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Cronache

Nelle scuole per Giulia “un minuto di rumore”

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“Facciamo rumore e bruciamo tutto”. Da Roma a Milano, fino a Palermo: i licei e le università di Italia danno vita a “un minuto di rumore” per Giulia Cecchettin e per tutte le donne uccise dagli uomini, per ‘bruciare’ il sistema che regna nella società. A rispondere al richiamo di Elena, sorella della giovane vittima che ha detto basta ai silenzi assordanti, sono i giovani. E a fare da megafono oggi è stata la Capitale. Centinaia di studenti riversati nei cortili dei licei romani si sono mobilitati per Giulia e per ogni vittima di femminicidio. Al Manara, al Morgagni, all’Orazio e al Tasso, così come al Farnesina, al Virgilio, al Talete, al Mamiani, al Kennedy e all’Albertelli, e i molti altri istituiti, i ragazzi si sono opposti al minuto di silenzio chiesto dal ministro dell’istruzione Valditara.

“Diciamo no a un silenzio assordante. Bruciamo tutto”. Con chiavi, megafoni, applausi, fischi e colpi sui banchi, gli studenti di Roma si sono mobilitati per dire “mai più vittime, diventiamo marea”, un rumore che vuole essere antidoto alla complicità, all’omertà, alla paura che ha favorito la cultura patriarcale e machista. Così oggi le scuole sono state teatro della marea, con fumogeni viola e il conto alla rovescia alle 11, orario indicato per il silenzio: “Sono il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”, il coro – motto del transfemminismo – cantato dai giovani. A Roma la protesta arriva all’università, con il minuto di rumore portato degli studenti in occupazione alla Sapienza. Il ministro, dal canto suo, oggi il silenzio lo ha osservato: “Dovete rispettare i no”, ha detto Valditara all’Istituto comprensivo 46 ‘Scialoja Cortese’ di Napoli.

Il ministro ha poi cercato di stoppare le polemiche sulle proteste. “Gli studenti fanno bene a scendere in piazza, ma non sono d’accordo che si debba bruciare tutto – ha detto -, bisogna costruire, bisogna bruciare il male, bisogna bruciare una cultura maschilista, questo sì”, ha sottolineato. Ma per gli studenti è stata la giornata della rabbia. E al nord, come a Roma, in molti licei hanno raccolto l’appello di Elena: Dal Manzoni al Tenca, dal Vittorini al Carducci, i giovani di Milano hanno ricordato che “per le sorelle uccise non basta il lutto. Giulia è una delle tante donne uccise da un bravo ragazzo”. Il “rumore” per Giulia è arrivato anche al Senato. Lo ha annunciato il senatore Filippo Sensi, postando un video con ragazze e ragazzi che fanno rumore a Palazzo Giustiniani, per un’iniziativa “con la presidente e la ex presidente della Commissione Femminicidio”.

In Puglia però c’è chi ha caldeggiato per il 19 novembre una giornata dedicata agli uomini con volantini che rivendicavano i “diritti che gli uomini non hanno”: l’azione è stata messa a segno in alcune aule dell’Università di Bari provocando inevitabili polemiche per la coincidenza temporale con il recente femminicidio. Le proteste per Giulia però non si fermano, e verso la manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne prevista il 25 novembre, per domani i collettivi della Statale di Milano hanno lanciato un flash mob davanti all’università, mentre a Roma i movimenti di Cambiare Rotta e Osa daranno vita a un sit in a San Lorenzo. La lotta alla violenza di genere, si inserisce in un clima già teso per le mobilitazioni studentesche a favore della Palestina. E proprio oggi il corteo organizzato dal collettivo dell’ateneo di Firenze, ha portato a cariche e momenti di tensione.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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Cadavere nel lago, è un 51enne morto forse per un malore

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E’ un 51enne di Calvizzano (Napoli) l’uomo trovato senza vita nel lago di Lucrino a Pozzuoli. La salma è stata sequestrata per esami autoptici. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un malore.

