Quello che è accaduto a Mondragone nei giorni scorsi è la rappresentazione di un dramma non solo italiano, ma forse mondiale, dove la ghettizzazione delle minoranze ha creato muri di isolamento che si sbriciolano di fronte all’ennesima goccia che fa traboccare un vaso ricolmo di incomprensioni e frustrazioni.Accade ormai a Bruxelles, a Parigi ed in quasi tutte le metropoli Europee e se le cause (per lo più dettate da ragioni storiche) possono variare, l’effetto devastante è lo stesso, mentre il fattore comune è sempre rappresentato da una cabina di regia composta da chi riesce a trarre vantaggio personale proprio da questa condizione di infranta socialità e socializzazione, uno sciacallaggio moderno capace di monetizzare il divario sociale che si declina prima nella cronica diffidenza e poi nell’odio di una contrapposizione che non avrebbe ragion d’essere. Il profitto che nasce dalla mancata inclusione rappresenta il nuovo business di un mondo completamente servo del danaro a scapito dell’umanità. Nel nostro Paese, che sia la malavita che gestisce il “ricollocamento” dei disperati provenienti dall’Africa, l’estremizzazione di una minoranza religiosa oppure il consolidarsi dell’aggregazione di matrice razzista, l’equazione è sempre la stessa: molti soffrono, pochi si arricchiscono e la peggio politica ci sguazza.
Momenti di tensione durante la visita di Matteo Salvini a Mondragone. ph. Salvatore Laporta/KONTROLAB
E se di recente la cronaca dei fatti di Mondragone non si è tinta di nero è solo perché è sorta attorno ad un focolaio di coronavirus che ha richiamato subito un’attenzione mediatica mondiale anche se la ghiotta occasione non è sfuggita agli attuali politici di spicco, che già tentano la volata per la prossima campagna elettorale nell’ossessione di accaparrarsi la loro fetta di consenso legato alla concitazione del momento. Perché ormai le partite più importanti si giocano su media e social a suondi botta e risposta a chi la spara più grossa o riesce ad accattivarsi l’attenzione del pubblico, mentre il problema dei ghetti vecchi e nuovi permane, ma tutti si guardano bene dall’affrontare e risolvere perché tanto ciò significherebbe pestare i piedi ai poteri leciti ed illeciti che da lì smuovo sempre più voti, mai come oggi assolutamente necessari per occupare una poltrona d’oro (vedi anche su Juorno la live dell’11/06/2011, presentazione del libro “Galassia Islamica” di Sandro Menichelli con Fondazione “Caponnetto”).
ph. Salvatore Laporta/KONTROLAB
Così nel 2008 abbiamo assistito alla strage di Castel Volturno, poi ribattezzata strage di San Gennaro (che così fa anche più scena mediatica) allorquando il clan dei Casalesi, in due distinti raid conclusi in circa un’ora, ha eliminato il pregiudicato e presunta talpa Antonio Celiento e sei immigrati africani innocenti. Poi come spesso accade nel nostro Paese, ma tanto sembra avvenire ormai anche in molte ragioni d’Europa, tutto è stato dimenticato perché ben presto sorpassato da altri tristi fatti di cronaca. Ma le criticità restano, anzi, si autoalimentano ancor meglio lontano dai riflettori, salvo poi ritornare alla ribalta per essere strumentalizzate nell’imminenza della prossima campagna elettorale, dove a tenere banco è pertanto lo sfruttamento delle nuove paure sociali. Quindi se i Bulgari rom di Mondragone non rispettano la quarantena e scalpitano per andare a lavorare per una miseria, questo oggi diventa un problema di etnia. Eppure sui navigli di Milano come nel centro Pozzuoli, in piena pandemia, nostri italici concittadini hanno trasgredito tutte le regole di distanziamento per fare l’aperitivo o semplice baccano ma in quel caso, a parte qualche solito slogan da stadio “Nord contro Sud”, guarda caso nessuna riflessione sul famigerato “scontro di civiltà”, anzi di inciviltà, ne è seguito.
Cittadini di Mondragone un piccolo villaggio vicino Napoli, sud Italia, protestano con la polizia per il mancato controllo della zona rossa istituita per il Covid 19. Alcune persone, contagiati dal coronavirus sarebbero riuscite a scappare dalla Zona Rossa istituita in un quartiere della cittadina.
Ma se un territorio alienato sfugge alle leggi dello Stato, o peggio ancora tenta addirittura di darsene di proprie, la colpa non può essere che nostra, nella misura in cui eleggiamo persone capacissime solo di dividersi la torta con i logotenenti che per loro estorcono consenso elettorale in un continuo voto di scambio, che annienta la sana alternanza dei diritti e dei doveri a favore solo di promesse e di piaceri. Così diventiamo complici di questo sfacelo e pienamente colpevoli perché dopo decenni di bugie e umiliazioni non puniamo ancora con l’arma del voto chi non ha dato risposte alle Comunità che ha governato.
