Investimenti miliardari, che imprimono un cambio di passo nei rapporti bilaterali e consentono di scrivere una pagina “storica”, “splendida”, “inedita” delle relazioni tra Italia ed Emirati Arabi Uniti. Giorgia Meloni non risparmia gli aggettivi per mettere il sigillo su “oltre 40 intese” per “40 miliardi di dollari” firmate con “l’amico” Mohamed bin Zayed, lo sceicco da due giorni a Roma per la “prima visita di Stato” di un presidente emiratino. L’allestimento, al Parco dei Principi nel quartiere Parioli di Roma con circa 300 aziende, è quello delle grandi occasioni, il programma riscritto per conciliare gli impegni legati anche al terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina: Meloni entra in sala parlando fitto con bin Zayed, che non smette di ringraziare dal palco per il grande lavoro fatto “in soli due anni”, che ha consentito una “ripartenza” tra i due paesi.
Il rilancio del partenariato strategico, avviato dalla premier che è già stata tre volte negli Emirati, è arrivato dopo tre anni di tensioni, fra la vicenda Etihad-Alitalia e lo stop all’export di bombe e missili verso Arabia e Emirati, deciso durante il secondo governo Conte, seguita per ritorsione dalla chiusura della base avanzata nel Golfo di Al Minhad. Si tratta di uno dei “più rilevanti, più imponenti investimenti per la storia della nostra nazione” ha detto “senza timore di smentita” la premier in un discorso brevissimo, poco più di cinque minuti. Una “straordinaria manifestazione di amicizia nei confronti dell’Italia, del suo sistema produttivo della sua economia”, ha proseguito Meloni sottolineando che gli ambiti di più stretta collaborazione guardano tutti al “futuro”.
Dall’intelligenza artificiale alla difesa, dai data center allo spazio fino alle terre rare, il protocollo firmato abbraccia alcuni dei capisaldi del governo, compreso lo sviluppo del Piano Mattei, in una “cooperazione profonda” che avvicina due partner “apparentemente lontani o con interessi potenzialmente divergenti”. Gli accordi, peraltro, interessano sia i ministeri (dall’istruzione, all’università e ricerca, al dicastero delle imprese e del made in Italy) sia le aziende private, con le big tutte schierate (Cdp, Eni, Enel, Leonardo, Fincantieri, Sace, Tim, Intesa Sanpaolo solo per citarne alcune) e un interscambio con un solido trend di crescita compreso l’export italiano nel paese del Golfo, che è già raddoppiato negli ultimi cinque anni. Gli Emirati, ha ricordato anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “sono il primo mercato di destinazione dell’export italiano nell’ampia regione del Medio Oriente – Nord Africa, area assolutamente strategica per un Paese proiettato verso il Mediterraneo allargato come l’Italia”.
Tra gli impegni siglati da Meloni e bin Zayed, messi nero su bianco in una dichiarazione congiunta tra i due paesi, quello di aumentare la “cooperazione militare e di sicurezza” per “rafforzare la capacità di difesa e di promuovere la stabilità regionale”, ma anche quella di sviluppare infrastrutture e soluzioni sostenibili nel campo dell’energia, compresa quella “nucleare pacifica”. I due “hanno anche esplorato le opportunità di cooperazione con altri partner, in particolare in Africa”, concentrate anche attraverso un parternariato apposito in ambito “energetico e dell’acqua”. Roma, in più, continuerà a sostenere gli Emirati nelle trattative per stringere accordi anche a livello europeo, dopo avere già aiutato il paese ad adeguare la normativa antiriciclaggio, che ha consentito ad Abu Dhabi di uscire dalla lista grigia.