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Esteri

Zelensky, ‘la flotta russa sta abbandonando il Mar Nero’

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Storicamente orgoglio del Cremlino, oggi la flotta russa è più in difficoltà che mai. La marina di Mosca “non è più in grado di operare nel Mar Nero occidentale e sta gradualmente abbandonando la Crimea”, ha rivendicato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in occasione del secondo vertice della Piattaforma Crimea. Avvertendo che le loro navi “non hanno più alcun rifugio sicuro”. E quanto alla penisola annessa dai russi nel 2014, ha assicurato, “la totale superiorità” di Kiev “è solo questione di tempo”. Fronte di combattimenti a parte, la notizia più rilevante che arriva da Mosca sembra essere quella della morte improvvisa del 66enne Vladimir Nekrasov, capo del consiglio di amministrazione di Lukoil.

Il terzo dirigente della compagnia petrolifera scomparso dall’inizio della guerra. Nel settembre 2022, il presidente Ravil Maganov era caduto da una finestra in un ospedale di Mosca, mentre Alexander Subbotin, un altro ex top manager, era stato trovato morto nella casa di uno sciamano nel maggio 2022 a Mytishchi, a nord-est di Mosca. Dall’inizio del conflitto altri oligarchi e funzionari pubblici russi sono scomparsi in circostanze poco chiare, come il viceministro della Scienza Pyotr Kucherenko, che si era schierato contro l’invasione dell’Ucraina ed è deceduto dopo un malore in volo a 46 anni. Proprio la Lukoil, in modo insolito rispetto alle aziende russe, poche settimane dopo l’inizio dell’invasione aveva espresso in modo pubblico la propria preoccupazione per i “tragici eventi” in Ucraina e aveva chiesto la “fine quanto prima possibile del conflitto armato” attraverso negoziati. Tutte queste morti misteriose hanno posto legittimi interrogativi sull’entità del dissenso interno in Russia, tanto più che sul terreno le cose non vanno come si vorrebbe al Cremlino.

Anche in questa fase. Nel Donetsk l’offensiva su Avdiivka si è al momento arenata con perdite che si aggirano sull’ordine delle migliaia e in Crimea i filorussi sono esposti da mesi agli attacchi di Kiev con droni – sia marini che aerei – e missili, che in più di un’occasione sono andati a bersaglio infliggendogli diversi danni. Nella notte un tentativo di sabotaggio ucraino sarebbe stato intercettato, ma non è lontano l’ultimo spettacolare attacco riuscito: a metà settembre una pioggia di missili si abbatté sul porto filorusso di Sebastopoli danneggiando un sottomarino d’attacco migliorato della classe Kilo, il ‘Rostov-sul-Don’, e una nave anfibio della classe Ropucha, la ‘Minsk’. Dopo quell’incursione da Mosca era arrivato l’ordine di disperdere la flotta navale rimanente e di spostare le imbarcazioni da guerra il più lontano possibile, avvicinandone molte a Novorossijsk, nella Russia continentale, e spostandone tre da sbarco nel Mar d’Azov. E Vladimir Putin, ricorda Zelensky, è stato “costretto ad annunciare la creazione di una nuova base nel territorio occupato della Georgia”, cioè “nella parte sud-orientale del mare, il più lontano possibile dai missili ucraini e dai droni navali”. Ma le armi ucraine – è l’avvertimento – arriveranno “ovunque”.

Mosca prova a cambiare rotta anche tra le forze di terra. Accanto alle circa 400mila truppe presenti in Ucraina – secondo Kiev -, il ministero della Difesa russo ha iniziato a reclutare anche donne che andranno a rimpolpare le file del battaglione Borz della milizia privata Redut. Come segnala il media investigativo IStories, l’offerta di lavoro è stata divulgata direttamente sul social VKontakte: sei mesi di contratto, uno stipendio di 220.000 rubli al mese (circa 2.200 euro) e la possibilità di essere addestrate nel Donetsk occupato se non si hanno competenze con le armi. Saranno impiegate come cecchine o operatrici di droni. Per le stesse difficoltà, spiega l’intelligence britannica nel suo consueto aggiornamento, Mosca continuerebbe a fare affidamento sulle Storm-Z, unità specializzate in combattimenti urbani composte da ex detenuti e truppe regolari. Una scelta, sottolinea Londra, che “evidenzia l’estrema difficoltà della Russia nel generare fanteria da combattimento in grado di condurre efficaci operazioni offensive”.

