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Cronache

L’Unicef celebra la giornata mondiale dell’acqua e ci offre un dato agghiacciante: ogni giorno 700 bambini muoiono per diarrea

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Oggi, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua l’Unicef ricorda che, entro il 2040, circa 1 bambino su 4 vivrà in zone con uno stress idrico estremamente elevato. Oggi quasi 160 milioni di bambini vivono in zone ad alta o estrema siccità. Inoltre, sono circa 500 milioni i bambini che vivono in zone ad altissimo rischio di inondazioni a causa di eventi meteorologici estremi come cicloni, uragani e tempeste e dell’innalzamento del livello del mare. Gli eventi meteorologici estremi e i cambiamenti nei sistemi di ricarica dell’acqua rendono più difficile l’accesso all’acqua potabile sicura, soprattutto per i bambini più vulnerabili.”L’acqua contaminata rappresenta un’enorme minaccia per la vita dei bambini. Le malattie legate all’acqua e alle strutture igienico-sanitarie sono una delle principali cause di morte nei bambini sotto i 5 anni. Ogni giorno, più di 700 bambini sotto i 5 anni muoiono a causa di diarrea legata a servizi idrici e igienico-sanitari inadeguati”, ha dichiarato Francesco Samengo, Presidente dell’UNICEF Italia. Più di 3,5 miliardi di persone – circa la metà della popolazione mondiale – soffrono di grave penuria idrica per almeno un mese all’anno, di cui circa 2 miliardi per almeno sei mesi all’anno.”L’acqua e i cambiamenti climatici sono indissolubilmente legati. Un cambiamento climatico si avverte spesso attraverso un cambiamento dell’acqua: il cambiamento climatico può influenzare la quantità e la qualità dell’acqua potabile disponibile, di cui i bambini hanno bisogno per sopravvivere”, ha continuato il Presidente dell’UNICEF Italia Samengo. Secondo l’UNICEF, negli ultimi 10 anni, inondazioni, siccità e altri eventi meteorologici hanno causato oltre il 90% dei principali disastri naturali. Con il cambiamento climatico, si prevede che la loro frequenza e intensità non faranno che aumentare.Quando si verifica una calamità naturale, può distruggere o contaminare intere riserve idriche, aumentando il rischio di malattie come il colera e il tifo, a cui i bambini sono particolarmente vulnerabili.

Henrietta Fore. Nella foto quando ha prestato giuramento dinanzi al Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres diventando ufficialmente il 7° Direttore nella storia dell’UNICEF.

L’aumento delle temperature può portare ad agenti patogeni letali nelle fonti di acqua potabile, rendendo l’acqua pericolosa da bere per i bambini. L’innalzamento del livello del mare sta facendo sì che l’acqua dolce diventi salata, compromettendo le risorse idriche su cui si basano milioni di persone.Gli effetti del cambiamento climatico, compresi i disastri naturali e la competizione per l’acqua in periodi di siccità, possono aumentare il rischio di sfollamenti, migrazione e conflitti.L’abbassamento del livello dell’acqua può portare al prosciugarsi delle fonti d’acqua tradizionali, costringendo le giovani ragazze e le donne a percorrere lunghe distanze, esponendole a rischi di violenza, nonché al peso fisico del trasporto di carichi pesanti su lunghe distanze.L’aumento del tempo necessario per raccogliere l’acqua significa meno tempo ed energia per i bambini per andare a scuola, contribuendo ad aumentare il tasso di abbandono.Il cambiamento climatico sta avvenendo ora. Dobbiamo agire, e l’acqua è parte della soluzione.L’acqua è una risorsa salvavita e dovrebbe essere trattata come tale.  Per fare ciò, l’UNICEF ricorda che: Migliorare il modo in cui estraiamo, utilizziamo e gestiamo le risorse idriche può ridurre le emissioni di gas serra – essenziale per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico. La transizione verso sistemi idrici ad energia solare, nelle comunità, nelle scuole e nelle strutture sanitarie garantirà un uso, una gestione e una conservazione efficienti dell’acqua e aumenterà la resilienza della comunità. Esiste un enorme potenziale e la necessità di rafforzare la cooperazione transfrontaliera e tra le regioni per gestire le risorse idriche e affrontare gli impatti climatici che vanno oltre i confini nazionali. Ciò richiede un’azione coordinata da parte degli Stati colpiti. I servizi idrici e igienico-sanitari nelle città, nelle comunità, nelle scuole e nelle strutture sanitarie dovrebbero essere resilienti al clima per garantire l’accesso sostenibile all’acqua potabile per tutti i bambini nel tempo. Tra tutti gli attori, i rischi climatici dovrebbero essere integrati in tutte le politiche e i servizi legati all’acqua e alle strutture igienico-sanitarie, e dovrebbero essere effettuati investimenti per raggiungere le popolazioni ad alto rischio.

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Cronache

In auto al cellulare travolse ragazza, prete arrestato

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Distratto dal cellulare che stava usando mentre guidava a una velocità non adeguata alla strada che stava percorrendo, lo scorso 2 aprile don Nicola D’Onghia avrebbe travolto e trascinato per alcuni metri con la sua auto la 32enne Fabiana Chiarappa che si trovava a terra, ancora viva, dopo aver perso il controllo della moto, sulla strada statale 172, in provincia di Bari. E’ la tesi degli inquirenti che hanno arrestato il sacerdote a distanza di giorni dalla sua iscrizione nel registro degli indagati per omicidio stradale aggravato e omissione di soccorso. A far supporre agli investigatori che la 32enne, soccorritrice del 118 e rugbista, fosse ancora viva, sono anche i suoi guanti trovati sull’asfalto. Nei 20 secondi che ha avuto a disposizione per rendersi conto di quanto accaduto, se li sarebbe sfilati tentando di rialzarsi. Ma proprio in quel momento sarebbe stata travolta dalla Fiat Bravo guidata dal prete 54enne, riportando gravi ferite alla testa. All’arrivo dei soccorsi era già morta. Anche il suo casco è stato trovava lontano dal corpo.

