Julie era una ragazzina liceale nell’Essonne, poco chilometri da Parigi.
“Ha preso lo sciroppo per la tosse, le hanno fatto il tampone per ben due volte, ma era negativo. Lunedì – spiega la mamma . l’abbiamo accompagnata dal nero medico di famiglia, che ha constatato difficoltà respiratorie. Fino a quel momento Julie è sempre stata benissimo, non ha mai avuto malattie gravi o croniche”. Da questo momento in poi la situazione è via via diventata sempre più drammatica. Julie è stata prima ricoverata nell’ospedale di Longjumeau, poi trasferita d’urgenza all’ospedale pediatrico Necker di Parigi. Qui, al terzo test di accerta che è positiva al Covid-19. Viene intubata, ma entrambi i polmoni di Sofie sono compromessi dalla aggressione del virus. Quando i medici hanno chiamata Sabine, le hanno detto di andare a salutare la figlia. Il tempo di stringerle la mano con i guanti, senza sentire il calore. Il tempo di guardarla negli occhi, sotto la maschera di ossigeno e Sofie si è spenta per sempre.
La morte di Julie Alliot mette in dubbio la convinzione di molti giovani francesi che se ne infischiano del Covid 19 e continuano a dare vita ad assembramenti, di essere immuni per la loro giovinezza. Anche in Francia, al decimo giorno di confinamento, i francesi combattono anche loro la “guerra” contro un nemico spietato, implacabile e invisibile. Anche Francia, si combatte senza o con poche armi: mancano respiratori e mascherine, ma il governo sta cercando di correre ai ripari. Secondo Le Monde , Parigi ha quasi raggiunto un accordo con aziende di Shenzen per l’ acquisto di 600 milioni di mascherine, da portare in Francia con un ponte aereo. Ma poi c’è la questione dei ventilatori polmonari e di altre misure di protezione che servono oggi e che serviranno anche domani in questa battaglia contro il Covid 19 che durerà molti mesi ancora.