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Musica

Lele Spedicato lascia l’ospedale, i Negramaro riprogrammano tutte le tappe di “Amore Che Torni Tour”

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“Amore Che Torni Tour” rinviato. I Negramaro aspettano la guarigione del chitarrista Emanuele Spedicato, colpito lo scorso 17 settembre da un’emorragia cerebrale. Lele ha lasciato venerdì l’ospedale Vito Fazzi di Lecce dove è stato ricoverato in rianimazione per essere trasferito in una struttura sanitaria di Roma per la riabilitazione. Accanto a lui la moglie Clio Evans. Clio ha postato su Fb un pensiero di amore per Lele.

Lele Spedicato

“Un anno fa ci siamo promessi amore eterno. Lo rifarei altre mille volte amore mio. La mia riconoscenza infinita va a Dio in primis e a tutto lo staff del reparto di rianimazione del Vito Fazzi di Lecce poi, per averti tirato fuori dal pericolo. Grazie a @negramaroofficial per la continua presenza e alle mie rocce Cocco e Michela, è proprio vero che l’amicizia è il balsamo della vita… grazie ancora a tutti coloro che mi hanno scritto, cercato, chiamato, sostenuto ogni giorno o anche una sola preziosissima volta. Siete importanti!. Che Dio vi benedica ♥️
Auguri amore mio! Che sia un nuovo inizio! 

Sul fronte Negramaro le date del tour saranno riprogrammate a partire da febbraio 2019.

I biglietti precedentemente acquistati rimangono validi per le nuove date nelle rispettive città. Le eventuali richieste di rimborso devono essere presentate entro e non oltre il 10 gennaio 2019 nei punti in cui si è effettuato l’acquisto.

Il tour ripartirà a febbraio da Rimini (data “zero”), per poi fare tappa a Mantova, Padova, Conegliano, Torino, Bologna e Milano, trasferirsi a marzo a Firenze, Roma, Caserta, Eboli, Bari, Reggio Calabria e concludersi ad Acireale.

Il calendario completo con le date riprogrammate per il 2019 e quelle originarie:

Febbraio 2019:

Giovedì 14 Rimini RDS Stadium (data zero) 15.11.2018

Sabato 16 Mantova Palabam 18.11.2018

Mercoledì 20 Padova Kioene Arena 20.11.2018

Giovedì 21 Conegliano Zoppas Arena 21.11.2018

Sabato 23 Torino Pala Alpitour 26.11.2018

Domenica 24 Bologna Unipol Arena 17.11.2018

Mercoledì 27 Milano Mediolanum Forum 23.11.2018

 

Marzo 2019:

Sabato 2 Firenze Mandela Forum 15.12.2018

Domenica 3 Firenze Mandela Forum 16.12.2018

Martedì 5 Roma Palalottomatica 29.11.2018

Mercoledì 6 Roma Palalottomatica 30.11.2018

Venerdì 8 Caserta Pala Decò 02.12.2018

Sabato 9 Caserta Pala Decò 03.12.2018

Lunedì 11 Eboli Palasele 13.12.2018

Mercoledì 13 Bari Palaflorio 10.12.2018

Giovedì 14 Bari Palaflorio 11.12.2018

Domenica 17 Reggio Calabria Palacalafiore 08.12.2018

Martedì 19 Acireale Pal’Art Hotel 05.12.2018

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Riccardo Muti: «Così la musica unisce l’Europa, i popoli e la memoria»

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Due bandiere sul palco del Petruzzelli di Bari: Riccardo Muti e i Berliner Philharmoniker, alla loro prima esibizione in Puglia dal 1882. Un evento storico e simbolico, trasmesso in 80 Paesi, che ha celebrato l’unità culturale dell’Europaattraverso la musica. A raccontarne il senso profondo è lo stesso Muti in una intervista concessa al Corriere della Sera.

«Questo concerto non è solo musica, è una visione d’Europa»

Per il Maestro, il “Concerto per l’Europa” va oltre la bellezza musicale: «Non è un’esibizione di forza, ma un simbolo di ciò che l’Europa potrebbe essere se fondata sulla cultura. Come la immaginava Federico II, il “Puer Apuliae”, che scelse di vivere in Puglia e la rese un centro di cultura e bellezza».

L’omaggio a Puglia e alla Scuola napoletana

Muti sottolinea il legame storico della Puglia con la musica: «Piccinni, Paisiello, Traetta, Mercadante: tutti pugliesi che hanno influenzato la Scuola napoletana. La mia prima volta al Petruzzelli? Avevo tre anni, con i miei genitori ad ascoltare Aida».

«Il San Carlo ha dimenticato il suo passato»

Parlando dei progetti futuri, Muti auspica che l’anniversario di Piccinni sia anche un’occasione di riflessione per il San Carlo: «C’è stato molto opportunismo nel ricordare Roberto De Simone. Servirebbe una memoria culturale più autentica».

Il suono dei Berliner e il peso della tradizione

«Il suono di un’orchestra cambia con il direttore, ma resta l’identità. Quello dei Berliner è ancora segnato da Karajan e Furtwängler, potente e inconfondibile. Come accade per i Wiener o per le voci di Callas e Pavarotti».

