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Cronache

È morta Marisa Amato. È la seconda vittima degli incidenti avvenuti in piazza a Torino durante la finale di Champions tra Juventus e Real Madrid

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Non  ce l’ha fatta. Marisa Amato è morta in ospedale, al CTO di Torino dov’era ricoverata da mercoledì in terapia intensiva. Marisa, 65 anni, era rimasta paralizzata dal 3 giugno 2017, il giorno degli incidenti in piazza San Carlo a Torino in occasione della finale Champions tra la Juventus ed il Real Madrid. Sale a due, dunque, il bilancio delle vittime di piazza San Carlo dove era stato posizionato un maxi schermo per vedere la partita e c’erano migliaia di tifosi.  All’improvviso  forse a causa della banda dello spray urticante scoppiò il panico. In tanti scapparono e negli incidenti rimase schiacciata la 38enne Erika Pioletti, che aveva accompagnato il fidanzato a vedere la partita e che morì dopo pochi giorni per le gravi conseguenze delle ferite. Marisa Amato, invece, non era andata in piazza San Carlo per la Juve. Era in centro con il marito per cenare in un ristorante. Anche lei, però, venne schiacciata dalla folla impaurita. Quella notte, a causa dei vetri in terra e del parapiglia seguito ai momenti di panico rimasero ferite oltre 1200 persone.

Per i fatti avvenuti il 3 giugno 2017 in piazza San Carlo ci sono due processi in corso. Nel primo gli imputati sono pubblici amministratori ed organizzatori dell’evento, fra loro c’è la sindaca Chiara Appendino e l’ex questore Angelo Sanna, accusati di disastro, lesioni e omicidio colposo. Il secondo filone (la prima udienza preliminare è in programma il 7 febbraio) vede imputati i componenti della cosiddetta “banda dello spray”, che secondo la Procura causarono il panico in piazza spruzzando spray urticante fra la folla. I cinque ragazzi sono accusati di omicidio preterintenzionale.

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Cronache

Viterbo, pitbull libero in strada decapita a morsi un cagnolino

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Il fatto, trapelato solamente oggi, è avvenuto domenica sera nel quartiere viterbese San Faustino, dove un cane di razza pitbull che si aggirava libero, ha un ucciso un cagnolino decapitandolo a morsi. Da quanto appreso, il cane si sarebbe avventato sulla bestiola con una rapidità fulminea mordendolo ripetutamente al muso e al collo, fino ad ucciderlo. Sul posto sono intervenuti i veterinari della Asl e i carabinieri che, dopo aver ricostruito la dinamica dei fatti, sono riusciti a rintracciare il proprietario del pitbull. L’animale è stato riconsegnato all’uomo, a cui è stato imposto l’obbligo di sottoporlo a tutti gli accertamenti sanitari e comportamentali previsti dalla legge.

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Morto omicida Gucci, si era sparato dopo aver ferito figlio

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E’ morto Benedetto Ceraulo, 63 anni, l’uomo che nel 1995 uccise l’imprenditore Maurizio Gucci e che il 22 aprile scorso ha sparato due colpi di pistola al volto contro il figlio Gaetano, 37 anni, al culmine di una lite nel giardino della casa dove abitava a Santa Maria a Monte (Pisa). Ceraulo è morto all’ospedale di Pisa dove era ricoverato in condizioni gravi: con una pistola di piccolo calibro si era sparato in testa poco dopo avere ferito il figlio per una lite nata, secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, per futili motivi: a far “perdere il controllo” al 63enne sarebbe stato un graffio all’auto fatto dal figlio.

Subito dopo il ricovero in ospedale Gaetano Ceraulo, ferito al volto ma non in pericolo di vita, aveva pubblicato sulla sua pagina Facebook un post nel quale si era rivolto al padre: “Ti perdono per il male che mi hai fatto ma non per il male che hai inflitto a te stesso”. Benedetto Ceraulo era stato raggiunto dal figlio, che vive a Milano, per trascorrere le festività pasquali a Santa Maria a Monte dove il 63enne si era trasferito dopo avere vissuto in precedenza ad Acciaiolo nel comune di Fauglia (Pisa). Ceraulo era stato ritenuto l’esecutore materiale dell’agguato nel 1995 ordito dall’ex moglie di Gucci, Patrizia Reggiani. Condannato in primo grado all’ergastolo nel 1998, la pena gli era stata ridotta in appello a 28 anni, 11 mesi e 20 giorni. Grazie alla buona condotta Ceraulo da un paio d’anni era uscito dal penitenziario della Gorgona dove era stato detenuto a lungo.

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Cronache

Apre il gas e chiama il 112: ‘Ho ucciso mia moglie’, ma mentiva

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Allarme in tarda serata a Ozieri, comune di 9.700 abitanti in provincia di Sassari. Un uomo di 64 anni ha aperto il rubinetto del gas, ha chiuso la casa e si è allontanato chiamando il 112 e dicendo: “Ho ammazzato mia moglie”. Sul posto, rione Tramentu, si sono precipitati i Carabinieri e i Vigili del fuoco, che hanno sfondato la porta trovando l’appartamento vuoto e la casa invasa dal gas.

I pompieri hanno chiuso la valvola e messo in sicurezza i locali, mentre i carabinieri della Compagnia di Ozieri, guidati dal maggiore Gabriele Tronca, sono riusciti a rintracciare telefonicamente la moglie del 64enne, da cui è separata, accertandosi che stesse bene. I militari si sono subiti messi sulle tracce dell’uomo, che è stato intercettato e arrestato circa un’ora dopo. Il 64enne solo pochi giorni fa è stato condannato dal Tribunale di Sassari quale responsabile del danneggiamento della lapide del carabiniere Walter Frau, ucciso a Chilivani nel 1995 in uno scontro a fuoco con una banda di rapinatori che stava preparando l’assalto a un portavalori.

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