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Cronache

Mondo di Mezzo, dopo Zagaria anche Carminati è uscito dal carcere di Oristano

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Massimo Carminati torna libero. Dopo una detenzione di 5 anni e 7 mesi, l’ex militante dei Nar, accusato dalla procura di Roma di essere il promotore e l’organizzatore, assieme al ‘ras’ delle cooperative Salvatore Buzzi, di un’associazione per delinquere di stampo mafioso che ha minato le fondamenta delle istituzioni, condizionando le gare di appalto e corrompendo funzionari, imprenditori ed esponenti politici dal 2011 al 2015, lascia il carcere di Oristano. Un successo dei suoi nuovi difensori (Cesare Placanica e Francesco Tagliaferri, subentrati all’indomani della sentenza di secondo grado allo storico legale Bruno Giosue’ Naso), formalizzato dal tribunale della liberta’ secondo cui per Carminati sono scaduti i termini di custodia cautelare (scattati il 30 novembre del 2014) e ha scontato i due terzi del reato piu’ grave (la corruzione, essendo caduta la mafia). Una decisione che giunge a quattro giorni dalle motivazioni della sentenza della Cassazione secondo cui il processo al ‘Mondo di Mezzo’, ex Mafia Capitale, ha dimostrato che Carminati “non ha gestito alcun ruolo con settori finanziari e servizi segreti” ne’ e’ mai stato “terminale di relazioni criminali con altri gruppi mafiosi”. Si era detto e scritto che Carminati e il suo gruppo avessero “contatti significativi” con il clan dei fratelli Senese, con il clan Casamonica, con Ernesto Diotallevi (“esponente della cosiddetta banda della Magliana e tramite del sodalizio con la mafia siciliana di Pippo Calo'”), e con il clan dei Santapaola, come raccontato da un collaboratore di giustizia. Niente di tutto questo. Per la Suprema Corte, Carminati ha coltivato “relazioni determinanti solo con alcuni ex commilitoni nella medesima area politica di estrema destra che, in un dato periodo, erano stati inseriti nell’amministrazione comunale”. Milanese di 62 anni, Carminati viene arrestato il 30 novembre del 2014 poco lontano dalla sua abitazione di Sacrofano. Gli viene contestata la detenzione di armi, che non si troveranno mai. Di li’ a qualche giorno, vanno in carcere altre 36 persone nell’ambito dell’inchiesta mediaticamente conosciuta come Mafia Capitale. L’ex Nar scontera’ 5 anni e 7 mesi dietro una cella per questa vicenda. Dopo Rebibbia, va a Tolmezzo, quindi a Parma (quando viene sottoposto al 41 bis) e Oristano. Il 20 luglio del 2017 il tribunale lo condanna a 20 di reclusione per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e a tanti altri reati. L’11 settembre del 2018 la corte d’appello riconoscendo la sussistenza della mafia e infligge a Carminati 14 anni e mezzo. Verdetto annullato dalla Cassazione il 22 ottobre del 2019 che fissa un nuovo processo solo per la rideterminazione delle pene. Dopo quattro giorni, il regime del carcere duro viene meno. Incassato il parere positivo della Dda di Roma e della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, il Guardasigilli Alfonso Bonafede firma il decreto di revoca del 41 bis per Carminati, che oggi torna libero.

“Deve ritenersi che in relazione ai capi di imputazione il termine complessivo massimo di custodia cautelare e’ scaduto, con la conseguenza che va disposta la scarcerazione dell’appellante”. Lo scrivono i giudici del tribunale del Riesame di Roma nel provvedimento con il quale e’ stato scarcerato questa mattina Massimo Carminati, il ‘Nero’ del ‘Mondo di Mezzo’, dopo 5 anni e 7 mesi di detenzione. “Non puo’ ritenersi” che la condanna “nei confronti di Carminati” in relazione ai due capi di incolpazione sia divenuta irrevocabile. Lo scrivono i giudici del tribunale del Riesame di Roma nel provvedimento con il quale e’ stato scarcerato questa mattina Massimo Carminati, il “Nero” del “Mondo di Mezzo”, dopo 5 anni e 7 mesi di detenzione. “In tal senso depone anche la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione che in relazione ai titoli in esame non statuisce la definitivita’”. Poi i giudici aggiungono: “Va osservato che la pronuncia di annullamento della Suprema Corte in parte limitatamente al trattamento sanzionatorio, in parte in punto di responsabilita’, ha comportato la regressione del procedimento alla fase di appello, con evidenti conseguenze sia sotto il profilo dell’allungamento dei tempi processuali sia sotto il profilo strettamente cautelare. Alla regressione del procedimento alla fase di appello ha conseguito sotto il profilo cautelare una nuova decorrenza del termine di fase a partire dal provvedimento di annullamento”.

