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L’attivista bielorusso Vitaly Shishov trovato impiccato in un parco a Kiev

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L’ombra sinistra di Alexandr Lukashenko torna ad affacciarsi sull’Europa. Il giovane attivista Vitaly Shishov, capo di una ong che aiutava gli oppositori bielorussi, e’ stato trovato impiccato in un parco di Kiev. La polizia ucraina non ha escluso un omicidio spacciato per suicidio e l’Onu ha chiesto un’indagine “rigorosa”, mentre in Ue la notizia e’ stata accolta con allarme. Secondo i colleghi della vittima non ci sono dubbi: e’ stato l’ennesimo tentativo del regime di Minsk di stritolare l’opposizione, in patria e in esilio. Il 26enne Shishov era fuggito in Ucraina nel 2020 a causa della repressione di Lukashenko contro il movimento di protesta che contestava la sua rielezione. Da allora guidava la ong Belarusian House in Ukraine (Bhu), per assistere gli altri connazionali in fuga. Lunedi’ mattina l’attivista e’ uscito a fare jogging, ma non e’ piu’ tornato. E’ stato ritrovato 24 ore dopo in un parco della capitale ucraina, non lontano dalla sua abitazione. Impiccato. La polizia locale ha riferito di aver aperto un’indagine per omicidio senza tralasciare alcuna pista, inclusa quella di un “omicidio camuffato da suicidio”. Secondo alcuni attivisti, inoltre, Shishov aveva il naso rotto e lividi sul volto. La sua ong ha evocato una morte annunciata. “Siamo stati ripetutamente avvertiti da fonti locali e dalla nostra gente in Bielorussia di possibili provocazioni, fino al rapimento e all’assassinio. Vitaly ha reagito a quegli avvertimenti con stoicismo e umorismo”, ha denunciato la Bhu. Lo stesso Shishov si sentiva sotto sorveglianza da quando aveva lasciato il suo Paese ed aveva rivelato di essere stato seguito di recente. Per chi gli stava accanto, “non c’e’ dubbio che sia stata un’operazione pianificata dai cekisti (i servizi di Minsk) per liquidare un bielorusso pericoloso per il regime”. La comunita’ internazionale ha reagito con preoccupazione. L’Alto Commissario Onu per i diritti umani Marta Hurtado ha sollecitato “un’indagine rigorosa, imparziale ed efficace”. Per il presidente dell’Europarlamento David Sassoli “il fatto che gli attivisti bielorussi siano presi di mira nei Paesi terzi e’ una grave escalation” da parte del regime. “La repressione di Lukashenko colpisce impunemente anche all’estero”, gli ha fatto eco dall’Italia il sottosegretario Benedetto Della Vedova, chiedendo all’Europa di reagire “unita”. Il sostegno dei “Paesi piu’ potenti del mondo” e’ stato invocato da Svetlana Tikhanovskaya, leader dell’opposizione in esilio, che e’ stata ricevuta a Londra da Boris Johnson due settimane dopo l’incontro con Joe Biden. Il caso Shishov e’ l’ultimo di una serie che ha portato il regime di Lukashenko, padre-padrone dell’ex repubblica sovietica dal ’94, ad essere sempre piu’ isolato dall’Occidente. Nei giorni scorsi la velocista bielorussa Krystsina Tsimanouskaya alle Olimpiadi di Tokyo, dopo essere stata minacciata di rimpatrio forzato per aver criticato la sua federazione sui social media, ha chiesto protezione all’ambasciata polacca, ottenendo un visto umanitario, mentre suo marito e’ fuggito in Ucraina. Ed ancora non si sono spenti gli echi dell’incredibile arresto del dissidente Roman Protassevich,, dopo che il suo volo Ryanair Atene-Vilnius era stato costretto ad un atterraggio forzato a Minsk, a maggio. Di fatto un dirottamento, costato al regime un’altra serie di sanzioni europee e americane. Lukashenko e’ stato anche accusato di aver creato “squadroni della morte” per sbarazzarsi dei suoi avversari. L’anno scorso, all’indomani della sua sesta rielezione, ha risposto con il pugno di ferro alle manifestazioni di piazza a cadenza settimanale che denunciavano brogli: migliaia di arresti, i principali avversari politici in manette o in fuga, definiti “criminali e rivoluzionari finanziati dagli occidentali”. Da allora l’Onu e i gruppi per i diritti umani ricevono segnalazioni di violenze della polizia, sparizioni forzate e torture.

