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Cronache

Migranti, in Italia entro l’anno saranno quasi 700mila gli irregolari

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Dalle persone malate e bisognose di assistenza ai lavoratori, che nonostante tutto dovranno lasciare l’Italia. Entro l’anno saranno oltre 670mila i migranti che risulteranno irregolari nel nostro Paese: un numero raddoppiato – secondo un report di Amnesty International – per effetto delle misure del cosiddetto decreto sicurezza varato durante il precedente governo e di cui da tempo si annunciano modifiche. Nel frattempo l’associazione lancia l’allarme per le “ripercussioni negative sulla qualita’ di vita, la sicurezza e la dignita’” delle persone, visto che l’ “esclusione dei richiedenti asilo dal sistema dell’accoglienza privera’ migliaia di persone della protezione umanitaria, aumentandone la vulnerabilita’ e l’esposizione allo sfruttamento lavorativo e criminale”. Tra questi ci sono i protagonisti di diverse storie che i ricercatori di Amnesty hanno raccolto nel report. Si tratta soprattutto di ormai ex beneficiari di protezione che grazie ai centri di accoglienza erano risultati gia’ inclusi nel Paese, ma che ora rischiano di risultare irregolari. Uno di loro e’ Hamed, 39 anni, nato in Ghana e residente a Castel Volturno, in provincia di Caserta, che e’ cieco e per questo necessita di assistenza. La sua richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari e’ stata rigettata a causa del Decreto sicurezza. Per questo, tra dicembre 2019 e giugno 2020 Hamed dovra’ lasciare lo Sprar e fare a meno dell’assistenza degli operatori. “Mi sento impotente e sperduto – spiega Hamed – . Finiro’ presto in mezzo ad una strada e non vedendo nulla, sono finito se non trovo qualcuno che mi aiuti. Ho paura di non farcela”. Jibril, giovane camerunense costretto a fuggire dal suo paese a causa delle persecuzioni, aveva invece lasciato la figlia di 8 anni e nel 2016 era riuscito ad arrivare in Italia, accolto in una struttura di prima accoglienza in Sicilia. “Nel 2017 ho ottenuto il diploma al Centro provinciale per l’istruzione degli adulti – racconta – ho studiato la lingua, gli elementi di cultura civica e il sistema giuridico italiano, raggiungendo un livello A2. Avevo anche intenzione di diventare cittadino italiano”. Dopo il riconoscimento del permesso per motivi umanitari e diversi lavori svolti, nel 2019 a Bologna Jibril era riuscito ad ottenere un contratto a tempo indeterminato come collaboratore domestico. “Appena firmato quel contratto mi sembrava di vivere un’altra vita”, ricorda. Ma a meta’ 2019, scaduto il permesso di soggiorno, quel futuro e’ scomparso. “Eppure mi sentivo sicuro. Avevo tutto: lavoratore regolare, una busta paga, un contratto d’affitto, pagavo le tasse, non avevo mai commesso reati. Pensavo che il rinnovo fosse una formalita’ ma non avevo fatto i conti con il Decreto sicurezza. Quando mi hanno detto che per legge l’umanitario non esisteva piu’ ho capito che per me iniziavano altri guai”. Anche a Karim, nigeriano di 22 anni con un glaucoma in fase terminale, era stato concesso il permesso in Italia per motivi umanitari: “Avevo si’ un permesso di soggiorno ma i medici mi dissero che stavo perdendo la vista. Ora non ci vedo quasi piu’. Come faro’ a vivere cosi’?”. Da novembre del 2019 Karim e’ stato preso in carico da alcuni volontari e dalla stessa comunita’ nigeriana locale che tenta di sostenerlo nelle sue necessita’ sanitarie: “Senza di loro sarei gia’ morto – dice – . I miei connazionali e alcuni ragazzi italiani mi aiutano a sopravvivere. Senza di loro non ci sarebbe speranza”. Situazioni al limite e poca fiducia sulle reali possibilita’ di ritorno nel proprio Paese. “Ai ritmi attuali – sostiene Amnesty – i rimpatri dei migranti senza permesso di soggiorno nei loro paesi di origine avranno un effetto certamente marginale. Per rimpatriarli tutti, infatti, sarebbero necessari 90 anni, e solo a condizione che non arrivi sul territorio nazionale piu’ alcun irregolare. Si tratta di un’ipotesi irrealizzabile”.

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Ferito da un colpo di pistola, 14enne in ospedale all’Aquila

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Un ragazzo di 14 anni è finito in ospedale, all’Aquila, dopo essere stato raggiunto da un colpo di pistola. Il giovane ha una ferita da arma da fuoco alla gamba ed è stato sottoposto ad un intervento chirurgico; le sue condizioni non destano preoccupazione. Poco chiara al momento la dinamica dei fatti, che sono avvenuti attorno alle 18 in località Cese di Preturo. Il ragazzo, ricostruiscono i media locali, avrebbe raccontato che, mentre era con degli amici, da un’automobile, sembra un’Audi nera, che li ha affiancati, sarebbe partito un colpo di pistola. E’ stato lo stesso 14enne, una volta tornato a casa, a raccontare quanto accaduto alla madre, che poi lo ha accompagnato in ospedale. Sull’episodio e sulla versione fornita dal ragazzo sono in corso indagini da parte della polizia.

