Questa mattina comincia in quasi tutta Europa la campagna di vaccinazione. Quelle di oggi sono vaccinazioni simboliche. Un modo per dire: ci siamo, il vaccino c’è, cominciamo tutti assieme a provare ad uscire dall’incubo Covid. I paesi membri dell’UE tra cui Germania, Francia, Austria e Italia pianificano di iniziare le vaccinazioni dal 27 dicembre mentre l’Europa cerca di mettersi al passo con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, dove le vaccinazioni sono iniziate all’inizio di questo mese. Lunedì il vaccino ha ottenuto l’autorizzazione normativa per l’uso su persone di età superiore a 16 anni dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA). In Svizzera, Paese che non è membro dell’UE, ha approvato il vaccino nel fine settimana.
Ecco i piani per la distribuzione in Europa del vaccino, così come comunicato dalla Pfizer di accordo con l’Unione europea:
SVIZZERA Gli svizzeri hanno avviato vaccinazioni selezionate di persone particolarmente vulnerabili il 23 dicembre, poiché i militari svizzeri hanno già distribuito le prime 107.000 dosi di vaccino . Il governo mira a fornire un’inoculazione gratuita a tutti coloro che lo desiderano entro la metà del 2021.
GERMANIA Le prime 150.000 dosi sono state consegnate il 26 dicembre per consentire alle autorità di iniziare le prime vaccinazioni nelle case di cura per anziani il giorno successivo, con ulteriori dosi previste nel corso della settimana. Entro la fine della prima settimana di gennaio verranno erogate più di due milioni di dosi, sufficienti per vaccinare più di un milione di persone con il regime a due dosi.
ITALIA Il 26 dicembre, ieri, sono arrivate in Italia appena 9.750 dosi del vaccino Pfizer. Sono arrivate dal Belgio all’ospedale Spallanzani di Roma. Le vaccinazioni inizieranno oggi, 27 dicembre. Le successive dosi di Pfizer verranno consegnate direttamente ai 300 siti di somministrazione in tutta Italia. Secondo quanto riferisce il Commissario Arcuri Pfizer consegnerebbe già dal 28 300mila dosi di vaccino a settimana direttamente ai siti di somministrazione.
FRANCIA La Francia prevede di avviare il suo programma di vaccinazione oggi, dando la priorità ai membri più vulnerabili della popolazione, come gli anziani. L’approvazione formale da parte dell’autorità di regolamentazione medica francese, necessaria per l’avvio del roll-out, è stata rilasciata il 24 dicembre.
SPAGNA Il primo lotto di iniezioni sarà consegnato alla città di Guadalajara, nella Spagna centrale, dove la vaccinazione inizierà oggi. Il paese riceverà 350.000 dosi a settimana del vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19 a partire dal 26 dicembre.
PORTOGALLO I primi colpi il 27 dicembre verranno effettuati agli operatori sanitari in prima linea di cinque grandi ospedali: due a Lisbona, due a Porto e uno a Coimbra. Entro la fine dell’anno verranno erogate circa 80.000 dosi di vaccino Pfizer-BioNTech.
AUSTRIA / SPAGNA / BULGARIA / ROMANIA / REPUBBLICA CECA / SLOVACCHIA Austria, Spagna, Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca hanno annunciato l’intenzione di iniziare a vaccinare i cittadini due giorni dopo Natale. La Romania prevede che verranno distribuite 10.000 dosi iniziali in 10 ospedali. Repubblica Ceca, Slovacchia e Bulgaria si aspettano volumi simili per le loro consegne iniziali.
UNGHERIA Il primo ministro Viktor Orban ha detto che si aspetta che le vaccinazioni inizino il 27 dicembre o il 28 dicembre e che la prima spedizione di vaccini dall’Ungheria sarà sufficiente per inoculare circa 35.000 persone.
BELGIO / LUSSEMBURGO Le vaccinazioni dovrebbero iniziare il 28 dicembre.
OLANDA I Paesi Bassi inizieranno le vaccinazioni l’8 gennaio, ha detto la scorsa settimana il ministro della Salute Hugo de Jonge. “Abbiamo optato per una pianificazione attenta, sicura e responsabile”, ha detto De Jonge in una lettera al Parlamento.
