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Cinema

La notte degli Oscar: Joaquin Phoenix miglior attore protagonista per Joker, Parasite il miglior film

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Il miglior film è “Parasite” e porta  casa 4 statuette, tutte pesanti. Oltre a miglior film anche miglior regìa, miglior sceneggiatura e miglior film internazionale, è infatti coreano.

Oscar per il miglior attore protagonista a Joaquin Phoenix: il premio per la magistrale interpretazione del cattivo nel film Joker di Todd Phillips era atteso, secondo le previsioni. Sul palco ha ricordato il fratello morto giovane tragicamente: “Abbiamo avuto paura di cambiare, ha detto nel ricevere la statuetta, sono stato un collega difficile, non ero una bella persona ma mi hanno dato la possibilità di cambiare”.

“Joker” ha vinto anche per la migliore colonna sonora originale Statuetta a Hilder Guonadottir.

Il miglior film è “Parasite” e porta  casa 4 statuette, tutte pesanti. Oltre a miglior film anche miglior regìa, miglior sceneggiatura e miglior film internazionale. Ilpremio per la miglior regia va al sudcoreano Bong Joon Ho che ha omaggiato tutti gli altri registi in nomination: “Mi piacerebbe avere una motosegna per dividere il premio con voi”, ha detto.  Bong Joon-Ho li ha ringraziati a partire da Martin Scorsese che ha ricevuto una standing ovation ed ha spiegato di aver studiato i suoi fil. Rivolgendosi a Tarantino ha poi detto: “Quentin ha sempre messo i miei film nella lista dei preferiti anche quando non mi conosceva nessuno negli Usa. Todd (Phillips) Sam (Mendes) vi ammiro”.

Oscar per la miglior attrice protagonista a Renee Zellweger per la magistrale interpretazione di Judy: lei ha dedicato l’importantepremio ai genitori arrivati negli Stati Uniti da immigrati.

È Brad Pitt il miglior attore non protagonista. Nel ricevere la statuetta, dedicata ai suoi bambini (“Tutto perde”) ha rivolto un ringraziamento a  Quentin Tarantino:”Il cinema sarebbe triste senza di te, ha detto l’attore, sei originale, davvero unico”. Brad Pitt  ha ricevuto l’Oscar per C’era una volta a…Hollywood, è  la seconda statuetta in carriera.

Pitt dal palco ha anche accusato il Senato a maggioranza repubblicana di aver bloccato la testimonianza di Bolton, ex Consigliere per la sicurezza nazionale, nel corso del processo per l’impeachment del presidente Donald Trump.

Oscar per la migliore attrice non protagonista va a Laura Dern per Storia di un matrimonio di Noah Baumbach.”È  un onore essere qui”, ha detto Laura Dern ringraziando l’Academy e  regista e attori del film, distribuito da Netflix, ma in particolare ha voluto rendere omaggio ai genitori, definiti i suoi “supereroi”. Questo Oscar e’ “il miglior regalo di compleanno che si possa ricevere”, ha detto la Dern, nata proprio il 10 febbraio del 1967.

Omaggio a Kobe Bryant sul red carpet degli Oscar su Hollywood Boulevard a Los Angeles: protagonista Spike Lee, che indossava uno smoking color viola e oro con il numero 24 applicato sulla giacca. Lee, un fan del basket, nel 2009 ha diretto il documentario “Kobe: Doin’ Work” sulla celebre etica del lavoro della star dei Lakers morto tragicamente due settimane fa in un incidente di elicottero. “Ci manca a tutti” ha detto il regista.

L’Oscar per la miglior canzone originale va a Elton John e Bernie Taupin per (I’m Gonna) Love me Again del film Rocketman. Per Elton John è

il secondo Oscar dopo quello vinto nel 1995 per Il Re Leone.

 

 

La statuetta per i migliori effetti speciali va a Guillaume Rochereon, Greg Butler e Dominic Tuohy per 1917 di Sam Mendes.1917 vince per la migliore fotografia Statuetta a Roger Deakins. L’Oscar per il miglior sonoro va a Mark Taylor e Stuart Wilson per 1917 di Sam Mendes.

L’Oscar per la migliore scenografia va Barbara Ling (production design) e Nancy Haigh (set decoration) per C’era una volta a…Hollywood di Quentin Tarantino. Quello per il miglior trucco e acconciatura va a Kazu Hiro, Anne Morgan e Vivian Baker per Bombshell – La voce dello scandalo di Jay Roach.

