Finisce il sogno delle azzurre ai Mondiali femminili di calcio. L’Italia di Milena Bertolini si ferma ai quarti battuta dall’Olanda 2-0 (0-0): grazie alle reti di Miedema (25′ st) e van der Gragt (35′ st), le olandesi volano in semifinale con un primo tempo in cui hanno patito la velocità delle azzurre. Nel secondo tempo, col caldo asfissiante e una migliore disposizione in campo delle olandesi, la partita è virata a favore delle professioniste orange che hanno vinto con merito grazie ad un secco 2 a 0.
“Cosi’ bello non me lo immaginavo. Abbiamo fatto innamorare gli italiani”: c’e’ tanto orgoglio in Milena Bertolini, l’artefice del capolavoro azzurro ai mondiali, il ritorno ai quarti dopo 20 anni “pur non giocando alla pari, le olandesi sono professioniste, le mie ragazze dilettanti”. Parte oggi la battaglia per la conquista piu’ importante, il riconoscimento piu’ ambito dalla nazionale donne che ha fatto sognare gli italiani. “Vogliamo una data, subito”, dice perentoria la capitana, Sara Gama. “Oggi siamo un po’ tristi, succede quando perdi – dice la ct – ma c’e’ anche orgoglio e soddisfazione”. Cosa avete fatto cosi’ a lungo, in quel cerchio a fine partita: “abbiamo pianto, tutte, ma ho anche detto loro che devono essere felici. Hanno fatto innamorare gli italiani, hanno fatto conoscere ed apprezzare il calcio femminile in Italia, apprezzare. Deve essere il nostro punto di partenza”.
Si parla del grande rimpianto “di essere arrivate cosi’ stanche” all’appuntamento piu’ ambito, del caldo e di quel rientro negli spogliatoi dopo il primo tempo: “La squadra era stanca, dovevo sostituire Bartoli e avevo quindi solo altri due cambi. D’altra parte quando giochi contro squadre cosi’ forti e hai delle occasioni, devi segnare. Altrimenti sai non te ne capiteranno molte altre”. Ma a dominare è l’orgoglio di aver affermato i valori di un calcio “diverso” da quello degli uomini e la rabbia per non aver potuto giocare alla pari con le “professioniste” olandesi:
“Chi ha potere di scelta politica e di governo – dice la ct – deve fare scelte importanti. Noi abbiamo fatto una cosa straordinaria, con lo spirito di squadra abbiamo ridotto quel gap. Per questo gli italiani si sono innamorati, abituati come sono a vedere un calcio con giocatori che escono dal campo sbuffando, tante proteste, interruzioni… queste ragazze hanno fatto vedere che lo sport è un’altra cosa, e forse gli italiani hanno bisogno di questo. Della loro purezza, della loro gioia. Anche quando erano stremate non si sono mai fermate”.
“Speravamo di poter arrivare alle Olimpiadi ma non è andata bene – dice Barbara Bonansea, che come gran parte delle sue compagne teme che con la fine dell’avventura mondiale ci si dimentichi della causa delle calciatrici – Oggi e’ stata dura, ma ora speriamo che questo sogno possa andare avanti e che tutti continuino a seguirci perche’ ne abbiamo bisogno”. Avete pianto? “Finire nelle prime 4 era un sogno, abbiamo faticato piu’ di un mese per raggiungerlo, ora che non ce l’abbiamo fatta fa male”. “Faceva molto caldo – dice la bomber olandese, autrice del primo gol, Vivianne Miedema – sapevamo che l’Italia poteva metterci in difficolta’ e infatti nel primo tempo hanno giocato piu’ veloci di noi. Nella ripresa ci siamo disposte meglio in campo, abbiamo dominato l’Italia e segnato due gol. Partecipare alle olimpiadi era il mio sogno da bambina”.
L’Inter prova a serrare le file. Nel periodo più duro della stagione, con una crisi accentuata dalla sconfitta con la Roma (la terza di fila in tutte le competizioni come non accadeva dal 2016/17), la squadra nerazzurra deve provare a rimanere compatta, perché all’orizzonte c’è uno scoglio particolarmente rilevante come il Barcellona di Hansi Flick. Mercoledì infatti Lautaro Martinez e compagni si giocheranno la semifinale di andata di Champions League in casa dei blaugrana, arrivando però alla sfida probabilmente nella peggior condizione possibile, sia atleticamente che a livello mentale. Il ko di domenica contro i giallorossi a San Siro ha infatti mostrato tutte le difficoltà della squadra di Simone Inzaghi in questo momento, problemi che erano già emersi nel derby di Coppa Italia perso per 3-0 col Milan.
