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Esteri

Israele: Hamas liberi gli ostaggi o entriamo a Rafah

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Israele non si fermerà, neanche per il Ramadan. E lancia il suo ultimatum ad Hamas: ‘Liberi gli ostaggi o scatterà l’operazione militare a Rafah’. L’aut aut arriva dal ministro centrista del governo Netanyahu, Benny Gantz che non ha lasciato altri spiragli per scongiurare l’offensiva di terra nella città nel sud della Striscia, dove è stipato oltre un milione di sfollati senza altra via d’uscita. Ignorando, ancora una volta, gli appelli di Stati Uniti ed Ue, sempre più in pressing per evitare una “catastrofe umanitaria”. “Non ci sarà un solo giorno di cessate il fuoco fino a che i nostri ostaggi non saranno tornati a casa”, ha detto Gantz escludendo che la battaglia a Rafah, e nel resto della Striscia, possa fermarsi “con l’approssimarsi del mese di Ramadan”, previsto nella seconda settimana di marzo.

“Agiremo in contatto con i nostri partner, Egitto incluso” ha spiegato aggiungendo che la popolazione civile sarà indirizzata “verso aree protette”. Il presidente Biden – che negli ultimi giorni ha sentito due volte Netanyahu – ha di nuovo chiesto ad Israele di “non procedere con l’operazione militare” a Rafah “senza tutele per i civili palestinesi” con un “piano credibile ed eseguibile”. Tornando a invocare “un cessate il fuoco temporaneo”. Anche l’Alto Rappresentante per la Politica Estera Ue Josep Borrell ha denunciato che Bruxelles “è molto preoccupata per i piani del governo israeliano”. E ha chiesto “di non intraprendere un’azione militare a Rafah che peggiorerebbe una situazione umanitaria già catastrofica”. Ma le divergenze con gli Usa e con i partner europei riguardano anche la Soluzione a 2 Stati: Netanyahu, dopo le recenti indiscrezioni su un Piano americano e dei Paesi arabi, ha rispedito al mittente i “diktat internazionali” su “una soluzione permanente con i palestinesi”. Israele – ha aggiunto – “continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese”.

Le trattative sugli ostaggi sembrano restare incagliate, ma il presidente israeliano Isaac Herzog e il premier qatarino Mohammed bin Abdulrahman al-Thani si sarebbero incontrati “segretamente” a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco proprio per discutere dei negoziati. Sul campo, l’Idf sta intensificando sempre di più i raid nel centro e nel sud della Striscia, con l’agenzia palestinese Wafa che ha denunciato l’uccisione di “8 persone” a Jabalya e Rafah mentre fonti dell’ospedale dei Martiri di al Aqsa ha parlato di altre “12 vittime” in un attacco al campo profughi di Nuseirat. Prosegue anche l’assedio all’ospedale Nasser di Khan Yunis dove l’esercito cerca gli ostaggi o i loro corpi.

“Finora sono stati arrestati oltre 20 terroristi che hanno partecipato al massacro del 7 ottobre e decine di sospetti sono stati presi per essere interrogati”, ha detto il portavoce militare sottolineando che nella struttura “sono stati trovati anche farmaci con i nomi dei rapiti”. Il ministero della sanità di Hamas a Gaza ha poi denunciato che al Nasser “quattro pazienti sono morti a causa dell’interruzione del flusso di ossigeno dopo il raid israeliano”. Sale intanto la tensione al valico di Rafah dove, secondo fonti locali, migliaia di persone hanno manifestato contro Hamas e gridato slogan contro la fazione islamica e il suo leader Yahya Sinwar dopo che gli agenti hanno ucciso a colpi di arma da fuoco un adolescente che stava cercando di recuperare del cibo dai camion degli aiuti umanitari. Hamas ha negato l’incidente. Non si placa infine la polemica sull’Unrwa: il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha detto che “il 12% dei 13mila impiegati dell’agenzia per i rifugiati palestinesi dell’Onu è affiliato a Hamas o alla Jihad islamica palestinese”.

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Esteri

Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

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Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

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Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

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Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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