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Odorometro, Google ci farà sentire anche i profumi attraverso il cyberspazio

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Dopo aver annunciato di utilizzare lo “spazio bianco” per trasmettere il web sui segnali TV a bassa frequenza, ora Google sta

Odorometro. Google ci farà sentire i profumi attraverso il web

rebbe lavorando con i suoi scienziati a un altro innovativo utilizzo dello spettro televisivo. Di che cosa si tratta. Google vuole consentire agli internauti non solo di percepire l’odore dei prodotti pubblicizzati attraverso un device appositamente studiato, ma anche di scandagliare il cyber spazio grazie a un algoritmo molecolare in grado di indicizzare tutti gli odori esistenti. In pratica vedremo la réclame del profumo e se vogliamo, attraverso questo strumento, chiamiamolo odorometro, che Google conta di sperimentare presto prima di metterlo sul mercato, ne annuseremo consistenza, fragranza o peggio, il lezzo se non ci piace. È evidente che potrà servire a sentire ogni profumo.  La traccia olfattiva potrebbe diventare la base per un nuovo modello di identificazione su larga scala e rivoluzionerebbe anche il mondo della sicurezza, oltre ad avere un impatto dirompente sul mondo del web advertising. Ve l’immaginate la pubblicità futura? Ci mostreranno il prodotto e ci diranno: sentite il profumo. Noi sentiremo il profumo del prodotto da comprare mentre Google sente il profumo dei soldi che arriveranno con questa scoperta sensazionale.

Il progetto è ovviamente top secret. È un progetto sviluppato dal centro di ricerca e sviluppo di Zurigo grazie a una task force di dieci ingegneri e 12 sviluppatori indiani indipendenti. Le tecnologie di riconoscimento dell’odore (Digital Scent Technology) non sono una novità, come dimostra uno studio del Monell Chemichal Senses Centre di Filadelfia.

Dietro il progetto dell’odorometro di Google (nome in codice HM-WASSFOOL, che sta per high molecular web analysis senses system for outputs organic legacy) si nasconderebbero il genio visionario di Ray Kurzweil – assunto da Google come ingegnere capo a fine 2012 – e il Dipartimento della sicurezza americana (www.dhs.gov).

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Economia

Aci, 4 automobili su 10 in Italia hanno oltre 15 anni

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Quattro automobili su dieci sulle strade italiane hanno più di 15 anni. Più insicure e inquinanti, rendono il parco macchine nazionale il più vecchio d’Europa e ancora quasi immune alla penetrazione delle auto elettriche. Seppure in crescita, queste ne rappresentano solo lo 0,4% alla fine dello scorso anno. L’Aci-Automobile club d’Italia e Fondazione Caracciolo descrivono le elettriche come “per troppi ancora un lusso” e avanzano una proposta per accelerare il ricambio generazionale delle macchine con il ‘noleggio sociale a lungo termine’, nella Conferenza del traffico e della circolazione. Il modello è quello del leasing sociale introdotto in Francia, che vedrà a gennaio la consegna delle prime auto ecologiche a famiglie in difficoltà economica.

Sul tema è in corso un confronto tra l’Aci e i ministeri dei Trasporti, delle Imprese e dell’Ambiente che si sarebbero mostrati interessati. Secondo il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini “il principio è sacrosanto, vediamo come metterlo a terra senza esporci a controindicazioni”. Il suo timore è che possa rivelarsi “una sorta di auto di cittadinanza”, visto l’abuso di certi strumenti in passato, ma invita ad approfondire. Nello specifico l’idea dell’Aci è che lo Stato acquisti tra le 3 e le 5 mila auto ecologiche tra modelli di bassa gamma – termici, ibridi o elettrici – e le noleggi per cinque anni ai cittadini che non riescono a sostituire le loro vecchie auto con gli incentivi più classici.

La rata, calcolata in base all’Isee, all’anzianità dell’auto da rottamare e del modello noleggiato, andrebbe da 75 a 125 euro al mese. I primi fondi individuati da utilizzare sono quelli rimasti dalle ultime campagne di incentivazione, a partire dai 100 milioni per le auto elettriche per i quali non ci sono state richieste. “L’auto di domani deve essere sicura, sostenibile e accessibile”, ha affermato il presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani, ricordando che sono 11 milioni e 500 mila le auto euro zero, uno, due e tre e che per almeno un trentennio la percentuale di veicoli termici datati sulle strade resterà significativa. Ne deriva un problema per le emissioni, e anche per la sicurezza.

