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L’Onu approva risoluzione per pause umanitarie a Gaza

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Il consiglio di sicurezza dell’Onu adotta una bozza di risoluzione che chiede “pause umanitarie urgenti e prolungate e corridoi in tutta Gaza per un certo numero di giorni per consentire l’accesso agli aiuti ai civili” e il rilascio degli ostaggi. Il via libera sblocca l’impasse al consiglio e segue i quattro falliti tentativi precedenti del consiglio di rispondere alla guerra fra Israele e Hamas da quando è iniziata. L’approvazione è arrivata con 12 voti a favore, zero contrari e tre astenuti, ossia Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti. E ha incassato l’immediata bocciatura di Israele, secondo il quale non c’è bisogno di misure come questa finché gli ostaggi sono nelle mani di Hamas. “Riterrete Israele responsabile per la bocciatura della risoluzione? L’ha già bocciata, ora che fate?”, ha attaccato al Palazzo di Vetro l’ambasciatore palestinese all’Onu Riyad Mansour parlando di distruzione e devastazione a Gaza.

Nella Striscia – ha detto – nulla è stato risparmiato, neanche gli ospedali”, in quello che è un “grande fallimento dell’umanità”. Pur accogliendo positivamente la bozza, gli Usa – ha spiegato l’ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield – “non hanno potuto votare sì a un testo che non condanna Hamas e non afferma il diritto di tutti gli stati membri di proteggere i loro cittadini dagli attacchi terroristico”. Anche se “profondamente delusi per quello” che la bozza “non contiene”, ne sosteniamo molte delle disposizioni, ha aggiunto Thomas-Greenfield osservando come il testo per la prima volta almeno nomina Hamas.

Analoga la posizione della Gran Bretagna: Barbara Woodward, l’ambasciatrice britannica all’Onu, ha definito al risoluzione “assolutamente necessaria” ma si è astenuta perché “non condanna chiaramente gli attacchi del 7 ottobre. Continueremo a lavorare con i membri del consiglio di sicurezza per risolvere questa crisi e creare un nuovo orizzonte politico in modo da poter mantenere la promessa di pace e rendere realtà la soluzione dei due stati”.

La Russia si è invece astenuta perché la risoluzione non chiede un cessate il fuoco, che “era e resta un imperativo”. Poco prima del voto sul testo presentato da Malta, l’ambasciatore di Mosca Vassily Nebenzia aveva proposto di votare un emendamento per chiedere una “tregua umanitaria durevole che porti ad una cessazione delle ostilità”. L’emendamento è stato però bocciato ottenendo solo 5 voti a favore, 9 astenuti e uno contrario, quello degli Stati Uniti.

Nelle scorse settimane il consiglio di sicurezza si è riunito più volte sul Medio Oriente senza però mai produrre un’azione. Dopo quattro tentativi (una bozza del Brasile è stata bocciata dagli Usa, una americana ha incassato il veto di Russia e Cina e due russe non hanno ottenuto i ‘si’ minimi) è stata ora approvata una bozza di risoluzione più morbida dei testi precedentemente presentati. Nel testo non si fa riferimento all’attacco del 7 ottobre e non si citano neanche le azioni intraprese da Israele a Gaza. La bozza chiede “a tutte le parti di rispettare gli obblighi previsti dalla legge internazionale, soprattutto per la tutela dei civili”. Nessun accenno a un cessate il fuoco, ipotesi che gli Stati Uniti ritengono inadeguata in quanto favorirebbe Hamas. Joe Biden da giorni ribadisce invece la necessità di pause su più giorni, almeno tre, per favorire il rilascio degli ostaggi e la consegna di aiuti.

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Portava aiuti a Gaza, colpita la nave di una ong

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E’ finito tra le fiamme e il rischio di colare a picco nel Mediterraneo il tentativo di portare aiuti umanitari della nave Conscience, con a bordo 16 uomini tra equipaggio e attivisti intenzionati a violare il blocco navale imposto da Israele alla Striscia. Nella notte tra giovedì e venerdì l’imbarcazione dell’organizzazione filo-palestinese Freedom Flotilla Coalition è stata colpita da droni mentre si trovava in acque internazionali al largo di Malta. Nel porto dell’isola si sarebbe dovuta imbarcare anche Greta Thunberg, che ha stigmatizzato l’offensiva come ‘crimine di guerra’. L’esplosivo ha causato un incendio sull’imbarcazione, uno squarcio nello scafo e la messa fuori uso del generatore. La nave, che era partita dalla Tunisia giorni fa, ha lanciato un Sos a cui ha risposto Malta inviando un rimorchiatore.

Le autorità marittime del La Valletta hanno dichiarato che non ci sono state vittime, l’incendio è stato spento, l’imbarcazione non rischia di affondare e i passeggeri hanno rifiutato di essere portati a riva. La Freedom Flotilla ha attribuito la responsabilità dell’attacco a Israele: “Gli ambasciatori israeliani devono essere convocati e rispondere delle violazioni del diritto internazionale, tra cui il blocco in corso e il bombardamento della nostra nave civile in acque internazionali”. Da Gerusalemme non nessun commento. Mentre il canale di notizie saudita Al Arabiya ha riferito che la spedizione era stata organizzata da Hamas e che le persone a bordo avevano in programma di attaccare le truppe dell’Idf avvicinandosi alla costa di Gaza. L’impiego di droni di piccole dimensioni, difficilmente rilevabili con i radar standard, non lascia una ‘firma elettronica’ significativa, impedendo così l’attribuzione a chi li ha lanciati.

