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Mosca annuncia una pausa della guerra per evacuare i civili

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Mosca annuncia ‘pause’ nelle operazioni militari in Ucraina per favorire l’evacuazione dei civili attraverso ‘corridoi umanitari’. La notizia arriva poco prima dell’atteso secondo round di negoziati, previsto alle 13 ora italiana, ma poi slittato di un paio d’ore che si svolgera’ a Brest, in Bielorussia. In mattinata, il ministro degli Esteri Lavrov aveva detto che la Russia e’ “pronta al dialogo” e che “una soluzione si trovera’”. Il capo delegazione russa Medinsky, portera’ sul tavolo dei colloqui gli aspetti tecnico-militari, umanitari e politici della crisi. Il presidente francese Macron, che stasera formalizzera’ la sua ricandidatura all’Eliseo, ha reso noto di aver avuto colloqui telefonici sia con il presidente russo Putin che con Zelensky. Il numero uno ucraino ha diffuso un nuovo video in cui afferma che la ‘Russia risarcira’ l’Ucraina per tutti i danni subiti durante la brutale guerra di Mosca’. Secondo la Tass, Putin chiesto a Macron di fare il possibile perche’ tutti gli stranieri siano evacuati dall’Ucraina. Nel bilancio parziale dall’ottavo giorno del conflitto, dopo un’altra notte di raid che hanno continuato a colpire citta’ come Kharkiv e Kiev e Mariupol e con la presa del palazzo di governo di Kherson ora in mano a russi, l’Ucraina rivendica di aver ucciso 9mila soldati russi e distrutto 217 tank, 90 pezzi di artiglieria, 900 blindati e 42 lanciarazzi e abbattuto 30 aerei. Intanto, sei adulti e due bambini ucraini sono stati uccisi in un attacco russo a un edificio residenziale alla citta’ di Izyum, nel distretto di Kharkiv. Sarebbero almeno 2mila finora le vittime civili della guerra, secondo Kiev. Almeno 277 quelle accertate dall’Onu. Mosca riconosce, per la prima volta, 500 caduti tra i suoi militari. E, mentre il mondo condanna la guerra e da Mosca arriva la denuncia che Putin ha ufficialmente introdotto la censura di Stato, un milione di persone, secondo l’Alto Commissario per i rifugiati dell’Onu, cerca scampo in Europa. Nuova doccia fredda per il Cremlino sul fronte economico. Le agenzie di rating Fitch e Moody’s hanno declassato la Russia nella categoria dei Paesi che rischiano di non poter rimborsare il debito, ponendo il debito di Mosca al livello ‘speculativo’. Con la guerra che pesa sull’economia, Bruxelles valuta intanto di prolungare la sospensione del Patto di stabilita’ e di non attuare la stretta sul debito. Arriva in Europa il Segretario di Stato Usa Blinken: andra’ in Polonia, Moldavia e nei paesi baltici in segno di sostegno all’Ucraina. Domani un Consiglio Affari Esteri Ue straordinario al quale l’Alto Rappresentante per la Politica Estera europea Borrell ha invitato anche Blinken, i ministri degli Esteri ucraino Kuleba, britannica Truss, canadese Joly e il segretario generale della Nato Stoltenberg. La mattina dello stesso giorno e’ previsto un vertice dei ministri degli Esteri dell’Alleanza Atlantica. Tra gli effetti a catena del conflitto non si ferma la salita del prezzo del gas: sui mercati telematici ad Amsterdam ha toccato il record storico di 200 euro al Megawattora per poi scendere a 170 euro, con il future Ice Ttf, che e’ il riferimento della materia prima per l’Europa. Prosegue anche la corsa del prezzo del grano sulla Borsa merci di Chicago: i futures sul frumento correggono ancora il record storico e crescono del 7%. Vola anche il mais, in aumento del 3%, ai massimi dal 2013. Schizzano i prezzi della benzina fino a 2,111 euro/litro. La media del diesel a 1,904 euro. Regolari gli arrivi di gas dalla Russia al valico di Tarvisio. In base a quanto si apprende, dal passo al confine con l’Austria il flusso di metano russo e’ oggi di 82 milioni di metri cubi, a fronte di una domanda inferiore ai 300 milioni.