Le nuove tecnologie avrebbero potuto evitare, negli ultimi 10 anni, il 28% degli scontri frontali, il 21% di quelli laterali e l’11% degli incidenti con i pedoni, secondo l’Aci. Sul tema incide anche la crisi demografica – come ha segnato Rapporto sulla mobilità degli italiani a cura di Isfort – con una popolazione sempre più anziana che si muove di meno e, per farlo, non rinuncia alla sua vecchia auto, per quanto inquinante e poco sicura. L’Automobile club invita ad accelerare nell’adeguare la normativa e le infrastrutture ai veicoli con sistemi avanzati di assistenza alla giuda e a quelli a guida autonoma e a formare gli automobilisti di domani a partire dai programmi di esame per le patente di guida. Un altro appello è quello a non sottovalutare il contributo significativo alla decarbonizzazione che può venire dai biocarburanti avanzati.

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Economia

Roma fuori con 17 voti, Expo a Riad

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Roma è fuori da Expo con appena 17 voti. Riad è la candidata che ha vinto con 119 voti. Busan ha ottenuto 29 voti. – Festa saudita a Issy-les-Moulineaux, dove la vittoria di Riad nella gara per aggiudicarsi l’Expo 2030 è andata molto oltre le previsioni. Fra gli arabi è festa grande, tra canti tradizionali, baci e abbracci nel Palais des Congrès dopo la decisione dei delegati del Bie, che hanno votato in 165 su 182.

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Esteri

Stretta anti fumo, le sigarette volano a 13 euro

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La Francia inasprisce la guerra alle ‘bionde’. Il nuovo piano di lotta contro il tabagismo che il governo di Parigi ha presentato prevede un prezzo delle sigarette alle stelle e l’estensione degli “spazi senza tabacco”: dalle spiagge, ai parchi o vicino alle scuole. La nuova stretta sul fumo punta a “raccogliere la sfida di una generazione libera dal tabacco dal 2032”. Il programma nazionale di controllo del tabacco (Pnlt) 2023-2027 si basa infatti sul “rafforzamento della tassazione e dei divieti relativi al tabacco”, ha spiegato il ministro della Salute e della Prevenzione, Aurélien Rousseau. L’obiettivo è prevenire l’accesso al fumo, soprattutto tra i più giovani, e aiutare meglio i fumatori a smettere, soprattutto i più poveri.

“Il divieto di fumo sarà ormai la norma”, ha sottolineato il ministro presentando ai giornalisti il programma nazionale di lotta al tabagismo. “Gli spazi vietati al fumo, che sono già oltre 7.200 in oltre 73 dipartimenti, sono il risultato di un movimento impresso localmente dai comuni. Oggi invertiamo la responsabilità e fissiamo il principio che diventa la regola”, ha proseguito Rousseau, spiegando poi come saranno gli aumenti del costo del pacchetto di sigarette: nel 2026 si arriverà ad un minimo di 13 euro a pacchetto, con una prima tappa a 12 euro nel 2025. Ma la Francia non è l’unico Paese a dichiarare guerra alla dipendenza dalla nicotina. A partire dal prossimo anno l’Australia vieterà l’importazione di vaporizzatori monouso, stando all’annuncio del ministro della Salute Mark Butler. L’ambizione dell’Australia di diventare il primo Paese a limitare lo svapo sarà realizzata in successive fasi, cominciando da un bando alle importazioni di prodotti monouso.

E da gennaio i medici e gli infermieri professionisti potranno prescrivere vaporizzatori terapeutici per trattare la dipendenza dalla nicotina. Il giro di vite imposto dal ministro Butler è inteso a reprimere il fiorente mercato nero che importa dalla Cina milioni di vaporizzatori monouso aromatizzati e li vende ai giovani su social media o sottobanco in minimarket. A muoversi in controtendenza, per ragioni di bilancio, è invece la Nuova Zelanda che ha in programma un dietrofront sulla legge approvata nel 2022 per vietare alle nuove generazioni di fumare sigarette ed altri prodotti a base di tabacco. Gli introiti derivanti dalle tasse sul fumo – scrivono i media locali – saranno utilizzati per finanziare il taglio delle imposte promesso dalla nuova coalizione di centrodestra. La marcia indietro del nuovo esecutivo è stata criticata da medici ed esperti di salute pubblica, soprattutto perché – denunciano – avrà conseguenze sulle comunità autoctone dei Maori dove il tabagismo è molto diffuso.

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