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Cronache

Mottarone: bufera su cambio gip, è incostituzionale

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Sara’ il consiglio giudiziario della Corte d’appello di Torino a occuparsi del garbuglio di Verbania, dove il giudice che si occupava dell’inchiesta sul Mottarone, Donatella Banci Buonamici, che aveva scarcerato due indagati su tre, e’ stata sostituta in corso d’opera. Il presidente del tribunale, Luigi Montefusco, ha trasmesso le carte al “parlamento” della magistratura piemontese per “le valutazioni di competenza”. Oltre a ricostruire con esattezza l’accaduto si cerchera’ di capire se vi sia stata o meno una “disfunzione” nel corretto funzionamento dell’ufficio e, nel caso, inoltrare una segnalazione al Csm. Gli avvocati, intanto, sono sul piede di guerra. Alcuni dei difensori fanno sapere di stare valutando se chiedere lo spostamento dell’inchiesta in un’altra sede per “legittima suspicione”. La Camera penale di Verbania ha proclamato lo stato di agitazione con una giornata di astensione dalle udienze (il 22 giugno) e quelle di Torino, Alessandria, Novara e Vercelli si sono associate a tamburo battente. Da Roma, l’Unione delle Camere penali la mette giu’ dura: “Un Paese nel quale puo’ accadere che un Giudice che adotta decisioni sgradite all’Accusa venga bruscamente eliminato dallo scenario processuale, e’ un Paese che calpesta la Costituzione”. “Parlero’ nelle sedi opportune” sono le uniche parole di Banci Buonamici. Il presidente Montefusco aveva detto che dopo le scarcerazioni la giudice aveva ricevuto delle minacce, e la procura generale, da Torino, ha chiesto maggiori dettagli. Banci Buonamici il 29 maggio si era autoassegnata l’udienza di convalida dei fermi – al termine della quale aveva clamorosamente bocciato gran parte delle tesi della procura di Verbania – perche’ la giudice Palomba, che a sua volta sostituiva la collega Ceriotti assente fino al 31 maggio, era impegnata in un altro processo. La decisione, scrisse, era stata presa dopo avere “sentito” il presidente Montefusco. Il quale, pero’, ieri ha eccepito che l’autoassegnazione, “se giustificata dalla convalida del fermo, non e’ conforme alle regole di distribuzione degli affari” all’interno dell’ufficio. Bisogna rispettare una tabella messa a punto dal tribunale il 1/o febbraio, quando una “grave sofferenza dell’ufficio gip dottoressa Ceriotti evidenziato nella nota del procuratore della Repubblica” aveva provocato (oltre all’esonero per quattro mesi della stessa Ceriotti) una piccola rivoluzione. Ma Banci Buonamici entrava in gioco, in teoria, come supporto alla collega Palomba solo per le cosiddette “udienze di smistamento”. La sostituzione (subentra la Ceriotti, da pochi giorni rientrata in servizio dopo i quattro mesi di pausa) e’ arrivata mentre la giudice stava decidendo se accogliere o meno la richiesta di incidente probatorio presentata da uno degli avvocati difensori: un atto alla quale la procura di Verbania si era opposta con forza. I pm hanno anche presentato al tribunale del riesame di Torino l’appello contro le due scarcerazioni, affermando che il materiale raccolto nell’ultima settimana consente di mettere a fuoco le responsabilita’ non solo del caposervizio Gabriele Tadini (l’unico agli arresti domiciliari) ma anche del gestore Luigi Nerini e del direttore Enrico Perocchio. “E’ caduta una cabina della funivia di Stresa, in cima al Mottarone. Stiamo mandando tutti i mezzi che riusciamo a recuperare…. che casino”. E’ la telefonata con cui un’operatrice del 118 comunica ai carabinieri quanto successe il 23 maggio poco dopo mezzogiorno. Il bilancio sara’ di 14 morti. L’unico sopravvissuto e’ un bimbo di 5 anni, Eitan, ancora ricoverato a Torino e in via di miglioramento. Il legale di famiglia, Cristina Pagni, afferma che sta cominciando a capire cosa e’ successo: “Lo sta imparando attraverso la famiglia e gli psicologi, con tutta la delicatezza del caso”.

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Ucciso a colpi di pistola in auto mentre fa benzina

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Omicidio questa mattina in una stazione di benzina di Mondragone, comune del litorale casertano. Un commerciante, L.M., è stato ucciso a colpi di pistola da un uomo, un imprenditore, che ha fatto fuoco mentre la vittima era in auto, per poi allontanarsi sotto gli sguardi terrorizzati del gestore del distributore, situato sulla statale Domiziana, e di altri avventori. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno avviato le indagini.

