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Esteri

Nuovi droni su Mosca e sulle navi russe nel Mar Nero

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Mosca è finita di nuovo sotto attacco, per la seconda volta in pochi giorni, contro lo stesso obiettivo: un grattacielo nel distretto economico. I droni ucraini, ormai un esercito parallelo, hanno preso di mira i russi anche nel Mar Nero, attaccando tre motovedette. “Una minaccia”, ha ammesso il Cremlino, che è pronto ad adottare “contromisure”. Ed è proprio questo l’obiettivo dichiarato di Kiev: far “abituare” la Russia ad una guerra in casa. Questa evoluzione del conflitto tuttavia preoccupa gli Usa, che tengono a chiarire: “Non incoraggiamo né facilitiamo” i raid ucraini oltre confine. “Non colpiscono due volte nello stesso posto”, avevano detto i residenti del distretto finanziario di Mosca dopo il raid che domenica aveva danneggiato due torri di uffici nella city. Così invece non è stato, e a distanza di appena 48 ore un altro Uav intercettato dalla contraerea è caduto in città. Finendo sulla facciata dell’edificio centrato nell’attacco precedente, che ospita anche uffici di alcuni ministeri.

Altri due velivoli senza piloti sono stati abbattuti nei distretti di Odintsovo e Narofominsk, nella regione della capitale. L’aeroporto di internazionale Vnukovo è stato brevemente chiuso. Oltre a Mosca, droni marini sono stati lanciati contro tre motovedette russe nel Mar Nero a circa 300 km a sud-ovest di Sebastopoli, la base della flotta in Crimea. Tutti neutralizzati, ha riferito la Difesa russa, affermando che l’obiettivo del raid erano mercantili in rotta verso il Bosforo. In serata, poi, proprio nella penisola annessa da Mosca nel 2014 il governatore locale ha fatto sapere che è stato abbattuto un altro drone. Gli attacchi a Mosca hanno avuto ampia copertura da parte della tv nazionale. Un segnale positivo per Kiev, che pur continuando a non rivendicare questo tipo di operazioni, sente che il suo obiettivo è stato raggiunto. “Mosca si sta rapidamente abituando ad una guerra in piena regola che presto si sposterà sul territorio di chi chi l’ha cominciata e che dovrà pagare i propri debiti”, la previsione del consigliere presidenziale Mikhailo Podolyak, seguita da un avvertimento: arriveranno sempre “più droni non identificati, più crolli”.

Al Cremlino i droni su Mosca sono diventati un motivo di preoccupazione. “La minaccia esiste, è evidente”, ha fatto sapere Dmitry Peskov incalzato dai giornalisti. Assicurando che “si stanno adottando misure di sicurezza”. Appena un giorno prima lo stesso portavoce di Putin aveva liquidato i raid sulla capitale come un “atto di disperazione” da parte dell’Ucraina. Dagli Usa gli analisti militari hanno confermato che colpire in Russia e a Mosca ha un significato non solo simbolico ma anche strategico per Kiev, perché – scrive il New York Times – “potrebbe costringere gli strateghi militari russi a prendere decisioni difficili su come dispiegare le risorse e alimentare divisioni già profonde”. Invece la Casa Bianca, che non vuole un inasprimento del conflitto, resta cauta. “Noi non incoraggiamo, né facilitiamo, gli attacchi (ucraini) all’interno della Russia”, ha chiarito il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby. A Washington si segue soprattutto la controffensiva di Kiev per liberare i territori occupati. Un’operazione che si sta confermando complicata, soprattutto per la potenza aerea delle forze di invasione. Dal cielo, ad esempio, sono piovute le bombe hanno colpito un ospedale a Kherson, uccidendo un medico.

Nel frattempo una delle zone nevralgiche del fronte sud, Zaporizhzhia, è stata visitata dal capo di stato maggiore delle forze armate russe Valery Gerasimov, che ha chiesto “attacchi preventivi” contro il nemico. L’Armata di Putin, almeno in questa fase, ha perso il supporto della milizia Wagner, che si è spostata in Bielorussia, allertando la Polonia. Varsavia nei giorni scorsi ha segnalato la presenza di un centinaio di mercenari russi vicino al corridoio di Suwalki, la striscia di terra che collega l’enclave russa di Kaliningrad alla Bielorussia, tra Polonia e Lituania. Il leader di Minsk Alexander Lukashenko lo ha smentito, ed anche gli Stati Uniti hanno spiegato di non avere “nessuna indicazione di minacce alla Polonia o ad altri alleati della Nato da parte del gruppo Wagner”. Almeno per il momento.

