Collegati con noi

Politica

La destra a trazione leghista vince in Trentino con Maurizio Fugatti, non succedeva dal 1945

Pubblicato

del

Per la prima volta dal 1945 la destra conquista il governo del Trentino. Il sottosegretario alla Salute leghista Maurizio Fugatti (nella foto con il suo leader Salvini) è il nuovo governatore: sostenuto da altre otto liste di destra, vola oltre la soglia del 46% dei voti lasciando l’ex senatore del Pd Giorgio Tonini, sostenuto da altre due liste di sinistra e di centro, al 25%. Fugatti ha ottenuto 124.590 voti, di cui 3.684 solo al presidente.
Il Carroccio quindi sarà al governo anche in provincia di Trento come già governa in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia-Giulia. Bocciato anche il presidente uscente Ugo Rossi, autonomista del Patt. Alle provinciali del 2013, sostenuto anche dal Pd, il centrosinistra autonomista era arrivato al 58%. Ora Rossi, che dopo la rottura con i dem si è presentato da solo con il Patt, è al 12%.

In calo rispetto alle Politiche di marzo i Cinque Stelle: il candidato governatore Filippo Degasperi supera di poco il 7%, rispetto a oltre il 19% M5S del 4 marzo. La Lega, che nel 2013 era al 6,2% e aveva conquistato un solo seggio, ha più che quadruplicato i consensi (27,09%) e ottiene il super-premio di maggioranza.
Il Pd (che era al 22%) flette sensibilmente e scende al 13,9%. A seguire il Patt col 12,59% e il M5s con il 7,23%.

Un accordo complessivo Svp-Lega in Alto Adige e in Regione, annunciato alla vigilia, è dato ormai praticamente fatto. In tale quadro vengono considerati “più facili” anche i rapporti con Trento e con Roma, dove il Carroccio è al governo. Anche da Trento emerge così uno spostamento dell’elettorato sempre più a destra, con un voto politicamente contro l’Unione europea, che negli ultimi giorni ha messo sotto processo l’Italia per lo sforamento della legge nazionale di bilancio. In crescita invece la tensione Lega-M5S, con i grillini che sembrano gli unici a pagare il conto delle incertezza di governo a Roma.

Fugatti, 46 anni, è sottosegretario alla Salute nell’attuale governo Conte. Nato a Bussolengo (Verona), vive ad Avio, in Trentino, e ha due figli. Laureato in Scienze politiche a Bologna, commercialista di professione, ha iniziato ad Avio la sua carriera politica, in Consiglio comunale, per diventare segretario regionale della Lega Nord nel 2005. È stato eletto deputato una prima volta nel 2006 e una seconda nel 2008, stesso anno in cui viene eletto consigliere provinciale in Trentino e si dimette dopo poche settimane per scegliere il Parlamento.
Alle provinciali del 2013 è stato candidato governatore, appoggiato da un solo partito oltre alla Lega Nord, e non è stato eletto, ma è entrato in Consiglio, per dimettersi alla rielezione a deputato il 4 marzo scorso.

Advertisement

Politica

Bertinotti: a Meloni avrei tirato un libro. Ira FdI

Pubblicato

del

Nuova polemica, ma questa volta sulle parole dell’ex presidente della Camera e ex leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti. Se fosse stato seduto ancora fra i banchi di Montecitorio avrebbe reagito alle parole di Giorgia Meloni su Ventotene “tirandole un libro”. Un atto per cui poi “si sarebbe condannato” – è la consapevolezza – e che lo avrebbe fatto espellere dall’emiciclo ma “a trasgressione” si risponde con “trasgressione”, dice intervistato su LA7. Fratelli d’Italia, già insorta per la lite fra Romano Prodi e una giornalista, protesta ancora più veementemente. Parlano in tanti, fra deputati e senatori: per il numero uno di FdI a Palazzo Madama, Lucio Malan, si tratta di un’attentato all’incolumità della presidente del Consiglio, mentre per il presidente del partito di Meloni alla Camera, Galeazzo Bignami, in questo modo “la sinistra mostra il suo volto peggiore’. Nostalgia “canaglia”, interviene il ministro Tommaso Foti: “nostalgia di una sinistra che sbaglia”.

E c’è chi, come il deputato Marco Perissa, chiede alla rete televisiva di “prendere le distanze”. Le critiche del centrodestra non dimenticano però Prodi. Incalzato sulle frasi del Manifesto di Ventotene lette dalla presidente del Consiglio, il Professore è stato protagonista di un litigio con una giornalista di Quarta Repubblica, Lavinia Orefici. Che – secondo quanto sostenuto dalla stessa cronista – è arrivato a tirarle i capelli. “Solo una mano sulla spalla”, è stata la replica. Il filmato andrà in onda domani sera su Rete4, fa sapere la trasmissione: esprime solidarietà il sindacato Unirai, mentre la maggioranza continua a invocare un intervento dell’ordine dei giornalisti e della Fnsi. A distanza di 24ore dall’accaduto, a difesa dell’ex premier scendono in campo Enrico Letta e Gianni Cuperlo. Il primo lancia un hashtag: ‘IoStoConRomano”, il secondo è convinto si tratti di una “polemica sul nulla”. La speranza, aggiunge, è che “il tempo di qualche saggezza presto o tardi ritorni”. Difendono “l’indifendibile”, mette agli atti Fratelli d’Italia sui social. “Le pulsioni belliche hanno fatto perdere la testa alla sinistra”, chiosa la Lega.

