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Politica

Italia e Gb, restano legami forti oltre la Brexit

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“We want you to stay”, vogliamo che restiate. Non ha dubbi l’ambasciatrice britannica a Roma, Jill Morris, quando ribadisce il messaggio ai molti italiani che risiedono nel Regno Unito. E non solo: “comunque vada” con la Brexit, ripete, i rapporti bilaterali fra l’Italia e il Regno Unito restano forti. Morris esprime cosi’ la posizione del governo britannico sul futuro, ma lo fa anche forte dei risultati di una recente indagine condotta da SWG, la seconda annuale, sulla percezione che gli italiani hanno del Regno Unito. Risultati resi noti oggi e presentati a villa Wolkonsky, che rivelano un legame sempre forte e soprattutto l’auspicio a mantenerlo e potenziarlo. L’incognita sullo sfondo e’ naturalmente l’esito dei negoziati sulla Brexit: un’incertezza che, se da una parte rende inevitabili quesiti e timori, dall’altra fa guardare al futuro con la consapevolezza che il punto di partenza e’ un legame solido. A cominciare dalla presenza massiccia dei 700 mila italiani sull’isola che ‘raccontano’ la loro esperienza a familiari, amici, conoscenti in Italia: oltre un italiano su due dichiara di avere almeno un parente, un amico o un conoscente che risiede attualmente nel Regno Unito. Un ‘campione’ che, pur indiretto nella ricerca di SWG, risulta fondamentale visto che per il 36% degli interpellati (in Italia) sono proprio “amici e parenti” la principale fonte di notizie sul Regno Unito. L’attrattiva poi resta alta: sei italiani su 10 (57%) sono stati almeno una volta nel Regno Unito negli ultimi cinque anni. Di questi, il 93% ci tornerebbe (+7% rispetto all’anno scorso), mentre l’80% di coloro che vi hanno trascorso almeno un anno parlano positivamente della propria esperienza (solo il 3% pensa il contrario). Le prime associazioni mentali degli italiani rispetto al Regno Unito restano la monarchia e Londra, con la Brexit in crescita del 4% rispetto all’anno scorso. E poi cio’ che gli italiani apprezzano del paese: musica (81%), storia (80%), cultura (79%), paesaggi (76%), opportunita’ di business (75%) e innovazione (75%). Quel ‘soft power’ britannico insomma, che pur ai tempi della Brexit non sembra sbiadito. Pero’ i timori ci sono: rispetto all’anno scorso, un numero sensibilmente maggiore di italiani (57%, rispetto al 47%) pensa che i cittadini britannici abbiano fatto una scelta sbagliata, motivata piu’ dalla “pancia” (66%) che dalla “testa” (24%) scegliendo ‘Leave’. La gran parte pero’ continua ad affermare che il voto sulla Brexit non ha influenzato la propensione a recarsi nel Regno Unito per turismo (72%), studio (72%) o lavoro/affari (68%), ma qualche domanda sul futuro se la pone: se come lo scorso anno quattro italiani su cinque ritengono che un ‘no-deal Brexit’ sarebbe dannoso e meno di un italiano su dieci (7%) ritiene il contrario, uno spostamento sensibile (+6% dal 2018) si registra fra quanti ritengono che i danni ne sarebbero equamente ripartiti tra Gb e Ue (43%), a fronte del 26% che paventa conseguenze negative soprattutto per il Regno Unito e l’11% che immagina peggiori conseguenze di questo scenario soprattutto per i 27. Alla fine, a stare a cuore agli italiani e’ soprattutto il mantenimento di una relazione speciale tra l’Italia e il Regno Unito anche dopo la Brexit, per due italiani su tre, il 66%, ma su settori specifici le percentuali sono anche piu’ nette, fino al picco dell’82% su ricerca scientifica e innovazione e 81% su scambi commerciali e investimenti. “Comunque vada con la Brexit, i nostri rapporti bilaterali saranno ancora forti e negli interessi di entrambi”, ha rimarcato l’ambasciatrice Morris. “La nostra storia e’ di un paese aperto al mondo” ha detto.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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