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Nervi tesi su Rousseau, Fico a “Dibba”: sul Pd sbagli

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 Il M5s come la sinistra, avvitato in una sindrome di Tafazzi, che non gli portera’ niente di buono. L’europarlamentare 5 Stelle Fabio Massimo Castaldo lancia questo monito a tutti i suoi colleghi del Movimento che non fanno passare giorno senza scrivere un nuovo capitolo della faida interna che si aperta nel M5s. Dopo gli attacchi di Alessandro Di Battista, scende infatti in campo in campo Roberto Fico che minimizza sui pericoli di scissione e rilancia sull’intesa con i Dem, definita dall’ex deputato la “morte nera”. Anzi, aggiunge il presidente della Camera: “Io non la penso cosi’, e analizzando i dati si vede che dopo l’accordo con il Pd, il M5s ha fermato l’emorragia di voti”. Soprattutto, pero’, dopo lo strappo di Casaleggio Jr, che ha annunciato una drastica riduzione dei servizi offerti ai 5 Stelle dalla piattaforma Rousseau, arriva la risposta di un gruppo di parlamentari 5 Stelle. Hanno avviato una raccolta di firme su una lettera da inviare al capo politico Vito Crimi e ai capigruppo di Camera e Senato, in cui si chiede di procedere con urgenza alla trasformazione dell’Associazione Rousseau in “fornitore di servizi” puro per il Movimento 5 Stelle. E’ un gruppo di fuoco di 35 parlamentari che con questa mossa risponde all’offensiva lanciata da Davide Casaleggio per costringere i 5 Stelle a regolarizzare i versamenti alla piattaforma e sedare la rivolta contro di lui. Non solo il gruppo vuole riprendersi in casa il controllo e la gestione del portale del M5s ma mostra di non piegarsi neppure alla pressione indiretta manifestata dal presidente di Rousseau che giusto ieri ricordava come sia in capo all’associazione anche la tutela legale di Grillo, del Movimento e del Capo politico. La “garantira’ il M5s” avvertono i parlamentari. Quanto alla trasformazione dei rapporti del M5s con la sua piattaforma la richiesta e’ che avvenga a stretto giro: e’ impensabile, sostengono i proponenti della proposta, avviare gli stati generali senza aver prima chiarito la natura dei rapporti con la piattaforma su cui si interpellano i 170 mila iscritti al Movimento. “Non mi focalizzerei su Rousseau, ma sul dibattito interno e sulla organizzazione generale” mette pero’ in guardia Roberto Fico che invita invece ad aprire un confronto senza minacce si scissioni: “Spesso ho detto che nel Movimento tante cose non andavano, ma ho cercato di lavorare sempre seriamente, in lealta’”. Nicola Morra, senatore e presidente dell’Antimafia, prova a fare la “pace” con Di Battista: “Ci dia una mano per fare una rigorosa legge sul conflitto di interessi” e’ l’invito che gli rivolge dopo aver anche rilanciato un’altra proposta del “Dibba” sul servizio civile ambientale. E’ l’invito alla calma che arriva appunto anche da Castaldo che lancia il suo appello per portare “liti e scazzi negli spogliatoi” ed evitare di “diventare i peggiori nemici di noi stessi”. Ma il gruppo si divide comunque. I parlamentari al primo mandato guardano con sospetto l’attivismo dei colleghi entrati in parlamento nel 2013, molti dei quali in aperto dissenso con gli attuali vertici, temendo altre deroghe sui limiti del doppio mandato. “Rousseau resta l’unica garanzia per i nostri iscritti che si onorino i principi e le regole in base alle quali ognuno di noi siede nelle istituzioni e siamo diventati il partito di maggioranza in Italia. Attenzione, perche’ derogare ad alcuni principi, fara’ allontanare i nostri attivisti” dice, interpellato, Luigi Iovino. Luigi Gallo, uno dei sottoscrittori di Parole Guerriere, rassicura: “per me i due mandati non si toccano per parlamentari, europarlamentari e regionali per evitare di creare una casta a 5 stelle”.

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Mika torna in Italia: concerti, cinema e un amore infinito per l’arte

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Artista eclettico e cittadino del mondo, Mika (foto Imagoeconomica in evidenza) si prepara a tornare in Italia per quattro concerti estivi (Umbria Jazz, No Borders, Este Music Festival e Anfiteatro del Vittoriale). Ma prima, il cantante sarà protagonista su Rai1: condurrà la serata di premiazione dei David di Donatello mercoledì 7 maggio. In una lunga intervista al Corriere della Sera, Mika racconta il suo amore per l’Italia e per il cinema.

«Sono un grande fan del cinema che sa essere leggero, poetico, politico», racconta, ricordando come non servisse conoscere la lingua italiana per capire i grandi maestri del nostro cinema: «È un dialogo universale». La sua conduzione ai David sarà pensata per celebrare tutto il mondo del cinema, non solo le star ma anche gli artigiani che rendono possibile la magia del grande schermo.