NORVEGIA / SVEZIA / DANIMARCA / ISLANDA Svezia e Norvegia si aspettano ciascuna un lotto iniziale di 10.000 colpi. La Norvegia si concentrerà sulla distribuzione di case di cura. La Danimarca prevede di avere inizialmente iniezioni sufficienti per vaccinare le 40.000 persone che vivono in case di cura e poi verrà data priorità a coloro che sono ad alto rischio di malattia o al personale sanitario. L’Islanda riceverà 10.000 dosi intorno a Capodanno.
SERBIA Il primo ministro Ana Brnabic ha ricevuto il primo vaccino contro il COVID-19 in Serbia il 24 dicembre. Circa 4.875 dosi di vaccini contro il coronavirus Pfize/BioNTech sono state inviate il 22 dicembre.
In Italia tra le prime persone che saranno vaccinate ci sono Alessandra Vergor (medico infettivologa), Alessandra D’Abramo (medico infettivologa), Omar Altobelli (operatore socio sanitario – OSS), Maria Rosaria Capobianchi (biologa, microbiologia e virologia) e Claudia Alivernini (infermiera) sono i nomi dei primi cinque operatori sanitari dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani che domani mattina in occasione del V-Day per primi riceveranno il vaccino Anti Covid-19″. Lo comunica l’Unita’ di Crisi COVID-19 della Regione Lazio.Maria Rosaria Capobianchi, direttrice del laboratorio di Virologia dello Spallanzani, e’ una delle ricercatrici che isolo’ il virus SARS-CoV-2.
Un team di scienziati italiani ha scoperto un legame tra genetica e diffusione del Covid-19, individuando alcuni geni che avrebbero reso alcune popolazioni più vulnerabili alla malattia e altre più resistenti.
Come stabilire chi ha maggiore probabilità di sviluppare il Covid-19 in forma grave? E perché la pandemia ha colpito in modo più violento alcune zone d’Italia rispetto ad altre? A queste domande ha risposto uno studio multidisciplinareguidato dal professor Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Philadelphia per la Ricerca sul Cancro e la Medicina Molecolare, in collaborazione con epidemiologi, patologi, immunologi e oncologi.
Dallo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Translational Medicine, emerge che la predisposizione genetica potrebbe aver giocato un ruolo determinante nella diffusione e nella gravità del Covid-19.
Il ruolo delle molecole Hla nella risposta immunitaria
Il metodo sviluppato dai ricercatori ha permesso di individuare le molecole Hla, ovvero quei geni responsabili del rigetto nei trapianti, come indicatori della capacità di un individuo di resistere o soccombere alla malattia.
“È dalla qualità di queste molecole che dipende la capacità del nostro sistema immunitario di fornire una risposta efficace, o al contrario di soccombere alla malattia”, ha spiegato Pierpaolo Correale, capo dell’Unità di Oncologia Medica dell’ospedale Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria.
Lo studio ha dimostrato che chi possiede molecole Hla di maggiore qualità ha più possibilità di combattere il virus e sviluppare una forma più lieve della malattia. Questo metodo, inoltre, potrebbe essere applicato anche ad altre malattie infettive, oncologiche e autoimmunitarie.
Perché il Covid ha colpito più il Nord Italia? Questione di genetica
Uno dei dati più interessanti dello studio riguarda la distribuzione geografica delle molecole Hla in Italia. I ricercatori hanno scoperto che alcuni alleli (varianti genetiche) sono più diffusi in certe zone del Paese, influenzando così l’impatto della pandemia.
Secondo lo studio, la minore incidenza del Covid-19 nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord potrebbe essere dovuta a una specifica eredità genetica.
Tra le ipotesi vi è quella di un virus antesignano del Covid-19 che si sarebbe diffuso migliaia di anni fa nell’area che oggi corrisponde alla Calabria, “immunizzando” in qualche modo i discendenti di quelle terre.”
Lo studio: 525 pazienti analizzati tra Calabria e Campania
La ricerca ha preso in esame tutti i casi di Covid registrati in Italia nella banca dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre a 75 malati ricoverati negli ospedali di Reggio Calabria e Napoli (Cotugno), e 450 pazienti donatori sani.
I risultati hanno evidenziato che:
Gli Hla-C01 e Hla-B44 sono stati individuati come geni associati a maggiore rischio di infezione e malattia grave.
Dopo la prima ondata pandemica, questa associazione è scomparsa.
