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La destra al potere in Brasile, si apre oggi l’era di Jair Bolsonaro: Cambierò destino del Brasile

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Jair Bolsonaro, l’ex militare di estrema destra vincitore delle elezioni dell’ottobre scorso, e’ diventato oggi il 38esimo presidente del Brasile, aprendo una nuova era politica nella storia del colosso sudamericano, segnata dall’inizio del secolo da un lungo ciclo di governi progressisti e un periodo di profonda crisi, che ha portato all’impeachment di Dilma Rousseff nell’agosto del 2016. Bolsonaro, 63 anni, ha giurato sulla Costituzione brasiliana assieme al suo vicepresidente Hamilton Mourau – anche lui un ex militare – durante la sessione solenne svoltasi nella sede del Parlamento in Brasilia, in presenza dei presidenti delle due Camere, del Tribunale Supremo Federale e della Procura Federale. Durante un breve discorso di una decina di minuti, dopo il suo insediamento formale come capo dello Stato, Bolsonaro ha ripreso i principali punti che hanno segnato la sua campagna elettorale: valori conservatori, lotta alla corruzione, pugno di ferro contro la criminalita’ e riforme politiche ed economiche che costituiscano un “patto nazionale” che permetta di “tracciare nuovi sentieri per un nuovo Brasile” e “cambiare il destino” del Paese. Con il suo governo, ha assicurato, il Brasile “sara’ liberato dalle restrizioni ideologiche”, ricostruira’ il rispetto della “sua tradizione giudaico-cristiana” e “combattera’ contro l’ideologia di genere” senza “discriminazioni ne’ divisioni”, anzitutto nel campo dell’istruzione pubblica.

Bolsonaro ha sottolineato che ha scelto la sua squadra “in base a considerazioni tecniche” e non su indicazione dei partiti politici – una pratica che, ha assicurato, nel passato ha portato “incompetenza e corruzione” – e ha promesso di promuovere un “circolo virtuoso” in campo economico, che serva per rilanciare la crescita e la fiducia dei mercati esteri attraverso “riforme strutturali” che garantiscano “la sostenibilita’ dei conti pubblici”. Quanto alla sicurezza, una delle questioni piu’ sentite dall’opinione pubblica brasiliana, ha confermato che intende ampliare il “diritto alla legittima difesa”, nonche’ “onorare coloro che sacrificano la loro vita in nome della sicurezza di tutti”. L’insediamento di Bolsonaro – con tanto di corteo ufficiale che ha attraversato Brasilia due volte – ha riunito decine di migliaia di persone e alcuni leader, come il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il segretario di Stato Usa Mike Pompeo (per l’Italia c’era il ministro Centinaio). Dal carcere invece, dove si trova a scontare una condanna a 12 anni per corruzione e riciclaggio, l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha chiamato alla “lotta” e alla “resistenza” contro il suo successore: “Possono catturare una persona, come hanno fatto con me, ma non potranno imprigionare le nostre idee e ancora meno potranno impedire che il futuro diventi realta’”, ha scritto il leader storico della sinistra brasiliana. “Non abbasseremo la testa, ne’ lasceremo che sciupino la nostra gioia di vivere e la voglia di combattere per giungere a tempi migliori”.

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Trump avverte: forse la pace in Ucraina è impossibile, troppo odio tra Putin e Zelensky

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E’ l’odio ad alimentare la guerra che ormai devasta da oltre tre anni l’Ucraina. Un “odio tremendo” tra due uomini, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. Tanto che “forse, la pace non è possibile”. E’ l’amara constatazione di Donald Trump che però non rinuncia alla speranza di arrivare alla fine della guerra, e nella stessa intervista evoca “ottime possibilità di farcela”. E di certo non vanno in questa direzione le parole e le azioni di Vladimir Putin, che continua a rifiutare il cessate il fuoco di 30 giorni promosso da Washington. In un documentario della tv russa, lo zar ha sottolineato come Mosca “abbia abbastanza forza e risorse” per una vittoria nell’invasione, anche senza ricorrere alle armi nucleari. Da tempo ormai il presidente Usa minaccia di sfilarsi dalla mediazione avviata sin dall’inizio del suo mandato, in mancanza di passi avanti concreti di Mosca e Kiev verso un cessate il fuoco.

La strada del negoziato ha raggiunto un punto morto da settimane, con la Russia che continua a insistere per una tregua di tre giorni, in occasione del Giorno della Vittoria del 9 maggio. Una proposta che fa gioco al Cremlino, che per gli 80 anni della vittoria sovietica nella Seconda Guerra Mondiale ha invitato a Mosca diversi leader mondiali, tra cui il cinese Xi Jinping, in visita ufficiale in Russia dal 7 al 10 maggio. Zelensky ha già messo in chiaro che per l’Ucraina non sarà possibile “garantire la sicurezza” dei partecipanti alla parata del 9 maggio. E ha sottolineato che Kiev non si fida delle proposte di Putin: “Queste non sono le prime promesse di cessate il fuoco fatte dalla Russia. Sappiamo con chi abbiamo a che fare, non ci crediamo”, ha detto nel corso di una visita a Praga, in un chiaro riferimento alla fallimentare tregua di Pasqua che ha registrato centinaia di violazioni in entrambi i lati del fronte.

