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Le condizioni di Putin per fermare la guerra: Crimea russa e Ucraina neutrale fuori dalla Nato

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Il colloquiodel presidente francese Emmanuel Macron con il presidente russo Vladimir Putin è stato reso noto dall’Eliseo. Macron ha discusso a lungo con il suo omologo russo della situazione della guerra sul campo e della necessità di alleviare il più possibile dolori e sofferenze ai civili ucraini. Ovviamente si è discusso anche dei colloqui di pace in corso a Gomel, città della Bielorussia dove da oggi ucraini e russi discutono di tregua armata e possibile futura pace. Ma ci sono condizioni che rendono il percorso difficile per non dire impraticabile. Putin con Macron si è impegnato a “sospendere tutti gli attacchi contro i civili e le abitazioni” ed  ha dato “il suo accordo a restare in contatto nei prossimi giorni per prevenire l’aggravamento della situazione”, come proposto da Macron.

Passandi ai negoziati di pace, Putin ha riferito a Macron che “un accordo con l’Ucraina sarà possibile solo dopo la “smilitarizzazione e de-nazificazione” di Kiev. Aldilà degli accenti propagandistici, questi termini significano che la Russia vuole una Ucraina con “uno status neutrale”. Neutrale: che cosa significa? Che Putin non vuole l’Ucraina nella Nato e forse anche nello spazio politico-economico dell’Unione europea. Le parole sono di Putin nel corso della telefonata con Macron. A riferire il contenuto del colloquio è il Cremlino, citato dalla agenzia di stampa di Stato Tass. L’uomo forte di Mosca ha assicurato a Macron di essere “aperto a colloqui con rappresentanti dell’Ucraina”, sottolineando tuttavia che il conflitto può essere risolto “solo tenendo in considerazione senza condizioni i legittimi interessi della Russia”, secondo quanto riporta Interfax. Ulteriore richiesta, sembra non negoziabile, per Putin è il riconoscimento internazionale della Crimea come territorio russo. Insomma la discussione è aperta, la carne a cuocere tanta, la soluzione ancora lontana ma non impossibile.

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Rubio: serve svolta nei colloqui su Ucraina al più presto

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump deciderà quanto tempo gli Stati Uniti dedicheranno alla risoluzione del conflitto ucraino, quindi una svolta nei negoziati “è necessaria molto presto”. Lo ha affermato a Fox News il segretario di Stato americano Marco Rubio. Le posizioni di Russia e Ucraina “si sono già avvicinate, ma sono ancora lontane l’una dall’altra – ha ricordato – ed è necessaria una svolta molto presto. Allo stesso tempo, ha proseguito Rubio, è necessario accettare il fatto che “l’Ucraina non sarà in grado di riportare la Russia alle posizioni che occupava nel 2014”. La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha dichiarato durante un briefing che gli Stati Uniti restano impegnati a lavorare per risolvere il conflitto, “ma non voleremo in giro per il mondo per mediare negli incontri che si stanno attualmente svolgendo tra le due parti. Ora – ha sottolineato – è il momento per le parti di presentare e sviluppare idee concrete su come porre fine a questo conflitto. Dipenderà da loro”.

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Onu prepara ampia riforma a causa dei vincoli di bilancio

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Le Nazioni Unite stanno valutando una radicale ristrutturazione con la fusione dei team chiave e la ridistribuzione delle risorse. Lo riporta la Reuters sul suo sito, citando un memorandum riservato preparato da un gruppo di lavoro del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres. Il documento propone di indirizzare le decine di agenzie in quattro direzioni principali: pace e sicurezza, questioni umanitarie, sviluppo sostenibile e diritti umani. Tra le misure specifiche figura la fusione delle agenzie operative del Programma Alimentare Mondiale (Wfp), dell’Unicef, dell’Oms e dell’Unhcr in un’unica agenzia umanitaria.

La riforma prevede inoltre la riduzione delle duplicazioni di funzioni e la razionalizzazione del personale, incluso il trasferimento di una parte del personale da Ginevra e New York a città con costi inferiori. L’iniziativa è legata alla crisi finanziaria dell’ONU. Le proposte definitive di ristrutturazione dovranno essere presentate entro il 16 maggio.

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Siria, Israele bombarda zona palazzo presidenziale Damasco

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L’esercito israeliano ha annunciato di aver bombardato la zona del palazzo presidenziale a Damasco, dopo aver minacciato il governo siriano di rappresaglie se non avesse protetto la minoranza drusa. “Gli aerei da guerra hanno colpito la zona intorno al palazzo”, ha scritto l’esercito israeliano su Telegram.

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