Continua a leggere

Politica

Bernini, decreto legislativo su riforma Medicina a breve in cdm

Pubblicato

del

“Ho dato 20 milioni e arriveranno altri fondi, la riforma non è a costo zero, il nostro sistema universitario ha la capacità di accogliere. Ho il decreto legislativo in canna, ho tutto pronto, la legge per ora è in vacatio e tra due settimane il decreto legislativo va in consiglio dei ministri, tutto è pronto”. Lo ha detto la ministra per l’Università e la Ricerca, Annamaria Bernini, parlando a ‘Che tempo che farà’ dei decreti di attuazione della riforma di Medicina.

Continua a leggere

In Evidenza

La ministra Calderone e le “lauree facili”: anomalie che mettono in discussione il suo percorso accademico

Pubblicato

del

Una laurea triennale che non risulta all’Anagrafe Nazionale degli Studenti del Ministero dell’Istruzione, esami multipli sostenuti nello stesso giorno – anche di domenica – in una università che non prevedeva corsi a distanza. È il cuore dell’inchiesta de Il Fatto Quotidiano, diretto da Marco Travaglio, che mette in discussione la regolarità del percorso universitario della ministra del Lavoro Marina Calderone (foto Imagoeconomica in evidenza).

Le dichiarazioni della ministra

«Lavoro e studio da oltre trent’anni», scrive Calderone sui social, replicando all’inchiesta pubblicata il giorno prima. E aggiunge: «Oggi un quotidiano ha trovato la prova della mia laurea, ossia il libretto universitario». Ma la ministra sorvola sul fatto che proprio Il Fatto Quotidiano, già due anni fa, aveva chiesto copia del libretto e del diploma, senza ricevere risposta né da lei né dalla Link Campus University.

Cosa emerge dai documenti ottenuti da Il Fatto

Secondo quanto ricostruito dal quotidiano, il corso triennale frequentato dalla ministra non risulta registrato all’Anagrafe Nazionale degli Studenti, l’unica banca dati ufficiale dei titoli di studio italiani. La Calderone ha dichiarato di essersi laureata il 12 novembre 2012, ma nel documento interno della Link da Il Fatto visionato, risulta «in corso al primo anno» del biennio nello stesso anno accademico. Come poteva essere iscritta a due corsi di laurea contemporaneamente?

Inoltre, la Libera Università di Malta, da cui dipendeva la Link Campus in quegli anni, non aveva ancora valore legale in Italia. Solo con un decreto firmato dall’allora ministra Gelmini il 21 settembre 2011, la Link viene riconosciuta ufficialmente.

Studente-lavoratore? Ma senza vincoli

La ministra ha giustificato la rapidità con cui ha sostenuto gli esami, anche più d’uno nello stesso giorno e durante i fine settimana, dicendo di essere una studentessa lavoratrice. Tuttavia, la Link non è un’università telematica: le lezioni e gli esami dovevano avvenire in presenza nella sede di Roma. Ma all’epoca Calderone esercitava la libera professione a Cagliari, senza orari rigidi né contratto dipendente, e ricopriva incarichi onorifici o in CdA che non le avrebbero impedito di sostenere esami nei giorni feriali.

Nel documento in possesso del giornale, inoltre, l’opzione “part-time lavoratore” risulta non selezionata.

Le incongruenze sui pagamenti

Un ulteriore punto sollevato riguarda le tasse universitarie. Dai documenti relativi al biennio magistrale risulta pagato un solo euro di bollo. Nessun’altra somma versata per rette o contributi.

Perché si iscrisse alla Link?

La ministra ricorda che è iscritta all’Ordine dei consulenti dal 1994, quando non era richiesta la laurea. Ma dal 2010l’obbligo fu esteso a tutti. E Calderone, già presidente del Consiglio Nazionale della categoria dal 2005, si iscrive alla Link proprio nel 2011. Secondo Travaglio, una decisione «comprensibile», ma non per questo immune da dubbi, soprattutto sulla regolarità del percorso formativo e sulla trasparenza dei documenti.

Le domande rimaste senza risposta

Nonostante le spiegazioni social della ministra, restano molte zone d’ombra:

  • Perché i dati della laurea triennale non sono registrati al Ministero?
  • Come ha potuto iscriversi al biennio senza un titolo formalmente riconosciuto?
  • Perché non mostra pubblicamente tutti i documenti?
  • Come è possibile che per l’intero biennio sia stato versato solo un euro?

Finché queste domande resteranno inevase, l’inchiesta del Fatto continuerà a sollevare perplessità su uno dei ministri più importanti del governo Meloni.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto