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Cronache

Inchiesta petrolio: traffico rifiuti, Eni condannata

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Una sanzione amministrativa di 700 mila euro e la confisca di circa 44,2 milioni di euro: nell’ambito del “Petrolgate” sulle estrazioni in Basilicata, e’ questa la condanna per traffico illecito di rifiuti stabilita dal Tribunale di Potenza per l’Eni, che ha gia’ annunciato ricorso in appello. Nel 2016 l’inchiesta porto’ al sequestro, durato circa quattro mesi, del Centro Olio di Viggiano (Potenza), alle indagini sulla costruzione del Centro Olio Tempa Rossa della Total a Corleto Perticara (Potenza) e a un forte clamore mediatico. Uno “tsunami” che dalla piccola Basilicata arrivo’ fino ai palazzi romani, con le dimissioni dell’allora ministro allo Sviluppo Economico, Federica Guidi, per il coinvolgimento dell’ex compagno, Gianluca Gemelli (la cui posizione fu poi archiviata). Nella Capitale, nella primavera del 2016, furono sentiti, come persone informate sui fatti, anche gli ex ministri Maria Elena Boschi e Graziano Delrio e l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti. Furono tre i filoni d’inchiesta della Procura di Potenza: uno riguardava le attivita’ dell’Eni nel Cova, il Centro Olio di Viggiano e lo smaltimento dei rifiuti prodotti nelle attivita’ di estrazione; il secondo invece la costruzione di Tempa Rossa, il trasporto del greggio lucano a Taranto, e l’ipotesi di stoccaggio fino al porto di Augusta. Il terzo infine era quello degli affari del del cosiddetto “quartierino romano”. Nel tardo pomeriggio, nel Palazzo di Giustizia del capoluogo lucano, il dispositivo e’ stato letto dal presidente della sezione penale del Tribunale, Rosario Baglioni: in aula era presente anche la pm Laura Triassi, ora Procuratore capo a Nola, uno dei due pubblici ministeri, con Francesco Basentini (poi anche capo del Dap) che coordinarono le indagini. Dopo la lettura, Triassi ha definito la sentenza “un segnale importante per la tutela dell’ambiente”. L’Eni, in una nota, si e’ invece detta “convinta che l’operato del Cova e dei propri dipendenti sia stato svolto nell’assoluto rispetto della normativa vigente e, in attesa di leggere le motivazioni della odierna sentenza, si prepara a presentare al piu’ presto appello”: pur “accogliendo favorevolmente la pronuncia di assoluzione parziale emessa oggi dal Tribunale rispetto all’ipotesi di reato di falsita’ ideologica in atto pubblico, al contempo” l’Eni “non condivide il riconoscimento di responsabilita’ per la grave ipotesi di reato di traffico illecito di rifiuti”. Ai 44,2 milioni confiscati all’Eni quale profitto del reato, secondo quanto stabilito nel dispositivo, si dovranno detrarre i costi gia’ sostenuti dalla compagnia petrolifera per i lavori di adeguamento del Cova. Il Tribunale ha inoltre condannato sette persone – sei tra ex manager e dipendenti Eni, e un ex dipendente della Regione Basilicata – a pene comprese tra un anno e quattro mesi e due anni di reclusione, e all’interdizione di un anno dai pubblici uffici (con pena sospesa) per attivita’ organizzata per il traffico di rifiuti, assolvendo 27 imputati, ed escludendo la responsabilita’ per nove societa’, assolte per mancanza di prova dell’illecito amministrativo. In particolare, sono stati condannati a due anni di reclusione Ruggero Gheller (ex responsabile del Distretto meridionale dell’Eni), Nicola Allegro e Luca Bagatti; a un anno e quattro mesi di reclusione Enrico Trovato (ex responsabile del Distretto meridionale dell’Eni), Roberta Angelini e Vincenzo Lisandrelli; a un anno e sei mesi di reclusione l’ex dipendente della Regione Basilicata, Salvatore Lambiase. Il Tribunale ha inoltre condannato i sette imputati e l’Eni, in solido, al risarcimento dei danni, patrimoniali e non patrimoniali, da liquidarsi in separata sede, per 278 parti civili.

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Ucciso a colpi di pistola in auto mentre fa benzina

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Omicidio questa mattina in una stazione di benzina di Mondragone, comune del litorale casertano. Un commerciante, L.M., è stato ucciso a colpi di pistola da un uomo, un imprenditore, che ha fatto fuoco mentre la vittima era in auto, per poi allontanarsi sotto gli sguardi terrorizzati del gestore del distributore, situato sulla statale Domiziana, e di altri avventori. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno avviato le indagini.