Incapaci di dar voce al nostro disappunto, ci facciamo raggirare dagli slogan di Salvini che oggi si erge a salvatore della patria tutta unita, oppure dall’inattuabile buonismo sinistrorso che nel nome dell’accoglienza senza mezzi né programmi lascia poi che gli immigrati senza passato, una volta sbarcati in Italia, perdano anche un futuro di dignità, abbandonati a loro stessi e quindi costretti a diventare moderni schiavi della camorra o di imprenditori senza scrupoli che li trattano peggio dei servi della gleba.
In questo modo i politicanti continuano a lottizzare il malcontento e marginalizzeranno ogni richiesta di buon senso, mentre le bombe sociali innescate proprio dalle loro omissioni, avallate dal nostro essere pecore, continueranno a far scoppiare Castel Volturno, Mondragone, tutto il Sud ma non di meno anche il Centro ed il Nord. Sappiamo tutti quali sono i nostri mali ma ce ne interessiamo solo quando diventano irreversibili. Potremmo essere un popolo libero, moderno, migliore, eppure ci stiamo facendo imprigionare dalle catene dell’odio e della paura, figlie della nostra ignavia e della ormai cronica incapacità di ottenere reale rispetto da una politica che campa alla giornata, senza meta, completamente alla deriva.
Marc Innaro (foto Imagoeconomica in evidenza), storico corrispondente Rai da Mosca e oggi inviato dal Cairo, torna a parlare in un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, affrontando con lucidità e tono critico le tensioni tra l’Occidente e la Russia, il suo allontanamento da Mosca e la crescente russofobia nelle istituzioni europee.
Dal 1994 al 2000 e poi dal 2014 al 2022, Innaro ha raccontato la Russia da dentro, cercando – come lui stesso dice – di “corrispondere” la realtà e il punto di vista di Mosca. Una scelta giornalistica che gli è costata accuse di filoputinismo e, di fatto, l’interruzione della sua esperienza russa da parte della Rai, ufficialmente per motivi di sicurezza legati alla nuova legge russa contro le “fake news”.
Ma Innaro contesta apertamente questa versione: “Quella legge valeva per i giornalisti russi, non per gli stranieri accreditati. Commissionai persino uno studio legale russo-italiano che lo dimostrò. Nessuno mi ascoltò”. A detta sua, la vera censura arrivava “non dai russi, ma dagli italiani”.
Nato, Ucraina e verità scomode
Un episodio televisivo emblematico segnò la sua posizione pubblica: una cartina sull’allargamento della Nato a Estmostrata in diretta al Tg2 Post, che gli offrì l’occasione per dire: “Ditemi voi chi si è allargato”. Una verità storica, sottolinea, che rappresenta “la versione di Mosca” e che fu raccontata anche da Papa Francesco, quando parlò del “latrato della Nato alle porte della Russia”.
Da lì in poi, dice Innaro, cominciò l’isolamento. Non gli fu consentito di intervistare Lavrov né di andare embedded con i russi nel Donbass, mentre altri inviati Rai furono autorizzati a farlo con le truppe ucraine, anche in territorio russo.
“La Russia non vuole invadere l’Europa”
Secondo Innaro, la narrazione di Mosca come minaccia globale è costruita ad arte: “La Russia è un Paese immenso con 145 milioni di abitanti. Come può voler invadere un’Europa da 500 milioni?”. L’obiettivo russo, dice, è sempre stato chiaro: la neutralità dell’Ucraina e il rispetto per le minoranze russofone.
Nel commentare le dichiarazioni dei vertici Ue e Nato, come quelle di Kaja Kallas o Mark Rutte, Innaro osserva che “alimentare la russofobia non aiuta a risolvere nulla” e ricorda che è grazie al sacrificio sovietico se l’Europa è stata liberata dal nazifascismo.
“L’Europa doveva includere la Russia”
La guerra, secondo Innaro, “diventa sempre più difficile da fermare”, anche per il consenso interno a Putin. Ma l’errore strategico dell’Occidente, dice, è stato non costruire una nuova architettura di sicurezza con la Russia dopo la Guerra Fredda: “Abbiamo più in comune con i russi che con altri popoli. Ma ora i 7/8 del mondo si riorganizzano e l’Europa resta ai margini”.
Un’analisi lucida e controcorrente, che rimette in discussione molte certezze del racconto dominante.
Una ragazza di 14 anni è morta dopo essere precipitata dalla finestra al terzo piano dell’abitazione di Massafra (Taranto) dove viveva con i genitori. La ragazzina è stata soccorsa dal personale del 118 e trasportata d’urgenza all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, ma è deceduta poco dopo il suo arrivo al pronto soccorso. Il pm di turno, a quanto si è appreso, ha aperto un’inchiesta per fare luce sull’accaduto. La madre, che era con lei nell’appartamento, l’avrebbe vista lanciarsi dalla finestra. L’attività investigativa è affidata ai carabinieri.
Nove colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi contro un’auto a Nocera Superiore. Il fatto è accaduto nella frazione Citola. La vittima dell’intimidazione è un 30enne, incensurato. L’uomo, ascoltato dai carabinieri, non ha saputo fornire alcuna spiegazione su quanto accaduto. I militari del reparto Territoriale nocerino, guidati dal comandante Gianfranco Albanese, sono al lavoro per ricostruire la dinamica di quanto accaduto. L’auto è stata posta sotto sequestro per consentire i rilievi. Non è escluso che i colpi siano partiti da due armi.