La proposta di Ucraina e Usa resta quella di una tregua di almeno 30 giorni, ma finora nessun segnale in questo senso è giunto da Vladimir Putin, che nel frattempo pensa a un futuro remoto in cui, assicura, “la riconciliazione con il popolo ucraino sarà inevitabile, è solo questione di tempo”. Difficile immaginarlo ora, mentre Mosca insiste a diffondere morte e distruzione bombardando le città ucraine, compresa la capitale Kiev dove nella notte tra sabato e domenica, un raid ha provocato 11 feriti – tra cui due minori – insieme a danni e incendi in tre distretti. “I russi chiedono una tregua per il 9 maggio, mentre attaccano l’Ucraina ogni giorno: questo è cinismo di altissimo livello”, ha commentato Zelensky sostenendo che “solo questa settimana la Russia ha utilizzato contro l’Ucraina più di 1.180 droni da attacco, 1.360 bombe aeree guidate e 10 missili di vario tipo”.

Le forze russe martellano anche la regione di Sumy, dove da tempo Kiev denuncia l’obiettivo di Mosca di creare una zona cuscinetto: “I russi hanno colpito le strade residenziali del villaggio di Velyka Pysarivka con bombe aeree teleguidate. Un civile è stato ucciso”, ha denunciato il governatore Oleh Grigorov, dando l’ennesimo bilancio di morte nella sua regione. Con queste premesse, la priorità dell’Ucraina resta quella di ricevere sostegno militare, soprattutto dagli Stati Uniti che negli ultimi giorni si sono mostrati maggiormente disposti a rispondere alle esigenze della difesa ucraina: secondo il New York Times, che cita quattro funzionari statunitensi, un sistema di difesa aerea Patriot precedentemente basato in Israele verrà inviato in Ucraina dopo essere stato ricondizionato. E gli alleati occidentali stanno discutendo la logistica di un eventuale trasferimento anche di un’altra batteria da parte di Germania o Grecia.

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Putin: “La riconciliazione con il popolo ucraino è inevitabile. È solo questione di tempo”

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“La riconciliazione con il popolo ucraino è inevitabile, ma è solo questione di tempo”. Così il presidente russo Vladimir Putin si è espresso in un’intervista concessa al giornalista Pavel Zarubin per il documentario “Russia. Cremlino. Putin. Venticinque anni”, prodotto dalla rete statale Rossiya 1 e in onda questa sera.

Nel colloquio, Putin torna a parlare del conflitto con l’Ucraina, dichiarando che, nonostante l’attuale tragedia in corso, il riavvicinamento tra i due popoli “sarà possibile”. Secondo il presidente, la Russia “non ha dato inizio prima all’operazione speciale” perché “credeva negli accordi di Minsk” e voleva risolvere pacificamente il conflitto nel Donbass.

“Abbiamo forza per concludere ciò che abbiamo iniziato”

Putin ha anche ribadito che Mosca “ha abbastanza forza e risorse per portare a una conclusione logica quanto iniziato nel 2022”, sottolineando che questo potrà avvenire “senza ricorrere all’uso di armi nucleari in Ucraina”. Un’affermazione che appare tanto rassicurante quanto carica di implicazioni strategiche: il Cremlino si dice fiducioso nel raggiungimento dei propri obiettivi militari, ma resta sul piano convenzionale.

“I rapporti con la Cina garantiscono stabilità globale”

Nel documentario, Putin ha anche toccato il tema delle relazioni internazionali, definendo l’alleanza con la Cina come un “fattore di stabilità globale”. “La turbolenza nel mondo sta solo aumentando – ha dichiarato – e le nostre relazioni così affidabili e stabili con la Cina rafforzano la stabilità mondiale semplicemente perché esistono”. Un chiaro segnale a Occidente, nel mezzo di un riassetto degli equilibri geopolitici.

Il documentario-intervista, che celebra i 25 anni al potere di Vladimir Putin, si presenta come un ritratto personale e politico del leader del Cremlino in un momento storico delicatissimo, tra guerra, sanzioni, isolamento e un crescente asse con Pechino.

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Mosca, Xi Jinping in visita in Russia dal 7 al 10 maggio

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Il presidente cinese Xi Jinping si recherà in visita ufficiale in Russia dal 7 al 10 maggio. Lo fa sapere il Cremlino, confermando la sua partecipazione alle celebrazioni del 9 maggio dell’80/o anniversario della vittoria sovietica sulla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale.

La presidenza russa ha affermato che Xi Jinping parteciperà anche a colloqui bilaterali sullo “sviluppo di un partenariato globale e di un’interazione strategica” e sulle “questioni attuali dell’agenda internazionale e regionale”. Si prevede che saranno firmati una serie di documenti bilaterali tra governi e ministeri russo e cinese, ha aggiunto il Cremlino. In alcuni commenti trasmessi dalla televisione cinese, un portavoce del ministero degli Esteri ha sottolineato i legami storici e strategici tra i due Paesi e ha aggiunto che Xi terrà dei colloqui con Putin in un momento in cui “l’ordine internazionale sta attraversando profondi cambiamenti”.

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