Mfe, la holding che controlla Mediaset, archivia la prima metà dell’anno con ricavi in sostanziale tenuta (-1,2% a 1,37 miliardi) e un miglioramento della redditività, che si traduce in un risultato operativo salito a 120,9 milioni (+7,9%) e in un utile cresciuto a 87,1 milioni (+3%). Merito anche di un’attenta gestione dei costi, scesi nel semestre del 2,2% per effetto delle sinergie generate dalla fusione tra Italia e Spagna. “Grazie alla dimensione sempre più internazionale” che “attutisce possibili squilibri nei diversi mercati”, i risultati “hanno registrato un andamento decisamente positivo nonostante elementi critici quali la spinta inflattiva, i costi energetici e la riduzione dei dividendi” dalla partecipata tedesca ProsiebenSat1″, spiega Mfe. “Sostanzialmente stabile” la raccolta pubblicitaria, a quota 1.343,7 milioni (-1,4%), con l’Italia che flette meno della Spagna: un dato “molto positivo – afferma l’ex Mediaset – se paragonato all’andamento di numerosi mercati internazionali”. La debolezza del mercato dovrebbe allungarsi nel terzo trimestre, per il quale, ha sottolineato Matteo Cardani general manager marketing di Publitalia, sarà “decisivo” il mese di settembre.
“Ci aspettiamo che il trend dei nove mesi sia allineato” a quello del semestre, ha detto senza dare indicazioni su luglio e agosto e sottolineando come sulla raccolta di giugno abbiano influito in Spagna le elezioni e in Italia “la morte del nostro fondatore” Silvio Berlusconi. Più complicata la situazione in Germania dove Prosieben, reduce da un trimestre nero, giovedì darà i conti. Il mercato tedesco “sta affrontando tempi piuttosto complicati”, ha ammesso il cfo, Marco Giordani, “abbiamo sentito che giugno è stato migliore ma luglio è stato ancora difficile”. Il trend della generazione di cassa, positiva per 220,1 milioni (270,2 nel 2022), ha agevolato la riduzione dell’indebitamento, sceso da 873,3 a 807,6 milioni. Alla luce dell’andamento del semestre Mfe ha confermato l’obiettivo “di consolidare su base annua un risultato operativo, un risultato netto e una generazione di cassa (free cash flow) positivi”. Prima di Mfe, aveva pubblicato i conti l’altra controllata quotata di Fininvest, Mondadori.
Il semestre si è chiuso con ricavi saliti del 2,1% a 362,4 milioni, grazie alla buona dinamica dell’area libri (+5,7%), dell’education (+16,8%) e del retail (+8,1%) che ha più che compensato la contrazione subita dai media (-30%), appesantiti anche della cessione di Grazia a Icon a inizio 2023. L’ebitda adjusted è balzato del 38,8% a 38,2 milioni, l’utile netto più che quadruplicato a 12,2 milioni mentre l’indebitamento si è mantenuto stabile a 285,5 milioni. Il gruppo ha confermato la guidance, alzata a fine giugno, e ha confermato, grazie ai flussi di cassa, la propria capacità di finanziare nuove acquisizioni. La crescita per linee esterne, ha spiegato l’ad Antonio Porro, rappresenta una “priorità” per il gruppo, che ha in corso “negoziazioni ed esplorazioni” con diversi potenziali partner.