La speranza in casa nerazzurra era che alla sconfitta contro i rossoneri potesse seguire una immediata reazione, ma così non è stato. Anzi, la prestazione contro la Roma ha mostrato che il momento è quantomai delicato. Una situazione complicata anche dall’ultimo infortunio, ovverosia quello di Benjamin Pavard, e dalle condizioni non ideali di uno dei top player, cioè Marcus Thuram. Il difensore francese, uscito dopo un quarto d’ora nella sfida con la Roma, è alle prese con una distorsione alla caviglia sinistra e non partirà iniseme alla squadra per Barcellona. Diversa invece la situazione per quanto riguarda l’attaccante: dopo l’affaticamento muscolare che lo ha costretto a saltare le ultime gare, C’è ottimismo, anche considerando che oggi si è allenato a parte, ma con un buon ritmo.
Ora tutto dipenderà dai riscontri delle prossime ore e di domani: se le sensazioni saranno positive, sarà disponibile per giocare. Per rialzarsi, ora, servirà anche l’esperienza dei trascinatori e dei leader della squadra. Come Henrikh Mkhitaryan, che, intervistato dalla Uefa, ha messo il Barcellona nel mirino: “Per noi ogni partita è molto importante. Non importa se sia di Champions League, di campionato o di Coppa Italia, perché alla fine sono tutte importanti. È una stagione difficile: vogliamo vincere qualcosa perché abbiamo una grandissima squadra”. le sue parole. “Non sarà facile, perché loro hanno grandi talenti ma anche giocatori molto esperti. Sarà molto interessante, perché le semifinali e le finali sono sempre belle da giocare e da guardare. Speriamo di poter giocare al meglio sia l’andata che il ritorno e di arrivare in finale”, ha aggiunto Mkhitaryan.
“Inzaghi? Il mio rapporto con lui è molto buono. So quando fare sul serio e quando scherzare, conosco il confine. È un allenatore molto intelligente, molto amichevole e lo dimostra dentro e fuori dal campo – ha proseguito -. Sono contento di averlo conosciuto in questa fase della mia carriera, perché arrivare all’Inter a 33 anni non è stato facile: a questa età le prestazioni calano, ma gli sono grato perché posso ancora giocare e dimostrare le mie qualità a me stesso e a tutto il mondo”, ha concluso il centrocampista armeno.
Mario Cipollini è stato assolto oggi dal tribunale di Verona dall’accusa di avere calunniato il suo ex patron, Ivano Fanini, perché il fatto non costituisce reato. La sentenza è stata emessa oggi al giudice Peter Michaeler che si è riservato di pubblicare le motivazioni entro 15 giorni. Il pubblico ministero Eugenia Bertini aveva chiesto la condanna a due anni per il campione di ciclismo. Il “Re Leone” era finito a processo in una lite giudiziaria che si trascina da oltre un decennio con il dirigente sportivo che lo aveva scoperto e lanciato nel ciclismo.
Aggrediti con calci e pugni da una ventina di persone (tesserati e non) i giocatori, lo staff e i dirigenti dell’Italservice Pesaro, dopo il pareggio per 4-4 maturato sul campo del Benevento, valevole per il campionato di serie A di Futsal. I biancorossi, fa sapere la società dal proprio sito, sarebbero stati vittima di un’aggressione violenta all’interno degli spogliatoi al termine della gara: i fatti si sono verificati immediatamente dopo il triplice fischio.
La squadra, rientrata negli spogliatoi per il consueto post-gara, riferisce il club, sarebbe stata raggiunta e aggredita da almeno una ventina di persone del posto, tra tesserati e non. Il primo a essere colpito risulterebbe il tecnico dei biancorossi, Paolo Del Grosso, seguito poi da tutto il gruppo squadra. Calci, pugni e insulti in un clima surreale, il tutto sotto gli occhi del commissario di campo, rimasto apparentemente impotente di fronte all’escalation di violenza.
La società ha subito allertato le forze dell’ordine e ha annunciato che presenterà denuncia formale contro ignoti, affinché siano individuati e perseguiti i responsabili di quella che viene definita “una violenza senza precedenti”. “Follia, vergogna – si legge nella nota del club – avremmo voluto parlare di sport, della partita, come sempre. Invece siamo costretti a raccontare l’inimmaginabile”.