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Economia

In Italia le donne laureate guadagnano metà dei maschi, ingiustizia inaccettabile

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Il Rapporto Ocse Education at a Glance 2024, presentato oggi, offre un quadro preoccupante sulla situazione dell’istruzione e del mercato del lavoro in Italia, con particolare attenzione al divario retributivo di genere. Nel nostro Paese, le donne laureate guadagnano in media il 58% in meno rispetto ai loro coetanei maschi, un dato allarmante che segna il più grande divario retributivo di genere tra tutti i Paesi dell’area OCSE.

Il divario retributivo

Questa disparità retributiva appare ancora più ingiusta considerando che, secondo lo stesso rapporto, le donne ottengono risultati scolastici migliori rispetto ai maschi. Tuttavia, nonostante il loro successo educativo, la situazione si ribalta quando entrano nel mercato del lavoro, dove incontrano ostacoli sistemici che impediscono loro di essere compensate equamente. Questo fenomeno non solo penalizza le donne, ma rappresenta una forma di inciviltà che perpetua una cultura di disuguaglianza e discriminazione di genere.

Occupazione femminile: un quadro preoccupante

Il rapporto OCSE sottolinea come le donne tra i 25 e i 34 anni abbiano meno probabilità di essere occupate rispetto agli uomini. Questa disparità è particolarmente marcata tra coloro che non hanno conseguito un diploma di istruzione superiore: solo il 36% delle giovani donne con un titolo di studio inferiore al secondario superiore è occupata, contro il 72% dei giovani uomini. A livello OCSE, le medie sono del 47% per le donne e del 72% per gli uomini, evidenziando come l’Italia sia al di sotto degli standard internazionali.

Luci e ombre sui NEET e sull’istruzione

Il rapporto segnala alcuni miglioramenti, come la riduzione della quota di giovani tra i 20 e i 24 anni che non studiano e non lavorano (i NEET), scesa dal 32% al 21% tra il 2016 e il 2023. Tuttavia, permangono differenze di genere preoccupanti: nella fascia d’età tra i 25 e i 29 anni, il 31% delle donne non studia e non lavora, contro il 20% degli uomini.

Inoltre, il rapporto evidenzia il persistente divario educativo legato al contesto familiare. Il 69% di chi ha almeno un genitore laureato riesce a conseguire una laurea, mentre solo il 10% dei ragazzi con genitori privi di titolo di studio superiore riesce a raggiungere lo stesso traguardo.

Investimenti in istruzione e condizioni dei docenti

Il rapporto pone anche l’accento sugli investimenti limitati dell’Italia nell’istruzione, che ammontano al 4% del Pil, contro una media OCSE del 5%. Inoltre, l’età media dei docenti in Italia è più alta rispetto agli altri Paesi: il 53% dei docenti ha più di 50 anni, rispetto al 37% della media OCSE. Anche gli stipendi degli insegnanti, cresciuti nominalmente dell’8%, sono stati fortemente erosi dall’inflazione, lasciando l’Italia “fanale di coda” nell’area OCSE in termini di retribuzione del personale scolastico, come sottolineato da Rino Di Meglio della Gilda degli Insegnanti.

Il gender pay gap in Italia è una piaga che continua a perpetuare l’ingiustizia sociale e penalizza le donne, nonostante il loro successo educativo. È imperativo che il governo e le istituzioni affrontino con decisione questa inciviltà e che vengano adottate misure concrete per garantire pari opportunità e giustizia economica per le donne nel mondo del lavoro.

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Economia

I sindacati in piazza, ‘basta morti sul lavoro’

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Oltre mezzo milione di incidenti sul lavoro e più di mille morti l’anno. Tre al giorno: tragedie in cantieri, fabbriche, campi, a cui bisogna mettere fine. Cgil, Cisl e Uil (foto Imagoeconomica in evidenza) scendono in piazza per il Primo maggio all’insegna della sicurezza sul lavoro, ricordando le tante vittime e dicendo basta. Al governo, che mette sul tavolo altri 650 milioni per la sicurezza, chiedono misure più incisive in vista dell’incontro dell’8 maggio a Palazzo Chigi.

Servono risposte ‘adeguate’ o sarà mobilitazione, avverte il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. In attesa del confronto, la premier Giorgia Meloni rivendica l’azione dell’esecutivo in questi due anni e mezzo: oltre un milione di posti di lavoro in più e il numero degli occupati al massimo storico, più di 24 milioni e 300mila. Un impegno che, assicura, continua anche sul fronte della sicurezza. Ma sulle sue parole si riaccende lo scontro con la segretaria del Pd, Elly Schlein: ‘Continua a mentire sui numeri’, attacca la segretaria dem, rilanciando la necessità di una legge sul salario minimo. Nelle piazze riecheggiano anche i referendum dell’8 e 9 giugno. Schlein al corteo a Roma sfila accanto a Landini, che rilancia l’invito ad andare a votare, e conferma che il Pd sostiene tutti i 5 sì al referendum.

VIA SPARANO PRIMO MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI CGIL CISL E UIL UNITI PER UN LAVORO SICURO BANDIERE CGIL UIL CISL (foto Imagoeconomica)

Mentre il leader M5s, Giuseppe Conte, su Fb scrive che il movimento ‘dirà 4 sì’ ai quesiti sul lavoro (resta fuori quello sulla cittadinanza che non aveva firmato). Il tema unitario resta quello della sicurezza e del contrasto agli incidenti sul lavoro. ‘Questa vergogna deve finire’, dice la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, dal palco a Casteldaccia (Palermo), dove il 6 maggio dell’anno scorso cinque operai persero la vita, guardando alla convocazione dell’8 maggio per costruire una strategia nazionale e ‘un’alleanza’.