Accanto a lui sul palco ci sarà Elena Sofia Ricci, che definisce «una donna forte, intellettuale, emozionale, favolosamente diva». Mika, con la sua naturalezza, respinge l’etichetta di «divo» per sé stesso: «Nella vita sono normale, ma sul palco mi trasformo: è un rito spirituale».

L’arte come salvezza e la doppia vita degli artisti

Mika si racconta senza filtri, ammettendo quanto la cultura della fama sia tossica e di quanto sia importante per lui rifugiarsi nella parte artigianale e creativa del suo lavoro: «L’artigianato mi salva dagli aspetti superficiali, è una cura». La differenza tra il sé pubblico e il sé privato è marcata: sul palco energia pura, a casa, davanti a un pianoforte, la paura del foglio bianco.

Ripercorrendo la sua infanzia, Mika spiega di aver avuto «l’infanzia più bella del mondo» nonostante le difficoltà scolastiche: «La musica mi ha salvato la vita». E racconta come ogni sua identità culturale abbia lasciato un segno profondo: dalla praticità americana, alla disciplina inglese, al gioco delle parole francese, fino all’anima colorata e malinconica libanese.

Da X Factor ai David: un percorso sorprendente

Indimenticabile il suo primo impatto con X Factor Italia: «Non capivo nulla di quello che dicevano Simona Ventura, Morgan ed Elio… mi chiesi perché avessi accettato», confessa sorridendo. Ma proprio da quel momento è iniziato un rapporto d’amore con il nostro Paese che dura ancora oggi.

E ora, ai David di Donatello, Mika porterà poesia, eleganza e un tributo profondo al cinema italiano, nel rispetto della sua grande tradizione e della sua capacità unica di emozionare il mondo.

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Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

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Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

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Bersani e politica che si fa con l’orecchio a terra: dallo sciopero delle prostitute ai rimpianti sullo ius soli

Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Corriere della Sera, ripercorre episodi della sua vita politica e personale: dalle liberalizzazioni allo sciopero delle prostitute, passando per il rimpianto sullo ius soli.

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Pier Luigi Bersani (foto Imagoeconomica in evidenza), ex segretario del Pd, si racconta in un’ampia intervista rilasciata al Corriere della Sera, ripercorrendo episodi personali e politici che hanno segnato la sua vita e l’Italia contemporanea.

Nel suo nuovo libro “Chiedimi chi erano i Beatles” (Rizzoli), Bersani intreccia la politica, le battaglie sociali e i ricordi personali, come l’episodio curioso dello sciopero delle prostitute a Piacenza negli anni Settanta e la protesta dei commercianti sotto casa dei suoi genitori a Bettola, quando da ministro avviò le famose liberalizzazioni.

L’episodio delle prostitute e la lezione sulla politica

Durante la pedonalizzazione di un tratto della via Emilia, le prostitute protestarono. Il giovane Bersani, allora responsabile cultura del Pci locale, seguì l’episodio da vicino: «Un amministratore deve avere a cuore i problemi di tutti, anche quelli più difficili», ricorda.

Le liberalizzazioni e il pullman a Bettola

Nel 1996, da ministro, la sua “lenzuolata” per liberalizzare il commercio suscitò la rabbia dei commercianti. Una delegazione arrivò addirittura sotto casa dei suoi genitori. Ma l’accoglienza calorosa dei suoi — ciambelle e vino bianco — trasformò la protesta in una festa, segnando un inatteso boomerang per i contestatori.

La sfida canora con Umberto Eco

Bersani racconta anche della famosa sfida canora al convegno di Gargonza nel 1997, quando sconfisse Umberto Ecointonando canti religiosi: «Da noi era obbligatorio fare i chierichetti, non iscriversi subito alla Fgci».

Il rimpianto dello ius soli

Se fosse diventato premier nel 2013, Bersani avrebbe voluto introdurre lo ius soli con un decreto legge già alla prima seduta del Consiglio dei Ministri. Un rimpianto che ancora oggi pesa: «Se parti dagli ultimi, migliori la società per tutti».

I 101 e la caduta di Prodi

Bersani ammette di conoscere l’identità di circa «71-72» dei famosi 101 franchi tiratori che affossarono Romano Prodinella corsa al Quirinale. «C’erano renziani e non solo. Alcuni mi confessarono la verità piangendo».

Il rapporto con la morte

Dopo un grave problema di salute nel 2014, Bersani parla della morte con una serenità disarmante: «È più semplice di quanto pensassi. È la vita che si riassume in quell’istante». La sua fede è ora una ricerca continua: «Chi ha già trovato dovrebbe continuare a cercare».

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