi nella prevenzione

Il lavoro scientifico rientra nel Progetto UMBERTO, una piattaforma promossa congiuntamente da Neuromed e Fondazione Umberto Veronesi ETS, ed è stato finanziato direttamente dalla Fondazione, da anni attiva nella ricerca su alimentazione e cancro.

“Siamo orgogliosi di aver sostenuto questa ricerca – commenta Chiara Tonelli, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Veronesi – perché dimostra quanto le nostre scelte possano tradursi in risultati concreti per la salute pubblica. L’associazione tra consumo di olio d’oliva e riduzione del rischio di tumori aggressivi al seno è un’indicazione preziosa per la medicina preventiva”.

 

Emilia Ruggiero, Sukshma Sharma, Augusto Di Castelnuovo, Simona Costanzo, Teresa Panzera, Simona Esposito, Chiara Cerletti, Maria Benedetta Donati, Giovanni de Gaetano, Licia Iacoviello, Marialaura Bonaccio. Olive oil consumption and risk of breast cancer: Prospective results from the Moli-sani Study, and a systematic review of observational studies and randomized clinical trials. European Journal of Cancer, Volume 224, 2025

DOI: https://doi.org/10.1016/j.ejca.2025.115520

Lo studio Moli-sani

Partito nel marzo 2005, ha coinvolto circa 25.000 cittadini, residenti in Molise, per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari e dei tumori. Lo studio Moli-sani, oggi basato presso l’IRCCS Neuromed, ha trasformato un’intera Regione italiana in un grande laboratorio scientifico.

L’IRCCS Neuromed

L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Neuromed di Pozzilli (IS) rappresenta un punto di riferimento a livello italiano ed internazionale per la ricerca e la terapia nel campo delle malattie che colpiscono il sistema nervoso e quello vascolare. Un centro in cui i medici, i ricercatori, il personale e gli stessi pazienti formano un’alleanza rivolta a garantire il miglior livello di assistenza possibile e cure all’avanguardia, guidate dagli sviluppi scientifici più avanzati.

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