La Russia avverte che la missione Ue in Libia non deve sostituirsi, o peggio ostacolare, la strategia del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov lo ha messo in chiaro a Roma in un bilaterale Esteri-Difesa con l’Italia. Luigi Di Maio, riconoscendo il “ruolo chiave” di Mosca per il dialogo tra le parti, ha chiarito da parte sua che gli europei non entreranno in guerra al fianco di una parte o dell’altra ma vogliono far rispettare l’embargo delle armi: l’unico modo per consolidare una tregua fin qui fittizia, come dimostra oggi l’attacco di Khalifa Haftar al porto di Tripoli. Al vertice italo-russo, a cui hanno partecipato anche i ministri della Difesa Lorenzo Guerini e Serghiei Shoygu, la situazione in Libia ha avuto un’attenzione particolare. Vista l’inconsistenza del cessate il fuoco proclamato un mese fa dal generale della Cirenaica e dal suo sfidante, il premier Fayez al Sarraj, asserragliato nella capitale. A dispetto degli sforzi di mediazione internazionale, che per ora hanno prodotto soltanto l’ok delle parti libiche alla costituzione di una commissione di militari in formato 5+5, quanto meno per parlarsi. Proprio al termine di un secondo round di colloqui a Ginevra l’inviato Onu Ghassan Salame’ ha denunciato l’ennesima violazione della tregua: “Un attacco al porto di Tripoli”, evidentemente condotto dalle milizie di Haftar. Salame’ ha puntato il dito anche sui paesi che non hanno rispettato gli impegni presi alla conferenza di Berlino di non fornire piu’ armi ai contendenti o inviare mercenari. Il rispetto dell’embargo delle armi e’ il cuore della nuova iniziativa europea per una soluzione della crisi libica. Di Maio lo ha ribadito ai due ministri russi (con Lavrov ha avuto anche un colloquio separato).
La missione Ue, ancora da definire dopo un primo via libera politico dei 27, avra’ quello come esclusivo obiettivo, anche perche’ le navi saranno “dislocata nell’est del paese, fuori dalle rotte dei migranti”, ha ricordato il titolare della Farnesina. Il controllo sulle armi dovrebbe avvenire sostanzialmente via mare e via aerea, ma potrebbe avere anche una componente terrestre, “se le parti fossero d’accordo”, ha aggiunto di Maio. La prospettiva che forze militari europee presidino la Libia non entusiasma la Russia, che ha puntato quasi tutte le sue carte su Haftar e teme che l’intervento Ue sia di fatto un aiuto a Sarraj. A Roma Lavrov ha puntualizzato che spetta all’Onu, in quanto organo piu’ rappresentativo a livello internazionale, assicurare la pace in Libia. Quindi, la Russia chiede di “non intraprendere azioni che potrebbero essere viste come contraddittorie rispetto al Consiglio di sicurezza”. Cosi’ i “meccanismi” di un’eventuale missione Ue “devono essere concordati” al Palazzo di Vetro, perche’ “non si possono rispettare gli auspici solo di una parte o dell’altra”. Lavrov ha poi evocato con preoccupazione il 2011, quando la Francia riusci’ a trainare i partner occidentali (inclusa l’Italia, anche se con riluttanza) nella campagna per cacciare Muammar Gheddafi, aprendo il vaso di Pandora libico. Secondo Di Maio, invece, non ci sono rischi di questo genere. La missione Ue, ha chiarito, “non ha niente a che vedere con la no-fly zone del 2011 che ha portato alla situazione di cui ancora oggi stiamo affrontando le conseguenze”. Ed anche se “il pattugliamento aereo e marittimo avverra’ con attrezzature militari, la postura dell’Ue non e’ di guerra bensi’ legata all’affermazione della pace”: con i contendenti senza armi, ha evidenziato il ministro italiano, il dialogo sara’ piu’ agevole.