Ad avvalorare la tesi dell’impatto con l’auto dopo la caduta ci sono anche le telecamere della zona che hanno registrato due rumori: il primo è quello della moto che rovina al suolo, il secondo è quello dell’impatto dell’auto con la ragazza. “Ho sempre insegnato a mia figlia a prendersi le sue responsabilità, non mi sembra che in questo caso qualcuno se le sia prese. Speriamo che la giustizia faccia il suo corso. Non riesco nemmeno a concepire tutta la situazione”, ha detto Adamaria Anna Doria la madre della 32enne uccisa nell’incidente. L’interrogatorio di garanzia del parroco, assistito dagli avvocati Vita Mansueto e Federico Straziota, si terrà domani alle 15 davanti al gip Nicola Bonante. Il prete, come emerso dall’analisi dei tabulati del suo telefono, nei secondi immediatamente precedenti all’impatto con il corpo di Chiarappa stava usando lo smartphone: prima impegnato in una telefonata, poi nei tentativi (non riusciti) di chiamare un’altra persona. L’ultimo tentativo risale a undici secondi prima dell’impatto con la 32enne. L’utilizzo del cellulare, per il gip, potrebbe aver distratto il prete al punto da non consentirgli la reattività necessaria per accorgersi della presenza sull’asfalto di Chiarappa, e quindi per frenare o scansarla. Diciotto secondi dopo averla urtata, D’Onghia si è fermato in una stazione di servizio per controllare eventuali danni all’auto. E qui, dopo essersi accorto dei danni riportati al paraurti, ha chiamato sua sorella per chiederle di andare a dargli una mano. In quella stazione di servizio, come accertato dagli inquirenti, D’Onghia è rimasto circa 45 minuti nel corso dei quali, come si vede nelle immagini delle telecamere del benzinaio, il parroco spesso si affaccia sulla strada, nota le macchine incolonnate sul luogo dell’incidente e le sirene dell’ambulanza. Ma non fa nulla e anzi, dopo essere stato aiutato dalla sorella e dal cognato, riprende l’auto e torna a casa.

Per questo, secondo il gip, la sua versione sul non essersi accorto di nulla, se non del rumore proveniente dal pianale dell’auto (“pensavo a una pietra, un sasso”, ha detto il sacerdote agli inquirenti) è inverosimile. Sulla sua macchina sono state inoltre trovate tracce di sangue riconducibili alla vittima e danni compatibili con l’impatto con il casco della vittima. A certificare come sia stato l’impatto con l’auto a provocare lesioni mortali a Chiarappa è stata l’autopsia che ha individuato nei politraumi da sormontamento le cause della morte. Un ruolo, nell’intera vicenda, l’ha avuto anche la velocità: quella a cui viaggiava Chiarappa, che le avrebbe fatto perdere il controllo della moto, e quella tenuta dal prete che è stata ritenuta “non adeguata”.

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Viterbo, pitbull libero in strada decapita a morsi un cagnolino

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Il fatto, trapelato solamente oggi, è avvenuto domenica sera nel quartiere viterbese San Faustino, dove un cane di razza pitbull che si aggirava libero, ha un ucciso un cagnolino decapitandolo a morsi. Da quanto appreso, il cane si sarebbe avventato sulla bestiola con una rapidità fulminea mordendolo ripetutamente al muso e al collo, fino ad ucciderlo. Sul posto sono intervenuti i veterinari della Asl e i carabinieri che, dopo aver ricostruito la dinamica dei fatti, sono riusciti a rintracciare il proprietario del pitbull. L’animale è stato riconsegnato all’uomo, a cui è stato imposto l’obbligo di sottoporlo a tutti gli accertamenti sanitari e comportamentali previsti dalla legge.

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Morto omicida Gucci, si era sparato dopo aver ferito figlio

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E’ morto Benedetto Ceraulo, 63 anni, l’uomo che nel 1995 uccise l’imprenditore Maurizio Gucci e che il 22 aprile scorso ha sparato due colpi di pistola al volto contro il figlio Gaetano, 37 anni, al culmine di una lite nel giardino della casa dove abitava a Santa Maria a Monte (Pisa). Ceraulo è morto all’ospedale di Pisa dove era ricoverato in condizioni gravi: con una pistola di piccolo calibro si era sparato in testa poco dopo avere ferito il figlio per una lite nata, secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, per futili motivi: a far “perdere il controllo” al 63enne sarebbe stato un graffio all’auto fatto dal figlio.

Subito dopo il ricovero in ospedale Gaetano Ceraulo, ferito al volto ma non in pericolo di vita, aveva pubblicato sulla sua pagina Facebook un post nel quale si era rivolto al padre: “Ti perdono per il male che mi hai fatto ma non per il male che hai inflitto a te stesso”. Benedetto Ceraulo era stato raggiunto dal figlio, che vive a Milano, per trascorrere le festività pasquali a Santa Maria a Monte dove il 63enne si era trasferito dopo avere vissuto in precedenza ad Acciaiolo nel comune di Fauglia (Pisa). Ceraulo era stato ritenuto l’esecutore materiale dell’agguato nel 1995 ordito dall’ex moglie di Gucci, Patrizia Reggiani. Condannato in primo grado all’ergastolo nel 1998, la pena gli era stata ridotta in appello a 28 anni, 11 mesi e 20 giorni. Grazie alla buona condotta Ceraulo da un paio d’anni era uscito dal penitenziario della Gorgona dove era stato detenuto a lungo.

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