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L’Ue lancia la mappa sul Pnrr, ‘l’Italia eviti ritardi’

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Un dialogo che prosegue fitto sull’asse Roma-Bruxelles. E l’obiettivo comune di “evitare ritardi” per scongiurare la perdita delle risorse. Con la messa a terra dei progetti nazionali da finanziare con il Recovery fund che nei Ventisette procede “a pieno ritmo”, la Commissione europea lancia la sua mappa in tempo reale per “aumentare la trasparenza” sull’avanzamento dei lavori e, premiando la Spagna con una terza tranche da 6 miliardi di euro, supera quota 150 miliardi di euro sborsati dal 2021 a oggi ai Paesi membri. Una cifra che a fine aprile potrebbe salire ancora con la terza tranche da 19 miliardi di euro destinata all’Italia, per la quale Palazzo Berlaymont si è presa due mesi extra di tempo – fino a fine aprile – per esprimersi. E per la quale, è la rassicurazione del ministro della Difesa, Guido Crosetto, il governo “farà qualunque cosa possibile” per non perderne nemmeno “un euro”. Ma l’avvertimento di Bruxelles, arrivato direttamente da Milano dal commissario all’Ambiente Virginijus Sinkevicius, è netto: il Pnrr “non è stato calato dall’alto” dall’Ue e spetta al governo “reperire le risorse” per rispettare il cronoprogramma.

L’interlocuzione fra Roma e Bruxelles per ora non porta novità, ma per entrambe le parti lo scambio è “proficuo” e, reduce dalla missione belga, il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto fa sapere che c’è tutta la volontà di “superare le difficoltà sia per le questioni aperte sulla verifica degli obiettivi raggiunti sia per la prospettiva più generale”. Una prospettiva che la premier Giorgia Meloni punta a rendere “compatibile con le richieste” e “con priorità nuove” rispetto a chi aveva scritto il piano. L’impasse potrebbe comunque sbloccarsi in diversi modi: con il trasferimento sui fondi di coesione Ue di quei progetti ritenuti per stessa ammissione del governo ‘impossibili’ da realizzare, oppure con la possibilità di trasformarli in aiuti di Stato da concedere alle imprese. Due soluzioni che darebbero respiro a Roma per avanzare senza l’assillo del 2026, linea rossa del ciclo vitale del Recovery. Ma da valutare comunque “anche con l’Italia” che, rimarca il vicepremier Antonio Tajani, “ha diritto di far sentire la sua voce” per difendere i suoi “interessi”.

L’eventualità peggiore sarebbe quella di rinunciare a qualcosa perdendo una parte dei finanziamenti. Una strada prevista dal regolamento sul Recovery, ma che anche Palazzo Berlaymont considera una misura da ultima spiaggia plausibile soltanto se Roma non riuscisse a dimostrare di poter rispettare tutti i 55 milestone e target previsti per il via libera alla terza rata. A sembrare esclusa è invece una proroga Ue per centrare gli obiettivi. E mentre Madrid festeggia per essere riuscita a incassare per prima la sua terza rata, in vista anche di altri 70 miliardi di prestiti già prenotati, sulla cartina interattiva dell’Ue si contano 105 progetti già dispiegati dall’Italia: quasi la metà del totale dei cantieri aperti in tutti gli altri Stati membri. Molti altri però restano ancora sulla lista da spuntare nel prossimo futuro, compresa la controversa riqualificazione dello stadio di Firenze e l’altrettanto discussa creazione del Bosco dello Sport a Venezia. Previo il via libera alla tranche ‘sub iudice’, Roma dovrà raggiungere entro giugno altri 20 milestone e 7 target per una quarta rata da 16 miliardi di euro. E anche un’altra scadenza incombe: entro il 30 aprile il governo sarà chiamato a presentare il piano rivisto e integrato con il nuovo capitolo energetico del RePowerEu, da dove arriveranno nuove sovvenzioni da 2,7 miliardi. Anche per questo il mese che si apre sarà decisivo.

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Esteri

Centinaia di tedeschi devono lasciare la Russia, ritorsione per le espulsioni dalla Germania

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Centinaia di dipendenti pubblici tedeschi che lavorano nei settori dell’istruzione e della cultura dovranno lasciare la Russia in seguito a una richiesta di Mosca, ha dichiarato all’Afp una fonte del governo tedesco. Il personale diplomatico e e i dipendenti di istituzioni pubbliche come l’organizzazione culturale Goethe Institute e la scuola tedesca di Mosca dovranno lasciar la Russia entro l’inizio di giugno. Dall’inizio del conflitto in Ucraina, lo spionaggio russo in Germania è cresciuto a un ritmo raramente eguagliato negli ultimi anni, secondo i servizi di sicurezza tedeschi.

A metà aprile, la Germania ha espulso un certo numero di diplomatici russi “per ridurre la presenza dei servizi di intelligence”, provocando la reazione di Mosca che ha espulso una ventina di dipendenti dell’ambasciata tedesca. Nella primavera del 2022, la Germania aveva già espulso circa 40 diplomatici russi che Berlino riteneva rappresentassero una minaccia per la sua sicurezza. Lo scorso ottobre, il capo dell’agenzia tedesca per la sicurezza informatica, Arne Schoenbohm, è stato licenziato dopo che le notizie hanno rivelato la sua vicinanza a una società di consulenza per la sicurezza informatica che si ritiene abbia contatti con i servizi segreti russi. Un mese dopo, un ufficiale della riserva tedesca è stato condannato a una pena detentiva sospesa di un anno e nove mesi per aver spiato per la Russia.

