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In Ue inizia l’era di Costa, ‘unità e dialogo con Trump’

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Unità, dialogo a 360 gradi a cominciare da Donald Trump, fari accesi sui dossier dell’automotive, della difesa, dell’immigrazione: a Bruxelles è ufficialmente cominciata l’era di Antonio Costa (Foto imagoeconomica in evidenza). L’ex primo ministro portoghese è ufficialmente subentrato a Charles Michel alla guida del Consiglio europeo e, forse più del belga, avrà un ruolo chiave nel mantenere gli equilibri interni ai 27. Costa, assieme all’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Kaja Kallas, rappresenta la principale novità ai vertici della nuova legislatura comunitaria, che vede invece una Commissione fortemente accentrata sulla figura di Ursula von der Leyen. Abile negoziatore, frequentatore di lungo corso dei consessi europei, l’ex premier lusitano si è presentato tenendo fede al suo profilo.

“Lisbona è la mia città, il Portogallo è il mio Paese, l’Europa è il nostro bene comune”, ha esordito su X il successore di Michel. I due hanno tenuto assieme rispettivamente il discorso di esordio e quello di addio, davanti a decine di membri dello staff, nella sala di ingresso del palazzo Justus Lipsius. In platea c’era anche von der Leyen mentre a rappresentare il Parlamento Ue era presente la vice presidente Pina Picierno, socialista proprio come Costa. L’ex capo del governo portoghese ha messo subito in chiaro il suo ruolo di super partes, spiegando di voler intavolare sin dalle prime battute uno stretto coordinamento non solo con la Commissione ma anche con l’Eurocamera. E lunedì Costa, von der Leyen e Roberta Metsola terranno un primo incontro, proprio al Parlamento europeo.

Nei corridoi comunitari sono diversi i funzionari che sperano in un cambio di passo rispetto alla seconda tranche della gestione Michel, segnata da summit Ue via via più spigolosi e da un rapporto con von der Leyen ormai compromesso. Certo, la partita di Costa resta difficile, anche perché tra i 27 Paesi Ue la cavalcata sovranista ed euroscettica non accenna a placarsi. “In questo mondo globale l’unico modo per essere davvero patriottici, per difendere la sovranità è costruire una Europa forte. Solo insieme possiamo rendere la voce dell’Ue più importante sui dossier internazionali”, ha avvertito Costa, che subito si tufferà nel dossier della guerra russa a Kiev.

“La pace in Ucraina non può essere capitolazione, non può premiare l’aggressore”, ha sottolineato il neo presidente a pochi giorni da un summit europeo che, tra i dossier più spinosi, vedrà quello dell’adesione dell’Ucraina. Ma non c’è solo Kiev nelle emergenze che il Consiglio europeo targato Costa si appresta ad affrontare. “La migrazione è una priorità assoluta per tutti i leader Ue”, ha anticipato il neo presidente che prima del passaggio della campanella con Michel ha visitato 25 capitali europee su 27. Ma, soprattutto, è il ritorno di Trump alla Casa Bianca l’incognita più grande sull’Europa, sia dal punto di vista del sostegno all’Ucraina sia da quello dei dazi commerciali.

“Bisognerà mostrare disponibilità al dialogo e saper ascoltare ciò che Trump ha da dire”, è la mano tesa che Costa ha subito voluto porgere al presidente americano eletto. Il discorso, per lui, è più ampio e riguarda la collocazione dell’Europa in un mondo dove – ha rimarcato – è necessario superare ci concetti di Sud e Nord globali. In un colloquio con il giornale Publico, infine, Costa ha posto l’accento sulla nuova crisi che attanaglia l’Ue, quella dell’automotive. “”Sarà necessario concedere aiuti di Stato alla Volkswagen, che non è solo in Germania, ma anche in Portogallo, per esempio. Non è impossibile subordinare l’autorizzazione degli aiuti di Stato a condizione che questo investimento sviluppi catene del valore che rafforzino la coesione in tutti gli Stati membri”, è la proposta lanciata da Costa. Ma per farla digerire ai 27 l’ex premier socialista dovrà subito mostrare le sue doti di stratega.

