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La farsa Suarez, il dirigente della Juventus Paratici tranquillo: rifarei le stesse cose

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“Rifarei le stesse cose. Sono assolutamente tranquillo”. Fabio Paratici, direttore sportivo della Juventus, prende la parola all’indomani dell’avviso di garanzia ricevuto dalla procura di Perugia. Il suo nome e’ finito nel fascicolo sull’esame farsa sostenuto da Luis Suarez, ma per un reato – le false dichiarazioni al pm – che di fatto, a quanto se ne sa, lo smarca dalla pastetta preparata dall’Universita’ per stranieri per favorire il calciatore. Diverso il discorso per la giustizia sportiva, che seguira’ percorsi differenti. Il problema, nel testa a testa che Paratici potrebbe nuovamente avere con i magistrati perugini in un prossimo interrogatorio, e’ legato al racconto che rese quando fu ascoltato come testimone. Racconto che probabilmente e’ considerato lacunoso in alcuni passaggi. Magari nella parte relativa ai contatti con il ministro Paola De Micheli, che – come si legge nelle carte – chiamo’ per “velocizzare la pratica ministeriale di riconoscimento della cittadinanza italiana” del giocatore uruguaiano. “Siamo amici da quando siamo ragazzi – dice ora ai microfoni di Skysport – e anche lei ha gia’ chiarito. Non credo sia inopportuno chiedere informazioni a una persona che si conosce da tantissimo tempo. Fare domande non e’ reato”. Paratici viene citato piu’ volte nelle intercettazioni dalla guardia di finanza. Simone Olivieri, uno dei quattro dirigenti dell’Ateneo perugino sospesi per ordine del tribunale, dice a una dipendente che “Mi ha telefonato lui, e’ piu’ famoso di Mattarella e io lo stavo per mandare aff …”. C’e’ poi una frase pronunciata da Lorenzo Rocca, componente della commissione esaminatrice (un altro dei quattro) il 16 settembre, alla vigilia dell’esame di Suarez: “Siccome la firma ce la metto io e non voglio certi c. … ho parlato con tutti, ho parlato con Paratici, il quale mi ha detto (…) non te preoccupa’, il giocatore non rilascera’ nessuna intervista”. Il timore era che il calciatore, rispondendo ai giornalisti, tradisse la sua assoluta incapacita’ di esprimersi in italiano. Paratici, pero’, non figura tra le persone accusate direttamente di avere organizzato il test-burla. Le sue conversazioni non compaiono nell’ordinanza interdittiva firmata dal gip Piercarlo Frabotta. Sono i tabulati telefonici, acquisiti dagli investigatori, a chiarire chi ha davvero chiamato chi, e quando, fra Torino, Roma e Perugia. E dal capoluogo umbro filtra la notizia che l’unico contatto tra la Juventus e i vertici dell’Universita’ per Stranieri e’ stato l’avvocato Maria Turco, nella veste di “legale incaricato” dalla societa’ bianconera, non tesserata, ora indagata per concorso in falso. Il ministro per lo sport Vincenzo Spadafora, alla richiesta di un commento, si limita a una battuta intrisa di amara ironia: “E’ una bruttissima vicenda. Ma siccome c’e’ un processo in corso e vorrei evitare di commentare, vi posso offrire al massimo un gioco di parole: per chi ha a cuore il Reddito di cittadinanza non e’ il massimo vedere un’indagine al centro della quale c’e’ una cittadinanza da reddito”. Da Perugia, intanto, interviene la Cgil: “Dopo la sospensione dei vertici dell’Universita’ c’e’ forte preoccupazione tra docenti, personale amministrativo e studenti. Stupisce il silenzio assordante delle istituzioni”.

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Juve solo pari a Bologna, manca lo scatto Champions

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Il Dall’Ara resiste e non cade. Ma resiste e non cade anche il tabù Juventus. L’attesa di una vittoria interna dei rossoblù contro i bianconeri è iniziata 27 anni fa e continua: lo spareggio per il quarto posto tra la squadra di Italiano e quella di Tudor finisce senza vincitori nè vinti: a Thuram risponde Freuler, i bianconeri non riescono a difendere un vantaggio arrivato grazie a un’indecisione di Skorupski, mentre il Bologna si conferma squadra che non molla, squadra che ha rimediato più punti da situazioni di svantaggio, ma non completa la rimonta.

