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Economia

Il turbo del Mit al Ponte sullo Stretto, parte l’iter

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Il Mit guidato da Matteo Salvini cerca di mettere il turbo al progetto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina con l’obiettivo, più volte ribadito dal titolare del dicastero di piazza Porta Pia, di aprire i cantieri già questa estate. Nonostante le ultime polemiche il progetto dunque va avanti e a metà del prossimo mese (il 16 aprile), governo, società ed enti locali si ritroveranno al ministero per avviare l’iter burocratico: è stata infatti indetta al Mit la conferenza dei servizi istruttoria, “primo passo operativo che segna l’inizio delle attività per la messa a punto dei cantieri entro l’anno”. Salvini – spiega il Mit – “che segue con attenzione, fin dal suo insediamento, il dossier, si è dichiarato molto soddisfatto e fiducioso che il confronto porti alla definizione delle attività nel più breve tempo possibile”.

Immediata la replica di Angelo Bonelli di Avs che ha già presentato insieme a Pd e Sinistra un esposto: “ci colpiscono i tempi e i modi con cui il Governo Meloni vuole dare il via a un’opera con un progetto vecchio di 13 anni, sul cui aggiornamento il comitato tecnico scientifico ha espresso 68 prescrizioni ed osservazioni che dovranno essere recepite nel progetto esecutivo”. Insomma per Bonelli si tratta di “una accelerazione elettorale per accontentare i capricci di Salvini”. Il confronto al Mit avverrà sui documenti: “a tutti – spiega il ministero – sarà messa a disposizione la documentazione progettuale, in modo da permettere la più ampia partecipazione e le valutazioni del caso”. Invitati al tavolo “tutti i ministeri e le amministrazioni statali interessati, le Regioni Calabria e Sicilia, i comuni, nonché gli enti gestori delle reti infrastrutturali (gas ed energia, ad esempio) destinatari delle eventuali interferenze”.

“L’avvio della conferenza di servizi – commenta l’ad della Stretto di Messina, Pietro Ciucci – rappresenta un ulteriore concreto passo avanti nell’ambito dell’iter approvativo volto alla realizzazione del ponte sullo Stretto. Altrettanto importante è stata la comunicazione del ministero dell’ambiente che, nei giorni scorsi, ha dichiarato la ‘procedibilità’ per l’avvio della valutazione degli elaborati ambientali”. “Il nostro obiettivo – ribadiva pochi giorni fa Salvini – è di aprire i cantieri entro l’estate”. Il ponte “secondo gli studi di Open economics porterà 20 miliardi di valore aggiunto in tutta Italia, farà lavorare imprese e creerà 120 mila posti di lavoro”. Ma Salvini dovrà comunque fare i conti con chi del ponte sullo Stretto non vuole proprio sentire parlare: oltre a Bonelli anche i comitati cittadini per il ‘no’ protestano.

Il comitato messinese ‘Invece del ponte’ scrive: “Apprendiamo dell’avvio della conferenza dei servizi appena due giorni dopo il termine per la presentazione delle osservazioni al progetto. E, secondo il ministro Salvini, ‘si tratta del primo passo operativo che segna l’inizio delle attività per la messa a punto dei cantieri entro l’anno’. Consigliamo di correggere il tiro: la convocazione della conferenza dei servizi non segna alcun inizio di attività. Al contrario inizia l’attività di valutazione, discussione, integrazione ed eventuale, possibile, respingimento del progetto”. Restano sullo sfondo anche le voci di chi sarà espropriato raccolte dal comitato che certo non sarà sereno per le parole di Ciucci: “nei prossimi giorni sarà pubblicato sui quotidiani l’avviso di avvio del procedimento volto all’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio”. Sulla sponda siciliana, Mariolina De Francesco, che vive da tantissimi anni dove dovrebbe sorgere un pilone, intanto dice: “Se dovessi lasciare la mia casa e mettere alle spalle tutta la mia vita per un ospedale oncologico per bambini, lo farei certamente. Non lo farò mai per un’opera inutile come questa”.

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Economia

Mediobanca lancia offerta su Banca Generali: nasce un colosso del Wealth Management

Mediobanca offre la propria partecipazione in Generali per acquisire Banca Generali e rafforzarsi nel Wealth Management con 210 miliardi di attivi in gestione.

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Mediobanca ha ufficialmente lanciato un’offerta pubblica di scambio sul 100% di Banca Generali, proponendo al Leone di Trieste la propria partecipazione azionaria in cambio della controllata specializzata nel settore del risparmio gestito. L’operazione, annunciata attraverso una nota ufficiale, comporta per Mediobanca la cessione della sua quota in Generali e un simultaneo investimento in Banca Generali per un valore complessivo di 6,3 miliardi di euro.

Evoluzione del rapporto tra Mediobanca e Generali

Secondo quanto precisato da Piazzetta Cuccia, questa mossa rappresenta un cambiamento strategico nei rapporti tra Mediobanca e Generali: da un semplice legame finanziario si passa a una “forte partnership industriale”, segnando una nuova fase di collaborazione tra i due gruppi.