L’allele Hla-B*49, invece, si è rivelato un fattore protettivo.
Uno studio rivoluzionario con implicazioni future
Questa scoperta non solo aiuta a comprendere la diffusione del Covid-19, ma potrebbe anche essere utilizzata in futuro per prevenire altre pandemie, individuando le popolazioni più a rischio e quelle più protette.
Un lavoro che apre nuove strade nel campo della medicina personalizzata, dimostrando che genetica e ambiente possono influenzare l’evoluzione di una malattia a livello globale.
Cinque anni fa, l’Italia si fermava. L’8 marzo 2020, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava il primo lockdown totale della storia repubblicana. Un provvedimento drastico, nato dall’esplosione dei contagi da Covid-19, che costrinse il Paese a chiudere in casa 60 milioni di persone, con l’unica concessione delle uscite per necessità primarie.
L’Italia è stato uno dei primi paesi occidentali ad affrontare un impatto devastante del virus. Il primo caso ufficiale venne individuato nel paziente zero di Codogno, Mattia Maestri, mentre il primo decesso fu registrato il 21 febbraio 2020 con la morte di Adriano Trevisan a Vo’ Euganeo.
Nei giorni successivi, il Paese assistette a scene che rimarranno impresse nella memoria collettiva: ospedali al collasso, città deserte, striscioni con “andrà tutto bene” esposti sui balconi, mentre nelle province più colpite, come Bergamo, i camion dell’esercito trasportavano le bare delle vittime.
Con il Vaccine Day del 27 dicembre 2020, l’arrivo dei vaccini segnò l’inizio della campagna di immunizzazione di massa, accompagnata dall’introduzione del Green Pass, che portò a feroci polemiche e alla nascita di movimenti No-Vax. Il 31 marzo 2022 venne dichiarata la fine dello stato di emergenza in Italia, mentre il 5 maggio 2023 l’OMS decretò la conclusione della pandemia a livello globale.
Il nuovo approccio alla gestione delle pandemie
Cinque anni dopo il lockdown, il governo Meloni ha rivisto il piano pandemico nazionale, con l’introduzione di nuove regole che limitano l’uso di misure restrittive. I DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), usati ampiamente durante il governo Conte per imporre limitazioni agli spostamenti e alle attività economiche, non saranno più utilizzati, sostituiti da una gestione più parlamentare dell’emergenza.
Inoltre, il 25 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto che ha abolito le multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale, un provvedimento che ha riacceso il dibattito su come è stata affrontata la pandemia e sui diritti individuali.
La commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza
Uno dei segnali più evidenti della volontà di rivalutare le scelte fatte è l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia, approvata il 14 febbraio 2024. La commissione ha già tenuto 24 audizioni, ascoltando esperti, rappresentanti istituzionali e figure chiave della crisi sanitaria, come l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, assolto di recente per l’inchiesta sulle mascherine importate dalla Cina.
A cinque anni di distanza: quali lezioni?
La pandemia ha lasciato un segno profondo sulla società italiana e ha messo in discussione il modello di gestione delle emergenze. Se da un lato c’è chi sostiene che le restrizioni fossero necessarie per salvare vite umane, dall’altro si solleva il dibattito su quanto fossero proporzionate e su eventuali errori di valutazione nelle misure adottate.
Oggi, il nuovo piano pandemico riconosce la necessità di una maggiore trasparenza e coinvolgimento del Parlamento, evitando misure straordinarie come quelle imposte con i DPCM. Ma l’eredità di quei mesi resta incisa nella memoria collettiva: l’Italia che si fermava, i bollettini quotidiani, i medici in prima linea e il ritorno, lento e faticoso, alla normalità.
In Italia scendono i contagi mentre i decessi restano sostanzialmente stabili nella settimana tra Natale e Capodanno: dal 26 dicembre all’1 gennaio sono stati registrati 1.559 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.707 del periodo 19-25 dicembre, mentre le morti sono state 31 rispetto ai 29 casi nei 7 giorni precedenti. E’ quanto si legge nel bollettino settimanale sul sito del ministero della Salute. Lombardia e Lazio, seguite dalla Toscana, sono le regioni che hanno riportato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (11,4%). Ancora una riduzione del numero di coloro che si sottopongono a tamponi: scendono da 44.125 a 34.532 e il tasso di positività cresce dal 3,9% al 4,5%.