Il Guardasigilli Alfonso Bonafede, riferiscono fonti di via Arenula, ha delegato l’ispettorato generale del ministero, a svolgere i necessari accertamenti preliminari in merito alla scarcerazione di Massimo Carminati.

“Mi viene da sorridere. Evidentemente il ministro Bonafede non conosce la vicenda processuale di Mafia Capitale”. Lo ha detto l’avvocato Francesco Tagliaferri, uno dei legali di Massimo Carminati, a ‘In Vivavoce’ condotto da Ilaria Sotis e Claudio De Tommasi su Rai Radio uno, rispondendo a una domanda sulle ispezioni richieste dal Guardasigilli per verificare che tutto sia andato nei corretti termini. “Questa contestazione di un reato associativo si e’ poi rivelata totalmente infondata al punto che, caso piu’ unico che raro, la Cassazione l’ha annullata senza rinvio, spiegando che si sarebbero potuti fare altri 50, 100, 1000 processi ma non si sarebbe colmata l’assoluta mancanza di prove sulla natura mafiosa dell’associazione. Avrebbe dovuto sapere il ministro – aggiunge l’avvocato – che un’indagine del genere ha comportato tempi dilatati. La scarcerazione odierna di Carminati non consegue un cavillo ma l’applicazione pedissequa del codice di procedura penale. Facesse le inchieste che vuole. Poi ho letto, mi auguro che sia un errore, che sarebbe stata disposta un’ispezione al carcere di Oristano, ma quella sarebbe ai limiti del comico. I tempi sono stati congrui”.

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Stupro di gruppo: gli imputati rinunciano all’abbreviato

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Si svolgerà con il rito ordinario il processo ai sei ragazzi palermitani accusati di aver violentato, a luglio scorso, una 19enne al Foro Italico. Gli imputati avevano presentato richiesta di ammissione al rito abbreviato condizionando l’istanza a una serie di nuove attività tra le quali l’esame in aula della vittima che il gup ha però respinto. La 19enne peraltro è stata sentita dal Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio, due mesi e mezzo fa. Il giudice ha invece deciso di accogliere la richiesta di disporre una consulenza tecnica sul telefono della ragazza, ma i difensori hanno comunque rinunciato all’abbreviato optando per il dibattimento.

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Otto milioni evasi al fisco, tre aziende irpine nei guai

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False fatturazioni ed altrettante inesistenti operazioni transnazionali per evadere le imposte dirette e i versamenti Iva. Tre aziende operanti in provincia di Avellino sono state denunciate dalla Guardia di Finanza per una evasione complessiva di otto milioni di euro nel corso di altrettante verifiche fiscali. Cinque milioni sottratti alla tassazione dirette e 1,5 milioni all’Iva. Nel corso dei controlli è anche emerso che un professionista del capoluogo ha sottratto mezzo milione di euro all’erario facendo figurare come acquisite prestazioni tecniche, in realtà mai ricevute, ma falsamente fatturate da una società a lui riconducibile.

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Fassino denunciato, informativa Polaria trasmessa a pm

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E’ all’attenzione dei magistrati della Procura di Civitavecchia l’informativa della Polaria sull’episodio del furto di una confezione di profumo da parte del parlamentate Piero Fassino in un negozio del duty free di Fiumicino e costata una denuncia. Allegato all’incartamento anche il video di quanto avvenuto il 15 aprile scorso nello scalo della Capitale e ripreso da una telecamera di sicurezza presente nell’esercizio commerciale. Nei giorni scorsi è emerso dal racconto di alcuni dipendenti del negozio che Fassino sarebbe stato autore già di un tentativo di furto nelle scorse settimane. Spetterà ora ai pm decidere come procedere e se affidare delega alla polizia giudiziaria per svolgere ulteriori approfondimenti.

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