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Sparatoria in Nord Carolina, 4 agenti uccisi e 4 feriti

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Quattro agenti della polizia sono stati uccisi e 4 sono rimasti feriti durante una sparatoria a Charlotte, in Carolina del Nord. I poliziotti stavano cercando di eseguire un mandato d’arresto nei confronti di un uomo ricercato per possesso illegale di arma da fuoco. Secondo la ricostruzione i primi 4 agenti, che facevano parte della US Marshals Fugitive Task Force, sono stati colpiti a morte mentre si avvicinavano alla casa dell’uomo, la cui identità non è stata resa nota dalla polizia, anche lui morto nella sparatoria nel giardino antistante l’abitazione.

Gli altri 4 poliziotti, invece, sono stati feriti mentre cercavano di prestare soccorso ai colleghi colpiti da un secondo tiratore che ha aperto il fuoco dall’interno della casa. Dopo alcune ore di stallo, dei veicoli blindati hanno fatto irruzione nella casa al cui interno erano barricati una donna e un ragazzo di 17 anni, entrambi arrestati. Le forze dell’ordine hanno dichiarato di aver sequestrato anche un fucile “ad alta potenza”.

“Oggi abbiamo perso alcuni eroi che stavano semplicemente cercando di mantenere la nostra comunità al sicuro”, ha detto il capo della polizia di Charlotte-Mecklenburg, Johnny Jennings. Il presidente Usa Joe Biden, informato dell’accaduto, ha parlato con la sindaca di Charlotte, Vi Lyles, a cui ha espresso le sue condoglianze e il suo sostegno alla comunità.

“Sono eroi che hanno compiuto il sacrificio estremo, correndo verso il pericolo per proteggerci”, ha detto Biden, che ha poi aggiunto: “Piangiamo per loro e per i loro cari. E preghiamo per la guarigione dei coraggiosi ufficiali che sono rimasti feriti”.

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Missili su Israele dal Sud del Libano, Hamas tratta e combatte

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Le Brigate Ezzedin Al-Qassam, l’ala militare del movimento palestinese di Hamas, sta espandendo le sue attività dal settore occidentale a quello orientale del sud del Libano. Hanno condotto infatti ieri, per la prima volta dal settore orientale del sud del Libano, un lancio di razzi verso Israele. Al-Qassam ha rivendicato la responsabilità di un attacco missilistico contro un sito militare nel nord di Israele, e ha detto nel suo resoconto sull’applicazione Telegram di aver “bombardato dal sud del Libano il quartier generale della 769a Brigata Orientale” nel nord di Israele “con un salva missilistica concentrata in risposta ai massacri del nemico sionista a Gaza”.

I media israeliani hanno riferito che più di 30 proiettili sono stati sparati dal Libano verso Kiryat Shmona e la regione. L’esercito israeliano, da parte sua, ha riferito di aver monitorato “circa 20 lanci dal Libano verso il territorio israeliano, la maggior parte dei quali sono stati intercettati” senza che siano stati segnalati feriti o danni. Ha detto che “ha risposto alle fonti di fuoco”. Questo bombardamento dal settore orientale è il primo dall’inizio della guerra. Al-Qassam e altre fazioni palestinesi tradizionalmente lanciano razzi dal settore occidentale vicino alla costa, mentre entrare nel settore orientale è più complicato alla luce delle restrizioni dell’Esercito libanese e delle truppe Unifil all’ingresso degli stranieri nella zona di frontiera. Non è la prima volta che Al-Qassam lancia razzi verso il nord di Israele.

Dopo una pausa dallo scorso febbraio, ha ripreso la scorsa settimana a lanciare razzi per bombardare la caserma di Shumira, nel nord di Israele, con “venti razzi Grad”. Lo ha ripetuto lunedì bombardando la base militare.