Da Montemurlo (Prato), il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ricorda invece Luana D’Orazio, morta lì quattro anni fa in una ditta tessile. E da lì torna a chiedere di istituire il reato di omicidio sul lavoro e una procura speciale. Alla giovane nel pomeriggio viene intitolata una strada, su iniziativa del comune. E alla mamma, Emma Marrazzo, arriva l’abbraccio anche della ministra del Lavoro, Marina Calderone, presente alla cerimonia: ‘Quello che le è accaduto è il peggior incubo’, le dice assicurando l’impegno a fare di più. Nel pomeriggio il concertone del Primo maggio a Roma – aperto da Leo Gassmann sulle note di ‘Bella Ciao’ – omaggia Papa Francesco: ‘La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo, ci accorgiamo della sua importanza quando viene tragicamente a mancare ed è sempre troppo tardi’, le parole di Bergoglio che riecheggiano in una piazza San Giovanni stracolma.

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Economia

Effetto Trump, bruciati in Borsa 6.500 miliardi in 100 giorni

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Nei primi cento giorni di presidenza Trump ci sono stati 70 giorni di scambi a singhiozzo sui mercati finanziari e 32 giorni di perdite, con oltre 6.500 miliardi di dollari cancellati dal valore delle società quotate. Lo scrive il New York Times, secondo cui per i mercati finanziari il calo del 7% dell’indice S&P 500 rappresenta il peggior inizio di mandato presidenziale da quando Gerald R. Ford subentrò a Richard M. Nixon nell’agosto del 1974, dopo lo scandalo Watergate. La crisi, sottolinea il quotidiano, è persino peggiore di quando scoppiò la bolla tecnologica all’inizio del secolo, e George W. Bush ereditò un mercato già in caduta libera. Al contrario, Trump ha ereditato un’economia solida e un mercato azionario in ascesa da un massimo storico all’altro. La situazione è cambiata rapidamente quando Trump ha annunciato i suoi dazi il 2 aprile, facendo esplodere la volatilita’ nei mercati finanziari.

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Economia

Oxfam, compensi ad cresciuti del 50% per lavoratori solo +0,8%

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A livello globale, negli ultimi 5 anni, la retribuzione mediana degli amministratori delegati d’impresa è cresciuta del 50%, in termini reali, passando da 2,9 milioni di dollari nel 2019 a 4,3 milioni nel 2024. Un aumento che supera di ben 56 volte la modesta crescita del salario medio reale (+0,9%), registrata nello stesso periodo nei Paesi per cui sono pubblicamente disponibili le informazioni sui compensi degli ad.

E’ quanto riporta un’analisi di Oxfam diffusa in occasione del Primo maggio. Nel dettaglio, tra i Paesi in cui il campione di imprese analizzate è sufficientemente ampio, emerge che: Irlanda e Germania vantano alcuni tra gli ad più pagati con una retribuzione annua mediana rispettivamente di 6,7 milioni e 4,7 milioni di dollari nel 2024; in Sudafrica il compenso annuo mediano degli AD era di 1,6 milioni di dollari nel 2024, mentre in India ha raggiunto i 2 milioni di dollari.

“Anno dopo anno assistiamo allo stesso spettacolo a dir poco grottesco: i compensi degli ad crescono vertiginosamente, mentre i salari dei lavoratori in molti Paesi restano fermi o salgono di pochi decimali”, spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia. L’analisi di Oxfam si è concentrata inoltre sui divari salariali di genere a livello d’impresa. Esaminando 11.366 imprese di 82 Paesi, che pubblicano informazioni sul gender pay gap aziendale, si evince che il divario retributivo di genere a livello di impresa si sia, in media, ridotto tra il 2022 e il 2023, passando dal 27% al 22%. Ma tra le 45.501 imprese di 168 Paesi con un fatturato annuo superiore a 10 milioni di dollari e che riportano il genere del proprio ad, meno del 7% aveva una donna nella posizione apicale dell’organigramma aziendale.

Per quanto riguarda la dinamica dei salari reali in Italia, secondo Oxfam se, anziché ricorrere agli indici generali dell’inflazione, si facesse riferimento alla variazione dei prezzi del carrello della spesa (come approssimazione dei beni maggiormente consumati dai lavoratori con basse retribuzioni), il salario lordo nazionale registrerebbe, in media, una perdita cumulata di circa il 15% nel solo quadriennio 2019-2023 e la dinamica positiva del 2024 non rappresenterebbe che un placebo per i lavoratori con le retribuzioni più basse.

“Fino ad oggi, nell’azione del Governo è del tutto assente una chiara politica industriale, orientata alla creazione di posti di lavoro di qualità, che scommetta su innovazione, transizione verde e formazione, senza lasciare indietro nessuno. – conclude Maslennikov – Il Governo stenta a intervenire sul rafforzamento della contrattazione collettiva e sulla revisione del sistema di fissazione dei salari e ha affossato il salario minimo legale che rappresenta una tutela essenziale per i lavoratori più fragili”.

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