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Esteri

L’Ue e Londra si preparano ad una Brexit senza accordo

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 “Il no deal e’ a un passo, prepariamoci”. Boris Johnson suona l’allarme per il Regno Unito, dicendosi pronto pero’ ad andare anche a Berlino e Parigi per negoziare ancora e scongiurare il deragliamento delle trattative toccato con mano, in tutta la sua devastante concretezza, alla cena di mercoledi’ sera con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen a Bruxelles. L’Unione europea e la Gran Bretagna si preparano cosi’ allo scenario piu’ grave, mentre i team guidati da Michel Barnier e David Frost sono alle prese con discussioni fiume in vista della nuova scadenza di domenica, quando von der Leyen e Johnson potrebbero tornare ad incontrarsi per prendere una decisione finale. La cena tra la presidente dell’Esecutivo comunitario ed il leader britannico ha chiarito una volta per tutte quanto sia in salita e stretto il passaggio per un compromesso. E nonostante i team negoziali si siano chiusi fin dalla mattinata nel centro conferenze Albert Borschette, a pochi passi dagli edifici dove e’ in corso il Consiglio europeo, le possibilita’ di riuscita sono piu’ che mai appese ad un filo. Per questo la Commissione Ue e’ corsa ai ripari pubblicando quattro misure d’emergenza volte a “mitigare alcune delle interruzioni piu’ significative” che si potrebbero verificare dal primo gennaio 2021, nel caso di un no deal. Si tratta di provvedimenti mirati per i collegamenti arei e stradali, per la sicurezza dei voli e la pesca, con proposte per creare regole e quadri giuridici. Piani d’emergenza messi a punto d’altra parte anche a Londra. Nel respingere gli attacchi delle opposizioni, accanite dopo l’esito infelice dell’incontro di BoJo a Bruxelles, la ministra Penny Mordaunt, Paymaster General della compagine Tory, ha rassicurato circa un programma del governo per garantire il rifornimento di medicinali d’importazione Ue se le cose andassero storte. Mentre il ministro degli Esteri Dominic Raab, numero due dell’Esecutivo, ha cercato invece di minimizzare le ripercussioni di un mancato accordo sui prezzi e sulla disponibilita’ di generi di prima necessita’, ridimensionandole a “sbalzi” temporanei.

Molto preoccupato e’ apparso il premier irlandese Michal Martin, alla guida del Paese dell’Ue piu’ vulnerabile di fronte ad un mancato accordo. Al vertice europeo, durante l’aggiornamento di von der Leyen, ha sollecitato i partner “a fare tutto il possibile”. “La chiave per sbloccare la trattativa e’ fare un passo indietro e guardare all’insieme – ha insistito Martin -. Il 97% delle questioni e’ stato concordato. Stiamo dicendo che non troveremo l’accordo per il 3% mancante? E’ stato fatto tantissimo lavoro, serve un ultimo sforzo”. Ma la situazione “e’ difficile”, ha ribadito von der Leyen. “Vogliamo garantire l’accesso al mercato unico ai nostri amici britannici, le condizioni pero’ devono essere eque. Devono essere giuste per i nostri lavoratori e le nostre imprese e questo equilibrio non e’ stato ancora raggiunto”, ha sottolineato la leader. Sulla pesca, e’ stata la premier danese Mette Frederiksen a sgomberare il campo da ipotesi di possibili di ammorbidimenti: “Non saremo flessibili. Serve una buona intesa”. E le linee rosse sono state rimarcate anche da Londra. L’Ue deve fare “passi sostanziali” sui nodi irrisolti del level playing field e della pesca se si vuole arrivare ad un accordo di libero scambio accettabile per Londra, e’ tornato all’attacco Raab. Intanto la sterlina ha incrementato la sua perdita su euro e dollaro ma l’indice Ftse 100 della Borsa di Londra si e’ mantenuto in territorio positivo fino alla chiusura. Chissa’ che i mercati non ci vedano lungo.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

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  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

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