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Economia

La Lega studia una media company, Dal Pino tratta con i fondi d’investimento e prova a chiudere il contenzioso con Sky che non paga

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La Lega Serie A è pronta a varare una media company che dovrebbe avere una doppia struttura: un settore si occuperebbe della parte sportiva, l’altra struttura  avrebbe una dimensione invece commerciale, deputata alla distribuzione dei contributi e della valorizzazione del brand, in Italia e nel mondo. Questa sarebbe appunto la media company, e il suo core business diventerebbe inevitabilmente quello dei diritti tv, prodotto che fa gola a diversi fondi di investimento, desiderosi di entrare nella società con quote attorno al 20%. All’unanimità i venti club hanno dato il mandato al presidente della Lega, Paolo Dal Pino, per proseguire il dialogo con i soggetti interessati, con l’obiettivo di ricevere proposte concrete entro la fine di luglio. Al momento sono 4-5 i fondi usciti allo scoperto, incluso Cvc, che è stato il primo a muoversi e, scaduto il periodo di trattativa in esclusiva, starebbe finalizzando una nuova offerta dopo quella da 2.2 miliardi di euro, considerato il 20% del valore della Lega su 10 anni. Quello e’ infatti l’orizzonte temporale su cui ragiona la Serie A per “controllare il proprio destino a lungo termine”, come ha detto Dal Pino al Nyt nei giorni scorsi. Intanto sul fronte interno non si sblocca lo stallo sull’ultima rata della stagione non ancora versata da Sky, che invece è pronta a rispettare in questi giorni la prima scadenza del 2020/21. Qui la partita è dura e difficile. In parte già in Tribunale. La Lega di Serie A ha mandato a recuperare in ogni modo quanto Sky deve dare per contratto ai club. Su questo versante si giocano tante partite importanti di cui ci occuperemo presto a partire dalla nascita di un nuovo soggetto aziendale in via Monte Penice, 6, in pratica a Santa Giulia, negli stessi palazzoni di Rogoredo in cui ha sede Sky. È nata la NSTI (Nuova Società Televisiva Italiana). Che cos’è?  A che cosa deve servire? A chi deve servire? Ne parleremo a breve.

Paolo Dal Pino. Presidente della Lega di Serie A

La proposta della Lega di prorogare fino al termine della stagione (agosto) l’accordo collettivo in scadenza, è stata subito rigettata dal ‘sindacato’ che spinge per un rinnovo di un anno, come avvenuto nelle ultime nove occasioni, e chiede l’intervento della Federcalcio.

Prima del Covid la trattativa non aveva portato a un testo condiviso, ed è difficile immaginare che decolli nel giro di due mesi. L’assemblea dei club ha anche approvato la grafica virtuale con i colori e i loghi delle squadre e quello della Lega, che in televisione coprirà gli spalti vuoti degli stadi in tre momenti di ogni partita, quando i giocatori si allineano all’ingresso in campo, all’inizio del primo tempo e all’inizio del secondo. Infine Dal Pino, in apertura della riunione, ha espresso i propri complimenti al presidente del Benevento, Oreste Vigorito, per la promozione in Serie A appena raggiunta.

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Economia

Effetto Trump, bruciati in Borsa 6.500 miliardi in 100 giorni

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Nei primi cento giorni di presidenza Trump ci sono stati 70 giorni di scambi a singhiozzo sui mercati finanziari e 32 giorni di perdite, con oltre 6.500 miliardi di dollari cancellati dal valore delle società quotate. Lo scrive il New York Times, secondo cui per i mercati finanziari il calo del 7% dell’indice S&P 500 rappresenta il peggior inizio di mandato presidenziale da quando Gerald R. Ford subentrò a Richard M. Nixon nell’agosto del 1974, dopo lo scandalo Watergate. La crisi, sottolinea il quotidiano, è persino peggiore di quando scoppiò la bolla tecnologica all’inizio del secolo, e George W. Bush ereditò un mercato già in caduta libera. Al contrario, Trump ha ereditato un’economia solida e un mercato azionario in ascesa da un massimo storico all’altro. La situazione è cambiata rapidamente quando Trump ha annunciato i suoi dazi il 2 aprile, facendo esplodere la volatilita’ nei mercati finanziari.