Oscar per i migliori costumi a Jacqueline Durran per Piccole Donne di Greta Gerwig. Per la costumista si tratta della seconda statuetta dopo quella vinta nel 2013 per Anna Karenina.

The Neighbors’ Window, regia di Marshall Curry, vince l’Oscar per il miglior cortometraggio.

L’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale va a Taika Waititi per Jojo Rabbit.

American Factory si aggiudica l’Oscar per il miglior documentario. Il film di Steven Bognar, Julia Reichert e Jeff Reichert, distribuito da Netflix, è sui diritti dei lavoratori.

Toy Story 4 di Josh Cooley ha vinto l’Oscar come miglior film d’animazione.

l’Oscar come miglior corto d’animazione va a Hair Love, regia di Bruce W. Smith, Matthew Cherry e Everett Downing Jr.

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Cinema

Morto a 65 anni l’attore americano Val Kilmer

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È morto all’età di 65 anni l’attore americano Val Kilmer. Lo rende noto la famiglia, citata dal New York Times. Il decesso è avvenuto a Los Angeles a causa delle complicazioni di una polmonite, ha spiegato la figlia Mercedes Kilmer. All’attore era stato diagnosticato un cancro alla gola nel 2014, da cui era riuscito a guarire. Tra le sue tante interpretazioni si ricordano in particolare quella Jim Morrison in ‘The Doors’ del 1991 di Oliver Stone, quella di Iceman in ‘Top Gun’ del 1986 di Tony Scott e quella di Bruce Wayne in ‘Batman forever’ del 1995 di Joel Schumacher.

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Cinema

Giovanni Bagnasco e “il mostro”: “Ho imparato a non essere vittima. La felicità è una responsabilità”

Nella serie L’arte della gioia è Ippolito, il “mostro” che conquista il cuore dello spettatore. Nella vita, Giovanni Bagnasco è un ragazzo di 25 anni con il volto segnato dalla sindrome di Treacher Collins e un’anima limpida che illumina ogni sua parola. In un’intervista al Corriere della Sera racconta la sua storia fatta di sfide, consapevolezza e rinascita.

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«Potrei scrivere un libro sugli sguardi. Da piccolo anche il non detto faceva male», racconta Giovanni Bagnasco. Il suo volto racconta una storia rara, segnata dalla sindrome di Treacher Collins, una malattia congenita che colpisce ossa e cartilagini del volto. Eppure, Giovanni ha imparato presto a distinguere tra due tipi di persone: «i cuori buoni e i cuori ciechi».

Cresciuto nella quiete di Chianciano Terme, tra campagna e spazi aperti, ha coltivato sogni artistici tra un lavoro da casellante e un corso di lingua dei segni mai concluso a causa del Covid. Fino all’improvviso incontro con il mondo del cinema, che lo ha accolto attraverso due provini superati: uno per Finalmente l’alba, l’altro con Valeria Golino per il ruolo di Ippolito.

“Il mostro” che racconta la forza interiore

«Il personaggio non è stupido, è solo stato isolato», gli dice Golino. E lui in quel ruolo riversa tutto: «la parte docile e quella vulcanica». Nessuna scuola di recitazione, ma la forza di una vita vissuta senza filtri. «Sul set, mentre giravo le scene più violente, pensavo ai momenti difficili vissuti», confessa.

E quando si parla d’aspetto, Giovanni è disarmante: «La parola ‘mostro’ non mi ferisce più, è solo una componente della mia vita». Da piccolo piangeva, si chiedeva “perché a me?”, ma oggi si è dato una risposta che lo guida: «Dovevo nascere così e basta. Fare la vittima non ti renderà felice».

L’amore, la musica, il futuro

Oggi è un attore emergente, ma anche un ragazzo che ha vissuto l’amore, che ha scritto testi rap, che ha lottato contro il dolore. «Ho ricevuto tanto e ho dato tanto», racconta. Sui social ci sta poco: solo per progetti artistici o per sostenere la onlus del suo chirurgo, la Smile House. «Da ragazzino, i social mi facevano male. Era una vita parallela».

La sua forza più grande è quella di saper vedere oltre: «Sembrerei più brutto se stessi sempre a disperarmi. Siamo tutti belli, se troviamo la nostra bellezza interiore».

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