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Parigi, al via il processo ai “nonnetti rapinatori” che derubarono Kim Kardashian

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È iniziato ieri, davanti al tribunale di Parigi, il processo contro i dieci imputati – nove uomini e una donna – accusati della clamorosa rapina ai danni di Kim Kardashian, avvenuta nell’autunno del 2016. Il principale indiziato, Aomar, 68 anni, si è presentato in aula con passo incerto e bastone alla mano, fedele al suo profilo di “papy braqueur”, come i media francesi hanno soprannominato la banda: i nonnetti rapinatori.

I protagonisti della rapina

Aomar, nato nel 1956 in Algeria, è un veterano del crimine, autore dei primi furti già a 14 anni. A presentargli i complici era stata la compagna Christiane Glotin, detta Cathy, oggi 78enne, che gli fece incontrare “Pierrot il grosso”, 80 anni, altra vecchia conoscenza del mondo criminale francese.

Tra gli altri protagonisti c’è Yunice Abbas, 71 anni, che tentò una fuga rocambolesca in bicicletta portando con sé una borsa che credeva piena di armi, ma che invece conteneva gioielli e perfino il cellulare di Kim Kardashian, da cui avrebbe ricevuto una chiamata della cantante Tracy Chapman.

Spicca anche Didier “occhi blu” Dubreucq, 69 anni, con 23 anni di prigione alle spalle, che avrebbe partecipato direttamente all’irruzione nella suite della star americana.

La notte del colpo milionario

La rapina avvenne la notte del 3 ottobre 2016, in una suite di lusso nascosta in rue Tronchet, vicino alla Madeleine. Kim Kardashian, sola nella stanza, fu sorpresa da due uomini travestiti da poliziotti. Le strapparono il cellulare e, sotto minaccia, la costrinsero a consegnare l’anello di fidanzamento, un diamante da quasi 19 carati, regalo del marito Kanye West, valutato circa quattro milioni di dollari. La star fu legata, imbavagliata e rinchiusa nel bagno, mentre i rapinatori fuggivano con il bottino, comprendente anche contanti, gioielli e orologi di lusso.

La banda fu individuata grazie alle tracce di Dna lasciate nella suite.

Una rapina da fumetto

Sull’incredibile vicenda sono già stati pubblicati fumetti e libri, alcuni scritti dagli stessi imputati, che hanno contribuito ad alimentare il mito dell’«impresa dei nonnetti». Kim Kardashian è attesa in aula per testimoniare il prossimo 13 maggio.

 

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Elezioni in Canada, liberali di Carney vincono legislative e preparano la guerra a Trump

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Secondo le proiezioni dei media locali, è il Partito liberale di Mark Carney a vincere le elezioni legislative canadesi. I risultati preliminari del voto non permettono però di stabilire se il premier guiderà un governo di maggioranza o di minoranza.

Il primo ministro si avvierebbe quindi a portare i Liberali verso un nuovo mandato, dopo aver convinto gli elettori che la sua esperienza nella gestione delle crisi economiche lo rende pronto ad affrontare le mire del presidente americano Donald Trump. L’emittente pubblica Cbc e Ctv News hanno entrambe previsto che il Partito liberale formerà il prossimo governo canadese. Solo pochi mesi fa la strada per il ritorno al potere dei conservatori guidati da Pierre Poilievre sembrava spianata, dopo dieci anni sotto la guida di Justin Trudeau. Ma il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e la sua offensiva senza precedenti contro il Canada, con dazi e minacce di annessione, hanno cambiato la situazione.

Elezioni in Canada, ecco chi è il primo ministro Mark Carney: l’uomo delle crisi

A Ottawa, dove i liberali si sono radunati per la notte delle elezioni, l’annuncio di questi primi risultati ha provocato un applauso e grida di entusiasmo. “Sono felicissimo, è ancora presto ma sono fiducioso che riusciremo ad avere la maggioranza”, David Lametti, ex ministro della Giustizia. La guerra commerciale di Trump e le minacce di annettere il Canada, rinnovate in un post sui social media il giorno delle elezioni, hanno indignato i canadesi e hanno reso i rapporti con gli Stati Uniti un tema chiave della campagna elettorale.

Carney, che non aveva mai ricoperto una carica elettiva e aveva sostituito Trudeau come premier solo il mese scorso, ha basato la sua campagna su un messaggio anti-Trump. In precedenza ha ricoperto la carica di governatore della banca centrale sia nel Regno Unito che in Canada e ha convinto gli elettori che la sua esperienza finanziaria globale lo rende pronto a guidare il Paese attraverso una guerra commerciale. Ha promesso di espandere le relazioni commerciali con l’estero per ridurre la dipendenza del Canada dagli Stati Uniti.