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Trump: Zelensky vuole un accordo e rinuncerebbe alla Crimea. Putin smetta di sparare e firmi

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Volodymyr Zelensky è “più calmo” e “vuole un accordo”. È quanto ha riferito Donald Trump, secondo quanto riportato dai media americani, dopo il loro incontro avvenuto nella suggestiva cornice di San Pietro, a margine dei funerali di papa Francesco.

Un incontro positivo e nuove prospettive

Trump ha descritto l’incontro con il presidente ucraino come «andato bene», sottolineando che Zelensky sta «facendo un buon lavoro» e che «vuole un accordo». Secondo il tycoon, il leader ucraino avrebbe ribadito la richiesta di ulteriori armi per difendersi dall’aggressione russa, anche se Trump ha commentato con tono scettico: «Lo dice da tre anni. Vedremo cosa succede».

La questione della Crimea

Tra i temi toccati nel colloquio, anche quello della Crimea. Alla domanda se Zelensky sarebbe disposto a cedere la Crimea nell’ambito di un eventuale accordo di pace, Trump ha risposto: «Penso di sì». Secondo il presidente americano, «la Crimea è stata ceduta anni fa, senza un colpo di arma da fuoco sparato. Chiedete a Obama». Una posizione che conferma il suo approccio pragmatico alla questione ucraina.

L’appello a Putin: “Smetta di sparare”

Trump ha ribadito di essere «molto deluso» dalla Russia e ha lanciato un nuovo appello al presidente Vladimir Putin: «Deve smettere di sparare, sedersi e firmare un accordo». Il tycoon ha anche rinnovato la convinzione che, se fosse stato lui presidente, la guerra tra Mosca e Kiev «non sarebbe mai iniziata».

Un contesto suggestivo

Riferendosi all’incontro tenutosi a San Pietro, Trump ha aggiunto: «È l’ufficio più bello che abbia mai visto. È stata una scena molto bella». Un commento che sottolinea anche la forza simbolica del luogo dove i due leader si sono parlati, all’ombra della basilica vaticana.

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Media, due giornalisti italiani espulsi dal Marocco

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Due giornalisti italiani sarebbero stati espulsi ieri sera dalle autorità marocchine con l’accusa di aver cercato di entrare illegalmente nella città di Laayoune (El Aaiun). Lo rivela il quotidiano marocchino online Hespress. Matteo Garavoglia, 34 anni, giornalista freelance originario di Biella e collaboratore del ‘Manifesto’, e il fotografo Giovanni Colmoni, avrebbero tentato di entrare nella città marocchina meridionale al confine con la regione contesa del Sahara Occidentale “senza l’autorizzazione richiesta dalla polizia”.

I due erano a bordo di un’auto privata e, secondo quanto riporta il quotidiano marocchino, sarebbero stati fermati dagli agenti che hanno interpretato il tentativo di ingresso come un “atto provocatorio, in violazione delle leggi del Paese che regolano gli ingressi dei visitatori stranieri”. Sempre secondo l’Hespress, i due reporter avrebbero cercato di “sfruttare il fatto di essere giornalisti per promuovere programmi separatisti. Per questo sono stati fermati e successivamente accompagnati in auto nella città di Agadir”. Non era la prima volta che i due tentavano di entrare a Laayoune, secondo il quotidiano, ma sempre “nel disprezzo per le procedure legali del Marocco”.

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Mosca: abbattuti 115 droni ucraini, un morto a Bryansk

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Mosca afferma che di aver abbattuto stanotte 115 droni ucraini sul territorio russo e che un civile è rimasto ucciso in uno degli attacchi effettuati dai velivoli senza pilota delle forze di Kiev, quello sulla città occidentale di Bryansk.

Secondo un comunicato del Ministero della Difesa di Mosca citato dall’agenzia di stampa russa Tass i droni ucraini sono stati intercettati sulle regioni di Bryansk (102), Kursk (due) e Belgorod (uno), sulla Crimea (nove) e sul Mar Nero (uno). Il governatore del Bryansk, Alexander Bogomaz, ha scritto su Telegram che “il regime di Kiev ha compiuto un altro atto terroristico questa notte” sul capoluogo di regione uccidendo “un civile” e ferendo “una donna”. L’attacco ha danneggiato anche alcune infrastrutture civili, ha aggiunto Bogomaz.

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