Obiettivo: la leadership nel Wealth Management

L’operazione permetterà a Mediobanca di rafforzare notevolmente la propria presenza nel settore del Wealth Management. Una volta completata l’aggregazione, il gruppo potrà contare su attivi in gestione pari a 210 miliardi di euro, ricavi per circa 2 miliardi e una capacità di crescita stimata in oltre 15 miliardi annui. Un passo decisivo che conferma la volontà di Mediobanca di posizionarsi come leader di mercato in un settore strategico e in forte espansione.

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Economia

Eurostat, in Italia povero il 9% dei lavoratori full time

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In Italia sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall’8,7% registrato nel 2023. Una percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). E’ quanto emerge dalle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali, invece, sono il 10,2% i lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell’anno (sia full time che part time) a rischio povertà, anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023 .

In Spagna la percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri è del 9,6% mentre in Finlandia è al 2,2%. Per chi lavora part time la percentuale di chi risulta povero in Italia nel 2024 risulta in calo dal 16,9% al 15,7%. La povertà lavorativa sale in Italia soprattutto per i lavoratori indipendenti, tra i quali il 17,2% ha redditi inferiori al 60% di quello mediano nazionale (era il 15,8% nel 2023) mentre per i dipendenti la quota sale all’,8,4% dall’8,3% precedente. In Germania la quota degli occupati over 18 in una situazione di povertà è diminuita dal 6,6% al 6,5% mentre in Spagna è diminuita dall’11,3% all’11,2%. Soffrono in Italia di questa condizione soprattutto i giovani: tra i 16 e i 29 anni è povero l’11,8% degli occupati mentre tra i 55 e i 64 anni è il 9,3%. Nella povertà lavorativa conta il livello di istruzione.

Tra i lavoratori che hanno fatto la sola scuola dell’obbligo in Italia si registra un 18,2% di occupati poveri (era il 17,7% del 2023) mentre la percentuale crolla tra i lavoratori laureati, tra i quali solo il 4,5% risulta con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale. Ma in questo caso si registra un importante aumento, visto che la percentuale era al 3,6% nel 2023. Si registra invece un lieve calo della povertà tra gli occupati che hanno un diploma con il 9,1% in difficoltà nel 2024 a fronte del 9,2% dell’anno precedente.

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Economia

Parte l’ops su Bpm, Unicredit cerca dialogo col governo

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Da lunedì i soci di Banco Bpm potranno aderire all’offerta di Unicredit ma in questo momento tutti si chiedono se conviene, gli azionisti di Piazza Meda, la Borsa e lo stesso Andrea Orcel, il ceo di Piazza Gae Aulenti. Agli azionisti converrebbe vendere sul mercato. Per ciascuna azione di Bpm consegnata, che nell’ultima seduta di Borsa valeva 9,74 euro consegnata, si ricevono 0,175 azioni UniCredit (che venerdì valevano 50,87 euro), uno sconto che va oltre l’8 per cento. Improbabile un rialzo di prezzo ora che Unicredit deve fare i conti con i paletti imposti dal governo e con l’acquisizione di Anima che senza il Danish Compromise – una normativa europea che consente alle banche di acquisire assicurazioni con un minor assorbimento di capitale – pesa sull’indice patrimoniale di Banco Bpm e la rende meno attraente. L’offerta però resterà aperta fino al 23 giugno e nel frattempo Unicredit cerca un dialogo con il governo.

Le prescrizioni, tra cui il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, le filiali di Banco Bpm in Lombardia e l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026, hanno un impatto che gli analisti di Jp Morgan hanno provato a calcolare: cento milioni di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi; 47 punti base di impatto CET1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 0,9 miliardi di euro. E in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni, secondo indiscrezioni, rischierebbe una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. La normativa stabilisce infatti che la sanzione amministrativa possa arrivare fino al doppio del valore dell’operazione, e non sia inferiore all’1% del fatturato cumulato dell’ultimo esercizio approvato. Mentre Orcel si interroga se ne valga la pena, le tecnicalità vengono portate avanti e dopo una lunga istruttoria il 24 aprile è stato notificato alla DG Competition l’operazione di fusione e una risposta è attesa entro il 4 giugno.

“Data la forte complementarietà, presumiamo che non vi sia alcun piano di riduzione degli sportelli di in Lombardia”, sottolineano gli analisti di Jp Morgan, ricordando che Banco Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Resta in ogni caso sotto la soglia del 25% richiesta dall’Antitrust europeo. Il gruppo combinato avrebbe quote di mercato in eccesso solo in Sicilia (27%); raggiungerebbe il 24% in Val d’Aosta e Molise, il 23% in Piemonte, il 21% in Veneto e Lazio. La via del dialogo va percorsa, anche se il ministro Giancarlo Giorgetti tiene il punto e, a margine dei lavori del Fmi, non mostra segni di ammorbidimento. “Il governo deve valutare l’interesse nazionale, che non sono le competenze della Bce o della dg competition, è l’interesse nazionale. Qui (negli Usa ndr) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un po’ più lasco. Io li invidio gli americani”, ha chiosato.

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