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Politica

Meloni: anticostituzionale ridurre le commissioni sui pos

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Giorgia Meloni è consapevole che la valutazione delle Commissione europea, tecnicamente l’opinione, è in arrivo. Nel giro di 48 ore Bruxelles comunicherà nero su bianco cosa pensa della prima manovra del suo governo, a cominciare dalla soglia a 60 euro oltre cui scatta l’obbligo ad accettare i pagamenti con carte. E la premier torna a rivendicarne le misure, minimizzando le osservazioni di Bankitalia (solo “un approccio critico”) e rispondendo a chi si chiede perché non vengano eliminate le commissioni sulle transazioni con il pos. “Non possiamo farlo perché sarebbe incostituzionale”, spiega Giorgia Meloni, pescando dalla sua agenda degli appunti, nella seconda puntata della sua rubrica social, una volta “riemersa dall’influenza” per cui ha saltato il vertice di Alicante.

Prima di partecipare al G7 virtuale e di preparare il suo discorso alle Camere in vista del Consiglio europeo, nel video con l’albero di Natale sullo sfondo, la leader di FdI ripercorre l’ultima settimana tirando fuori riflessioni e domande dal quadernetto. “Mediamente rispondo a più di quelle a cui rispondevano i miei predecessori”, puntualizza, raccontando della “voglia di Italia nel mondo”, dell’economia che “nell’ultimo trimestre cresce più che in Francia, Germania e Spagna”, della “battaglia vinta in Europa su vino e carne”, del piano per rendere l’Italia “sempre più un hub energetico”. Ma anche delle minacce a lei e al ministro della Difesa Guido Crosetto. “Un clima a tratti non piacevole”, lo definisce aggiungendo che “non siamo gente che si fa facilmente spaventare: abbiamo fatto le nostre scelte, difendiamo quelle scelte, andiamo avanti. Ci possono fermare solo gli italiani in libere e democratiche elezioni”. Di fronte al pressing della maggioranza sul superbonus, si sta cercando – con non poche difficoltà – di riscrivere l’emendamento al dl aiuti quater su proroga e cessione dei crediti, mentre il governo ha ribadito che non c’è spazio per estendere lo scudo penale alle società sportive. Sulla manovra una frenata su alcune misure potrebbe arrivare alla luce dei rilievi dell’Ue. Serve il disco verde sull’estensione della flat tax, oltre che sul pos.

“La moneta elettronica è privata, è un servizio offerto e lo Stato non può impedire a chi offre quel servizio di guadagnarci sopra una commissione. Probabilmente – osserva Meloni – questa è la ragione per cui la Banca d’Italia fa le sue valutazioni sul tema dell’innalzamento del tetto al contante”. La premier constata invece con soddisfazione il limite a 10mila euro (il doppio di quanto previsto dal governo in manovra) fra i punti concordati dal Consiglio dell’Ue sul regolamento antiriciclaggio: “Significa che l’Ue vuole favorire gli evasori? Non credo, probabilmente abbiamo ragione noi”. Correzione in corsa anche sul bonus cultura per i diciottenni.

Dopo l’emendamento di maggioranza che puntava ad abrogarlo, la presidente del Consiglio chiarisce che l’obiettivo non è abolirlo ma introdurre un tetto al reddito per chi lo riceve, perché “non c’è ragione” che vada “al figlio di un milionario, di un parlamentare o a mia figlia”. Per Forza Italia quell’emendamento così com’è “non va bene”, e nemmeno bastano le pensioni minime a 574 euro. Al Senato, poi, la capogruppo azzurra Licia Ronzulli non ha esitato a prendere posizione (seppur a titolo personale) contro il dl anti-rave per l’appendice sui medici no vax. Mentre nelle piazze inizia una settimana di scioperi, alla Camera la commissione Bilancio si prepara all’esame degli emendamenti alla legge di bilancio. Uno caldeggiato da Confedilizia, presentato dalla maggioranza e dal Pd, prevede che la quota del Reddito di cittadinanza per l’affitto vada direttamente al proprietario, per contrastare le morosità. Un altro di Noi moderati punta a salvare le scuole mantenendo il rapporto un preside ogni 500 alunni (300 nelle piccole isole e comunità montane). Una proposta bipartisan è per il rilancio dei Giochi della Gioventù, e un’altra mira a estendere la riduzione dell’Iva al 5% anche per il settore del teleriscaldamento. È una corsa contro il tempo per chiudere entro fine anno per evitare l’esercizio provvisorio. Dopo il via libera alla Camera, il voto in Senato è previsto fra il 27 e il 29 dicembre.

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Politica

Atto di clemenza per onorare Papa Francesco: la politica torna a discutere di indulto e liberazione anticipata

Casini, Boschi, Serracchiani e altri parlamentari rilanciano l’appello di Papa Francesco: proposto l’indulto per l’ultimo anno di pena. Forza Italia apre, centrodestra diviso.

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Nel clima sospeso di queste giornate post-festive, scosse dalla solennità dei funerali di Papa Francesco, la politica italiana rispolvera un tema delicato e mai risolto: l’atto di clemenza verso i detenuti, nel nome del Pontefice scomparso. È stato Pier Ferdinando Casini, con un intervento sul Corriere della Sera, a riaprire il dibattito, rilanciando l’appello di Papa Francesco per una giustizia più umana, espresso simbolicamente all’apertura dell’Anno giubilare nel carcere di Rebibbia.

