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Offensiva ucraina a Kursk: mossa che allarga il conflitto in terra russa

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L’offensiva militare lanciata dall’Ucraina nella regione russa di Kursk ha sorpreso molti, compreso il Cremlino. Sebbene Mosca avesse forse presagito una possibile mossa a sorpresa da parte di Kiev, come dimostra l’interrogatorio del segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, avvenuto un mese fa, la portata e l’impatto dell’attacco ucraino hanno preso in contropiede le forze russe. Secondo fonti anonime dei servizi di sicurezza, l’esercito ucraino avrebbe già conquistato quasi 300 chilometri quadrati di territorio nemico, una manovra che ha lasciato la Russia a dover evacuare o prepararsi a evacuare circa 76 mila persone.

La situazione a Kursk è particolarmente critica, non solo per l’estensione del territorio passato sotto il controllo ucraino, ma anche per l’entità delle forze impiegate su questo fronte. L’obiettivo strategico di Kiev sembra essere duplice: da un lato, controllare il gasdotto di Sudzha, cruciale per il flusso di gas russo verso l’Europa, e dall’altro puntare alla centrale nucleare di Kurchatov, anche se quest’ultima sembra ancora lontana dall’essere raggiunta.

Sul fronte economico, l’offensiva ha già avuto ripercussioni, con il prezzo del gas in aumento sul mercato di Amsterdam. Nel frattempo, Mosca ha rafforzato la protezione intorno alla centrale di Kurchatov, preparando una difesa a tutto campo.

L’attacco di Kiev, che ha preso di sorpresa non solo il Cremlino ma anche molte cancellerie occidentali, sembra avere diversi obiettivi. Oltre a dimostrare le fragilità interne della Russia, già evidenziate lo scorso anno dal tentato golpe di Prigozhin, Zelensky potrebbe cercare di risollevare il morale delle sue truppe e della popolazione ucraina, duramente provate dalle perdite al fronte e dai problemi quotidiani legati all’energia.

C’è anche una chiara motivazione geopolitica dietro questa offensiva. Se l’Ucraina riuscisse a mantenere il controllo dei territori conquistati a Kursk, potrebbe utilizzarli come moneta di scambio in un futuro negoziato, forse alla fine dell’anno, per ottenere concessioni sui territori ucraini annessi dalla Russia.

Tuttavia, Kiev dovrà fare i conti con la reazione russa, che è già iniziata in modo brutale. Il ministero della Difesa russo ha annunciato di aver colpito le truppe ucraine nei pressi di Sudzha con un missile termobarico, mentre un attacco con droni e un razzo, probabilmente di origine nordcoreana, ha causato vittime civili a Kiev. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha avvertito che la “dura risposta russa agli attacchi ucraini contro le regioni occidentali non si farà attendere”, lasciando intendere che le azioni di queste ore sono solo l’inizio di una rappresaglia più ampia.

L’attacco ucraino a Kursk potrebbe offrire a Zelensky nuove opportunità diplomatiche, ma solo se le forze ucraine riusciranno a mantenere il controllo sui territori conquistati. In caso contrario, l’offensiva rischia di trasformarsi in un boomerang, con gravi conseguenze per Kiev. Nel frattempo, il fronte sembra estendersi sempre più oltre i confini ucraini, con l’annuncio della presa di controllo del villaggio di Poroz nell’oblast di Belgorod da parte del 252esimo battaglione ucraino. Anche la Bielorussia, con il presidente Lukashenko che ha ordinato l’invio di rinforzi nelle zone di frontiera dopo l’abbattimento di droni ucraini, potrebbe presto essere coinvolta nel crescente conflitto, aumentando ulteriormente le tensioni nella regione.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

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  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

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