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Cronache

Ragazzo investito e ucciso da un’auto a Lignano

Ragazzo investito e ucciso da un’auto a Lignano

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 Un ragazzo, di 19 anni, è stato investito e ucciso da un’auto nella notte, in viale Europa, a Lignano Sabbiadoro. L’incidente è accaduto intorno alle 23.30, il giovane stava festeggiando per una ricorrenza quando, per cause non ancora chiarite, è stato investito da una vettura. Dopo la chiamata di aiuto giunta al Numero unico di emergenza Nue112 gli infermieri della Sores hanno inviato sul posto l’equipaggio di un’ambulanza da Lignano Sabbiadoro. Il personale sanitario ha avviato le manovre salvavita, poi ha trasportato il ragazzo al pronto soccorso di Lignano, dove è stato decretato il decesso. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Latisana che stanno ricostruendo la dinamica della vicenda.

Si chiama Kevin Murataj, originario di Foggia e residente a Latisana (Udine), il 19enne investito e ucciso la notte scorsa davanti allo stadio di Lignano SABBIADORO. Da quanto si è appreso, il giovane, studente all’ultimo anno del Mattei di Latisana, aveva trascorso la serata in pizzeria coi compagni di classe e stava andando in una discoteca della località balneare per partecipare alla festa provinciale della Maturità. Attraversando la strada, è stato travolto da un veicolo il cui conducente si è subito fermato. I soccorsi sono stati immediati anche per la massiccia presenza di personale medico-infermieristico a Lignano in considerazione della festa della Pentecoste, che ha portato in città migliaia di turisti austriaci. Nella notte, per questa ragione, sono stati effettuati una quindicina di interventi di soccorso per traumatiche minori e malori di varia natura, nessuno grave.

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Guerra Ucraina

La Cina gela Kiev, ‘le regioni annesse restino a Mosca’

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Al Vaticano, alla Cina e infine al presidente brasiliano Lula, Mosca ribadisce di essere aperta a negoziati per arrivare alla pace in Ucraina. Ma nel concreto non si vedono veri spiragli, almeno al momento. A confermarlo sono indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, secondo le quali il tanto atteso piano di pace della Cina consisterebbe in nient’altro che nel proporre a Kiev un cessate il fuoco con la cessione alla Russia delle parti del territorio ucraino che ha occupato. Una resa, in sostanza. La posizione di Pechino, secondo la ricostruzione del Wsj, sarebbe stata trasmessa agli europei dall’inviato cinese per l’Ucraina Li Hui, che oggi era a Mosca dopo la tappa di ieri a Bruxelles a conclusione di un tour che lo ha portato anche a Kiev. Dalla Cina non è arrivata alcuna conferma delle indiscrezioni, ma neanche una smentita.

Non stupisce il rifiuto di Kiev: “Qualsiasi scenario di compromesso che preveda la non liberazione di tutti i territori dell’Ucraina” equivarrebbe ad “ammettere la sconfitta della democrazia”, ha tuonato il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak. La controproposta ucraina, avanzata dal capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak, è un “vertice per la pace”, da tenere magari a luglio, che dovrebbe partire dal piano a suo tempo avanzato da Kiev, con il ritiro totale delle truppe russe. Tra queste posizioni inconciliabili si muove anche l’iniziativa di pace del Vaticano, affidata al presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi, che intende incontrare di persona i due presidenti, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. Mosca, ha fatto sapere il ministero degli Esteri, “valuta positivamente” l’iniziativa del Papa, di cui riconosce “il sincero desiderio di promuovere il processo di pace”.
Anche se il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, riconosce le difficoltà dell’impresa sottolineando che, come annunciato da Papa Francesco nel viaggio di ritorno dalla visita in Ungheria, quella in cantiere è una “missione di pace” che “non ha come scopo immediato la mediazione ma di creare un clima favorevole e aiutare ad andare verso una soluzione pacifica”. Lo stesso Pontefice, del resto, è tornato oggi sul rifiuto di una mediazione vaticana espresso da Zelensky nel loro incontro del 13 maggio. “Loro non sognano tanto le mediazioni – ha osservato Francesco in un’intervista a Telemundo – perché il blocco ucraino è davvero molto forte. Tutta l’Europa, gli Stati Uniti. In altre parole, hanno una forza propria molto grande”. Fin dall’ottobre scorso, inoltre Zelensky ha firmato un decreto che vieta per legge negoziati con Putin. E una posizione speculare è stata assunta dall’ex presidente russo Dmitry Medvedev, secondo il quale “finché ci sarà l’attuale regime e il clown Zelensky al potere a Kiev, i colloqui saranno impossibili”. Ricevendo a Mosca l’inviato di Xi Jinping, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha addossato ancora una volta la colpa delle mancate trattative alla parte ucraina, che ha accusato di creare “seri ostacoli” insieme ai suoi “gestori occidentali”. Da parte sua la Russia continua a dire di essere aperta a negoziati.

Lo ha ribadito Lavrov, e lo ha ripetuto Putin in una conversazione telefonica con il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, partner di Mosca nell’organizzazione dei Paesi Brics insieme con Cina, India e Sudafrica, e che come loro non ha alcuna intenzione di schierarsi con il fronte occidentale. Da questa posizione Lula ha detto di aver manifestato “la disponibilità del Brasile, insieme a India, Indonesia e Cina, a dialogare con entrambe le parti in conflitto alla ricerca della pace”. Buoni propositi che per ora non sembrano potersi concretizzare. Mentre invece si alza il livello dello scontro tra Russia e Usa. Mosca ha detto oggi di non credere, giudicandole “ipocrite e false”, le assicurazioni degli Stati Uniti di non volere incoraggiare gli attacchi ucraini sul territorio russo, specie con le armi fornite dalla stessa America. Le relazioni tra Russia e Usa sono in una “crisi profonda e pericolosa” che rischia di portare a “conseguenze imprevedibili”, ha avvertito il ministero degli Esteri di Mosca.

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