A farsi portavoce di questa istanza anche il movimento radicale Nessuno Tocchi Caino, che ha proposto la liberazione anticipata per i detenuti con un solo anno di pena residua. Una proposta già sottoscritta da parlamentari di diversi schieramenti: Maria Elena Boschi (Italia Viva), Debora Serracchiani (Pd), Luana Zanella (Avs), Maurizio Lupi (Noi Moderati), fino ad arrivare a Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato.

“Un minimo di coerenza vorrebbe che la politica, commossa ai funerali del Pontefice, dia un segnale concreto, non solo retorico”, ha dichiarato Zanettin. A fargli eco, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Serve una misura straordinaria, non un perdono indiscriminato”.

Tuttavia, non mancano i contrasti: Fratelli d’Italia e Lega restano silenziosi o critici, ricordando le frizioni già esplose nel centrodestra quando, lo scorso anno, Forza Italia sembrava aprire alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Apertura poi rientrata dopo le tensioni con gli alleati.

Intanto, al ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto conferma che è allo studio un provvedimento sull’uso eccessivo della custodia cautelare, ma frena su condoni e amnistie: “È giusto dire che si esce dal carcere solo perché non c’è posto? No. Lo sfratto non è incline alla funzione rieducativa della pena”.

Il confronto resta acceso, ma l’eredità spirituale e sociale di Papa Francesco torna a farsi sentire anche nelle aule parlamentari, spingendo una parte della politica a immaginare un gesto di clemenza come segno di civiltà e memoria.

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Politica

Giorgia Meloni guarda al 2027: “Realizzare tutto il programma, poi tornerò dagli elettori”

A metà legislatura Giorgia Meloni punta al 2027: “Portare a termine il programma del centrodestra”. Confronto con i sindacati l’8 maggio, riforme e lavoro in primo piano.

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A metà legislatura, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni fissa già l’orizzonte del prossimo voto: il 2027, quando intende ripresentarsi agli italiani potendo dire “ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto”. In un’intervista concessa ad AdnKronos, la leader di Fratelli d’Italia chiarisce di voler portare a termine l’intero programma del centrodestra, affrontando sfide ancora aperte come la natalità, il costo dell’energia e la sicurezza sul lavoro.

GUIDO CROSETTO MINISTRO DIFESA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI (Foto Imagoeconomica)

Il nodo lavoro e le critiche delle opposizioni

L’intervista arriva dopo un Primo Maggio segnato dalle dure contestazioni dell’opposizione. Elly Schlein accusa Meloni di “mentire a viso aperto sui numeri del lavoro”, mentre Giuseppe Conte parla di “presa in giro ai danni dei lavoratori” e Matteo Renzi sottolinea il record negativo di emigrazione dall’Italia: “191mila persone hanno lasciato il Paese nel 2023”. Meloni rivendica però i risultati raggiunti e lancia l’obiettivo di essere ricordata come la premier che ha aumentato l’occupazione e ridotto il precariato, annunciando il confronto con le parti sociali previsto per l’8 maggio e una dotazione di 1,25 miliardi per nuove misure in materia di lavoro e sicurezza.

Riforme e legge elettorale, la partita del premierato

L’orizzonte resta la primavera 2027, ma le voci di elezioni anticipate al 2026 continuano a circolare. Nel centrodestra, intanto, si intensificano le riflessioni sulla legge elettorale, strettamente connesse alla riforma del premierato, “madre di tutte le riforme” secondo Meloni. Non è un mistero che la presidente preferirebbe una forma di governo presidenziale, ma per ora ribadisce l’impegno sul testo in discussione alla Camera da dieci mesi.

GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO ECONOMIA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI

“Sessismo contro di me nel silenzio generale”

Nell’intervista, Meloni confessa di essere rimasta “colpita” da “attacchi sessisti vergognosi” subiti in questi anni, lamentando l’indifferenza di chi si riempie la bocca con i diritti delle donne. La replica di Maria Elena Boschi (Italia Viva) non si fa attendere: “FdI ha usato sessismo contro di me per anni. Giorgia, basta chiacchiere e vittimismo. Governa se sei capace”.

Rapporti internazionali: da Trump a Macron

Meloni conferma la sua “relazione speciale” con Donald Trump, riconosciuta anche dalla Casa Bianca, e racconta del consiglio dato al presidente serbo Aleksandar Vucic prima del suo incontro a Mar-a-Lago con l’ex presidente Usa. “Meglio parlare con lui lì che a Washington”, avrebbe detto lei. Il legame con gli Stati Uniti resta saldo: “Difenderemo i nostri interessi con lealtà, ma senza subalternità”, spiega Meloni.

Sul fronte europeo, rivendica un rapporto pragmatico con Ursula von der Leyen, fondato su “stima e franchezza”, e auspica una rimodulazione del Green Deal. Conta di trovare una sponda nel possibile prossimo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e descrive i rapporti con Macron come “di collaborazione e sana competizione” tra due leader di famiglie politiche diverse, ma con interessi comuni.

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Politica

Ministro Giuli: scudetto al Napoli? Rallegra il cuore di un romano e un romanista come me

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“Napoli non è in odore di scudetto, ma è in profumo di scudetto. Io sono romano e romanista, ma innamorato di Napoli. Sappiamo bene che in passato ci sono stati terribili episodi che hanno riguardato le tifoserie della Roma e del Napoli. Oggi sentire Napoli in profumo di scudetto è una cosa che rallegra il cuore di un romano e di un romanista”. Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, sulla corsa scudetto, a margine della sua visita al cantiere dell’Albergo dei poveri a Napoli.

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