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Ospina para tutto e Mertens fa gol, Inter fuori: sarà Napoli-Juventus la finale di Coppa Italia

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Come l’Allianz Stadium anche il San Paolo ha tributato un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del coronavirus. Nel cerchio di centrocampo tre operatori sanitari dell’Ospedale Cotugno, attorno i giocatori di Napoli e Inter in campo per la semifinale di ritorno di Coppa Italia. Nemmeno il tempo di cominciare e l’Inter va in gol al 3 minuto da calcio d’angolo. Il cross di Eriksen attraversa tutta l’area, nessuno tocca la palla, Ospina non la vede ed è gol. Un vantaggio assurdo, l’Inter pareggia subito i conti della partita di andata vinta dal Napoli al Meazza. L’Inter sembra padrone del campo.

I nerazzurri spingono come forsennati per provare a mettere sotto il Napoli ma in almeno due occasioni Ospina riesce a salvare il risultato. Al 41 minuto è proprio Ospina a cominciare l’azione del pareggio del Napoli. Rimessa da fondo con i piedi, palla a Insigne che corre verso la porta difesa da Handanovic, si ferma, mette la palla al centro, arriva Mertens ed è gol. Una azione da manuale del calcio moderno. Nel secondo tempo i ritmi sono molto calati.  Complice la stanchezza figlia di tre mesi di stop per il coronavirus. Il Napoli può anche accontentarsi del pareggio, forte della vittoria a Milano.

L’Inter invece deve vincere per forza e deve dunque rischiare qualcosa. I nerazzurri ci provano anche ma fino al 70esimo non riescono mai ad avvicinarsi alla porta di Ospina. Girandola di sostituzioni sia nell’Inter che nel Napoli. Si prova a far tirare il fiato a qualcuno anche in vista dei prossimo match, campionato e finale di Coppa Italia con la Juve.

Al minuto 81 miracolo di Ospina che si oppone da grandissimo campione ad un tiro da distanza ravvicinata di Eriksen. L’Inter prova l’assedio nei minuti finale e nei cinque minuti di recupero concessi dall’arbitro ma il Napoli, benché allo stremo delle forze, riesce a mettere un muro invalicabile davanti alla porta di Ospina.

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Fattore Olimpico, la Roma vince ancora con tris al Genoa

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La legge dell’Olimpico resta in vigore e la Roma, tra le mura amiche con Ranieri in panchina, non sembra conoscere sconfitta battendo anche il Genoa. L’unico ko resta quello con l’Atalanta, poi solo successi, compreso quello contro il Grifone, arrivato per 3-1 grazie alle reti di Dovbyk, El Shaarawy (alla sua 300° presenza in giallorosso) e all’autogol di Leali. Ma il primo tempo scivola via su ritmi bassi, vivendo di fiammate, poche, che regalano alle due squadre un gol per parte.

Apre la Roma con Dovbyk, nel posto giusto e al momento giusto dopo la respinta di Leali sul tiro ravvicinato di Pellegrini. Per l’ucraino, dopo il rigore di Bologna, si tratta del secondo gol consecutivo nel 2025, il settimo in questo campionato e l’undicesimo in totale se si contano anche Coppa Italia ed Europa League. Eppure il vantaggio, come sette giorni fa al Dall’Ara, dura pochissimo, perché poco dopo arriva la dormita giallorossa sul calcio d’angolo battuto da Miretti per il tiro al volo di Masini che segna l’1-1 alla sua prima gara da titolare in Serie A, grazie anche a una marcatura blanda di Pellegrini.

All’intervallo il parziale è di pareggio e con pochi altri sussulti se non la traversa di Dybala su punizione, per un urlo che resta solo strozzato. Nella ripresa, intanto, non si vede più Pellegrini, inizialmente preferito a Pisilli per confermare lo stresso undici delle sfide con Lazio e Bologna. Per il capitano giallorosso entra El Shaarawy, mentre Vieira già alla mezz’ora aveva sfruttato il primo slot per via dell’infortunio di Bani, inserendo al suo posto Sabelli.

E proprio il difensore rossoblu si rende protagonista di un tocco con il braccio non sanzionato da Zufferli, la Roma protesta, ma il Var non richiama l’arbitro e sull’azione che prosegue arriva il 2-1 giallorosso grazie al gol di El Shaarawy su appoggio di Dybala che trova comunque di festeggiare le cento presenze in maglia giallorossa. Il colpo del ko, poi, arriva con l’autorete di Leali dopo un’azione in solitaria di Koné, capace di spaccare in due la difesa rossoblù.

