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Esteri

Le capitali europee vietano l’accesso ai convogli novax

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Le capitali europee si blindano contro i cosiddetti “convogli della Liberta’”, la nuova forma di protesta ideata dai no-vax per denunciare le restrizioni sanitarie anti-Covid sul modello del “Freedom convoy” lanciato dai camionisti in Canada. All’indomani della partenza dei primi convogli dal sud della Francia, Parigi, Bruxelles e Vienna hanno decretato il blocco dell’accesso a tutti gli automezzi che aderiscono alla protesta. “Non sono convogli della liberta’, sono convogli della vergogna e dell’egoismo. Non sono patrioti, ma irresponsabili”, tuona il segretario di Stato francese agli affari europei, Clement Beaune, intervistato da Lci. A meno di 60 giorni dal voto, il fedelissimo del presidente Emmanuel Macron deplora questo “ennesimo episodio degli antivax”. Da parte loro, i manifestanti sostengono che si tratta di una sorta di “continuazione” della protesta dei gilet gialli che tra fine 2018 e inizio 2019 blocco’ la Francia, con una lunga serie di manifestazioni di piazza macchiate dalle violenze e da duri scontri con la polizia. Una protesta cui ora si aggiungono frange anti-green pass e no vax. Alcuni manifestanti intervistati a bordo dei “Convogli della Liberta’” esprimono infatti rivendicazioni anche in termini di potere d’acquisto e lotta al caro-benzina, proprio come ai tempi dei gilet jaunes, ma Beaune mette in guardia dal confondere “un movimento complottista no vax e un movimento sociale, con desideri o preoccupazioni legittime”. I primi “convogli della Liberta’” sono partiti mercoledi’ da Nizza, Bayonne e Perpignano, con l’obiettivo di raggiungere Parigi domani sera e poi spingersi fino a Bruxelles il 14 febbraio, in una sorta di “convergenza europea” della lotta. A Parigi, la polizia ha detto che vietera’ il loro ingresso, con un “dispositivo specifico per impedire il blocco delle strade, verbalizzare e arrestare i trasgressori del divieto”. Il prefetto Didier Lallement ha ordinato agli agenti di dar prova di “fermezza”. Chi blocca la circolazione, avverte la polizia, rischia fino a due anni di carcere. A stretto giro di posta e’ arrivato anche l’annuncio del Belgio. “Metteremo in campo i mezzi per impedire il blocco della Regione di Bruxelles-Capitale”, avverte il borgomastro di Bruxelles, Philippe Close, precisando che la decisione e’ stata presa di concerto con l’esecutivo regionale e la ministra dell’Interno belga, Annelies Verlinden. Per la manifestazione, prevista lunedi’ non era stata ancora chiesta l’autorizzazione alle autorita’ del Regno, che hanno comunque deciso di intervenire. Lo stesso divieto e’ stato poi adottato dalla polizia austriaca in vista di una manifestazione annunciata vicino a un parco nel centro di Vienna, e giudicata “un fastidio inaccettabile” per il rumore e l’inquinamento. Intanto, oltreoceano, due grandi case automobilistiche, Ford e Toyota, hanno annunciato la chiusura temporanea delle loro fabbriche in Canada a causa delle proteste dei camionisti no-vax che stanno fermando l’arrivo di componenti. Anche Stellantis, che controlla Fiat-Chrysler, ha annunciato ritardi nella produzione nella sua fabbrica in Ontario per mancanza di pezzi. I camionisti stanno bloccando da giorni l’Ambassador Bridge, il piu’ importante valico di frontiera tra Usa e Canada, dove passa circa un quarto del commercio tra i due Paesi, e da oggi anche quello di Emerson, che collega Manitoba con il Nord Dakota. Il Dipartimento per la sicurezza interna americana lancia l’allarme: i camionisti no-vax potrebbero puntare Los Angeles per paralizzare il Super Bowl, per poi dirigersi verso Washington in occasione del discorso sullo stato dell’Unione di Joe Biden.

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Rubio a Lavrov: è ora di mettere fine a guerra senza senso

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Il segretario di Stato Marco Rubio ha detto al ministro degli esteri russo Serghei Lavrov che è il momento di mettere fine alla “guerra senza senso” in Ucraina. Rubio, in una recente intervista, ha definito la settimana in corso “cruciale” per capire le intenzioni di Russia e Ucraina, e per gli Stati Uniti per decidere se continuare o meno lo sforzo per la pace.

Nel corso del colloquio telefonico con Lavrov, Rubio ha messo in evidenza che “gli Stati Uniti sono seriamente intenzionati a porre fine a questa guerra insensata”, riferisce il Dipartimento di stato. Il segretario di stato ha quindi discusso con il ministro degli esteri russo dei “prossimi passi nelle trattative di pace e della necessità di porre fine alla guerra ora”.

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La squadra di Merz, il paladino di Kiev agli Esteri

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L’era Merkel è lontana e anche la politica, per molti troppo prudente, di Olaf Scholz è alle spalle. Friedrich Merz ufficializza la squadra dei futuri ministri conservatori e punta, per tirare la Germania fuori dalla crisi, su nomi nuovi: due top manager per l’economia e la digitalizzazione del Paese, un mastino bavarese agli Interni per la svolta sull’immigrazione, e un esperto di Difesa versato in diplomazia, fautore del massimo sostegno a Kiev, al ministero degli Esteri. Con queste scelte il cancelliere in pectore, che dovrebbe essere eletto al Bundestag il 6 maggio, si è detto pronto ad affrontare le sfide dei prossimi anni e le molte incognite che assillano un’Europa “minacciata” e incerta del futuro.

