Un patto di legislatura. Nicola Zingaretti lo invoca apertamente per la prima volta. Nel corso di una diretta Facebook, ai microfoni della nascente radio del Nazareno, per celebrare i 13 anni dalla fondazione del Partito democratico. Rilancia “l’apertura di un processo” con il M5s per la scelta dei candidati alle prossime comunali: serve a saldare un’alleanza non solo di governo, ma anche politica. E raccoglie la proposta di Matteo Renzi: sedersi a un tavolo per scrivere il programma da qui al 2023. “L’idea di Renzi ma anche del M5s e’ un buon segnale perche’ indica la volonta’ di fare le cose”, sottolinea il segretario Dem. Anche Leu si dice a favore. Quell’idea, secondo fonti di maggioranza, il premier Giuseppe Conte sarebbe disponibile ad accoglierla. Ma nulla si muovera’, aggiungono, prima del 7 e 8 novembre, quando si terranno gli Stati generali del M5s. Riscrivere il patto che ha dato vita al governo giallorosso servirebbe per indicare l’orizzonte della legislatura, con un programma da attuare nei prossimi tre anni, e dare il segno di quel cambio di passo che Zingaretti invoca da mesi. Renzi lo ha proposto martedi’ nell’Aula del Senato. Il segretario Dem la definisce una buona idea, anche alla luce del “clima positivo” che si e’ creato tra gli alleati: si potranno mettere nero su bianco impegni come la battaglia del Pd per la parita’ di genere. Una parte del M5s accarezza l’idea, anche se i vertici pentastellati non commentano. Prima del resto Cinque stelle dovranno chiudere il processo per la nuova leadership. Poi – forse gia’ a novembre – si provera’, se l’emergenza Covid non prendera’ il sopravvento, a trovare una linea comune su temi che dividono come il Mes e sulle nuove priorita’ del governo. L’idea e’ anche quella di definire un metodo comune di lavoro, a partire dalla cruciale fase di scrittura dei progetti del Recovery fund. A valle di questo processo potrebbe aprirsi la via a un rimpasto, osservano fonti di Iv. Dal Nazareno negano: Zingaretti ha escluso di voler entrare nel governo. Ma dopo gli Stati generali anche nel Movimento potrebbe aprirsi la necessita’, osservano gli alleati, di ridefinire la loro squadra di ministri. Percio’ il rimpasto fonti diverse non lo escludono. Il leader Dem guarda intanto al processo che si e’ aperto per la scelta dei candidati alle comunali. Decideranno, sottolinea, “i territori”. Ma la spinta e’ tutta politica: Luigi Di Maio, con cui Zingaretti ha ottimi rapporti, a partire dalla sua Pomigliano ha sostenuto il progetto di un’alleanza alle amministrative, nonostante Alessandro Di Battista resti fermamente contrario. Il passo indietro di Chiara Appendino apre nuovi scenari a Torino. Si puo’ dialogare anche a Milano. A Roma resta il nodo della candidatura di Virginia Raggi ma intanto una riunione del Pd romano, con i partiti della sinistra, Iv e Azione, crea un “primo embrione di alleanza” per costruire una candidatura che “questa volta sia all’altezza”. E aspettare, semmai, di vedere che succede in casa Cinque stelle. Quanto al Pd, il segretario festeggia l’anniversario della nascita del partito con alle spalle la vittoria alle regionali e benedetto dai messaggi di auguri di Romano Prodi e Walter Veltroni, che rilancia l’ambizione di unire i riformisti italiani. Zingaretti parla di “vocazione maggioritaria” unita a “pluralismo”: “Non ho mai creduto alla bacchetta magica, ci vuole coerenza, serieta’ e dedizione e i dati elettorali ci dicono che sta funzionando”, rivendica. “Non un partito del leader” ma dei territori. Non un partito che litiga, rivendica, ma che dialoga e sa aprirsi. Entro Natale convochera’ gli stati generali della scuola. A gennaio partira’ la programmazione quotidiana di una radio vera e propria, Immagina. Potrebbe esserci anche un appuntamento programmatico. Di sicuro si pongono le basi per un tavolo per il nuovo programma di governo e per un’alleanza che si incarichi di eleggere il prossimo presidente della Repubblica.