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Sparatoria in Nord Carolina, 4 agenti uccisi e 4 feriti

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Quattro agenti della polizia sono stati uccisi e 4 sono rimasti feriti durante una sparatoria a Charlotte, in Carolina del Nord. I poliziotti stavano cercando di eseguire un mandato d’arresto nei confronti di un uomo ricercato per possesso illegale di arma da fuoco. Secondo la ricostruzione i primi 4 agenti, che facevano parte della US Marshals Fugitive Task Force, sono stati colpiti a morte mentre si avvicinavano alla casa dell’uomo, la cui identità non è stata resa nota dalla polizia, anche lui morto nella sparatoria nel giardino antistante l’abitazione.

Gli altri 4 poliziotti, invece, sono stati feriti mentre cercavano di prestare soccorso ai colleghi colpiti da un secondo tiratore che ha aperto il fuoco dall’interno della casa. Dopo alcune ore di stallo, dei veicoli blindati hanno fatto irruzione nella casa al cui interno erano barricati una donna e un ragazzo di 17 anni, entrambi arrestati. Le forze dell’ordine hanno dichiarato di aver sequestrato anche un fucile “ad alta potenza”.

“Oggi abbiamo perso alcuni eroi che stavano semplicemente cercando di mantenere la nostra comunità al sicuro”, ha detto il capo della polizia di Charlotte-Mecklenburg, Johnny Jennings. Il presidente Usa Joe Biden, informato dell’accaduto, ha parlato con la sindaca di Charlotte, Vi Lyles, a cui ha espresso le sue condoglianze e il suo sostegno alla comunità.

“Sono eroi che hanno compiuto il sacrificio estremo, correndo verso il pericolo per proteggerci”, ha detto Biden, che ha poi aggiunto: “Piangiamo per loro e per i loro cari. E preghiamo per la guarigione dei coraggiosi ufficiali che sono rimasti feriti”.

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Missili su Israele dal Sud del Libano, Hamas tratta e combatte

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Le Brigate Ezzedin Al-Qassam, l’ala militare del movimento palestinese di Hamas, sta espandendo le sue attività dal settore occidentale a quello orientale del sud del Libano. Hanno condotto infatti ieri, per la prima volta dal settore orientale del sud del Libano, un lancio di razzi verso Israele. Al-Qassam ha rivendicato la responsabilità di un attacco missilistico contro un sito militare nel nord di Israele, e ha detto nel suo resoconto sull’applicazione Telegram di aver “bombardato dal sud del Libano il quartier generale della 769a Brigata Orientale” nel nord di Israele “con un salva missilistica concentrata in risposta ai massacri del nemico sionista a Gaza”.

I media israeliani hanno riferito che più di 30 proiettili sono stati sparati dal Libano verso Kiryat Shmona e la regione. L’esercito israeliano, da parte sua, ha riferito di aver monitorato “circa 20 lanci dal Libano verso il territorio israeliano, la maggior parte dei quali sono stati intercettati” senza che siano stati segnalati feriti o danni. Ha detto che “ha risposto alle fonti di fuoco”. Questo bombardamento dal settore orientale è il primo dall’inizio della guerra. Al-Qassam e altre fazioni palestinesi tradizionalmente lanciano razzi dal settore occidentale vicino alla costa, mentre entrare nel settore orientale è più complicato alla luce delle restrizioni dell’Esercito libanese e delle truppe Unifil all’ingresso degli stranieri nella zona di frontiera. Non è la prima volta che Al-Qassam lancia razzi verso il nord di Israele.

Dopo una pausa dallo scorso febbraio, ha ripreso la scorsa settimana a lanciare razzi per bombardare la caserma di Shumira, nel nord di Israele, con “venti razzi Grad”. Lo ha ripetuto lunedì bombardando la base militare.

