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Nuova Zelanda, il vulcano erutta e fa strage di turisti: 5 morti e 8 dispersi

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Una gita adrenalinica si è trasformata in tragedia: sono almeno 5 i morti e diversi i dispersi sull’isola neozelandese di White Island, terra dominata da un vulcano attivo che si e’ risvegliato e ha fatto strage. Le immagini scattate da un turista mostrano la violenza dell’eruzione, con l’isola improvvisamente avvolta da un’enorme colonna di fumo e cenere arrivata fino all’altezza di 3,6 chilometri. Il giovane, Michael Schade, aveva appena finito il tour del cratere che domina l’isolotto. Mentre si trovava a bordo di un battello per rientrare sulla terraferma il boato devastante dell’eruzione. “E’ così incredibile. Tutto il nostro gruppo si trovava letteralmente sul bordo del cratere solo trenta minuti fa – ha scritto in diretta pubblicando le foto su Twitter -. Il mio pensiero va a quelli dispersi”. Sull’isola, hanno reso noto le autorita’, al momento dell’eruzione c’erano fino ad una cinquantina persone. Un fermo immagine di una telecamera sul cratere mostra un gruppetto di turisti proprio al centro del vulcano pochi secondi prima della strage. Le persone soccorse sono state 31, molte con ferite da ustione. Per i dispersi, che la polizia ha stimato da ultimo in 8, non c’e’ piu’ nulla da fare. “Non ci sono segni di vita” sull’isola, ha riferito la polizia neozelandese: le persone che potevano essere recuperate ancora in vita sono gia’ state messe in salvo. Un elicottero della polizia e un aereo militare hanno effettuato voli di ricognizione sull’isola. “In base alle informazioni che abbiamo, non crediamo ci sia alcun sopravvissuto”, e’ stato il comunicato finale. Poi e’ sceso il buio. Le ricerche continueranno all’alba, mentre autorita’ e tour operator lavorano per avere un quadro esatto delle presenze sull’isola. Un sito destinato alle famiglie per avere notizie sui propri cari ha raccolto numerose segnalazioni. Intanto, sui media locali infuria la polemica: “Perche’ c’erano i turisti sull’isola?”, titolano in molti, ricordando che quello di White Island e’ considerato il vulcano piu’ pericoloso della Nuova Zelanda. Lo scorso 18 novembre infatti l’agenzia geologica nazionale (GeoNet) aveva innalzato a due il livello di allerta per l’isola, segnalando l’inizio di una possibile nuova fase eruttiva. Addirittura, la scorsa settimana GeoNet aveva reso noto di poter certificare l’avvio di una fase ad alta attivita’ eruttiva. “Compete ai tour operator decidere come e se interrompere le escursioni sull’isola”, si e’ difeso un vulcanologo di GeoNet. White Hall, chiamata Whakaari ovvero “il drammatico vulcano” dai locali, attira ogni anno 10.000 turisti. L’escursione costa 229 dollari e il volantino pubblicitario e’ chiaro: “I visitatori devono essere consapevoli che c’e’ sempre un rischio di eruzione a prescindere dal livello di allerta”.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

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  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

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