Collegati con noi

Politica

Lega-M5s, si apre il fronte Autonomie e Conte accelera

Pubblicato

del

Autonomie e dl sicurezza bis. Sono questi due i nodi che, al momento, separano il M5S da quel 20 luglio che sancira’ la chiusura della finestra elettorale di settembre. Sul primo, le posizioni restano distanti con la Lega spinta dal pressing del “fronte del Nord” e con il rischio che al vertice di domani a Palazzo Chigi si produca un nuovo, aspro scontro tra gli alleati. Il premier Giuseppe Conte, tuttavia, prova ad accelerare. “Sara’ una riunione lunga perche’ vorrei chiudere e portare il tema al primo Cdm utile”, spiega il capo del governo. Il nodo sicurezza bis e’ solo potenziale ma il rischio che, soprattutto in commissione, qualche voto pentastellato venga a mancare e’ concreto. E non a caso Luigi Di Maio in queste ore torna a usare il pugno duro sul dissenso, espellendo le deputate Veronica Giannone e Gloria Vizzini. Un pugno duro, quello dei vertici, che risuona anche da esempio per gli altri dissidenti sparsi nei gruppi M5S al Senato e alla Camera e che domani sara’ quasi certamente al centro dell’assemblea congiunta che si riunira’ in serata, con la possibile presenza di Di Maio. Sulle espulsioni sembra peraltro emergere un elemento “a latere” che, nel comportamento dei dissidenti, irrita i vertici del M5S: le mancate restituzioni alle quali, trimestralmente, ogni parlamentare sarebbe obbligato. Dal punto di vista politico, invece, e’ la contrarieta’ a Matteo Salvini e ad un Di Maio troppo filo-leghista. E non e’ un caso, forse, che rumors parlamentari diano in queste ore l’espulsa Giannone gia’ in direzione del Pd. Le espulsioni, tuttavia, espongono i gruppi M5S a pericolosi rischi numerici, soprattutto al Senato. Anche se oggi e’ alla Camera che la maggioranza, a sorpresa, viene battuta su emendamento a prima di Enrico Costa sul ddl “ingiusta detenzione” nel quale, tra l’altro, si prevede l’azione disciplinare per i magistrati in cado, appunto, di ingiusta detenzione. L’emendamento Costa passa con 242 si’, contro i 240 voti contrari. Ma, assicurano nel M5S (dove la proposta avrebbe potuto incontrare qualche resistenza), a pesare sono soprattutto le assenze: 28, tra i deputati pentastellati. Parallelamente, il Movimento sembra acconsentire alla richiesta, arrivata da Lega e Fdi, di annullare le audizioni delle Ong – tra cui la Sea Watch – previste domani in commissioni Affari Costituzionali e Giustizia nell’ambito dell’esame del dl sicurezza bis. Sul provvedimento, del resto, Salvini vuole tempi rapidissimi anche se l’ultimo giorno utile per votarlo cade il 22 luglio, ovvero 48 ore dopo la data X oltre la quale la crisi e’ scongiurata. Sull’onda del caso Sea Watch, pero’, ulteriori smottamenti sono tutt’altro che esclusi. Soprattutto se il clima tra Di Maio e Salvini dovesse tornare gelido sulle Autonomie. Le ultime bozze circolate sul dossier vedono infatti il M5S piu’ che scettico. “Non ci sono progressi”, spiega una fonte autorevole pentastellata a tarda sera. Domani Conte, Salvini, Di Maio, i ministri Erika Stefani e Riccardo Fraccaro e, forse, anche i sottosegretari coinvolti, proveranno a trovare una quadra. Poi, per M5S e Lega, sara’ la volta di affrontare il nodo Flat tax. Nodo sul quale Conte non si sbilancia: “Voglio discutere, i sono mille modi, si apre uno scenario mai aperto, ci sediamo attorno a un tavolo e decidiamo”, spiega da Bruxelles.

Advertisement

Politica

Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

Pubblicato

del

All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

Continua a leggere

Politica

Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

Pubblicato

del

Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

Continua a leggere

Politica

‘Commemorazione di Gramsci, bandiere rosse vietate’

Pubblicato

del

“Bandiere rosse vietate alla commemorazione di Antonio Gramsci”. Lo sostiene Rifondazione comunista, in una nota firmata dal co-segretario della federazione romana del partito, Giovanni Barbera. Lo stop sarebbe stato dato dalla direzione del Cimitero Acattolico di Roma, dove riposano le spoglie di Gramsci.

“Durante la commemorazione dell’anniversario della morte di Antonio Gramsci – scrive Barbera – si è consumato un atto di censura senza precedenti. Per la prima volta, in decenni di celebrazioni, è stato impedito l’ingresso delle nostre bandiere rosse, che da sempre, nel rispetto della memoria storica, hanno accompagnato il ricordo di Gramsci”. La spiegazione del divieto, continua Barbera, offerta dalla direttrice del cimitero è stata che “il colore rosso sarebbe divisivo”.

Arrivando così a vietare “perfino l’uso di un semplice drappo rosso, senza scritte né simboli”. Alla cerimonia – hanno raccontato altri presenti – ha partecipato almeno un centinaio di persone. Fra loro molti esponenti politici, con delegazioni anche del Pd (composta da Cecilia D’Elia, Michele Fina, Roberto Morassut, Andrea Casu ed Eugenio Marino) e di Sinistra Italiana (guidata da Marilena Grassadonia). Una commemorazione “partecipata, più degli anni passati, e tranquilla – è stato il racconto – che si è chiusa con l’esecuzione di un brano musicale”.

Fra i rappresentanti delle altre forze politiche c’è chi ha confermato che è stato chiesto di non portare bandiere di partito nel cimitero, senza però che questo abbia sollevato particolari polemiche. Qualcuno aveva la bandiera della pace, mentre simboli e nomi delle forze politiche erano comunque presenti sugli omaggi lasciati sulla tomba di Gramsci: mazzi di fiori e corone. Dura, invece, Rifondazione comunista: “Negare la presenza dei nostri simboli alla commemorazione di Antonio Gramsci (uno dei più grandi pensatori del Novecento, fondatore del Partito Comunista d’Italia e martire del fascismo) nel giorno della sua morte, è un atto di ignominia che merita la più dura condanna”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto