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Politica

Maggioranza si spacca su carcere agli evasori e fondazioni

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Quattordici ore di maratona in commissione alla Camera non bastano a trovare un accordo nella maggioranza. L’asse dei partiti che sostengono il governo giallo-rosso non regge alla prova del voto sul decreto legge fisco: Italia Viva vota contro le nuove norme sul carcere agli evasori smarcandosi dagli alleati anche sul rinvio delle norme per la trasparenza delle fondazioni politiche. Passano poche ore pero’ e arriva il dietrofront prima del M5S e poi del Pd. Luigi Di Maio parla di “porcheria” e chiede un passo indietro, subito dopo i Dem annunciano di essere pronti a ritirare l’emendamento. “Il caso e’ chiuso”, dicono dal Nazareno. E’ il caos, lamentano le opposizioni che in segno di protesta abbandonano i lavori parlamentari. Il provvedimento, pilastro sul fronte delle coperture della legge di bilancio, prima di arrivare definitivamente all’esame dell’Aula a Montecitorio – dove ci si aspetta un esame blindato con il voto di fiducia – dovra’ tornera’ in commissione per le correzioni lampo. Sceglie il sarcasmo Matteo Renzi, reduce dalle polemiche sulla sua fondazione Open, e tra i primi commenta quanto andato in scena a Montecitorio: “Di giorno sui social fanno i moralisti, di notte in commissione salvano le loro fondazioni”. Il leader di Iv assicura pero’ lealta’ all’Esecutivo e promette che nonostante le “contrarieta’ messe a verbale” il gruppo parlamentare sosterra’ il testo, e il governo, al momento del voto finale. Se sulle associazioni dei partiti si riavvolgera’ dunque il nastro, sulle norme penali invece la strada e’ ormai segnata.

Il compromesso raggiunto, al di la’ dei distinguo di Iv, e’ costato alla maggioranza un lavorio quasi incessante e alla fine la stretta pensata per combattere l’evasione fiscale si attenua per i reati meno gravi, come la dichiarazione infedele e l’omessa dichiarazione. Rivista anche parzialmente la confisca per sproporzione (che non sara’ retroattiva) e le norme sulla responsabilita’ amministrativa delle imprese. La raffica di modifiche approvate dai deputati nella lunga seduta notturna toccano i temi piu’ disparati: si va dalla revisione del calendario fiscale con le scadenze del 730 rinviate al 30 settembre allo slittamento ai primi di marzo delle multe per i seggiolini salva bebe’. Restyling, anche qui dopo una farraginosa trattativa, delle nuove regole per gli appalti, che non basta ancora, pero’, secondo Confindustria e Ance: la stretta scattera’ sulle commesse che superano i 200mila euro, con un faro su quelle ad alto impiego di manodopera. Governo e maggioranza hanno preso poi tempo sul fronte del cashless: saltano le sanzioni per i commercianti che non hanno il pos per i pagamenti con le carte e viene rinviata di sei mesi la lotteria degli scontrini. Dal mazzo delle proposte approvate spunta anche la Rc auto ‘familiare’ con tanto di premio: “nel caso si possieda un motorino in 14esima fascia e un’auto in prima, a partire dal prossimo rinnovo dell’assicurazione anche per il motorino si passera’ in prima fascia, con un risparmio sul premio”, spiegano i deputati 5S in commissione.

Ok anche al bonus per l’airbag moto: sara’ fino a 250 euro. E sempre per le famiglie, ma solo per quelle con redditi piu’ bassi, arriva anche il bonus Tari: si tratta di uno sconto sulla tariffa sui rifiuti che funzionera’ come quello previsto per l’energia, il gas o l’acqua che nel frattempo diventano automatici. Festeggiano anche i piccoli comuni dove i sindaci vedono innalzarsi l’indennita’ a 1400 euro e il fronte trasversale delle deputate segna un primo punto nella battaglia per ridurre l’Iva sugli assorbenti: l’aliquota su quelli bio scendera’ al 5%.