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Economia

Oxfam, compensi ad cresciuti del 50% per lavoratori solo +0,8%

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A livello globale, negli ultimi 5 anni, la retribuzione mediana degli amministratori delegati d’impresa è cresciuta del 50%, in termini reali, passando da 2,9 milioni di dollari nel 2019 a 4,3 milioni nel 2024. Un aumento che supera di ben 56 volte la modesta crescita del salario medio reale (+0,9%), registrata nello stesso periodo nei Paesi per cui sono pubblicamente disponibili le informazioni sui compensi degli ad.

E’ quanto riporta un’analisi di Oxfam diffusa in occasione del Primo maggio. Nel dettaglio, tra i Paesi in cui il campione di imprese analizzate è sufficientemente ampio, emerge che: Irlanda e Germania vantano alcuni tra gli ad più pagati con una retribuzione annua mediana rispettivamente di 6,7 milioni e 4,7 milioni di dollari nel 2024; in Sudafrica il compenso annuo mediano degli AD era di 1,6 milioni di dollari nel 2024, mentre in India ha raggiunto i 2 milioni di dollari.

“Anno dopo anno assistiamo allo stesso spettacolo a dir poco grottesco: i compensi degli ad crescono vertiginosamente, mentre i salari dei lavoratori in molti Paesi restano fermi o salgono di pochi decimali”, spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia. L’analisi di Oxfam si è concentrata inoltre sui divari salariali di genere a livello d’impresa. Esaminando 11.366 imprese di 82 Paesi, che pubblicano informazioni sul gender pay gap aziendale, si evince che il divario retributivo di genere a livello di impresa si sia, in media, ridotto tra il 2022 e il 2023, passando dal 27% al 22%. Ma tra le 45.501 imprese di 168 Paesi con un fatturato annuo superiore a 10 milioni di dollari e che riportano il genere del proprio ad, meno del 7% aveva una donna nella posizione apicale dell’organigramma aziendale.

Per quanto riguarda la dinamica dei salari reali in Italia, secondo Oxfam se, anziché ricorrere agli indici generali dell’inflazione, si facesse riferimento alla variazione dei prezzi del carrello della spesa (come approssimazione dei beni maggiormente consumati dai lavoratori con basse retribuzioni), il salario lordo nazionale registrerebbe, in media, una perdita cumulata di circa il 15% nel solo quadriennio 2019-2023 e la dinamica positiva del 2024 non rappresenterebbe che un placebo per i lavoratori con le retribuzioni più basse.

“Fino ad oggi, nell’azione del Governo è del tutto assente una chiara politica industriale, orientata alla creazione di posti di lavoro di qualità, che scommetta su innovazione, transizione verde e formazione, senza lasciare indietro nessuno. – conclude Maslennikov – Il Governo stenta a intervenire sul rafforzamento della contrattazione collettiva e sulla revisione del sistema di fissazione dei salari e ha affossato il salario minimo legale che rappresenta una tutela essenziale per i lavoratori più fragili”.

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Economia

Wsj, cda di Tesla cerca un nuovo ceo per sostituire Musk

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Il consiglio di amministrazione di Tesla ha iniziato a cercare un nuovo CEO per sostituire il fondatore Elon Musk. Lo riporta il Wall Street Journal. Secondo il quotidiano la decisione è stata presa dopo il crollo delle azioni e degli utili di Tesla. Alcuni investitori ritengono che Musk sia troppo impegnato con il suo lavoro di capo del Dipartimento per l’Efficienza Pubblica (DOGE), che pure sembra volgere al termine. Non è stato reso noto se Musk sia stato informato della decisione.

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