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Stoltenberg visita Kiev, raid russi su Odessa

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“Un maggior sostegno è in arrivo, gli alleati hanno ascoltato il tuo appello”. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg si è rivolto con parole rassicuranti a Volodymyr Zelensky durante una visita a sorpresa a Kiev. Il capo dell’Alleanza ha garantito che i Paesi occidentali forniranno più aiuti militari, e più rapidamente, come chiede il presidente ucraino. E, mentre nell’est del Paese le forze russe continuano ad avanzare, si è dichiarato convinto che “non è troppo tardi perché l’Ucraina vinca”.

Per garantire la sua sicurezza, tuttavia, Kiev punta ora anche ad un accordo bilaterale con gli Stati Uniti, che recentemente hanno sbloccato un nuovo pacchetto di assistenza militare dal valore di 61 miliardi di dollari dopo mesi di diatribe nel Congresso. “Stiamo già lavorando su un testo specifico, il nostro obiettivo è rendere questo accordo il più forte di tutti”, ha annunciato Zelensky. Il riferimento è ad altre intese simili siglate negli ultimi mesi dall’Ucraina con diversi Paesi europei tra cui l’Italia lo scorso febbraio. Tuttavia il patto con Roma, come chiarito dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, “non è vincolante dal punto di vista giuridico” e non prevede “garanzie automatiche di sostegno politico o militare a Kiev”.

Con Washington, invece, “l’accordo dovrebbe essere davvero esemplare e riflettere la forza della leadership americana”, ha assicurato Zelensky. Con gli Usa ha insistito il presidente, l’Ucraina sta “discutendo le basi concrete di sicurezza e cooperazione” e “per fissare livelli specifici di sostegno per quest’anno e per i prossimi 10 anni”.

Ciò dovrebbe includere “il sostegno militare, finanziario, politico e la produzione congiunta di armi”. Durante la conferenza stampa con Stoltenberg, Zelensky ha insistito sulla richiesta che “la consegna degli aiuti militari sia più rapida”. Un’urgenza dettata per Kiev dalle drammatiche difficoltà con cui deve confrontarsi sul terreno, dove si trova a corto non solo di munizioni ma anche di uomini. Il capo di Stato maggiore, Oleksandr Syrsky, ha lanciato ieri l’allarme per una situazione che è “peggiorata”, con la Russia che “sta attaccando lungo tutta la linea del fronte”. Mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che “fra gli ucraini al fronte sta crescendo il panico”. Per il momento l’avanzata russa, ancora limitata, si concentra nell’area del Donbass, nell’est dell’Ucraina. Le forze di Kiev hanno detto di aver respinto nelle ultime ore “55 tentativi di attacco” nella regione di Donetsk, dove nei giorni scorsi i russi si sono impadroniti di tre villaggi nell’area di Avdiivka, cittadina caduta nelle mani delle truppe di Mosca a febbraio. E il ministero della Difesa russo ha detto che oggi è stata conquistato un altro insediamento, quello di Semenivka.

Raid sono stati segnalati anche a Odessa, con frammenti di missile russo caduti sul Castello di Kivalov, dove si è sviluppato un incendio. Il bilancio è di almeno 5 morti. Stoltenberg ha ammesso che Kiev si trova in questa situazione perché negli ultimi tempi “gli Alleati non hanno mantenuto ciò che avevano promesso”, e “gli ucraini ne stanno pagando il prezzo”. Ma con Zelensky il segretario generale ha anche parlato del possibile ingresso di Kiev nel Patto Atlantico.

“Sto lavorando duramente per garantire che l’Ucraina diventi membro della Nato, abbiamo bisogno che tutti gli alleati siano d’accordo”, ha detto Stoltenberg. Per poi ammettere che anche in questo caso rimangono delle difficoltà. “Non mi aspetto che raggiungeremo tale accordo entro il vertice di luglio” a Washington, ha dichiarato. Ma per Zelensky il futuro del suo Paese è nella Nato, perché, ha affermato, “è impossibile immaginare la sicurezza dell’Europa e della comunità euro-atlantica senza l’effettiva partecipazione dell’Ucraina”.

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