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Rubio a Lavrov: è ora di mettere fine a guerra senza senso

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Il segretario di Stato Marco Rubio ha detto al ministro degli esteri russo Serghei Lavrov che è il momento di mettere fine alla “guerra senza senso” in Ucraina. Rubio, in una recente intervista, ha definito la settimana in corso “cruciale” per capire le intenzioni di Russia e Ucraina, e per gli Stati Uniti per decidere se continuare o meno lo sforzo per la pace.

Nel corso del colloquio telefonico con Lavrov, Rubio ha messo in evidenza che “gli Stati Uniti sono seriamente intenzionati a porre fine a questa guerra insensata”, riferisce il Dipartimento di stato. Il segretario di stato ha quindi discusso con il ministro degli esteri russo dei “prossimi passi nelle trattative di pace e della necessità di porre fine alla guerra ora”.

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La squadra di Merz, il paladino di Kiev agli Esteri

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L’era Merkel è lontana e anche la politica, per molti troppo prudente, di Olaf Scholz è alle spalle. Friedrich Merz ufficializza la squadra dei futuri ministri conservatori e punta, per tirare la Germania fuori dalla crisi, su nomi nuovi: due top manager per l’economia e la digitalizzazione del Paese, un mastino bavarese agli Interni per la svolta sull’immigrazione, e un esperto di Difesa versato in diplomazia, fautore del massimo sostegno a Kiev, al ministero degli Esteri. Con queste scelte il cancelliere in pectore, che dovrebbe essere eletto al Bundestag il 6 maggio, si è detto pronto ad affrontare le sfide dei prossimi anni e le molte incognite che assillano un’Europa “minacciata” e incerta del futuro.

“Il supporto all’Ucraina è necessario per preservare la pace e la libertà in Germania”, ha scandito prendendo la parola al piccolo congresso di partito dei democristiani, che hanno approvato a Berlino il contratto di coalizione firmato coi socialdemocratici di Lars Klingbeil. “Consideriamo il nostro aiuto all’Ucraina come uno sforzo congiunto di europei e americani dalla parte dell’Ucraina. Non siamo parte in causa in questa guerra e non vogliamo diventarlo, ma non siamo neanche terzi estranei o mediatori tra i fronti. Non ci devono essere dubbi sulla nostra posizione: senza se e senza ma, dalla parte di questo paese attaccato”, ha incalzato ribadendo il rifiuto di una pace imposta. Merz ha anche ribadito di non volere alcuna guerra commerciale con gli Usa, e di esser pronto a spendersi “con ogni forza per un mercato aperto”. Sul fronte migranti, ha assicurato la svolta, che dovrà strappare la Germania alla seduzione dell’ultradestra: “Dal giorno numero uno proteggeremo al meglio le nostre frontiere, con respingimenti massicci”.

Per realizzare questi piani, Merz ha scelto Johann Wadephul, 62 anni, come ministro degli Esteri. L’uomo della Cdu che in passato ha spinto per un sostegno pieno a Kiev, contestando le remore di Scholz e spingendo ad esempio per la consegna dei Taurus, che il Kanzler uscente ha sempre negato a Zelensky. Ex riservista dell’esercito, giurista e poi deputato dal 2009, è un fidatissimo di Merz, e viene ritenuto un grosso esperto di difesa: avrebbe potuto essere anche ministro del settore che andrà invece all’SPD e resterà a Boris Pistorius. Agli Interni sarà nominato il noto volto della Csu bavarese Alexander Dobrindt, “il nostro uomo di punta a Berlino per la questione centrale della svolta sui migranti”, nelle parole di Markus Soeder che ha presentato i tre ministri in quota del suo partito.

