“Io sono napoletano e ho avuto la fortuna di incontrare questi ragazzi. Ho girato il mondo e mi sono reso conto che fare l’equazione Scampia- male non è vero. Il paradiso non esiste da nessuna parte. Mettere l’accento negativo su questa parte di Napoli è criminale”, così il maestro Riccardo Muti in visita a Scampia al centro Hurtado, centro di formazione culturale e professionale. “Io amo sempre scrivere nelle partiture dei pensieri che mi capitano. Ho trovato in questa partitura un proverbio cinese ed è giusto per Scampia. Questo appunto dice: A forza di pensare ai fiori, questi fiori crescono. E questo è un messaggio da lanciare anche a chi è ai vertici”, così il maestro Riccardo Muti in visita a Scampia al centro Hurtado, centro di formazione culturale e professionale. Il Maestro Riccardo Muti e’ tornato oggi al conservatorio di San Pietro a Majella per festeggiare i suoi 80 anni. In queste stesse sale, Muti si e’ formato da giovane. Ad accoglierlo, all’esterno del conservatorio situato nel cuore del centro storico di Napoli, tanti appassionati di musica, cittadini che hanno voluto fargli sentire il calore della sua citta’. ”Bentornato a casa, Maestro” ha detto il direttore del conservatorio, Carmine Santaniello, che ha invitato Muti a tornare al conservatorio per inaugurare la Sala Scarlatti oggetto di restauro. La storia di Riccardo Muti, direttore d’orchestra tra i piu’ grandi del nostro tempo, si intreccia in modo assiduo e decisivo con quella di Napoli, citta’ in cui Muti e’ nato il 28 luglio del 1941 e nella quale ha intrapreso la propria straordinaria storia musicale, diplomandosi nella classe di pianoforte di Vincenzo Vitale, presso il Conservatorio di San Pietro a Majella.
”La musica non descrive, evoca sensazioni – ha detto Muti – Il mio maestro diceva: quando fai la musica non devi pensare, altrimenti e’ meglio che fai il farmacista, con tutto il rispetto per il farmacista”. Un percorso musicale, quello di Muti, che e’ stato riproposto nella rassegna multimediale-fotografica ‘Tutto inizio’ da qui’ allestita nella sala Riccardo Muti, a lui dedicata. La mostra e’ a cura dell’Associazione ex allievi di San Pietro a Majella con gli archivi fotografici RMM Music, Carbone, Romano, Conte. Nel chiostro del conservatorio allestita anche un’altra esposizione, intitolata ‘L’architettura della musica’, che illustra il passato glorioso, il presente laborioso e il futuro ambizioso di San Pietro a Majella attraverso otto grandi pannelli che resteranno in esposizione fino al 30 novembre. Questa mostra nasce con la volonta’ di regalare simbolicamente a Muti il progetto di restauro dell’edificio, tanto auspicato dallo stesso direttore d’orchestra, finanziato dalla Regione Campania e realizzato dalla Soprintendenza. L’esposizione nasce dalla collaborazione tra Regione, Scabec, Ministero della Cultura e conservatorio di Napoli.
”Per meritarci il regalo della sua presenza – ha affermato il presidente del conservatorio, Luigi Carbone – dobbiamo curare San Pietro a Majella innanzitutto fisicamente con il restauro aprendo anche il museo e gli archivi, perche’ i tesori non vanno tenuti chiusi a chiave, occupandoci della qualita’ della scuola e del suo insegnamento, prendendo a cuore il futuro degli allievi. Dobbiamo curare il sogno di costruire grandi progetti per il rilievo mondiale che questo conservatorio merita. Sono sogni ambiziosi – ha sottolineato il presidente – ma i vincitori sono sognatori che non si sono arresi proprio come lei Maestro e dunque per meritare il dono della sua presenza dobbiamo fare tesoro del glorioso passato e costruire un futuro che ne sia degno. Con questo impegno le porgiamo gli auguri”.
Al termine del dialogo tra Muti e monsignore Vincenzo De Gregorio, preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra ed ex direttore del conservatorio napoletano, spazio alla musica con il concerto dell’Orchestra Barocca del Conservatorio di San Pietro a Majella diretta da Antonio Florio. In programma, musiche, tra gli altri, di Guglielmi, Paisiello, Piccinni, Porpora, Sarro, Ugolino, Vinci.
Stop all’automatismo che impone la sospensione della responsabilità genitoriale per i genitori condannati per maltrattamenti in famiglia. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n. 55 del 2025, dichiarando illegittimo l’articolo 34, secondo comma, del Codice penale nella parte in cui non consente al giudice di valutare in concreto l’interesse del minore.
Una norma rigida che non tutela sempre i figli
L’automatismo previsto dalla norma, secondo cui alla condanna per maltrattamenti in famiglia (articolo 572 c.p.) segue obbligatoriamente la sospensione della responsabilità genitoriale per il doppio della pena, è stato giudicato irragionevole e incostituzionale. Secondo la Consulta, la previsione esclude qualsiasi valutazione caso per caso e impedisce al giudice di verificare se la sospensione sia effettivamente nell’interesse del minore, come invece richiedono gli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione.
Il caso sollevato dal Tribunale di Siena
A sollevare la questione è stato il Tribunale di Siena, che aveva riconosciuto la responsabilità penale di due genitori per maltrattamenti nei confronti dei figli minori, ma riteneva inadeguato applicare in automatico la sospensione della responsabilità genitoriale. Il giudice toscano ha evidenziato la possibilità concreta che, in presenza di una riconciliazione familiare e di un miglioramento del contesto domestico, la sospensione potesse arrecare un danno ulteriore ai minori.