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Ucciso con una fiocina, l’omicidio in assenza di una minaccia

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In assenza di una minaccia diretta, per sé e per la propria compagna, uccise un 23enne con un colpo di fiocina sparata da un fucile subacqueo in via Cilea a Sirolo (Ancona) il 27 agosto del 2023: un omicidio che non sarebbe scaturito dall’iniziale “diverbio stradale” ma dal successivo intervento dei fratelli della vittima, uno dei quali lo colpì con un pugno per il quale l’omicida intese “vendicarsi”.

Lo scrive la Corte d’Assise di Ancona nella motivazione della sentenza con la quale, il 21 gennaio scorso, ha condannato a 18 anni di carcere Melloul Fatah, 28 anni, per l’omicidio volontario, senza l’aggravante dei futili motivi, di Klajdi Bitri, albanese 23enne. Il delitto avvenne di primo pomeriggio a seguito di un litigio per motivi stradali, all’altezza di una rotatoria. Si era creato un ingorgo di auto e dopo vari insulti, che avevano coinvolto anche parenti e amici della vittima, Fatah era tornato al proprio veicolo per prendere la fiocina e puntarla al petto del giovane poi deceduto. Subito dopo era risalito a bordo dell’auto, dove si trovava anche la fidanzata, e se ne era andato.

Era stato arrestato prima di cena, a Falconara, dai carabinieri. L’imputato, difeso dall’avvocato Davide Mengarelli, ha sostenuto di non essersi accorto del colpo mortale e di aver preso il fucile solo per spaventare il gruppetto che gli dava addosso. Secondo i giudici, però, la sua versione non è plausibile. “Ha scelto in totale autonomia di inseguire, in assenza di qualsivoglia minaccia, per sé e per la propria compagna, – scrive la Corte a proposito dell’imputato – di prelevare il fucile elastico con fiocina a tre punte, che utilizzava per la pesca subacquea, di imbracciarlo e di puntarlo alla vittima che in piedi, dietro la Mercedes, dopo pochi attimi decedeva nell’impotenza e nello sconforto generale”. Secondo la Corte, il 28enne agì per vendicare il pugno che aveva subito nella lite: “compreso di non poter prevalere e attesa l’inferiorità numerica – osserva nella sentenza il presidente della Corte Roberto Evangelisti – non reagiva e si dirigeva verso la propria auto dando l’impressione di desistere e di voler riprendere la marcia, apparenza però ingannevole poiché il fine che muoveva Melloul era antitetico”. La fidanzata “non aveva eccepito alcun pericolo, per nulla allarmata si chinava a recuperare gli occhiali caduti in precedenza al fidanzato nel corso dello scontro con la vittima e i suoi amici”.

La Corte ripercorre i drammatici attimi dell’omicidio: Fatah “ha premuto a distanza di circa due metri e mezzo il grilletto del suo fucile subacqueo munito di tridente contro Klajdi, facile bersaglio in quanto in posizione eretta, disarmato e impossibilitato a opporre qualsivoglia difesa se non tentare di disporsi in posizione di chiusura alzando il ginocchio sinistro in funzione di scudo”. I familiari della vittima erano parte civile nel processo con gli avvocati Marina Magistrelli e Giulia Percivalle.

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Cronache

Indossa un passamontagna al porto di Ischia ed evade dai domiciliari: arrestato un 21enne

A Ischia, un 21enne evade dai domiciliari e tenta di imbarcarsi per Napoli con un passamontagna: riconosciuto e arrestato dai Carabinieri.

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Iniziamo questa storia dalla fine, da un epilogo inaspettato, frutto di una scelta maldestra di un 21enne di Barano d’Ischia. Il giovane si trovava in fila al porto, pronto a imbarcarsi su uno degli ultimi traghetti della giornata con destinazione Napoli. Nulla di strano, se non fosse per un dettaglio singolare: indossava un passamontagna.

Alcune persone presenti hanno manifestato curiosità, altre preoccupazione. A porsi domande sono stati anche i Carabinieri del nucleo radiomobile di Ischia, impegnati nei controlli serali. Avvicinatisi al giovane, gli hanno chiesto di mostrare il volto. A quel punto, come in un colpo di scena da film, il ragazzo ha tolto il passamontagna e si è dato alla fuga verso una pineta.

Riconosciuto e arrestato dopo l’inseguimento

I militari lo hanno inseguito, bloccato e immediatamente riconosciuto: era lo stesso giovane che poche ore prima aveva rubato uno scooter, fuggendo tra le strade di Ischia e venendo arrestato dai Carabinieri. Dopo il primo arresto, era stato sottoposto agli arresti domiciliari.

Questa volta, in manette per la seconda volta nel giro di poche ore, il 21enne dovrà rispondere anche dei reati di evasione e resistenza a pubblico ufficiale. In attesa dell’udienza in Tribunale, resterà in camera di sicurezza.

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