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Ucciso con una fiocina, l’omicidio in assenza di una minaccia

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In assenza di una minaccia diretta, per sé e per la propria compagna, uccise un 23enne con un colpo di fiocina sparata da un fucile subacqueo in via Cilea a Sirolo (Ancona) il 27 agosto del 2023: un omicidio che non sarebbe scaturito dall’iniziale “diverbio stradale” ma dal successivo intervento dei fratelli della vittima, uno dei quali lo colpì con un pugno per il quale l’omicida intese “vendicarsi”.

Lo scrive la Corte d’Assise di Ancona nella motivazione della sentenza con la quale, il 21 gennaio scorso, ha condannato a 18 anni di carcere Melloul Fatah, 28 anni, per l’omicidio volontario, senza l’aggravante dei futili motivi, di Klajdi Bitri, albanese 23enne. Il delitto avvenne di primo pomeriggio a seguito di un litigio per motivi stradali, all’altezza di una rotatoria. Si era creato un ingorgo di auto e dopo vari insulti, che avevano coinvolto anche parenti e amici della vittima, Fatah era tornato al proprio veicolo per prendere la fiocina e puntarla al petto del giovane poi deceduto. Subito dopo era risalito a bordo dell’auto, dove si trovava anche la fidanzata, e se ne era andato.

Era stato arrestato prima di cena, a Falconara, dai carabinieri. L’imputato, difeso dall’avvocato Davide Mengarelli, ha sostenuto di non essersi accorto del colpo mortale e di aver preso il fucile solo per spaventare il gruppetto che gli dava addosso. Secondo i giudici, però, la sua versione non è plausibile. “Ha scelto in totale autonomia di inseguire, in assenza di qualsivoglia minaccia, per sé e per la propria compagna, – scrive la Corte a proposito dell’imputato – di prelevare il fucile elastico con fiocina a tre punte, che utilizzava per la pesca subacquea, di imbracciarlo e di puntarlo alla vittima che in piedi, dietro la Mercedes, dopo pochi attimi decedeva nell’impotenza e nello sconforto generale”. Secondo la Corte, il 28enne agì per vendicare il pugno che aveva subito nella lite: “compreso di non poter prevalere e attesa l’inferiorità numerica – osserva nella sentenza il presidente della Corte Roberto Evangelisti – non reagiva e si dirigeva verso la propria auto dando l’impressione di desistere e di voler riprendere la marcia, apparenza però ingannevole poiché il fine che muoveva Melloul era antitetico”. La fidanzata “non aveva eccepito alcun pericolo, per nulla allarmata si chinava a recuperare gli occhiali caduti in precedenza al fidanzato nel corso dello scontro con la vittima e i suoi amici”.

La Corte ripercorre i drammatici attimi dell’omicidio: Fatah “ha premuto a distanza di circa due metri e mezzo il grilletto del suo fucile subacqueo munito di tridente contro Klajdi, facile bersaglio in quanto in posizione eretta, disarmato e impossibilitato a opporre qualsivoglia difesa se non tentare di disporsi in posizione di chiusura alzando il ginocchio sinistro in funzione di scudo”. I familiari della vittima erano parte civile nel processo con gli avvocati Marina Magistrelli e Giulia Percivalle.

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Cronache

Indossa un passamontagna al porto di Ischia ed evade dai domiciliari: arrestato un 21enne

A Ischia, un 21enne evade dai domiciliari e tenta di imbarcarsi per Napoli con un passamontagna: riconosciuto e arrestato dai Carabinieri.

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Iniziamo questa storia dalla fine, da un epilogo inaspettato, frutto di una scelta maldestra di un 21enne di Barano d’Ischia. Il giovane si trovava in fila al porto, pronto a imbarcarsi su uno degli ultimi traghetti della giornata con destinazione Napoli. Nulla di strano, se non fosse per un dettaglio singolare: indossava un passamontagna.

Alcune persone presenti hanno manifestato curiosità, altre preoccupazione. A porsi domande sono stati anche i Carabinieri del nucleo radiomobile di Ischia, impegnati nei controlli serali. Avvicinatisi al giovane, gli hanno chiesto di mostrare il volto. A quel punto, come in un colpo di scena da film, il ragazzo ha tolto il passamontagna e si è dato alla fuga verso una pineta.

Riconosciuto e arrestato dopo l’inseguimento

I militari lo hanno inseguito, bloccato e immediatamente riconosciuto: era lo stesso giovane che poche ore prima aveva rubato uno scooter, fuggendo tra le strade di Ischia e venendo arrestato dai Carabinieri. Dopo il primo arresto, era stato sottoposto agli arresti domiciliari.

Questa volta, in manette per la seconda volta nel giro di poche ore, il 21enne dovrà rispondere anche dei reati di evasione e resistenza a pubblico ufficiale. In attesa dell’udienza in Tribunale, resterà in camera di sicurezza.

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