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Stoltenberg visita Kiev, raid russi su Odessa

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“Un maggior sostegno è in arrivo, gli alleati hanno ascoltato il tuo appello”. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg si è rivolto con parole rassicuranti a Volodymyr Zelensky durante una visita a sorpresa a Kiev. Il capo dell’Alleanza ha garantito che i Paesi occidentali forniranno più aiuti militari, e più rapidamente, come chiede il presidente ucraino. E, mentre nell’est del Paese le forze russe continuano ad avanzare, si è dichiarato convinto che “non è troppo tardi perché l’Ucraina vinca”.

Per garantire la sua sicurezza, tuttavia, Kiev punta ora anche ad un accordo bilaterale con gli Stati Uniti, che recentemente hanno sbloccato un nuovo pacchetto di assistenza militare dal valore di 61 miliardi di dollari dopo mesi di diatribe nel Congresso. “Stiamo già lavorando su un testo specifico, il nostro obiettivo è rendere questo accordo il più forte di tutti”, ha annunciato Zelensky. Il riferimento è ad altre intese simili siglate negli ultimi mesi dall’Ucraina con diversi Paesi europei tra cui l’Italia lo scorso febbraio. Tuttavia il patto con Roma, come chiarito dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, “non è vincolante dal punto di vista giuridico” e non prevede “garanzie automatiche di sostegno politico o militare a Kiev”.

Con Washington, invece, “l’accordo dovrebbe essere davvero esemplare e riflettere la forza della leadership americana”, ha assicurato Zelensky. Con gli Usa ha insistito il presidente, l’Ucraina sta “discutendo le basi concrete di sicurezza e cooperazione” e “per fissare livelli specifici di sostegno per quest’anno e per i prossimi 10 anni”.

Ciò dovrebbe includere “il sostegno militare, finanziario, politico e la produzione congiunta di armi”. Durante la conferenza stampa con Stoltenberg, Zelensky ha insistito sulla richiesta che “la consegna degli aiuti militari sia più rapida”. Un’urgenza dettata per Kiev dalle drammatiche difficoltà con cui deve confrontarsi sul terreno, dove si trova a corto non solo di munizioni ma anche di uomini. Il capo di Stato maggiore, Oleksandr Syrsky, ha lanciato ieri l’allarme per una situazione che è “peggiorata”, con la Russia che “sta attaccando lungo tutta la linea del fronte”. Mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che “fra gli ucraini al fronte sta crescendo il panico”. Per il momento l’avanzata russa, ancora limitata, si concentra nell’area del Donbass, nell’est dell’Ucraina. Le forze di Kiev hanno detto di aver respinto nelle ultime ore “55 tentativi di attacco” nella regione di Donetsk, dove nei giorni scorsi i russi si sono impadroniti di tre villaggi nell’area di Avdiivka, cittadina caduta nelle mani delle truppe di Mosca a febbraio. E il ministero della Difesa russo ha detto che oggi è stata conquistato un altro insediamento, quello di Semenivka.

Raid sono stati segnalati anche a Odessa, con frammenti di missile russo caduti sul Castello di Kivalov, dove si è sviluppato un incendio. Il bilancio è di almeno 5 morti. Stoltenberg ha ammesso che Kiev si trova in questa situazione perché negli ultimi tempi “gli Alleati non hanno mantenuto ciò che avevano promesso”, e “gli ucraini ne stanno pagando il prezzo”. Ma con Zelensky il segretario generale ha anche parlato del possibile ingresso di Kiev nel Patto Atlantico.

“Sto lavorando duramente per garantire che l’Ucraina diventi membro della Nato, abbiamo bisogno che tutti gli alleati siano d’accordo”, ha detto Stoltenberg. Per poi ammettere che anche in questo caso rimangono delle difficoltà. “Non mi aspetto che raggiungeremo tale accordo entro il vertice di luglio” a Washington, ha dichiarato. Ma per Zelensky il futuro del suo Paese è nella Nato, perché, ha affermato, “è impossibile immaginare la sicurezza dell’Europa e della comunità euro-atlantica senza l’effettiva partecipazione dell’Ucraina”.

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