Volodymyr Zelensky è “più calmo” e “vuole un accordo”. È quanto ha riferito Donald Trump, secondo quanto riportato dai media americani, dopo il loro incontro avvenuto nella suggestiva cornice di San Pietro, a margine dei funerali di papa Francesco.
Un incontro positivo e nuove prospettive
Trump ha descritto l’incontro con il presidente ucraino come «andato bene», sottolineando che Zelensky sta «facendo un buon lavoro» e che «vuole un accordo». Secondo il tycoon, il leader ucraino avrebbe ribadito la richiesta di ulteriori armi per difendersi dall’aggressione russa, anche se Trump ha commentato con tono scettico: «Lo dice da tre anni. Vedremo cosa succede».
La questione della Crimea
Tra i temi toccati nel colloquio, anche quello della Crimea. Alla domanda se Zelensky sarebbe disposto a cedere la Crimea nell’ambito di un eventuale accordo di pace, Trump ha risposto: «Penso di sì». Secondo il presidente americano, «la Crimea è stata ceduta anni fa, senza un colpo di arma da fuoco sparato. Chiedete a Obama». Una posizione che conferma il suo approccio pragmatico alla questione ucraina.
L’appello a Putin: “Smetta di sparare”
Trump ha ribadito di essere «molto deluso» dalla Russia e ha lanciato un nuovo appello al presidente Vladimir Putin: «Deve smettere di sparare, sedersi e firmare un accordo». Il tycoon ha anche rinnovato la convinzione che, se fosse stato lui presidente, la guerra tra Mosca e Kiev «non sarebbe mai iniziata».
Un contesto suggestivo
Riferendosi all’incontro tenutosi a San Pietro, Trump ha aggiunto: «È l’ufficio più bello che abbia mai visto. È stata una scena molto bella». Un commento che sottolinea anche la forza simbolica del luogo dove i due leader si sono parlati, all’ombra della basilica vaticana.
Due giornalisti italiani sarebbero stati espulsi ieri sera dalle autorità marocchine con l’accusa di aver cercato di entrare illegalmente nella città di Laayoune (El Aaiun). Lo rivela il quotidiano marocchino online Hespress. Matteo Garavoglia, 34 anni, giornalista freelance originario di Biella e collaboratore del ‘Manifesto’, e il fotografo Giovanni Colmoni, avrebbero tentato di entrare nella città marocchina meridionale al confine con la regione contesa del Sahara Occidentale “senza l’autorizzazione richiesta dalla polizia”.
I due erano a bordo di un’auto privata e, secondo quanto riporta il quotidiano marocchino, sarebbero stati fermati dagli agenti che hanno interpretato il tentativo di ingresso come un “atto provocatorio, in violazione delle leggi del Paese che regolano gli ingressi dei visitatori stranieri”. Sempre secondo l’Hespress, i due reporter avrebbero cercato di “sfruttare il fatto di essere giornalisti per promuovere programmi separatisti. Per questo sono stati fermati e successivamente accompagnati in auto nella città di Agadir”. Non era la prima volta che i due tentavano di entrare a Laayoune, secondo il quotidiano, ma sempre “nel disprezzo per le procedure legali del Marocco”.
Mosca afferma che di aver abbattuto stanotte 115 droni ucraini sul territorio russo e che un civile è rimasto ucciso in uno degli attacchi effettuati dai velivoli senza pilota delle forze di Kiev, quello sulla città occidentale di Bryansk.
Secondo un comunicato del Ministero della Difesa di Mosca citato dall’agenzia di stampa russa Tass i droni ucraini sono stati intercettati sulle regioni di Bryansk (102), Kursk (due) e Belgorod (uno), sulla Crimea (nove) e sul Mar Nero (uno). Il governatore del Bryansk, Alexander Bogomaz, ha scritto su Telegram che “il regime di Kiev ha compiuto un altro atto terroristico questa notte” sul capoluogo di regione uccidendo “un civile” e ferendo “una donna”. L’attacco ha danneggiato anche alcune infrastrutture civili, ha aggiunto Bogomaz.