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Politica

Atto di clemenza per onorare Papa Francesco: la politica torna a discutere di indulto e liberazione anticipata

Casini, Boschi, Serracchiani e altri parlamentari rilanciano l’appello di Papa Francesco: proposto l’indulto per l’ultimo anno di pena. Forza Italia apre, centrodestra diviso.

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Nel clima sospeso di queste giornate post-festive, scosse dalla solennità dei funerali di Papa Francesco, la politica italiana rispolvera un tema delicato e mai risolto: l’atto di clemenza verso i detenuti, nel nome del Pontefice scomparso. È stato Pier Ferdinando Casini, con un intervento sul Corriere della Sera, a riaprire il dibattito, rilanciando l’appello di Papa Francesco per una giustizia più umana, espresso simbolicamente all’apertura dell’Anno giubilare nel carcere di Rebibbia.

A farsi portavoce di questa istanza anche il movimento radicale Nessuno Tocchi Caino, che ha proposto la liberazione anticipata per i detenuti con un solo anno di pena residua. Una proposta già sottoscritta da parlamentari di diversi schieramenti: Maria Elena Boschi (Italia Viva), Debora Serracchiani (Pd), Luana Zanella (Avs), Maurizio Lupi (Noi Moderati), fino ad arrivare a Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato.

“Un minimo di coerenza vorrebbe che la politica, commossa ai funerali del Pontefice, dia un segnale concreto, non solo retorico”, ha dichiarato Zanettin. A fargli eco, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Serve una misura straordinaria, non un perdono indiscriminato”.

Tuttavia, non mancano i contrasti: Fratelli d’Italia e Lega restano silenziosi o critici, ricordando le frizioni già esplose nel centrodestra quando, lo scorso anno, Forza Italia sembrava aprire alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Apertura poi rientrata dopo le tensioni con gli alleati.

Intanto, al ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto conferma che è allo studio un provvedimento sull’uso eccessivo della custodia cautelare, ma frena su condoni e amnistie: “È giusto dire che si esce dal carcere solo perché non c’è posto? No. Lo sfratto non è incline alla funzione rieducativa della pena”.

Il confronto resta acceso, ma l’eredità spirituale e sociale di Papa Francesco torna a farsi sentire anche nelle aule parlamentari, spingendo una parte della politica a immaginare un gesto di clemenza come segno di civiltà e memoria.

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Economia

I sindacati in piazza, ‘basta morti sul lavoro’

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Oltre mezzo milione di incidenti sul lavoro e più di mille morti l’anno. Tre al giorno: tragedie in cantieri, fabbriche, campi, a cui bisogna mettere fine. Cgil, Cisl e Uil (foto Imagoeconomica in evidenza) scendono in piazza per il Primo maggio all’insegna della sicurezza sul lavoro, ricordando le tante vittime e dicendo basta. Al governo, che mette sul tavolo altri 650 milioni per la sicurezza, chiedono misure più incisive in vista dell’incontro dell’8 maggio a Palazzo Chigi.

Servono risposte ‘adeguate’ o sarà mobilitazione, avverte il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. In attesa del confronto, la premier Giorgia Meloni rivendica l’azione dell’esecutivo in questi due anni e mezzo: oltre un milione di posti di lavoro in più e il numero degli occupati al massimo storico, più di 24 milioni e 300mila. Un impegno che, assicura, continua anche sul fronte della sicurezza. Ma sulle sue parole si riaccende lo scontro con la segretaria del Pd, Elly Schlein: ‘Continua a mentire sui numeri’, attacca la segretaria dem, rilanciando la necessità di una legge sul salario minimo. Nelle piazze riecheggiano anche i referendum dell’8 e 9 giugno. Schlein al corteo a Roma sfila accanto a Landini, che rilancia l’invito ad andare a votare, e conferma che il Pd sostiene tutti i 5 sì al referendum.

