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La scuola prova a ripartire 10 giorni prima di Natale

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C’e’ una nuova data, anche se ancora ipotetica, per il ritorno sui banchi degli studenti. E’ quella del 14 dicembre e a farla e’ stato Giuseppe Conte durante la riunione dei capigruppo di maggioranza sul prossimo dpcm. Dieci giorni, per provare a restituire un po’ di normalita’ ai ragazzi, o almeno ad una parte di loro qualora il rientro non riguardasse tutti, e dar loro quello che il premier ha definito “un bel segnale”. Contrastanti, per ora, le reazioni dei partiti alla proposta, che dovra’ comunque avere il via libera degli esperti del Cts. Favorevole Italia dei valori, che chiede pero’ trasporti adeguati, contrari gli altri schieramenti, mentre in Piemonte la protesta contro la didattica a distanza anche per le seconde e terze medie e’ finita davanti al Tar. Il dibattito in corso in questi giorni se far tornare i ragazzi nelle aule a dicembre o direttamente il 7 gennaio, dopo le vacanze di Natale, non si ferma. Non e’ un mistero che la ministra Azzolina voglia riportare in classe gli studenti, per quanto in modo graduale, nonostante la Commissione Ue sia dell’idea opposta e inviti addirittura ad allungare di una settimana le vacanze di fine anno. “Ci pensino bene e valutino con attenzione”, e’ l’invito al governo del presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli. “Capisco l’operazione simbolica – aggiunge – ma mi chiedo cosa possa accedere nei grandi centri dove i trasporti non sono pronti”. Come i dirigenti scolastici sembra pensare la maggioranza degli italiani. Secondo il sondaggio settimanale della Swg “Radar. Niente sara’ piu’ come prima #Covidisruption”, il 55% degli intervistati crede sia meglio riaprire tutte le scuole dopo le festivita’, anche se cresce la percezione che le misure di contrasto al Covid-19 assunte fino ad ora nelle scuole siano adeguate. A preoccupare, piu’ che le aule, sono i trasporti: quasi il 50% degli intervistati crede che i propri figli possano contagiarsi sui mezzi pubblici. Il campione si spacca invece sull’ipotesi di utilizzo strutturale della Dad e di riforma dei calendari scolastici: dice si’ alla Dad il 64% per i genitori con figli nella scuola secondaria di primo grado, mentre il 51% e’ favorevole a rivedere il calendario scolastico, riducendo le vacanze estive. Non guarda alle percentuali dei sondaggi, ma a quelle fornite dagli epidemiologi sui contagi, e’ il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, che questa sera e’ tornato a spiegare le ragioni del suo no alle lezioni in presenza anche per le scuole medie in un incontro virtuale con alcuni studenti che da settimane ormai protestano contro la didattica a distanza. Ragioni che non sono bastate ad evitare che un centinaio di genitori sottoscrivesse il ricorso al Tar contro la decisione del governatore. “Saremo soddisfatti – dicono i ragazzi – solo quando torneremo a scuola”.

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Ciarambino, dal Consiglio di Stato altra bocciatura su Pomigliano

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“Un’altra bocciatura per il sindaco di Pomigliano e la sua giunta. Dopo l’arrivo della commissione d’accesso, dopo il licenziamento del comandante Maiello decretato come illegittimo dal Tar, dopo le denunce contro l’ex sindaco e l’ex segretario comunale finite in un nulla di fatto, ora il Consiglio di Stato assesta un altro schiaffo all’amministrazione comunale di Pomigliano, sancendo di fatto l’illegittimità dei provvedimenti sull’ufficio tecnico e sulla rimozione della dirigente. E a pagarne le conseguenze saranno ancora una volta i cittadini, finanziatori loro malgrado dell’ennesima “caccia alle streghe” finita con un buco nell’acqua”: così Valeria Ciarambino, Vicepresidente del Consiglio regionale e cittadina pomiglianese. “Ora, come per il comandante Maiello, dovrà avvenire il reintegro della dirigente rimossa e magari si dovranno mettere le mani nelle tasche dei cittadini anche per pagare cospicui risarcimenti. E mentre l’amministrazione comunale non ne azzecca una, la nostra città sprofonda in un degrado mai vissuto prima” conclude Ciarambino.