Da Roma e Bruxelles, però, le opposizioni hanno definito ‘un crimine’ l’attacco alla Conscience: Pd, Avs, M5s chiedono al governo Meloni e all’Ue di intervenire condannando l’aggressione. Ankara, memore della strage della Freedom Flotilla del 2010 che vide la morte di 9 attivisti e decine di feriti, ha affermato che “saranno fatti tutti gli sforzi per rivelare il prima possibile i dettagli dell’attacco e portare gli assalitori davanti alla giustizia”. Intanto la Croce Rossa ha dichiarato che l’intervento umanitario a Gaza è “sull’orlo del collasso totale”. Israele ha chiuso i valichi il 2 marzo, sostenendo che Hamas aveva dirottato gran parte degli aiuti entrati durante la tregua di 6 settimane, e che i 25mila camion entrati hanno consegnato aiuti sufficienti per un periodo prolungato. Ora l’Idf, secondo indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni, ha pianificato di modificare radicalmente la distribuzione: stop all’ingrosso e all’immagazzinamento degli aiuti, le organizzazioni internazionali e gli appaltatori privati consegneranno cibo alle singole famiglie di Gaza.

Ogni nucleo familiare avrà un rappresentante che riceverà cibo in una zona di sicurezza dell’esercito nel sud della Striscia. Il piano, che intende aggirare Hamas, non è ancora stato approvato dal governo israeliano, ma l’urgenza che i valichi vengano aperti è stata sottolineata dal ministro della Difesa Israel Katz. Degli ostaggi ancora a Gaza, infine, ha parlato giovedì sera Donald Trump, rivelando di aver appreso che ci sono meno di 24 rapiti ancora in vita, come aveva fatto intendere nei giorni scorsi la moglie del premier israeliano, Sara Netanyahu.

Il governo nel frattempo sta affrontando la forte pressione della comunità drusa, compresi centinaia di riservisti e soldati, che chiede di proteggere i ‘fratelli’ che vivono in Siria, attaccati e uccisi – accusano – dai jihadisti. Dopo una violenta protesta drusa la sera prima nel nord di Israele, nelle prime ore del mattino l’Idf ha bombardato la zona del palazzo presidenziale a Damasco. “Questo è un messaggio chiaro al regime siriano. Non permetteremo alle truppe siriane di spostarsi a sud di Damasco o di rappresentare una minaccia per la comunità drusa”, hanno avvertito Netanyahu e Katz. La presidenza siriana ha risposto che il raid rappresenta una “pericolosa escalation”.

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Russia, creiamo una ‘zona cuscinetto’ in regione ucraina di Sumy

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Il ministero della Difesa russo sostiene che le sue truppe stiano creando nella regione ucraina di Sumy quella che definisce “una zona di sicurezza”. Lo riporta l’agenzia Interfax. Le dichiarazioni di Mosca non sono al momento verificabili. L’annuncio arriva dopo che le autorità russe hanno detto di aver ripreso per intero il controllo della regione russa di Kursk, che confina con quella ucraina di Sumy, e dove la scorsa estate i soldati ucraini avevano lanciato un’offensiva a sorpresa. Kiev respinge le affermazioni di Mosca sostenendo di avere ancora dei capisaldi nella regione di Kursk, dove però ha perso gran parte dei territori di cui si era impossessata l’anno scorso.

Pochi giorni fa, il governatore della regione di Sumy, Oleg Hryhorov, aveva dichiarato che le truppe russe stavano cercando di creare una zona cuscinetto nell’oblast dell’Ucraina nordorientale ma, a suo dire, senza “alcun successo significativo”. Allora il governatore ucraino sosteneva che quattro villaggi di confine – Zhuravka, Veselivka, Basivka e Novenke – si trovassero in una “zona grigia” a causa degli attacchi russi, ma non fossero sotto il controllo dei soldati del Cremlino. Il mese scorso, il ministero della Difesa russo sosteneva invece di aver preso Zhuravka e Basivka, cosa che le autorità ucraine negano.

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Rubio: serve svolta nei colloqui su Ucraina al più presto

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump deciderà quanto tempo gli Stati Uniti dedicheranno alla risoluzione del conflitto ucraino, quindi una svolta nei negoziati “è necessaria molto presto”. Lo ha affermato a Fox News il segretario di Stato americano Marco Rubio. Le posizioni di Russia e Ucraina “si sono già avvicinate, ma sono ancora lontane l’una dall’altra – ha ricordato – ed è necessaria una svolta molto presto. Allo stesso tempo, ha proseguito Rubio, è necessario accettare il fatto che “l’Ucraina non sarà in grado di riportare la Russia alle posizioni che occupava nel 2014”. La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha dichiarato durante un briefing che gli Stati Uniti restano impegnati a lavorare per risolvere il conflitto, “ma non voleremo in giro per il mondo per mediare negli incontri che si stanno attualmente svolgendo tra le due parti. Ora – ha sottolineato – è il momento per le parti di presentare e sviluppare idee concrete su come porre fine a questo conflitto. Dipenderà da loro”.

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