Il pareggio vale doppio per la Juventus, che soffre e rischia di perderla nel recupero: anche perché significa difendere il quarto posto, seppur raggiunta a quota 63 da Roma e Lazio. Punto amaro per il Bologna, che scivola al settimo posto, fuori dall’Europa, ma a un solo punto di distanza dalle concorrenti. Per la squadra di Italiano l’Europa è ora obiettivo da raggiungere di rincorsa o attraverso la Coppa Italia, comunque in salita calendario alla mano (Milan e Fiorentina in trasferta e Genoa in casa)Per la Juventus, invece, altro scontro direttoin casa della Lazio, prima di un finale sulla carta in discesa con Udinese e Venezia.

La Juventus colpisce a freddo: Cambiaso ci prova al secondo minuto, sugli sviluppi di corner, ma Beukema mura il tentativo. I rossoblù non colgono il campanello d’allarme e al nono la squadra di Tudor passa con la complicità di Skorupski: McKennie anticipa Freuler in mediana, attiva Cambiaso che trova Thuram al limite: il tiro è centrale, ma Skorupski si lascia scappare il pallone sotto la mano sinistra. Il Bologna subisce il colpo e non reagisce, il match si mette su binari utili alla Juventus, che trova occasioni in contropiede sull’asse Cambiaso-Thuram-Kolo MuaniArrivano le occasioni anche per Kolo Muani. Per il francese però non è serata. Allora è Orsolini a caricarsi il Bologna sulle spalle: al 26 tenta il gol olimpico da corner, ma Di Gregorio è reattivo. Alla 30′, l’episodio che infiamma il Dall’Ara: contatto in area tra Freuler e McKennie, ma Doveri sorvola, mentre su altro corneri di Orsolini Locatelli sfiora l’autorete di testa.

Il Bologna prende campo ma non sfonda e si arriva all’intervallo sullo 0-1, anche perché Gonzalez segna il 2-0 sulla spizzata di Kolo Muani ma è in netto fuorigioco. Lo è pure al quinto della ripresa Cambiaso: altro gol annullato. La ripresa si sviluppa sui binari di fine primo tempo. La Juventus lascia il pallino del gioco ai rossoblù, si arrocca dietro senza rinunciare a ripartire. Crea mischie e qualche pericolo su piazzati, ma su azione fatica, come le capita con continuità da quando Castro si è infortunato nell’ultima sosta delle nazionali. Non a caso ci pensa un centrocampista a siglare la parità: è Freuler, che sempre al nono, ma della ripresa, sfrutta la torre di Dallinga su cross di Cambiaghi per bruciare Thuram e siglare l’1-1, complice una deviazione di Veiga. Il Bologna sale di colpi e ha pure le occasioni per provare a vincerla alla fine, con Cambiaghi e Ferguson, ma non va. Finisce in parità, per Champions ed Europa ci sono 4 squadre in un punto a tre giornate dalla fine.

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Tifoso picchiato davanti al figlio durante protesta tifosi Bari

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Un uomo viene picchiato selvaggiamente da altre persone mentre un bambino, a quanto si apprende suo figlio, piange disperato e poi viene preso in braccio e allontanato da alcuni presenti fino all’arrivo della polizia che tenta di fermare il linciaggio. E’ quanto si vede in un video diventato virale e che ha immortalato quanto accaduto oggi all’esterno dello stadio di Bari durante la partita con il Pisa vinta dai padroni di casa per 1-0. Il pestaggio sarebbe avvenuto durante la contestazione che hanno inscenato gli ultras del Bari al 25′ del primo tempo, dopo avere abbandonato la curva Nord ed essersi radunati all’esterno del San Nicola. L’uomo, un tifoso del Bari, sarebbe stato picchiato da altri sostenitori dei biancorossi perché voleva tornare nello stadio a prendere lo zainetto del figlio.

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Gasperini litiga con un giornalista e lancia taccuino

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Qualche attimo di tensione in sala stampa all’U-Power Stadium di Monza. Al termine della conferenza stampa di fine gara, vinta 4-0 dai nerazzurri, l’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini ha avuto un acceso battibecco con un giornalista bergamasco: tra i due, a causa di alcuni pregressi, sono volate parole grosse con i toni che all’improvviso si sono alzati, rendendo necessario l’intervento di alcuni addetti ai lavori presenti nella sala conferenze. In risposta alle parole di Gasperini, il giornalista ha invitato il tecnico “a non fare il fenomeno”. Frase non gradita all’allenatore dell’Atalanta che ha così perso le staffe, cercando di avvicinarsi al cronista e lanciandogli contro un taccuino che era appoggiato su un tavolo nelle vicinanze.

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