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Elezioni in Canada, ecco chi è il primo ministro Mark Carney: l’uomo delle crisi

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Ha guidato due banche centrali ma non era mai stato eletto. Il primo ministro canadese Mark Carney, che ha vinto le elezioni generali di lunedi’, e’ abituato a navigare nella tempesta. Con la vittoria del suo partito alle elezioni legislative, dovra’ rapidamente mettersi alla prova contro Donald Trump. Una sfida che dice di poter vincere: “Sono piu’ utile nei momenti di crisi.

Non sono molto bravo in tempo di pace”, ha detto di recente, in tono divertito, a un piccolo pubblico in un bar dell’Ontario. In poche settimane, questo sessantenne novizio della politica e’ riuscito a convincere i canadesi che la sua competenza in materia economica e finanziaria lo rende l’uomo giusto per guidare il paese immerso in una crisi senza precedenti. In effetti, la recessione minaccia questa nazione del G7, la nona economia piu’ grande del mondo, dopo l’imposizione dei dazi doganali da parte di Trump, che continua a ripetere che il destino del Canada e’ quello di diventare uno stato americano.

Nato a Fort Smith, nell’estremo nord, ma cresciuto a Edmonton, in questo West canadese piuttosto rurale e conservatore, Mark Carney e’ padre di quattro figlie e appassionato di hockey. Ha studiato ad Harvard e Oxford, prima di fare fortuna come banchiere d’investimento presso Goldman Sachs, a New York, Londra, Tokyo e Toronto. Nel 2008, nel bel mezzo della crisi finanziaria globale, e’ stato nominato governatore della Banca del Canada dal primo ministro conservatore Stephen Harper. Cinque anni dopo, e’ stato scelto dal primo ministro britannico David Cameron per dirigere la Banca d’Inghilterra, diventando il primo straniero a dirigere l’istituto. Poco dopo, si trovera’ di fronte alle turbolenze causate dal voto sulla Brexit. Un compito svolto con “convinzione, rigore e intelligenza”, secondo l’allora Cancelliere dello Scacchiere britannico, Sajid Javid.

Da anni circolavano voci sul suo ingresso in politica. Ma e’ stato solo all’inizio di gennaio, dopo le dimissioni di Justin Trudeau, di cui era stato consigliere economico, che ha deciso di buttarsi nell’arena. Dopo aver conquistato il Partito Liberale all’inizio di marzo, e’ diventato primo ministro e ha indetto le elezioni in seguito, dicendo che aveva bisogno di un “mandato forte” per affrontare le minacce di Trump, che ha cercato di “spezzare” il Canada.

Una vera e propria scommessa per questo ex portiere di hockey che non aveva mai fatto campagna elettorale e che ha preso le redini di un partito al suo punto piu’ basso nei sondaggi, appesantito dall’impopolarita’ di Justin Trudeau alla fine del suo mandato. E molti analisti hanno messo in dubbio la sua capacita’ di ribaltare la situazione su molti canadesi, mentre molti canadesi hanno incolpato i liberali per l’alta inflazione e la crisi immobiliare nel paese. Poco carismatico, in contrasto con l’immagine sgargiante di Justin Trudeau nei suoi primi giorni, sembra che siano proprio la sua serieta’ e il suo curriculum ad aver finalmente convinto la maggioranza dei canadesi.

“E’ un po’ un tecnocrate noioso, che soppesa ogni parola che dice”, dice Daniel Be’land della McGill University di Montreal. Ma anche “uno specialista in politiche pubbliche che padroneggia molto bene i suoi dossier”. “Questo profilo e’ rassicurante e soddisfa le aspettative dei canadesi per gestire questa crisi”, aggiunge Genevie’ve Tellier. Il suo principale avversario durante la campagna, il conservatore Pierre Poilievre, lo ha descritto come un membro dell'”e’lite che non capisce cosa sta passando la gente comune”, ha detto Lori Turnbull, professoressa alla Dalhousie University. Resta un argomento che sembra fargli perdere la flemma: la questione dei suoi beni. Secondo Bloomberg, a dicembre aveva stock option per un valore di diversi milioni di dollari. E i suoi rari scambi di tensione con i giornalisti durante la campagna elettorale riguardavano questa fortuna personale.

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