Così al triplice fischio esulta ancora l’Olimpico per una corsa all’Europa che riparte dal giardino di casa in attesa ora di curare il mal di trasferta nei prossimi due incontri contro l’AZ Alkmaar e Udinese. Titoli di coda, invece, sul futuro allenatore, perché se Ranieri dice chiaramente che a fine stagione smetterà di allenare (“è il momento di dire basta”), dall’altra rinnova l’impegno del club nel “cercare un profilo che riporti la Roma nell’elite del calcio nazionale e internazionale”.

Non si sbottona il diesse Ghisolfi che, scherzando, candida ancora Ranieri, per evitare di entrare pubblicamente nel merito della questione. “Non voglio parlare di nomi – dice il manager francese -. Parlo solo di Ranieri e magari riusciamo a convincerlo (ride, ndr)”. Una semplice battuta che nasconde i veri obiettivi giallorossi.

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Il Psg annuncia l’acquisto di Kvaratskhelia, il gerogiano con la nuova maglia: è un sogno essere qui

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Khvicha Kvaratskhelia è un nuovo giocatore del Psg: il club francese lo ha annunciato nella tarda serata di venerdì 17 gennaio. “Per me è un sogno essere qui”, le prime parole del georgiano. Per l’ex Napoli contratto fino al 2029 e maglia numero 7. Costo dell’operazione 70 milioni di euro.

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Max Allegri e la tentazione araba: possibile futuro all’Al-Ahli

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Massimiliano Allegri potrebbe presto abbracciare una nuova sfida professionale in Arabia Saudita. L’ex allenatore di Juventus, Milan e Cagliari sarebbe fortemente tentato dall’offerta dell’Al-Ahli, uno dei club più ambiziosi della Saudi Pro League. Una prospettiva che segna una potenziale svolta per un tecnico che, fino ad oggi, ha sempre privilegiato l’Italia e la Serie A.

Un contratto allettante e nuovi stimoli

Il fascino dell’Al-Ahli non risiede solo nella ricchezza economica del contratto che potrebbe eguagliare, se non superare, quello di Stefano Pioli all’Al-Nassr, dove percepisce circa 20 milioni di euro netti all’anno. Allegri, che in bianconero ha guadagnato quasi 10 milioni netti a stagione, ha recentemente risolto anticipatamente il suo contratto con la Juventus, incassando una buonuscita. La possibilità di allenare campioni del calibro di Firmino, Mahrez, Mendy e Kessié rappresenta un ulteriore motivo di attrazione per il tecnico livornese.

La sfida di una rosa stellare

All’Al-Ahli, Allegri ritroverebbe anche vecchie conoscenze della Serie A come Demiral e Ibanez, oltre a Gabri Veiga, giovane talento spagnolo che due anni fa rifiutò il Napoli per trasferirsi in Arabia. La squadra, nonostante investimenti significativi, non è andata oltre il quinto posto in campionato, una posizione che ha messo in discussione la guida tecnica di Matthias Jaissle, in panchina dal 2023. Allegri potrebbe insediarsi a partire da giugno, con un possibile interregno affidato all’italiano Gabriele Cioffi per i prossimi mesi.

Le alternative e il richiamo arabo

Il fascino dell’Al-Ahli sembra superare altre proposte recenti ricevute da Allegri, come quella della Federazione belga per la guida della Nazionale o l’offerta dell’Al-Shabab, altro club saudita che ha poi scelto Fatih Terim. Non trovano conferma, invece, le voci che lo vorrebbero vicino alla panchina della Roma.

Un nuovo capitolo per Allegri

L’eventuale approdo all’Al-Ahli rappresenterebbe una sfida completamente nuova per Allegri, che finora ha costruito la sua carriera all’interno di contesti europei. La Saudi Pro League, grazie ai suoi investimenti e ai campioni di fama mondiale, offre un palcoscenico inedito per un allenatore abituato a gestire grandi giocatori, da Cristiano Ronaldo ai numerosi talenti che potrebbe trovare nella rosa dell’Al-Ahli.

Se la tentazione araba dovesse trasformarsi in realtà, il calcio internazionale si preparerebbe ad accogliere un nuovo protagonista in uno dei tornei emergenti più discussi degli ultimi anni.

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