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Stretta di FdI sui ballottaggi. La Lega punta sui salari

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Il centrodestra torna alla carica sulla battaglia per cancellare i ballottaggi dei sindaci delle grandi città (con più di 15 mila abitanti). Fallito il blitz di un mese fa al Senato, in forma di emendamento al decreto Elezioni, ci riprova con l’iter più tradizionale di un disegno di legge ad hoc, identico a quello. Martedì partirà l’esame in Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, forte anche della spinta di Fratelli d’Italia che guida la Commissione con il meloniano Alberto Balboni, che è anche relatore del provvedimento. Stesso ruolo che ha per il ddl per aumentare il numero di assessori e consiglieri regionali e di quello costituzionale per allungare a 90 i giorni per la conversione in legge dei decreti (oggi sono 60).

Insomma, la strategia è tracciata. Sui sindaci, dopo le polemiche innescate a inizio aprile dall’emendamento anti ballottaggi che la maggioranza presentò e ritirò subito dopo, per evitare la figuraccia di non essere ammesso (per scarsa attinenza al decreto Elezioni, dedicato alle prossime Amministrative e ai referendum), ora si cambia strada. Ma la meta è decisa, assicurano soprattutto i Fratelli d’Italia. Sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza, il disegno di legge punta a dire addio al doppio turno che quasi mai ha portato fortuna ai propri candidati e chiede di eleggere al primo turno il candidato sindaco che abbia avuto almeno il 40% dei consensi, oltre a prevedere un premio alla lista o al gruppo di liste collegate a quel candidato. Obiettivo: blindarsi sempre più sui territori, approfittando del buon vento di oggi.

Occasione ancor più allettante per un partito come quello della premier Meloni, che vanta consensi alti, ma viene spesso additato per avere pochi dirigenti e amministratori. Una sfida condivisa dagli alleati. Compresi i leghisti, protagonisti spesso di distinguo, nella coalizione, come ad esempio sul riarmo europeo. Una questione che continua a dividere i tre partiti e che giovedì sarà sul tavolo del Consiglio supremo di difesa, convocato dal Quirinale. Nel breve, la Lega si concentra sui temi economici e scommette sui salari. Nell’aria da giorni, è il leghista Claudio Durigon, nella veste di sottosegretario al Lavoro, a spiegare al Corriere i dettagli della proposta di legge targata Lega che a breve sarà in Parlamento. Il partito di Matteo Salvini lancia il pressing, anche rispetto agli alleati, per garantire stipendi realmente adeguati all’inflazione crescente.

L’escamotage è quello di anticipare in busta paga i soldi in più che normalmente derivano dal rinnovo contrattuale e spesso in ritardo di anni. E sui costi della misura, Durigon replica: “I soldi li stiamo valutando. Troveremo soluzioni”. Parole su cui FdI glissa, pur condividendo la lotta. Fredda e più scettica Forza Italia. In primis, sulle coperture. Secondo i vertici economici di FI, la novità potrebbe costare almeno un miliardo e forse più. Inoltre, non convince il tema delle contrattazioni: da un lato si vorrebbe rafforzare la contrattazione e delegarla ai territori e dall’altro introdurre meccanismi centralizzati, è la critica degli azzurri. Alessandro Cattaneo, responsabile Dipartimenti di FI, chiama in causa il ministro dell’Economia: “Giorgetti dovrà esprimersi perché bisogna stimare quanto sia oneroso intervenire”. Parallelamente FI annuncia la prossima battaglia contro le morti e gli infortuni sul lavoro. Un ddl sarà presentato “prima dell’estate”, garantisce il viceministro alla Giustizia e forzista Francesco Paolo Sisto. (

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Mattarella convoca il Consiglio Supremo di Difesa giovedì 8 maggio

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa al Palazzo del Quirinale per giovedì 8 maggio 2025 alle ore 17. Lo comunica la Presidenza della Repubblica.”L’ordine del giorno prevede le “valutazioni sul Libro bianco della difesa europea, sulle infrastrutture strategiche nazionali, sull’adeguamento dello strumento militare e le prospettive per l’industria della difesa italiana”. Inoltre, il Consiglio esaminerà “l’evoluzione nelle principali aree di crisi con particolare riferimento ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente ed alle iniziative di pace in ambito internazionale ed europeo”.

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