La stampa tedesca ha accolto con interesse anche le nomine della brandeburghese Katherina Reiche, 51 anni, all’Economia – top manager del settore energetico, e proveniente dall’est – e quella di Karsten Wildberger, 55 anni, ceo di Mediamarkt e Saturn, colossi dell’elettronica, designato alla Digitalizzazione all’Ammodernamento dello Stato. All’Istruzione andrà Karen Prien, dello Schleswig-Holstein, prima ebrea a ricoprire un incarico da ministra, secondo quanto ha scritto Stern. In squadra ci sono poi Patrick Schnieder ai Trasporti, Nina Warken alla Salute, Thorsten Frei come ministro per la Cancelleria e l’editore conservatore Wolfram Weimer come ministro di Stato alla Cultura. Mentre è stato ancora Soeder a ostentare la scelta del suo partito per la ministra alla Ricerca e all’Aerospazio, Dorothea Baer, e il ministero dell’Alimentazione Agricoltura e Patria: “Dopo un vegano verde arriva un macellaio nero”. Basta col tofu, ha ironizzato il populista bavarese. Il governo di Merz sarà completo soltanto quando i socialdemocratici ufficializzeranno i loro nomi, il 5 maggio. Il partito di Klingbeil attende il referendum della base, che dovrà pronunciarsi sul patto con Merz: il risultato è atteso il 30 aprile. E solo se sarà positivo Merz sarà eletto cancelliere al Bundestag, il 6 maggio. Ma all’Eliseo non hanno dubbi: è stata già annunciata una sua visita a Parigi il 7.

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Blackout in Spagna e Portogallo: indagini in corso, ipotesi anche di un cyberattacco

Spagna e Portogallo colpiti da un blackout elettrico: disagi nei trasporti e nelle comunicazioni. Il governo indaga, possibile anche un cyberattacco.

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Poco dopo le 12 di oggi, migliaia di cittadini in tutta la Spagna continentale e in Portogallo sono stati colpiti da un improvviso blackout elettrico. Come riportato dal quotidiano “El País”, il governo spagnolo ha attivato diversi team tecnici di vari ministeri per indagare sulle cause dell’interruzione, anche se al momento non esiste ancora una spiegazione ufficiale.

Secondo quanto riferito da Red Eléctrica, l’azienda pubblica responsabile della gestione del sistema elettrico nazionale, si sta lavorando intensamente per ripristinare la fornitura di energia. Anche l’Istituto nazionale di cybersicurezza è coinvolto nelle analisi, valutando la possibilità che il blackout possa essere stato causato da un attacco informatico, sebbene non ci siano ancora conferme in tal senso.

Reti di comunicazione e trasporti in tilt

Il blackout ha avuto ripercussioni su diversi settori strategici: sono stati colpiti reti di comunicazione, aeroporti e linee ferroviarie ad alta velocità in Spagna e Portogallo. Problemi sono stati segnalati anche nella gestione del traffico stradale, con numerosi semafori fuori servizio, oltre che in centri commerciali e strutture pubbliche.

La ministra spagnola della Transizione ecologica, Sara Aagesen, ha fatto visita al centro di controllo di Red Eléctrica per seguire da vicino le operazioni di ripristino. L’azienda ha attivato un piano di emergenza che prevede il graduale ritorno alla normalità, iniziando dal nord e dal sud della penisola iberica.

Coinvolta anche la Francia meridionale

Le interruzioni non hanno riguardato esclusivamente la Spagna e il Portogallo: alcune aree del sud della Francia, interconnesse con la rete elettrica spagnola, hanno subito disagi simili. Le autorità francesi stanno monitorando attentamente la situazione in coordinamento con le controparti spagnole.

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