VIA SPARANO PRIMO MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI CGIL CISL E UIL UNITI PER UN LAVORO SICURO BANDIERE CGIL UIL CISL (foto Imagoeconomica)

Mentre il leader M5s, Giuseppe Conte, su Fb scrive che il movimento ‘dirà 4 sì’ ai quesiti sul lavoro (resta fuori quello sulla cittadinanza che non aveva firmato). Il tema unitario resta quello della sicurezza e del contrasto agli incidenti sul lavoro. ‘Questa vergogna deve finire’, dice la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, dal palco a Casteldaccia (Palermo), dove il 6 maggio dell’anno scorso cinque operai persero la vita, guardando alla convocazione dell’8 maggio per costruire una strategia nazionale e ‘un’alleanza’.

Da Montemurlo (Prato), il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ricorda invece Luana D’Orazio, morta lì quattro anni fa in una ditta tessile. E da lì torna a chiedere di istituire il reato di omicidio sul lavoro e una procura speciale. Alla giovane nel pomeriggio viene intitolata una strada, su iniziativa del comune. E alla mamma, Emma Marrazzo, arriva l’abbraccio anche della ministra del Lavoro, Marina Calderone, presente alla cerimonia: ‘Quello che le è accaduto è il peggior incubo’, le dice assicurando l’impegno a fare di più. Nel pomeriggio il concertone del Primo maggio a Roma – aperto da Leo Gassmann sulle note di ‘Bella Ciao’ – omaggia Papa Francesco: ‘La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo, ci accorgiamo della sua importanza quando viene tragicamente a mancare ed è sempre troppo tardi’, le parole di Bergoglio che riecheggiano in una piazza San Giovanni stracolma.

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Politica

Mattarella: Resistenza non è feticcio ma responsabilità

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Le associazioni combattentistiche “sono l’anima perenne della memoria”: la loro opera è “preziosa” perchè voi trasmettete “il senso di quello che è avvenuto, la custodia della memoria senza farne un feticcio consegnato al solo ricordo, ma facendola vivere come consapevolezza civile, come educazione alla responsabilità. Un ponte ideale tra generazioni nell’attualità dei valori”. Sergio Mattarella chiude le celebrazioni per il 25 aprile con un ennesimo appello a non dimenticare quanto accaduto con la Resistenza e la Liberazione ma soprattutto con un invito a far si che questa data non diventi uno sterile appuntamento ma una spinta ad agire nel nome di quei valori. Ricevendo al Quirinale le associazioni combattentistiche e d’arma, il cui incontro era programmato per il 23 aprile, il presidente della Repubblica è tornato a sottolineare l’importanza della festa della Liberazione.

Infatti per il capo dello Stato il 25 aprile deve essere “un’eredità vissuta nel presente e trasformata in impegno per riflettere sull’attualità di quei valori, a cominciare dal rifiuto dell’indifferenza”. Ma non solo perchè, ha ricordato ancora Mattarella, la Liberazione sprigionò “energia morale” e fu “il frutto di un moto individuale delle coscienze che divenne espressione della dignità del nostro paese, del nostro popolo che non si lasciò sopraffare dalla barbarie”. La rievocazione del presidente con le associazioni combattenti è quindi giocata tutta sul valore degli ideali che portarono al 25 aprile, sulla necessità di non perdere la spinta propulsiva che generò. Infatti ha spiegato come “minacce in forme diverse che pretendono di porre in discussione i valori di democrazia, libertà e pace che furono alla base della Resistenza sono sempre presenti. Conflitti armati sempre più frequenti vicini ai confini dell’Europa.

Tensioni nei rapporti internazionali che con oblio della memoria rischiano di provocare crisi globali dalle conseguenze catastrofiche. Ecco perché – ha ripetuto – il 25 aprile non è mera occasione di formale omaggio”. Non poteva infine mancare un raccordo tra gli ideali di quei tempi e le prime visionarie idee sulla necessità di arrivare ad un Europa unita, unico vero baluardo contro i nazionalismi aggressivi di quell’epoca: “rendiamo onore ai protagonisti della Liberazione e della Resistenza che ci hanno condotto nella nuova Italia, libera, democratica e promotrice di quella che oggi è l’Unione europea, un’Italia protagonista della cooperazione internazionale”, ha concluso il presidente.

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