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Verso Conclave tra suffragio e diplomazia, domani la data

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Secondo il testo liturgico che definisce le regole e le modalità di cosa avviene dopo la morte di un Papa – l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis -, il Conclave inizia tra il 15/o e il 20/o giorno dal decesso, quindi tra il 5 e il 10 maggio prossimi. Oppure tra il 6 e l’11 maggio se si conta dal giorno successivo alla morte. Anche questo ‘busillis’ sarà risolto domattina, quando la quinta congregazione generale dei cardinali stabilirà la data definitiva. Il calendario della settimana prevede congregazioni la mattina alle 9.00 e, nel pomeriggio alle 17.00, le messe dei ‘novendiali’ nella Basilica vaticana: il ciclo dei nove giorni di suffragio, iniziato ieri con la messa esequiale presieduta in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, si esaurirà domenica 4 maggio.

Dopo di che il possibile ingresso in Sistina e l'”extra omnes” che apre il Conclave. I 135 ‘elettori’ (134 considerando il forfait per motivi di salute del cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera) stanno convergendo a Roma. Molti si conosceranno direttamente nelle congregazioni, dove, in tema di strategie che porteranno all’elezione del nuovo Papa, conterà molto anche il peso di non-elettori, cioè i cardinali ‘over-80’, che mantengono la loro capacità di influenza e di orientare consensi. Una sorta di ‘grandi elettori’, insomma, anche se poi nel chiuso della Sistina ognuno risponde a sé stesso e, secondo quello che è il metro cattolico, allo Spirito Santo. Tra questi ‘grandi vecchi’ c’è sicuramente il 91/enne decano Re, mentre non si sa tra gli italiani quanto potranno esercitare un ruolo di indirizzo ex presidenti Cei come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.

Fra gli stranieri con capacità di spostare voti, e non presenti in Conclave, ci sono il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, quello di Vienna Christoph Schoenborn, fine teologo ex allievo di Joseph Ratzinger e fiduciario di papa Bergoglio in ruoli-guida di vari Sinodi come quelli sulla famiglia, o l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America Latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente. Intanto oggi, la scena tra i ‘papabili’ è stata tutta per Pietro Parolin, già segretario di Stato, che ha presieduto in Piazza San Pietro la seconda messa dei ‘novendiali’, davanti ai 200 mila partecipanti al Giubileo degli adolescenti.

Da stretto collaboratore di papa Bergoglio, la sobrietà, il piglio sicuro ma anche affabile e umano con cui ha portato avanti la celebrazione ha ricordato quelli dell’allora prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger nell’officiare venti anni fa i funerali di Giovanni Paolo II, uscendone come l’unico vero candidato alla successione. Nella messa di oggi, in cui ha assimilato la tristezza, il turbamento e lo smarrimento per la morte di Francesco a quelli degli “apostoli addolorati per la morte di Gesù”, Parolin è come se avesse esposto sinteticamente una sorta di suo ‘programma’, sulla scia del grande pontificato appena concluso. Ha spiegato che l'”eredità” del Pontefice “dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.

“Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco”, ha sottolineato, a proposito di un Pontefice che alla misericordia dedicò anche un Anno Santo straordinario. Papa Francesco “ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Una misericordia che è guida anche nell’azione diplomatica della Santa Sede, come si è visto ancora ieri nell’incontro in Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in una foto che ha fatto il giro del mondo ed è rimasta l’emblema della giornata: non pochi l’hanno definita “l’ultimo miracolo di papa Francesco”.

Zelensky ieri ha anche incontrato proprio Parolin, capo della diplomazia d’Otretevere, ringraziando poi su X “per il sostegno al diritto dell’Ucraina all’autodifesa e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima”. E oggi, per l’incontro in Basilica, l’ambasciatore ucraino Andrii Yurash ha riconosciuto con l’ANSA “il grande sostegno della Santa Sede”.

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