Il principio: al centro l’interesse del minore
La Corte ha ribadito che la tutela dell’interesse del minore non può essere affidata a presunzioni assolute, bensì deve derivare da una valutazione specifica del contesto familiare e della reale efficacia protettiva della misura. Il giudice penale deve dunque essere libero di stabilire, caso per caso, se la sospensione della responsabilità genitoriale sia davvero la scelta più idonea alla protezione del figlio.
La continuità con la giurisprudenza
La decisione si inserisce nel solco della sentenza n. 102 del 2020, con cui la Consulta aveva già bocciato l’automatismo previsto per i genitori condannati per sottrazione internazionale di minore. In entrambi i casi, si riafferma il principio secondo cui le misure che incidono sulla genitorialità devono essere coerenti con i valori costituzionali e orientate alla tutela concreta del minore.
Il mondo della cultura piange la scomparsa di Mario Vargas Llosa (foto in evidenza di Imagoeconomica), uno dei più grandi romanzieri del Novecento e premio Nobel per la Letteratura nel 2010. Lo scrittore peruviano si è spento oggi, domenica, a Lima all’età di 89 anni, circondato dalla sua famiglia, come ha comunicato suo figlio Álvaro attraverso un messaggio pubblicato sul suo account ufficiale di X.
«Con profondo dolore, rendiamo pubblico che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace».
Una vita tra letteratura e impegno
Nato ad Arequipa il 28 marzo del 1936, Vargas Llosa è stato tra i più influenti autori della narrativa ispanoamericana contemporanea. Oltre ai riconoscimenti letterari internazionali, ha vissuto una vita profondamente segnata anche dall’impegno civile e politico.
Con la sua scrittura tagliente e lucida, ha raccontato le contraddizioni della società peruviana e latinoamericana, esplorando con coraggio e passione temi di potere, ingiustizia e libertà.
I capolavori che hanno segnato la sua carriera
Autore di romanzi fondamentali come “La città e i cani” (1963), durissima denuncia del sistema militare peruviano, e “La casa verde” (1966), Vargas Llosa ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura del Novecento. La sua vasta produzione comprende anche saggi, articoli e testi teatrali.
Un addio in forma privata
Come reso noto dalla famiglia, i funerali saranno celebrati in forma privata e, nel rispetto della volontà dell’autore, le sue spoglie saranno cremate. Un addio sobrio, coerente con la riservatezza che ha spesso contraddistinto l’uomo dietro lo scrittore.
Cinque giovani talenti campani delle scuole superiori rappresenteranno l’Italia all’International Young Physicists’ Tournament (IYPT) 2025, la più prestigiosa competizione mondiale di fisica per studenti delle scuole superiori, che si svolgerà dal 29 giugno al 6 luglio a Lund, in Svezia.
Dopo una severa selezione nazionale, articolata in prove pratiche e orali, sono stati scelti cinque studenti, tutti provenienti da istituti superiori della Campania: il Liceo Mercalli di Napoli e il Liceo Buchner di Ischia. Una vittoria che premia la qualità della formazione scientifica nelle scuole del Sud e conferma il livello di eccellenza raggiunto dalla regione in campo scientifico.
Tra i protagonisti Pierluigi Trani, talento di Ischia
Tra i cinque campioni c’è Pierluigi Trani, studente del terzo anno del Liceo Scientifico Buchner di Ischia, attualmente a Salonicco, in Grecia, per partecipare a un torneo amichevole di preparazione con altri cinque Paesi del sud Europa. Trani si è classificato tra i primi quattro nella fase provinciale dei Campionati di Fisica 2025 a Napoli, risultando l’unico studente ischitano tra i primi dieci. Inoltre, si è distinto a livello nazionale arrivando terzo alle Olimpiadi di Statistica nella sua fascia d’età.
Il giovane fisico non ha intenzione di fermarsi qui: dopo l’esperienza mondiale in Svezia, proseguirà i suoi studi in un prestigioso college londinese, pronto ad accoglierlo per coltivare il suo brillante futuro accademico.
Un team guidato da due docenti campani
A guidare la squadra italiana saranno Gianmarco Sasso e Raffaele Campanile, entrambi docenti del Liceo Buchner di Ischia. I due insegnanti hanno seguito tutte le fasi della selezione e accompagnano i ragazzi nella preparazione per la competizione internazionale. L’IYPT è un torneo con una lunga storia: esiste da 38 anni, ma l’Italia partecipa ufficialmente solo dal 2024, grazie al sostegno dell’associazione “Scienza e Scuola”, con sede nel Meridione. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) ancora non riconosce formalmente la competizione, ma l’entusiasmo e la determinazione di studenti e docenti colmano ogni lacuna istituzionale.
La fisica come passione e riscatto territoriale
L’affermazione della Campania all’IYPT è un segnale forte: il talento scientifico non conosce confini geografici, e può emergere anche in territori spesso penalizzati da scarse risorse e riconoscimenti. I cinque ragazzi selezionati, con il sostegno dei loro docenti e di una rete associativa motivata, porteranno in alto il nome dell’Italia e del Sud Europa, confrontandosi con delegazioni di ben 39 nazioni.
Dal cuore del Sud, un segnale di speranza, competenza e futuro.