“Gli ucraini cercano di far fallire le trattative” su istigazione degli Usa. No, sono i russi che “fomentano l’odio” contro Kiev ostacolando una soluzione. In assenza di notizie sullo stato dei negoziati, a farsi sentire sono le bordate retoriche che le parti si scambiano, anche se entrambe assicurano di non voler interrompere gli sforzi diplomatici per mettere fine allo spargimento di sangue. Lo stato delle trattative e’ stato discusso dal presidente Vladimir Putin in una riunione con il Consiglio di Sicurezza nazionale russo. Nulla e’ emerso sul contenuto del colloquio, ma il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha accusato l’Ucraina di “allontanarsi dalle sue stesse proposte” avanzate nell’ultimo incontro in presenza, il 29 marzo a Istanbul. In tal modo, afferma il capo della diplomazia russa, Kiev intende “tirarla per le lunghe e anche far fallire i colloqui”, rispondendo agli ordini “di Washington e dei suoi alleati, che spingono Zelensky a continuare le attivita’ militari”. Le accuse russe seguono di poche ore una dichiarazione del portavoce del Pentagono, John Kirby, secondo il quale Kiev e’ in condizioni di poter vincere la guerra contro la Russia. E’ la prima volta che gli Usa evocano la possibilita’ di una soluzione militare anziche’ diplomatica. E il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, pur ammettendo la necessita’ di “parlare con i russi”, sottolinea che “il risultato dei negoziati sara’ condizionato da quanto accade sul campo di battaglia e dalle sanzioni”. Per l’Ucraina, comunque, e’ la Russia a fomentare le ostilita’, non solo quelle militari ma anche quella propagandistica. “Se Mosca vuole mostrarsi disponibile al dialogo, deve ridurre il suo grado di ostilita’ sui media”, avverte il negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak. Difficile dire se gli attacchi verbali reciproci segnalino un fallimento delle trattative o al contrario nascondano l’intento di guadagnare punti al tavolo dei negoziati. “Nonostante tutte le provocazioni, la delegazione russa continuera’ il processo negoziale”, assicura Lavrov. E Kuleba dice di apprezzare la disponibilita’ dell’Italia ad entrare nel gruppo dei garanti della sicurezza del suo Paese, facendo intendere che la strada verso un accordo non e’ ancora sbarrata. Proprio sulla questione delle garanzie di sicurezza, tuttavia, Lavrov accusa la controparte di aver fatto marcia indietro rispetto agli impegni presi a Istanbul. Durante i negoziati in Turchia, sottolinea il ministro russo, la delegazione ucraina aveva accettato che le garanzie dei Paesi stranieri non si sarebbero applicate alla Crimea, annessa dalla Federazione russa. In una bozza d’accordo presentata mercoledi’, invece, questa eccezione sarebbe scomparsa e cio’, agli occhi dei russi, puo’ rimettere in discussione l’appartenenza della penisola alla Russia. C’e’ poi la questione delle manovre militari che Kiev, una volta diventata neutrale, sarebbe autorizzata a svolgere insieme a Paesi stranieri. A Istanbul, dice Lavrov, si era convenuto che queste esercitazioni avrebbero dovuto avere l’autorizzazione di tutti i Paesi garanti, mentre la nuova bozza ucraina “parla della possibilita’ di tenere manovre solo con il consenso di una maggioranza” di tali Paesi.