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Monito Ue: “Johnson si muova se vuole un accordo”

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“Con il Regno Unito vogliamo un accordo, ma non sara’ a qualsiasi costo”. E’ il mantra recitato dai leader dell’Ue sfilati uno dopo l’altro sul tappeto rosso del Palazzo Europa per raggiungere la sala del vertice, dove il tema bollente sul tavolo e’ stato ancora una volta la trattativa con Londra sulle relazioni commerciali future. Gli ultimatum ed i colpi di mano di Boris Johnson delle scorse settimane hanno approfondito il fossato della diffidenza, ed ora l’Unione chiede al partner d’Oltremanica di fare “i gesti necessari” per raggiungere un’intesa, e al tempo stesso rafforza i preparativi per un eventuale scenario di ‘no deal’, valutando “misure d’emergenza unilaterali e temporanee”, soprattutto nella sfera dei trasporti. L’Ue pero’ non ha gettato la spugna. “Siamo assolutamente determinati a trovare un’intesa, faremo tutto il possibile, ma non a qualsiasi costo”, ha chiarito il negoziatore Michel Barnier, dando la sua disponibilita’ ad andare a Londra la settimana prossima per “accelerare” ed “intensificare i negoziati” sulle questioni spinose che ancora restano aperte: i diritti di sfruttamento per la pesca delle reciproche acque territoriali, su cui l’Ue ora e’ disposta a fare qualche concessione; il cosiddetto ‘level playing field’, ovvero un insieme di regole a protezione del mercato unico che evitino dumping e concorrenza sleale; ed un meccanismo di governance che permetta una risoluzione delle controversie. Tutti punti che a poco piu’ di settanta giorni dal 31 dicembre non permettono ancora di dire che un accordo sia in vista. Londra non sembra averla presa troppo bene. Il capo negoziatore David Frost su Twitter si e’ detto “deluso” perche’ dal testo di conclusioni dell’Ue e’ sparito l’impegno ad “intensificare” le trattative, intenzione proferita solo verbalmente da Barnier (l’aggettivo compariva nella bozza di conclusioni precedente). Mentre un portavoce ha spiegato che Boris Johnson non ha ancora deciso se proseguire col negoziato oppure optare per una hard Brexit, visto che per lui quella del 15 ottobre rappresentava una vera e propria scadenza (il britannico aveva ribadito l’ultimatum anche mercoledi’ sera nella telefonata con i presidenti von der Leyen e Michel). Sul fronte europeo e’ rimasta l’unita’ dei 27 ma il piu’ agguerrito e’ apparso Emmanuel Macron che, sempre piu’ infastidito dalle linee rosse imposte dal dirimpettaio, ha avvertito: “Se non si raggiungono le giuste condizioni” per un accordo, la Francia puo’ andare avanti anche senza. I piu’ concilianti sono stati l’olandese Mark Rutte (“ancora cautamente ottimista”) e lo spagnolo Pedro Sanchez, che ha definito “l’accordo fondamentale”. Giuseppe Conte, cosi’ come Ursula von der Leyen, hanno evidenziato che il tempo stringe, mentre Angela Merkel e Charles Michel hanno richiamato l’assoluta necessita’ di un’intesa equilibrata. I pronostici della presidente della Bce Christine Lagarde sono positivi: la quadra alla fine si trovera’, c’e’ tempo fino a tre minuti prima della mezzanotte del 31 dicembre, ha ricordato.

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Blackout in Spagna e Portogallo: indagini in corso, ipotesi anche di un cyberattacco

Spagna e Portogallo colpiti da un blackout elettrico: disagi nei trasporti e nelle comunicazioni. Il governo indaga, possibile anche un cyberattacco.

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Poco dopo le 12 di oggi, migliaia di cittadini in tutta la Spagna continentale e in Portogallo sono stati colpiti da un improvviso blackout elettrico. Come riportato dal quotidiano “El País”, il governo spagnolo ha attivato diversi team tecnici di vari ministeri per indagare sulle cause dell’interruzione, anche se al momento non esiste ancora una spiegazione ufficiale.

Secondo quanto riferito da Red Eléctrica, l’azienda pubblica responsabile della gestione del sistema elettrico nazionale, si sta lavorando intensamente per ripristinare la fornitura di energia. Anche l’Istituto nazionale di cybersicurezza è coinvolto nelle analisi, valutando la possibilità che il blackout possa essere stato causato da un attacco informatico, sebbene non ci siano ancora conferme in tal senso.

Reti di comunicazione e trasporti in tilt

Il blackout ha avuto ripercussioni su diversi settori strategici: sono stati colpiti reti di comunicazione, aeroporti e linee ferroviarie ad alta velocità in Spagna e Portogallo. Problemi sono stati segnalati anche nella gestione del traffico stradale, con numerosi semafori fuori servizio, oltre che in centri commerciali e strutture pubbliche.

La ministra spagnola della Transizione ecologica, Sara Aagesen, ha fatto visita al centro di controllo di Red Eléctrica per seguire da vicino le operazioni di ripristino. L’azienda ha attivato un piano di emergenza che prevede il graduale ritorno alla normalità, iniziando dal nord e dal sud della penisola iberica.

Coinvolta anche la Francia meridionale

Le interruzioni non hanno riguardato esclusivamente la Spagna e il Portogallo: alcune aree del sud della Francia, interconnesse con la rete elettrica spagnola, hanno subito disagi simili. Le autorità francesi stanno monitorando attentamente la situazione in coordinamento con le controparti spagnole.

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Wsj, Putin sta espandendo basi e truppe ai confini Nato

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A circa 160 chilometri dal confine con la Finlandia, nella città russa di Petrozavodsk, gli ingegneri militari russi stanno espandendo le basi militari dove il Cremlino prevede di creare un nuovo quartier generale dell’esercito per supervisionare decine di migliaia di soldati nei prossimi anni. E’ quanto scrive il Wall Street Journal. I soldati, molti dei quali ora in prima linea in Ucraina, dovrebbero costituire la spina dorsale dell’esercito russo in chiave anti-Nato. Il Cremlino sta ampliando il reclutamento militare, rafforzando la produzione di armi e potenziando le linee ferroviarie nelle zone di confine.

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Ft: accuse a Orban, 1 miliardo sussidi a media filogovernativi

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Due organi di informazione ungheresi, Magyar Hang e una seconda testata coperta dall’anonimato, intendono presentare oggi una denuncia alla Commissione europea, sostenendo che il governo di Viktor Orbán ha concesso più di un miliardo di euro di sovvenzioni illegali ai media filogovernativi. Lo riporta il Financial Times online. Secondo le due testate, le entrate pubblicitarie sarebbero state convogliate verso giornali, emittenti televisive e piattaforme online filo-Orbán tra il 2015 e il 2023 per per garantire il sostegno al partito al potere Fidesz e per escludere il giornalismo critico.

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