L’Europa dei cori e delle bande

Alla musica come strumento di unità Muti dedica parole sentite: «Cantare è di chi ama, diceva Sant’Agostino. A giugno, al Ravenna Festival, 1.250 coristi canteranno Verdi per imparare ad armonizzare, a cercare insieme la bellezza e il bene comune».

E sulle bande musicali: «Sono la vera voce del popolo, strumenti di cultura per la provincia dimenticata. Io stesso ho imparato ad ascoltare con loro, a Molfetta. Oggi, quando partecipo alle feste patronali, la prima cosa che faccio è ascoltare la banda. È lì che si custodisce il cuore della musica».

«Il mio sogno? Sfilare con la confraternita di Molfetta»

Muti racconta con commozione la sua recente partecipazione alla processione dei Misteri: «Mi hanno nominato membro onorario dell’Arciconfraternita di Santo Stefano. Vorrei sfilare con loro, perché lì la gente dimentica le divisioni, si unisce nel rito e nel Mistero».

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Muti a Bari con i Berliner, Europa comunione culturale

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Una mattinata di festa immersi nelle sonorità inimitabili dei Berliner Philharmoniker diretti da Riccardo Muti ma anche un’occasione per riflettere sull’unità dell’Europa fondata “sulla comunione culturale e spirituale”. E’ cominciato così il primo maggio a Bari, città scelta quest’anno dai Berliner per la tradizionale celebrazione della loro fondazione, avvenuta il primo maggio del 1882 e che ogni anno l’orchestra festeggia in una località diversa. Quest’anno è toccato al teatro Petruzzelli ospitare l’Europakonzert, “ma questo concerto – ci ha tenuto a sottolineare Muti dal podio – non è solo un omaggio alla città di Bari e alla Puglia, ma è un segnale importantissimo di cosa può e deve essere l’Europa, una comunione culturale e spirituale”. “La venuta di questa orchestra qui a Bari – ha aggiunto – è un segnale importante e questo è un progetto per l’Europa”.

Muti l’aveva detto anche il giorno prima, durante la prova generale aperta studenti e insegnanti di scuole musicali e utenti e operatori del welfare comunale, “ma – ha ribadito al concerto ufficiale – lo sto dicendo da anni e spero che tutti, non solamente in questa regione, si rendano conto di cosa significa la presenza dei Berliner Philharmoniker a Bari”. Nel teatro sold out da tempo per l’evento, con il pubblico emozionato ed entusiasta Muti ha ricordato la grande “comunione con la Germania” simboleggiata anche dalla prolungata presenza in Puglia “dell’imperatore Federico II, imperatore di Germania, che decise di vivere la maggior parte del suo tempo qui in Puglia dove veniva chiamato Puer Apuliae”.

“E questa comunione – ha detto ancora – oggi è un simbolo di cosa possa essere l’Europa come la concepiva Federico”. “Questo connubio – ha aggiunto – oggi più di ieri ha un significato profondo e deve celebrare l’Europa comune”. Non a caso, infatti, Muti ha scelto un repertorio per metà italiano, con l’overture dal Guillaume Tell di Gioacchino Rossini e Le quattro stagioni da I vespri siciliani di Giuseppe Verdi, e per metà tedesco con la sinfonia n.2 in Re maggiore, op. 73 di Johannes Brahms. L’obiettivo di Muti, è trasmettere tramite la musica l’ importanza di costruire “un ponte basato su radici culturali comuni”. In sala, oltre al sindaco di Bari, Vito Leccese, e al presidente della Regione, Michele Emiliano, anche l’ambasciatore di Germania, Hans Dieter Lucas. Al termine del concerto, Emiliano ha donato il sigillo d’oro di San Nicola al maestro Muti, all’ambasciatore Dieter Lucas e alla general manager dei Berliner Andrea Zietzschmann.

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Musica

Kina, da Acerra fino alla firma con la Columbia Records

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E’ partito dalla sua cameretta di Acerra, fino alla firma con Columbia Records, dopo essere stato il primo in Italia a raggiungere il miliardo di streaming su Spotify con una traccia originale, ovvero “Get you the moon”. Parliamo di Kina, giovane artista campano presente da qualche giorno su tutte le piattaforme musicali con il nuovo EP, “Wish I Could Go Back”. “Acerra – racconta Kina – non rappresenta solo il luogo da cui provengo, è anche il cuore della mia musica. Crescere in provincia ti insegna ad avere fame, quella vera, non materiale, ma esistenziale. È un fuoco che arde silenzioso, ti accompagna ogni giorno e ti spinge a immaginare mondi più grandi, anche quando sei chiuso in una cameretta con soltanto le cuffie e un computer. Ogni suono che scelgo, ogni atmosfera che creo, porta dentro di sé un frammento di quella realtà: le strade, le voci, i silenzi della mia città. Acerra è ancora il posto dove torno ogni volta che ho bisogno di sentirmi vero. È lì che ho imparato ad ascoltare prima ancora che a produrre. Le emozioni vissute lì sono diventate canzoni, e credo che la gente riesca a connettersi con questo sentimento proprio per questo. Anche se oggi collaboro con artisti da tutto il mondo, Acerra è il mio punto zero e rimarrà sempre casa”.

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