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Blackout ferma anche il tennis a Madrid ma Arnaldi passa

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Anche il torneo di tennis di Madrid si è dovuto arrendere al black out che ha colpito poco dopo le 12.30 di oggi ma l’intera penisola iberica e parte del Sud della Francia. Dopo sole tre partite giocate, il programma è stato sospeso in attesa di un ritorno dell’energia elettrica, lasciando giocatori e pubblico in un limbo fatto di attesa e incertezza, un po’ come in una stazione o in un aeroporto per uno sciopero improvviso. Intorno alle 16.30, gli organizzatori hanno infine deciso di cancellare tutti gli incontri ancora da disputare, nel pomeriggio e in serata, per motivi tecnici e di sicurezza, scombinando i programmi di tante stelle della racchetta già stressate, anche se lautamente ricompensate, dai ritmi infernali del circuito.

Una delle poche eccezioni ha riguardato Matteo Arnaldi. L’azzurro stava portando a casa il secondo set contro il bosniaco Damir Dzumhur quando si sono spenti i tabelloni e tutte le apparecchiature a servizio del match. I due giocatori sono rimasti interdetti e la partita è stata sospesa ma quello che sembrava un inconveniente localizzato alla Caja Magica, sede del torneo, si è rivelato un problema di ben altra dimensione. L’azzurro ha però potuto in qualche modo finire opera, battendo il rivale per 6-3, 6-4 per accedere agli ottavi di finale, ma della sua vittoria non resterà traccia se non nella memoria dei due protagonisti e dello scarso pubblico presente, perchè tutto era andato in tilt. Nel primo set, Arnaldi e Dzumhur hanno faticato mezz’ora per completare i primi sei game, poi l’italiano ha fatto il break per chiudere 6-4.

Nel secondo, Arnaldi non si è fatto distrarre dall’interruzione, guadagnando la sua prima volta agli ottavo in un Masters 1000 e anche qualche ora di riposo in più rispetto al prossimo avversario, che sarà uno tra lo statunitense Tiafoe e il francese Muller. Non è andata altrettanto bene al bulgaro Grigor Dimitrov, che stava avendo la meglio sul britannico Jacob Fearnley: lo stop energetico ha lasciato una telecamera pericolosamente sospesa sul centro del campo, obbligando a sospendere definitivamente l’incontro. Dopo qualche ora di attesa, i giocatori che dovevano scendere in campo hanno avuto la notifica della cancellazione del programma e tra loro ci sono Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, che domani, si presume, dovranno affrontare rispettivamente il britannico Jack Draper e il greco Stefanos Tsitsipas. Nel torneo Wta 1000 hanno potuto completare la partita la statunitense Coco Gauff, che ha battuto la svizzera Belinda Bencic, e la sua prossima avversaria, la russa Mirra Andreeva, che ha eliminato l’ucraina Yuliia Starodubtseva. Tutto rinviato invece per la n.1 e la n.2 al mondo, la bielorussa Aryna Sabalenka e la polacca Iga Swiatek, che è la campionessa uscente. (ANSA). 2025-04-28T18:10:00+02:00 RI ANSA per CAMERA04 NS055 NS055

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Prete indagato a Bari, su auto tracce di sangue: è indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso

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Le tracce presenti sull’auto di don Nicola D’Onghia, il 54enne sacerdote indagato a Bari per omicidio stradale e omissione di soccorso nel caso della morte della 32enne Fabiana Chiarappa, erano di sangue. Lo dimostrano i primi risultati degli accertamenti svolti sulla Fiat Bravo del prete nei giorni successivi all’incidente. Ora, per gli inquirenti, resta intanto da capire se quel sangue sia quello della 32enne, rugbista e soccorritrice del 118, ma soprattutto se il possibile impatto tra la auto del sacerdote e Chiarappa abbia causato la morte della giovane o se questa, invece, sia avvenuta prima.

Secondo quanto ricostruito finora, la sera del 2 aprile Chiarappa era in sella alla sua moto Suzuki sulla provinciale 172 che collega i comuni di Turi e Putignano quando, per cause ancora da chiarire, avrebbe perso il controllo del mezzo e sarebbe finita fuori strada, colpendo anche un muretto a secco. Compito della pm Ileana Ramundo, che coordina le indagini dei carabinieri, è ora quello di capire – anche grazie ai risultati dell’autopsia, il cui deposito è previsto tra oltre un mese – cosa effettivamente abbia causato la morte della 32enne, se lo schianto contro il muretto o il successivo impatto con l’auto.

Il parroco, agli inquirenti, ha raccontato come quella sera, mentre percorreva quella strada, ha avvertito un rumore provenire dal pianale della propria auto (“come se avessi colpito una pietra”) ma di non essersi accorto né della moto né della ragazza, anche a causa del buio. Poco dopo aver sentito il rumore, intorno alle 20.30, si è quindi fermato in una stazione di servizio per controllare eventuali danni all’auto, prima di rimettersi in macchina e tornare verso casa. Il parroco ha detto di aver appreso dell’incidente dalla stampa il giorno dopo e per questo, dopo aver consultato i propri legali (è assistito dagli avvocati Vita Mansueto e Federico Straziota), ha deciso di raccontare il tutto ai carabinieri.

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