“Il supporto all’Ucraina è necessario per preservare la pace e la libertà in Germania”, ha scandito prendendo la parola al piccolo congresso di partito dei democristiani, che hanno approvato a Berlino il contratto di coalizione firmato coi socialdemocratici di Lars Klingbeil. “Consideriamo il nostro aiuto all’Ucraina come uno sforzo congiunto di europei e americani dalla parte dell’Ucraina. Non siamo parte in causa in questa guerra e non vogliamo diventarlo, ma non siamo neanche terzi estranei o mediatori tra i fronti. Non ci devono essere dubbi sulla nostra posizione: senza se e senza ma, dalla parte di questo paese attaccato”, ha incalzato ribadendo il rifiuto di una pace imposta. Merz ha anche ribadito di non volere alcuna guerra commerciale con gli Usa, e di esser pronto a spendersi “con ogni forza per un mercato aperto”. Sul fronte migranti, ha assicurato la svolta, che dovrà strappare la Germania alla seduzione dell’ultradestra: “Dal giorno numero uno proteggeremo al meglio le nostre frontiere, con respingimenti massicci”.

Per realizzare questi piani, Merz ha scelto Johann Wadephul, 62 anni, come ministro degli Esteri. L’uomo della Cdu che in passato ha spinto per un sostegno pieno a Kiev, contestando le remore di Scholz e spingendo ad esempio per la consegna dei Taurus, che il Kanzler uscente ha sempre negato a Zelensky. Ex riservista dell’esercito, giurista e poi deputato dal 2009, è un fidatissimo di Merz, e viene ritenuto un grosso esperto di difesa: avrebbe potuto essere anche ministro del settore che andrà invece all’SPD e resterà a Boris Pistorius. Agli Interni sarà nominato il noto volto della Csu bavarese Alexander Dobrindt, “il nostro uomo di punta a Berlino per la questione centrale della svolta sui migranti”, nelle parole di Markus Soeder che ha presentato i tre ministri in quota del suo partito.

La stampa tedesca ha accolto con interesse anche le nomine della brandeburghese Katherina Reiche, 51 anni, all’Economia – top manager del settore energetico, e proveniente dall’est – e quella di Karsten Wildberger, 55 anni, ceo di Mediamarkt e Saturn, colossi dell’elettronica, designato alla Digitalizzazione all’Ammodernamento dello Stato. All’Istruzione andrà Karen Prien, dello Schleswig-Holstein, prima ebrea a ricoprire un incarico da ministra, secondo quanto ha scritto Stern. In squadra ci sono poi Patrick Schnieder ai Trasporti, Nina Warken alla Salute, Thorsten Frei come ministro per la Cancelleria e l’editore conservatore Wolfram Weimer come ministro di Stato alla Cultura. Mentre è stato ancora Soeder a ostentare la scelta del suo partito per la ministra alla Ricerca e all’Aerospazio, Dorothea Baer, e il ministero dell’Alimentazione Agricoltura e Patria: “Dopo un vegano verde arriva un macellaio nero”. Basta col tofu, ha ironizzato il populista bavarese. Il governo di Merz sarà completo soltanto quando i socialdemocratici ufficializzeranno i loro nomi, il 5 maggio. Il partito di Klingbeil attende il referendum della base, che dovrà pronunciarsi sul patto con Merz: il risultato è atteso il 30 aprile. E solo se sarà positivo Merz sarà eletto cancelliere al Bundestag, il 6 maggio. Ma all’Eliseo non hanno dubbi: è stata già annunciata una sua visita a Parigi il 7.

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Blackout in Spagna e Portogallo: indagini in corso, ipotesi anche di un cyberattacco

Spagna e Portogallo colpiti da un blackout elettrico: disagi nei trasporti e nelle comunicazioni. Il governo indaga, possibile anche un cyberattacco.

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Poco dopo le 12 di oggi, migliaia di cittadini in tutta la Spagna continentale e in Portogallo sono stati colpiti da un improvviso blackout elettrico. Come riportato dal quotidiano “El País”, il governo spagnolo ha attivato diversi team tecnici di vari ministeri per indagare sulle cause dell’interruzione, anche se al momento non esiste ancora una spiegazione ufficiale.

Secondo quanto riferito da Red Eléctrica, l’azienda pubblica responsabile della gestione del sistema elettrico nazionale, si sta lavorando intensamente per ripristinare la fornitura di energia. Anche l’Istituto nazionale di cybersicurezza è coinvolto nelle analisi, valutando la possibilità che il blackout possa essere stato causato da un attacco informatico, sebbene non ci siano ancora conferme in tal senso.

Reti di comunicazione e trasporti in tilt

Il blackout ha avuto ripercussioni su diversi settori strategici: sono stati colpiti reti di comunicazione, aeroporti e linee ferroviarie ad alta velocità in Spagna e Portogallo. Problemi sono stati segnalati anche nella gestione del traffico stradale, con numerosi semafori fuori servizio, oltre che in centri commerciali e strutture pubbliche.

La ministra spagnola della Transizione ecologica, Sara Aagesen, ha fatto visita al centro di controllo di Red Eléctrica per seguire da vicino le operazioni di ripristino. L’azienda ha attivato un piano di emergenza che prevede il graduale ritorno alla normalità, iniziando dal nord e dal sud della penisola iberica.

Coinvolta anche la Francia meridionale

Le interruzioni non hanno riguardato esclusivamente la Spagna e il Portogallo: alcune aree del sud della Francia, interconnesse con la rete elettrica spagnola, hanno subito disagi simili. Le autorità francesi stanno monitorando attentamente la situazione in coordinamento con le controparti spagnole.

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